Parma 2023
Riccardo GIORGIO BERRUGI
Renato DEVID CECCONI
Amelia CLARISSA COSTANZO
Ulrica ALISA KOLOSOVA
Oscar ANNA MARIA SARRA
Silvano CHAO LIU
Samuel SVETOLIK BELOSLIUDOV
Tom GAETANO TRISCARI
Un Giudice PAOLO LEONARDI
Un Servo d’Amelia LUCA FAVARON
FILARMONICA DI PARMA
CORO LIRICO DI MODENA
VOCI BIANCHE DEL TEATRO COMUNALE DI MODENA
Conductor ALESSANDRO D’AGOSTINI
Director MASSIMO GASPARON
Assistant Director TONY CONTARTESE
Set and Costume Designer PIERLUIGI SAMARITANI
Costume reworking by MASSIMO GASPARON
Light designer ANDREA BORELLI
Choreographer GINO POTENTE
Chorus Master GIULIA MANICARDI
Voci Bianche Chorus Master PAOLO GATTOLIN
Dancers AGORA COACHING PROJECT
curated by MM CONTEMPORARY DANCE COMPANY
Fondazione Teatro Regio di Parma
in co-production with
Fondazione Teatro Comunale di Modena and Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
LIVE STREAMING
Production Edunova – University of Modena and Reggio Emilia
Director Fabio Dolci
Assistant Director Melania Malpezzi
Score Assistant Clementina Antonaci
Camera Operators Tommaso Abatescianni, Lorenzo Antoniazzi, Riccardo Isola, Andrea Ronzoni
PROJECT COORDINATOR of OPERASTREAMING
Fondazione Teatro Comunale di Modena
1956 Firenze
Conductor Nino Sanzogno
Orchestra RAI Milano
Chorus RAI Milano
Riccardo Nicola Filacuridi
Renato Rolando Panerai
Amelia Marcella Pobbe
Ulrica Lucia Danieli
Oscar Adriane (Adriana) Martino
Silvano Fernando Valentini
Samuele Silvio Maionica
Tom Vittorio Tatozzi
Un Giudice Athos Cesarini
Un servo Walter Artioli
Arena di Verona, 2014
Orchestra, Coro, Corpo di Ballo e Tecnici dell’Arena di Verona
Direttore Andrea Battistoni
Riccardo Francesco Meli
Renato Luca Salsi
Amelia Hui He
Ulrica Elisabetta Fiorillo
Oscar Serena Gamberoni
Festival Verdi 2021
Parma
Gustavo III PIERO PRETTI
Amelia
ANNA PIROZZI (24)
MARIA TERESA LEVA
Il Conte Gian Giacomo Anckastrom AMARTUVSHIN ENKHBAT
Ulrica ANNA MARIA CHIURI
Oscar GIULIANA GIANFALDONI
Cristiano FABIO PREVIATI
Ribbing FABRIZIO BEGGI
Dehorn CARLO CIGNI
Il Ministro di Giustizia CRISTIANO OLIVIERI
Un Servo del Conte FEDERICO VELTRI
Maestro concertatore e direttore
ROBERTO ABBADO
Regia JACOPO SPIREI
dal progetto di GRAHAM VICK
Scene e costumi
RICHARD HUDSON
Luci
GIUSEPPE DI IORIO
Movimenti coreografici
VIRGINIA SPALLAROSSA
FILARMONICA ARTURO TOSCANINI
CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Maestro del Coro
MARTINO FAGGIANI
Parma, Teatro Regio
Festival Verdi 2011
Orchestra e Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Gianluigi Gelmetti
Maestro del Coro Martino Faggiani
Regia – Massimo Gasparon da un’idea di Pierluigi Samaritani
Scene e costumi Pierluigi Samaritani
Luci Andrea Borelli
Coreografie Roberto Maria Pizzuto
Riccardo FRANCESCO MELI
Renato VLADIMIR STOYANOV
Amelia KRISTIN LEWIS
Ulrica ELISABETTA FIORILLO
Oscar SERENA GAMBERONI
Silvano FILIPPO POLINELL
ISamuel ANTONIO BARBAGALLO
Tom ENRICO RINALDO
Un giudice COSIMO VASSALLO
Un servo ENRICO PAOLILLO
La musica in questo video
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Metropolitan Opera 1991
Luciano Pavarotti Riccardo
Harolyn Blackwell Oscar
Leo Nucci Renato
Aprile Millia Amelia
Florence Quivar Ulrica
Harolyn Blackwell Oscar
Conductor James Levine
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Met 2012
CONDUCTOR
Fabio Luisi
REGIA
David Alden
SET DESIGNER
Paul Steinberg
COSTUME DESIGNER
Brigitte Reiffenstuel
LIGHTING DESIGNER
Adam Silverman
CHOREOGRAPHER
Maxine Braham
Count Ribbing (Samuel)
Keith Miller
Count Horn (Tom)
David Crawford
Oscar, the king’s page
Kathleen Kim
Gustavo III, King of
Sweden (Riccardo)
Marcelo Álvarez
Count Anckarström (Renato)
Dmitri Hvorostovsky
Judge
Mark Schowalter
Madame Ulrica Arvidsson, a fortune-teller
Stephanie Blythe
Cristiano (Silvano)
Trevor Scheunemann
Amelia’s Servant
Scott Scully
Amelia, Count
Anckarström’s wife
Sondra Radvanovsky
Regia Lorenzo Mariani
Conductor Renato Palumbo
Gregory Kunde, Oksana Dyka, Marianne Cornetti, Gabriele Viviani, Serena Gamberoni
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CONDUCTOR
Fabio Luisi
REGIA
David Alden
SET DESIGNER
Paul Steinberg
COSTUME DESIGNER
Brigitte Reiffenstuel
LIGHTING DESIGNER
Adam Silverman
CHOREOGRAPHER
Maxine Braham
Zaccaria, high priest of the hebrews
Dmitry Belosselskiy
Ismaele, nephew of sedecia, king of jerusalem
Russell Thomas
Fenena, nabucco’s daughter
Jamie Barton
Abigaille, sl ave, believed to be
Nabucco’s eldest daughter
Liudmyla Monastyrska
Anna, Zaccaria’s sister
Danielle Talamantes
Nabucco
Plácido Domingo
High priest of baal
Sava Vemic
Abdallo, officer of the king of babylon
Eduardo Valdes
https://my.mail.ru//mail/tredkoles/video/5/314.html?time=7
Scala 2001
Maria Guleghina, Mariana Pentcheva, Salvatore Licitra, Bruno Caproni, Ofelia Sala, Piero Terranova
Conductor Riccardo Muti
Orchestra del Teatro alla Scala
Coro del Teatro alla Scala
Chorus Master Roberto Gabbiani
Choreographer Mischa van Hoecke
Regia Liliana Cavani
Stage Designer Dante Ferretti
Costume Designer Gabriella Pescucci
Lightning Designer Dante Ferretti
Registrazione d’epoca, tratta dall’Archivio Storico del Teatro Comunale di Bologna
3 febbraio 1989
Riccardo Luciano Pavarotti
Renato Paolo Coni
Amelia Maria Chiara
Ulrica Viorica Cortez
Oscar, paggio del Re Patrizia Pace
Silvano, marinaio del Re Giuseppe Riva
Samuel Giovanni Furlanetto
Tom Josè Garcia
Un giudice Bruno Bulgarelli
Un servo di Amelia Walter Brighi
Direttore Gustav Kuhn
Maestro del Coro Piero Monti
Piccolo Coro dell’Antoniano
diretto da Mariele Ventre
Regia Sonja Frisell
Scene e costumi John Conklin
Coreografie Federico Amato
Assistente alla regia Umberto Banci
Assistente alle scene Stefano Iannetta
Assistente ai costumi Steve Almerighi
Direttore delle luci Sergio Guazzotti
Direttore degli Allestimenti Scenici Paolo Bassi
Allestimento dell’Opera di San Francisco
Orchestra, Coro, Corpo di ballo e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
Apertura Stagione 2013
Direttore José Cura
Regia Luca Verdone
Riccardo Marcello Giordani
RenatoPiero Terranova
Amelia Dimitra Theodossiou
Ulrica Nicole Piccolomini
Oscar Manuela Cucuccio
Silvano Angelo Nardinocchi
Samuel Paolo La Delfa
Tom Concetto Rametta
Giudice Alfio Marletta
Maestro del coro Tiziana Carlini
Scene Raffaele Del Savio
Costumi Alberto Spiazzi
Movimenti coreografici Giusy Vittorino
Luci Salvatore Da Campo
Teatro Regio Stagione Lirica 2019.
Un ballo in maschera
Melodramma in tre atti, libretto di Antonio Somma
da Gustave III ou Le bal masqué di Eugène Scribe
Musica di Giuseppe Verdi
Personaggi e Interpreti
Riccardo Saimir Pirgu
Renato Leon Kim
Amelia Irina Churilova
Ulrica Silvia Beltrami
Oscar Laura Giordano
Samuel Massimiliano Catellani
Tom Emanuele Cordaro
Giudice Blagoj Nacoski
Orchestra Filarmonica Italiana
Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Sebastiano Rolli
Maestro coro Martino Faggiani
Regia Marina Bianchi
Scene Giuseppe Carmignani
Ripristino fondali Rinaldo Rinaldi
Leila Fteita
Costumi Lorena Marin
Luci Guido Levi
Corpo di ballo Artemis Danza
Coreografie Michele Cosentino
Allestimento storico 1913 del Teatro Regio di Parma
In coproduzione con Auditorio de Tenerife, Royal Opera House Muscat.
UN BALLO IN MASCHERA
INAUGURA LA STAGIONE LIRICA 2019
Lo storico allestimento con le scene dipinte su carta di Giuseppe Carmignani del 1913 rivive in scena dopo un lungo e delicato lavoro di ripristino curato da Rinaldo Rinaldi, con la regia di Marina Bianchi e la direzione di Sebastiano Rolli, sul podio dell’Orchestra Filarmonica Italiana e del Coro del Teatro Regio.
Protagonisti Saimir Pirgu, Leon Kim, Irina Churilova, Silvia Beltrami, Laura Giordano.
L’opera, nel centenario della morte di Cleofonte Campanini, è dedicata a Marcello Conati.
Teatro Regio di Parma
12, 16, 17, 18, 19, 20 gennaio 2019
Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi inaugura la Stagione Lirica 2019 del Teatro Regio di Parma sabato 12 gennaio 2019 alle ore 20.00 (repliche 16, 17, 18, 19, 20 gennaio), nello storico allestimento realizzato da Giuseppe Carmignani, in occasione del Centenario verdiano del 1913, le cui scene dipinte su carta tornano a rivivere dopo l’accurato lavoro di ripristino a cura di Rinaldo Rinaldi, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza.
A firmare la regia dello spettacolo, coprodotto con Auditorio de Tenerife e Royal Opera House Muscat, è Marina Bianchi, con il coordinamento dello spazio scenico e gli arredi di Leila Fteita, i costumi di Lorena Marin, le luci di Guido Levi, il video di Stefano Cattini, le coreografie di Michele Cosentino eseguite dal corpo di ballo di Atermis Danza. Sul podio Sebastiano Rolli, alla guida dell’Orchestra Filarmonica Italiana, dell’Orchestra Giovanile della Via Emilia, del Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani. Protagonisti Saimir Pirgu (Riccardo), Leon Kim (Renato), Irina Churilova (Amelia), Silvia Beltrami (Ulrica), Laura Giordano (Oscar), Fabio Previati (Silvano), Emanuele Cordaro (Tom), Massimiliano Cattelani (Samuel), Blagoj Nacoski (Un giudice, Un servo di Amelia). Nelle recite in programma il 17 e 19 gennaio, protagonisti Otar Jorjika (Riccardo), Sergio Bologna (Renato), Valentina Boi (Amelia), Agostina Smimmero (Ulrica), Isabella Lee (Oscar).
L’opera, nel centenario della morte del direttore parmigiano Cleofonte Campanini, ideatore e finanziatore delle celebrazioni verdiane del 1913, è dedicata a Marcello Conati, insigne musicologo, studioso e ricercatore recentemente scomparso.
Ispirata alla figura del re di Svezia, Gustavo III, vittima di una congiura ordita durante un ballo in maschera, l’opera era originariamente destinata alle scene del Teatro di San Carlo di Napoli. Dopo travagliate vicende, il libretto di Antonio Somma, da Gustave III ou Le bal masqué di Eugène Scribe, fu adattato ai dettami della censura, spostando l’azione dall’Europa all’America e facendo del sovrano protagonista il governatore di una colonia inglese. Con queste e altre significative modifiche, l’opera debuttò nel febbraio 1859 al Teatro Apollo di Roma segnando un brillante successo nella carriera di Verdi.
“La proposta del Teatro Regio di recuperare questo allestimento storico – racconta Marina Bianchi – ha incontrato il mio amore per la memoria: si tratta di un’affascinante operazione che contiene il passato per proiettarlo, con tutta la sua sapienza teatrale, nell’oggi della tecnologia esasperata e dei volumi costruiti. C’è dunque una scenografia dipinta che racconta il teatro com’era, un contenitore che arriva dalla tradizione teatrale italiana più pura, e che mi ha spinto ad immaginare tutto il resto: mobili, oggetti, costumi, luci e movimenti scenici. Dal punto di vista drammaturgico siamo di fronte a una storia d’amore e di morte. Sullo sfondo congiure e feste, tra le quali si consuma il dramma dei due protagonisti maschili, Riccardo e Renato, e di Amelia, nobile d’animo, il cui confronto con Ulrica, signora delle forze oscure, strega e fattucchiera, guaritrice e sciamana, mi affascina particolarmente”.
L’opera sarà presentata sabato 5 gennaio 2019 alle ore 17.00 al Ridotto del Teatro Regio di Parma, con ingresso libero, nell’incontro Prima che si alzi il sipario. Lo storico della musica Giuseppe Martini ne metterà in luce gli aspetti salienti, con l’esecuzione dal vivo di alcuni brani interpretati dal soprano Alessia Panza, dal tenore Chungman Lee e dal baritono Hoon Lee, allievi del Conservatorio di Musica “Arrigo Boito” di Parma, accompagnati al pianoforte da Inseon Lee e coordinati da Donatella Saccardi.
Al termine dell’incontro sarà inaugurata la mostra documentaria Nelle felici stanze. Le scene ritrovate di Un ballo in maschera a cura di Giuseppe Martini, realizzata in collaborazione con Casa della Musica, Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia-Romagna, che racconta attraverso testimonianze e documenti in gran parte provenienti dall’Archivio storico del Teatro Regio, l’allestimento dell’opera del 1913. In esposizione anche alcune scene storiche originali dipinte da Carmignani e non impiegate nella messinscena attuale, delle quali il pubblico potrà apprezzare da vicino la tecnica di pittura e le particolarità scenotecniche, e scoprire le varie fasi del complesso lavoro di ripristino nel video realizzato per l’occasione da Stefano Cattini. La mostra sarà visitabile fino al 20 gennaio nell’ambito del percorso di visita guidata al Teatro Regio (martedì e mercoledì ore 10-13 e 15-17.30; giovedì, venerdì e sabato ore 9-13 e 15-17) e resterà aperta in occasione delle recite in programma.
Martedì 8 gennaio, alle ore 15.30, Un ballo in maschera si svela in anteprima al pubblico degli Under 30 in occasione della prova antegenerale; i biglietti, al prezzo speciale di € 5,00 sono in vendita presso la biglietteria del Teatro Regio di Parma e online su teatroregioparma.it. La prova generale, dedicata al pubblico delle associazioni, si svolgerà giovedì 10 gennaio alle ore 15.30; i biglietti saranno in vendita martedì 8 gennaio a partire dalle ore 11.00 presso la Biglietteria del Teatro Regio di Parma, al prezzo di €10,00 per il pubblico e di € 5,00 per le associazioni che hanno aderito al progetto di Promozione culturale e che hanno già ricevuto conferma alla richiesta di adesione.
Wiener Staatsoper Vienna
1986
Luciano Pavarotti, Gabriele Lechner, Piero Cappuccilli, Ludmilla Schemtschuk, Magda Nador, Franco de Grandis
Conductor Claudio Abbado
Orchestra Staatsopernorchester Wien
Chorus Staatsopernchor Wien
Chorus Master Walter Hagen-Groll
Regia Gianfranco de Bosio
Stage Designer Emanuele Luzzati
Costume Designer Santuzza Calì
A Bologna un Ballo in maschera “splendidissimo” apre la stagione del Teatro Comunale.
Assieme a “Don Carlo”, “Un ballo in maschera” ? forse l’opera di Verdi tematicamente pi? densa: in essa l’amore si intreccia alla politica, l’amicizia alla ragion di Stato, il perdono alla vendetta, con un pizzico di suggestioni metafisiche nella scena di Ulrica. Lo spirito del “Ballo in maschera” ? riassunto dalle parole di Tom e Samuel nel finale del secondo atto: “Ve’ la tragedia… mut? in commedia…”. L’affermazione degli ironici cospiratori noi dobbiamo ribaltarla: le vicende di Amelia, Renato e Riccardo sono tragiche, inserite in un contesto da commedia. La visita alla maga Ulrica ? un gioco, il suo drammatico responso “? scherzo od ? follia”, cos? come un gioco ? la festa mascherata organizzata da Oscar. I protagonisti, turbati da dolori squassanti e da illecite passioni, vivono un dualismo estenuante: tutte le azioni private avvengono in gran segreto, magari di notte, in estremo contrasto con la facciata pubblica che ognuno d? di s? stesso. In nessun altro capolavoro verdiano (a parte, ripeto, “Don Carlo”) il rapporto tra pubblico e privato viene sviscerato con tale profondit?.
Lo spettacolo inaugurale della stagione d’opera 2015 del Teatro Comunale di Bologna era firmato, per la regia, da Damiano Michieletto, che ? senza dubbio il maggior regista operistico italiano di livello internazionale. La carriera di Michieletto, sempre mirabilmente affiancato da Paolo Fantin (scene), Carla Teti (costumi) e Alessandro Carletti (luci), ? un vanto per il nostro Paese, a dispetto delle critiche di cui in patria ? talvolta fatto bersaglio. Damiano Michieletto ha molti pregi, fra cui quello, indispensabile per un regista d’opera, di saper allestire spettacoli coniugando innegabile coerenza concettuale (qualunque sia l’interpretazione scelta) a una perfetta realizzazione formale. Un talento, questo, che si ? esplicitato anche nel “Ballo” bolognese, produzione proveniente dal Teatro alla Scala di Milano. Michieletto ambienta l’opera verdiana durante una campagna elettorale negli U.S.A., e lo spettacolo si mantiene ad alti livelli in tutti e tre gli atti. Fra le idee fortissime vi ? la scena del sorteggio: ad estrarre il nome dell’assassino di Riccardo ? proprio il figlio di Renato, che sar? l’esecutore dell’omicidio. Ma tutto il terzo atto ? all’insegna di un teatro di grande qualit?: il ballo in maschera ? una sorta di comizio in cui il coro non indossa costumi bens? ? nascosto dalle sagome di Riccardo. In alto campeggia la scritta “Incorrotta gloria”, lo slogan elettorale del protagonista. Sublime il finale: Riccardo, gi? morto, esce dal proprio corpo e canta le sue ultime parole come fantasma, mentre Amelia le legge in una lettera. Ormai dell’abile politico, forse un po’ populista, affabulatore, non rimane nulla: Michieletto mette in scena l’insondabile mistero della morte, che travolge tutti senza distinzioni. Un finale che mette i brividi. E alla pelle d’oca contribuisce anche la direzione di Michele Mariotti, qui al suo debutto in qualit? di Direttore Musicale del Comunale: Mariotti dimostra ormai una maturit? di cui non si pu? pi? dubitare, le scelte agogiche sono sempre pertinenti,la dinamica ? cangiante, attenta alle suggestioni della drammaturgia e dei cantanti. Dovendo scegliere un momento che spicchi sugli altri, direi le introduzioni delle arie “Morr?, ma prima in grazia” ed “Eri tu”, ma tutta l’opera ? impreziosita da un’attenta ricerca ai particolari, e il respiro impresso ? ampio, ora scattante (bellissimi gli staccati nel finale del secondo atto) ora mesto (la scena dell’Orrido campo).
Compagnia di canto affiatata e benissimo assortita. Su tutti spiccava il Riccardo di Gregory Kunde, artista dalla tecnica perfetta, un autentico miracolo dell’arte canora. Impressionanti gli acuti, lanciati con una sicurezza impareggiabile, e accuratissimo il fraseggio. “Ma se m’? forza perderti” ? un capolavoro di cesello, e nel duetto del secondo atto sa dimostrarsi appassionato e trascinante, dopo essere stato un abilissimo e gagliardo pescatore in “Di’ tu se fedele”, nel primo atto. Complice della riuscita del duetto ? Maria Jos? Siri, una Amelia dalla voce assai voluminosa, dotata di un colore affascinante. Lodevole lo sforzo di sfumare, sforzo non sempre riuscito in maniera impeccabile, ma il volume di tale voce ? difficile da gestire. Eccellente la scena dell’Orrido campo, dove il buon gusto si sposa a una profonda aderenza alle prescrizioni verdiane dando vita a un’interpretazione dove il dolore quasi si trasfigura nel canto. Luca Salsi, nei panni di Renato, convince con una voce che pare fatta apposta per cantare Verdi: i fiati lunghi piacciono come lo scavo della parola e il timbro di nobile colore. Beatriz Diaz era un Oscar in gonnella, come voluto dal regista Michieletto: il suo personaggio ? risolto in maniera piacevolissima grazie a un tono forse un po’ acerbo ma comunque (ed anzi forse proprio per questo) di freschezza ideale per il “paggio-ufficio stampa” di Riccardo. Anello debole del cast era Elena Manistina, Ulrica, che presentava difficolt? sia nel registro grave che in quello acuto. Ottimi Fabrizio Beggi e Simon Lim, rispettivamente Samuel e Tom.
Il pubblico, gi? entusiasta al termine del duetto del secondo atto, tributa allo spettacolo un successo incandescente: grandi ovazioni, insomma, per un Ballo in maschera che ? stato davvero, come cinguetta Oscar, “splendidissimo”.
Michele Donati
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Parma – Festival Verdi 2011
Teatro Regio ?Un ballo in maschera?
Melodramma in tre atti su libretto di Antonio Somma, tratto da Gustave III ou le bal masqu? di Eug?ne Scribe, musica di Giuseppe Verdi
9 ottobre 2011
di Giosetta Guerra
Entusiasmo per la coppia Francesco Meli-Serena Gamberoni
Massimo Gasparon ha ripescato l?allestimento tradizionale di Pierluigi Samaritani del Teatro Regio di Parma rifacendo le parti e i costumi rovinati dal tempo.
Ecco la scenografia: grande scalinata che giunge a una vetrage, con bandiere inglesi e cortigiani distribuiti con cura s? da creare un grande quadro d?epoca per il palazzo del governatore; un loco semioscuro tra le rocce, da cui si affacciano giovani a dorso nudo e donne velate, tagliato da uno sprazzo di luce filtrante da un grosso pertugio, donzelle discinte gesticolanti a terra sopra una stella a sei punte, per l?antro di Ulrica; nebbia, lapidi, croci bianche, alberi neri per il campo solitario; grande tavolo con tappeto rosso, strumenti musicali antichi e libri per l?appartamento di Renato; festosa sala da ballo con coppie imparruccate tutt?intorno ed al centro inquietanti danzatori bianchi con doppia maschera bifronte e seni sulla schiena per gli uomini, s? che bisognava guardare i piedi per capire dove ognuno era rivolto, tra loro anche una violinista e in fondo violini e violoncelli.
Il regista ha optato spesso per una posizione concertistica dei cantanti per dar risalto ai personaggi e io che ero in un palco di proscenio ho scrutato ogni espressione, ogni respiro, ogni sguardo dei cantanti, come ho colto la profonda immedesimazione del M? Gianluigi Gelmetti, che nel rispetto della funzione drammatica della musica ha diretto con tempi serrati e coinvolgenti una splendida Orchestra e il magnifico coro del Teatro Regio, icona del melodramma italiano, pieno e trascinante nel vigore cadenzato della musica, morbido nel cesello dei lunghi filati e delle suggestive pennellate vocali a mezza voce, attentamente preparato dal genio di Martino Faggiani. Nella scena finale della morte di Riccardo il palcoscenico si ? popolato e l?orchestra ? esplosa. Un inno a Giuseppe Verdi. Favolosi
Belli i costumi dai colori sparati, di foggia antica, presenti bambini vestiti da paggetti.
Sul versante vocale la coppia Francesco Meli-Serena Gamberoni ha riportato lo strepitoso successo ottenuto nello stesso teatro centocinquanta anni fa dalla coppia Mario Tiberini-Angiolina Ortolani. Primeggia fra tutti Francesco Meli, un Riccardo ispirato fin dalla prima aria ?La rivedr? nell?estasi? che ha affrontato con enfasi e piglio eroico, con generosit? e tenuta del suono, gestito con la saggezza di cantare sul fiato e quindi piegandolo alla soavit? del cantar a fior di labbra e alla veemenza dello squillo pieno senza forzature. Sicuro negli affondi (?D?, tu sei fedele?), bravissimo nel canto a mezza voce e negli sbalzi (?Sull?agil prova?) e nella sillabazione di ?? scherzo o ? follia?, quasi una ballata, ha modulato la voce sui palpiti del cuore (?Ma se m?? forza perderti?) con colore bellissimo, fiati lunghissimi, espansioni acute larghe e lucenti, mezze voci struggenti (?Forse la soglia attinse?). Meli, erede dei grandi tenori del passato, ? interprete eccelso e realizza appieno la parola scenica con dizione chiara, padronanza dell?arte del canto e slancio eroico (?S?, rivederti, Amelia?). Grandissimo nella scena della morte, pugnalato alle spalle.
Serena Gamberoni con voce fresca, pulitissima, scintillante, sicura, estesa, luminosissima in tessitura acuta, ha delineato un Oscar malizioso e mobilissimo, la sua voce svettante ha superato tutti in ?Di che fulgor?, ? stata deliziosa, brillantissima e agilissima nella famosa aria ?Saper vorreste?. Il soprano conosce l?arte del canto e ce ne ha dato una dimostrazione tangibile, delineando un Oscar da manuale.
Ci sarebbe voluta un?Amelia alla stessa altezza di questa magnifica coppia; il soprano statunitense Kristin Lewis (Amelia con abiti splendidi), pur avendo tanta voce e di bel timbro, ha cantato tutto sul forte e con dizione incomprensibile, l?acuto era grido, tuttavia in corso d?opera l?emissione si ? affinata, il soprano ha prodotto belle vibrazioni e bei colori in zona medio grave, buoni assottigliamenti e gravi quasi mezzosopranili, fino a cantare splendidamente con le dovute modulazioni ?Morr? ma prima in grazia?.
Nobile nel porgere, con accento intenso e scandito e padronanza del canto sfumato e della parola scenica, il bulgaro Vladimir Stoyanov (Renato) ha evidenziato un bel timbro baritonale rotondo ed esteso e linea di canto morbida.
Con forza scenica e maestria interpretativa il mezzosoprano drammatico Elisabetta Fiorillo (una Ulrica dai capelli grigi arruffati e un lungo abito in velluto colorato) ha scolpito un personaggio storico con voce screziata, tagliente, un po? oscillante, un registro grave poderoso, un declamato imponente, una tecnica di canto solida.
Buone le voci di Filippo Polinelli (Silvano) un baritono ben timbrato, di Antonio Barbagallo (Samuel) e di Enrico Rinaldo (Tom), un po? meno gradevole quella del tenore Cosimo Vassallo (giudice).
Grande successo.
Presenti in questa produzione alcuni premiati col Tiberini d?oro: Martino Faggiani e Coro Teatro Regio di Parma Premio Tiberini d?oro 2011, Francesco Meli e Serena Gamberoni Premio d?oro Tiberini/Ortolani come coppia dell?anno 2009.
Un Ballo in Maschera di Verdi all?Arena Sferisterio di Macerata
(22 luglio 2011, prima)
La MAGIA di Pier Luigi Pizzi
Bella prova di Stefano Secco, un eroico ed appassionato Riccardo
Una pedana centrale e due tribunette laterali per accogliere persone di ogni tipo (militari in grigio, civili in bianco che leggono il giornale) e arredi cambiati a vista, in primo piano due operatori video che proiettano sul muro la bandiera a stelle e strisce in triplice copia per l?ambientazione americana e le immagini ingrandite dei protagonisti (utilissime per cogliere l?espressione dei volti, anche se un po? distraenti).
Il conte Riccardo in divisa militare giunge su una decapotabile americana rossa, tipo Cadillac, e fa la sua bella figura grazie alla voce del tenore Stefano Secco. Di rosso sono vestiti Oscar al femminile e le due vallette che distribuiscono inviti al ballo. L?aspetto esoterico ? rappresentato da una prosperosa maga negra in fuxia coi riccioli neri davanti ad una sfera di cristallo e ad una audience seduta, attenta e colorata, avvolta da una luce rossa.
Sul palcoscenico nudo dello Sferisterio nel secondo atto esplode la magia: fumi dai colori sinistri si espandono e invadono anche la platea, nebbie tagliate dalle torce dei poliziotti e dai fari delle motociclette avvolgono l?orrido campo dei drogati, dove Amelia velata si inoltra alla ricerca dell?erba magica e s?imbatte in scene raccapriccianti.
Geniale l?idea di completare il quadretto familiare del terzo atto mettendo dentro la culla un bambino piccolissimo, vero, che, fino a tarda sera, in piedi, seduto, disteso, appoggiato alle sponde, si ? mosso continuamente e batteva perfino il tempo; per finire con la scena del ballo intinta dai colori dei ballerini e delle majorettes, dai bagliori argentei dei mantelli degli invitati, dallo splendido abito bianco con strass e strascico di Amelia, ma l?occhio cade su un?agghiacciante figura, avvolta da un mantello argenteo con la faccia della morte sotto il cappuccio, accovacciata e immobile accanto a Riccardo morente (si muove solo quando lui spira).
Pier Luigi Pizzi (Tiberini d?oro 1999), nella triplice veste di scenografo, regista e costumista, assecondato dal fantastico disegno luci di Sergio Rossi, fa convivere l?elemento macabro accanto all?elemento frivolo e brillante con una cura certosina dei dettagli. Convivenza presente anche nella musica di Un Ballo in Maschera di Verdi, connotato come l?opera degli ?opposti?.
Il Maestro concertatore e direttore Daniele Callegari, molto coinvolto sul podio dell?Orchestra Regionale delle Marche, ha condotto i tempi musicali in sintonia col dramma, ha fatto emergere dal tessuto quasi sinfonico della raffinata orchestrazione verdiana le dinamiche che guidano le attese, le passioni, le emozioni, l?alternarsi di luci e ombre, la commistione di elementi tragici, romantici e di gaia leggerezza. Bravi.
Bravo anche il Coro Lirico Marchigiano ?Bellini? (Tiberini d?oro 2001), (particolarmente pastosa e sonora la sezione maschile), preparato e diretto da David Crescenzi.
Stefano Secco, in splendida forma, esibisce un mezzo vocale limpido e di bel timbro, sicuro nell?enfasi e nello slancio, nello squillo e nella tenuta del suono. Il tenore canta bene, affianca alla morbidezza della linea di canto, la scorrevolezza dell?emissione e la giusta scansione della parola, anche nel canto sillabato (?E? scherzo od ? follia?).
Bravo cantante e bravo interprete con accento intenso e scandito, padronanza del canto sfumato e della parola scenica, ? il baritono Marco Di Felice (Renato in divisa militare), corretto esecutore del dettato verdiano, anche se il peso vocale si alleggerisce nei gravi.
Prova a fasi alterne quella del soprano ucraino Viktoria Chenska nel ruolo di Amelia nella serata d?apertura, a causa di un modesto spessore vocale e di una dizione poco chiara. Il colore ? bello, buono ? il modo di porgere compresa la messa di voce, luminosi e penetranti gli acuti, intensa l?interpretazione, lei ? anche bella, ma non soddisfa appieno in questo ruolo. Agile e scintillante l?Oscar di Gladys Rossi, melodiosa nella zona acuta.
Impressiona l?intensa interpretazione del mezzosoprano drammatico Elisabetta Fiorillo, sostenuta da una voce screziata e di notevole peso, anche se poco ferma e poco omogenea nei vari registri. La voce ? importante, con acuti luminosi e taglienti, sensibili filati, gravi possenti ma un po? aperti. Raoul D?Eramo (giudice) ? un tenore leggerino.
Buona la voce del baritono Alessandro Battiato nel ruolo del marinaio Silvano.
Completano il cast Dario Russo (Tom), Antonio Barbagallo (Samuel), Enrico Cossutta (un servo d’Amelia).
Giosetta Guerra
Storia e curiosit?
La prima di Un Ballo in Maschera ebbe luogo il 17 febbraio 1859 al Teatro Apollo di Roma, teatro costruito nel 1795 sulla Torre di Nona, antica prigione, distrutto nel 1925 in seguito alla costruzione dei muraglioni del Tevere e rimpiazzato con una fontana a ricordo del teatro.
Il tenore Mario Tiberini interpret? il ruolo di Riccardo dal 1862 l 1871 a Napoli, Roma, Firenze, Milano, Madrid.
Il 4 gennaio 1864 i coniugi Tiberini furono protagonisti di Un Ballo in Maschera al Teatro Apollo di Roma. Ecco cose scrive Il Pirata due giorni dopo:
?I conjugi Tiberini eseguirono le parti a loro affidateda provetti artisti, che nulla lasciano a desiderare sia dal lato musicale sia da quello drammatico. Mario Tiberini si mostr? un Riccardo giustamente applaudito alla sua Cavatina, alla Barcarola, al Duetto dell?atto II, specialmente ebbe applausi per la Romanza del III, per la toccante dolcezza con cui esegu? il Largo e la forza con cui espresse l?ultima frase ?La rivedr? nell?estasi?. Mario Tiberini ? uno dei pochi che possono coscienziosamente chiamarsi campione dell?arte, Angiolina fu un?Amelia fantastica, simpatica, insinuante per la voce dolce che esce dal cuore e l?espressione angelica??.
Il 26 dicembre 1867 al Teatro alla Scala di Milano Tiberini, padrone dell?arte del canto e dello scavo psicologico del personaggio, riusc? a smuovere quella pance piene di risotto, perch? ebbe momenti sublimi e soggiog? il pubblico.
Cos? scrive La Gazzetta Musicale di Milano il 31 dicembre 1867:
?Il Tiberini primeggi? fra tutti: egli cre? un personaggio affatto nuovo della parte di Riccardo: fece comprendere e scoprire al pubblico bellezze fino ad ora sconosciute: questo artista nulla trascura: il minimo dettaglio, una parola, un gesto, sono per lui oggetto di uno speciale studio: dal principio alla fine dell?opera Tiberini venne fatto oggetto di continue e clamorose ovazioni. Fra i pezzi nei quali egli ci parve pi? notevole citeremo: la barcarola del primo atto e il seguente quintetto , il duetto d?amore del secondo atto; nell?ultimo atto la romanza di Riccardo, che non si era quasi mai udita e che ci apparve una deliziosa melodia, di forme accuratissime ed eleganti, ed in fine la scena della morte nella quale il Tiberini fu grande, ispirato, straziante. Questo stupendo finale dell?opera ha suscitato il pi? vivo entusiasmo, s? che il pubblico chiam? ben quattro volte all?onore del proscenio tutti gli artisti.?
(Da: Giosetta Guerra – Mario Tiberini, tenore).