https://youtu.be/XNuE-m97qq0
Antonio Vivaldi
L’Olimpiade RV 725, opera 1733
Francesco Erle conductor
Ensemble Barocco Festival Vicenza
Patrizio la Placa, Daniela Salvo, Francesca Lione, Sandro Rossi, Emma Alessi Innocenti, Maddalena de Biasi, Luca Rossi, Francesco Motta
L?OLIMPIADE DI MYSLIVECEK AL COMUNALE DI BOLOGNA
L?Olimpiade di Metastasio ? forse il libretto operistico pi? sfruttato dai compositori del ?700: Caldara, Vivaldi, Pergolesi, Jommelli, Traetta, Cimarosa sono pochissimi nomi, e i pi? celebri, fra tutti coloro che si cimentarono nel mettere in musica il testo di Pietro Trapassi. Fra di essi anche Joseph Myslivecek, autore oggi dimenticato, ma che nel XVIII secolo godette di ottima fama in tutta Europa, e specialmente nella Penisola, tanto da essere soprannominato il ?Divino Boemo?. Vissuto tra il 1737 e il 1781, il suo stile rimane radicalmente italiano, aderente ai dettami che nel nostro Paese vedevano prevalere la melodia sull?armonia. Interessante e meritoria, quindi, l?iniziativa del Teatro Comunale di Bologna, che nel mese di novembre ha deciso di portare in scena questo lavoro sconosciuto e da poco riscoperto, per l?edizione di Marco Beghelli con la collaborazione di Michele Vannelli. Non certo una folgorazione, sia chiaro, ma ? sempre stimolante ascoltare opere di rarissima esecuzione e di autori cosiddetti ?minori?, sia per fare un raffronto con le opere principali dello stesso periodo, sia per accrescere la propria conoscenza in materia, che non fa mai male. L?esecuzione offerta si ? mantenuta su un livello di sufficienza, non certo aurea, ma comunque dignitosa. Il direttore Oliver Von Dohn?yi ha guidato l?orchestra risultando sempre coerente nelle scelte agogiche e con un volume cameristico mai disturbante e perfetto in questo repertorio. Ci? che gli si pu? imputare ? certamente una mancanza di colori e di variet? ne fraseggio che si faceva spesso notare, almeno per quanto riguarda le orecchie pi? fini. La compagnia di canto, composta da giovani, ha fatto il possibile in un?opera certamente di non facile esecuzione. I problemi erano un po? gli stessi per tutti, e testimoniavano principalmente certe imperfezioni nell?emissione, specie nelle mezze voci o nelle messe di voci, queste mai eseguite in maniera corretta. In ogni caso gli interpreti sono ancora acerbi, e avranno tempo di farsi le ossa, magari con altre iniziative del genere intelligentemente proposte dal Comunale. A lasciarmi con un po? d?amaro in bocca, invece, ? stata la regia di Ludek Golat (coadiuvato da Stefano Iannetta per la scenografia e Patrizia Gilli per i costumi), poco propositiva con i cantanti e incoerente nella sua ricerca di essenzialit? pur essendo sovraccarica di elementi (sul palcoscenico erano presenti anche attori, ballerini e perfino acrobati): ? vero che il teatro di met? ?700 aveva anche queste fra le sue caratteristiche, ma quello del XXI secolo lo si preferirebbe pi? snello e pensato. Nel complesso, comunque, un bel pomeriggio di teatro, purtroppo con un?affluenza scarsissima nonostante i prezzi accessibilissimi: come far capire alla gente che grida ai tagli alla cultura che di questa cultura bisogna anche usufruirne quando possibile, per mantenerla viva e palpitante?
Michele Donati
L’Olimpiade di Metastasio musicata da Pergolesi nel teatro Moriconi di Jesi
Bella prova di belcanto di tutti gli artisti
Servizio di Giosetta Guerra
JESI (An) ? Nella ex-chiesa di San Floriano a Jesi, ribattezzata Teatro V. Moriconi, viene allestita, nella revisione critica di Francesco Degrada e Claudio Toscani, L?Olimpiade, melodramma in tre atti di Pietro Metastasio, musicato da Giovanni Battista Pergolesi nel 1735. Sorprende come gli organizzatori del Festival Pergolesi Spontini di Jesi riescano a trovare voci specialistiche per il canto barocco tra giovani per lo pi? stranieri che in Italia non hanno ancora rinomanza. Nel cast de L?Olimpiade infatti c?era solo un artista noto, il tenore Raul Gimenez, che mantiene autorevolezza vocale e scenica e buone sonorit? anche nei recitativi, pur non risultando il migliore della serata; nel ruolo di Clistene, re di Sicione e padre di Aristea, il cantante argentino esibisce una voce robusta e timbrata con note piuttosto baritonali (?Non so donde viene?) e con estensione e agilit? diminuite rispetto a un tempo, comunque mi ha fatto molto piacere ritrovarlo, dopo gli allori dei primi anni del Rossini Opera Festival. Conoscevo anche Antonio Lozano, che, nel ruolo di Aminta aio di Licida, ho trovato migliorato rispetto alla produzione jesina de Il prigionier superbo di tre anni fa: bella figura di giovane aristocratico, il tenore ha un bel modo di porgere (?Io nel tuo caso?), tiene agilit? larghe su musica a tempo di danza nell?aria ?Siam navi all?onda algenti?, la voce di bel timbro e dal suono robusto ? usata in modo differenziato. Bello e bravo.
Straordinarie le due donne en travesti. Il soprano di coloratura Sofia Soloviy (Megacle amante di Aristea e amico di Licida) ha voce poderosa con belle incursioni nel registro mezzosopranile, impostazione perfetta e splendido modo di porgere con rotondit? del suono, ricchezza di armonici, affondi naturali, l?interpretazione si fa struggente nell?aria di addio all?amata (?Se cerca, se dice?), mezze voci sonore e delicate nelle modulazioni patetiche, voce estesissima, scintillante e duttile nelle arie di sbalzo, come nella virtuosistica aria di tempesta ?Torbido in volto e nero?, fitta di vocalizzi, salti di ottave, picchiettati e ribattuti, con la sezione violini dislocata in alto su un terrazzino; il grintoso mezzosoprano di coloratura Jennifer Rivera (principe Licida, innamorato di Aristea, creduto figlio del re di Creta e riconosciuto alla fine gemello di Aristea e quindi figlio di Clistene), dotato di voce dal bel colore bruno, potente, estesa, agile e timbrata, produce gravi naturali e acuti scintillanti nel pezzo di bravura ?Quel destrier che all?albergo ? vicino?, si muove con destrezza nell?aria ?Gemo in un punto, e fremo?, molto bassa, costellata di fitti virtuosismi ed incursioni in zona acuta, accompagnata dal tutto orchestrale col brillio della tromba, pregevoli sono le mezze voci e i suoni a bocca chiusa. Il mezzosoprano emerge per destrezza della condotta vocale.
Brave anche le due donne nei ruoli femminili. Il soprano cubano Yetzabel Arias Fernandez (Argene, dama cretese amante di Licida che si presenta sotto le mentite spoglie di una pastorella) esibisce un bel mezzo vocale, ben proiettato e bene impostato con belle note contraltili (?O care selve o cara?), bravissima nel modulare una voce importante, presenta suoni rotondi e incisivit? d?accento. L?altro soprano russo Lyubov Petrova (Aristea figlia di Clistene e amante di Megacle), ha voce luminosa e pulita, canta bene e fa uso di messa di voce e filati per le arie patetiche, nell?aria di furore ?Tu me da me dividi? molto agitata in orchestra con arcate dense dei violoncelli e dei contrabbassi la voce ? estesa, ampia, con modulazioni dal dolce al furente. Nel duetto Aristea-Megacle ?Nei giorni tuoi felici? le due cantanti conoscono l?arte di modulare la voce ai fini esecutivi ed espressivi. Il mezzosoprano abruzzese Milena Storti, in abiti femminili pur nel ruolo maschile di Alcandro confidente di Clistene, esibisce voce scura di bel colore, con suoni chiusi nei gravi (?Apportator son io?) ed energia nel salire all?acuto (?L?infelice in questo stato?).
Originale per chi non l?aveva ancora vista, ma comunque azzeccata per l?ambiente e molto raffinata, l?ambientazione ideata dallo scenografo Luigi Scoglio: una passerella a forma di croce divide la chiesa in quattro settori occupati dal pubblico, l?orchestra ? posizionata sull?altare e giganteschi palloni bianchi luminescenti di diverse dimensioni occupano la cupola. Sulla passerella e sui balconcini del piano superiore della ex chiesa si svolge l?azione, che il regista Italo Nunziata sviluppa non in modo realistico, ma simbolico e stilizzato, contribuendo a restituire un?atmosfera di aerea eleganza; le luci viola psichedeliche di Patrik Latronica avvolgono l?ambiente in un clima di mistero creando una certa suggestione. Di vaga reminiscenza settecentesca gli eleganti atemporali costumi (rossi come i capelli per i due amanti contendenti, viola per il padre, cangianti con strascico per le donne che sono tutte bionde e grandi mantelli per gli uomini), disegnati da Ruggero Vitrani, che, per acuire il mistero, introduce i personaggi col volto nascosto dietro maschere bianche, maschere che i protagonisti rimuovono in scena e che i figuranti, vestiti di bianco e con gestualit? lenta e misurata, impegnati anche in suggestivi tableaux vivants e in movenze di danza, mantengono fino alla fine; il taglio dei capelli ? moderno, corto e sparato, con extensions per le donne.
L?Accademia Montis Regalis, formata da 26 elementi, con strumenti originali, tra cui due clavicembali, due tiorbe e un?arpa antica, diretta dallo specialista di musica barocca Alessandro De Marchi, anche maestro al cembalo, entra con grande competenza nella spumeggiante tempesta degli affetti e nella raffinata, virtuosistica e vertiginosa scrittura della partitura pergolesiana. Il godimento sarebbe stato assoluto se non ci fosse stato quel caldo soffocante, che mi faceva provar pena per gli artisti, soprattutto per quelli
totalmente coperti da abiti maschili, mantello compreso.
Pubblicato il 15 Settembre 2011 su Gli Amici della Musica
In scena a Jesi
Per il Festival Pergolesi Spontini una Olimpiade di pregio
La bacchetta di Alessandro De Marchi dirige una compagnia di canto del tutto soddisfacente
Jesi – Siamo giunti al terzo atto dell?11? Festival Pergolesi Spontini di Jesi che ha aggiunto una nuova perla alla pregevole collana che vede, nell?arco di pochi mesi ed a partire dal gennaio 2010, l?esecuzione dell?opera omnia di Giovanni Battista Pergolesi per celebrare solennemente i 300 anni dalla nascita del grandissimo compositore marchigiano.
Questa volta la scelta ? caduta su l?Olimpiade , l?ultima opera seria composta da Pergolesi, su testo di Metastasio, poco prima della sua immatura scomparsa a soli 26 anni. Nell?ambito dell?11.mo Festival Pergolesi Spontini si ? rivelata una scelta ?antitetica? con quella di una settimana avanti, La Salustia, prima opera seria dello jesino. Ci? ci ha consentito una sorta di raffronto ?ravvicinato? che ci ha permesso in pochi giorni di farci comprendere l?evoluzione stilistica di Pergolesi che ? ben evidente pur se verificatasi nel ristrettissimo arco di tempo di 4-5 anni.
L?elemento che pi? spicca ? la mutazione espressiva delle arie che qui nell?Olimpiade, alcune, hanno la caratteristica di approfondire il personaggio, superando gli elementi esteriori caratteristici dell?epoca, conducendoci a diretto contatto con lo spirito e l?anima del personaggio stesso, elemento che li rende creature non pi? fredde, algide ma pi? umane.
Tale caratteristica ? molto ben evidente nell?aria ?Se cerca, se dice? che forse ? il ?manifesto? del cambiamento che Pergolesi inser? nell?opera tracciando la strada che segner? l?evoluzione dell’opera lirica attraverso la fine del ?700, fino al romanticismo dell?800. Sublime il duetto ?Ne? giorni tuoi felici? (Megacle, Aristea) che, denso di pathos, conclude il primo atto. Trascinante anche il finale che con la sua semplicit?, una serie di recitativi eseguiti con piglio teatrale e drammatico da tutti gli interpeti, che ci conduce al Coro finale che segna lo scioglimento della trama.
Molte opere che, nel corso della Storia della Musica, sono state foriere di cambiamenti, non sono state capite al loro primo apparire. Cos? fu anche per l?Olimpiade alla prima assoluta presso il Teatro Tordinona di Roma quando fu contestata, sembra, come riportano alcune cronache dell?epoca, anche violentemente, dal pubblico al quale sfugg? l?importanza della proposta pergolesiana. Ma l’Olimpiade si prese presto una clamorosa rivincita perch? ebbe una enorme diffusione. Di essa infatti si contarono moltissime pubblicazioni sia di tutta l?opera sia di parti staccate che ne consentirono una capillare diffusione.
Per questa edizione del Festival ? stata ripreso l?allestimento dell?Olimpiade gi? presentata, con successo, a Jesi nel 2002 e creata espressamente per il Teatro Studio Valeria Moriconi, una struttura teatrale ricavata dalla chiesa sconsacrata annessa all?ex Convento di San di Floriano. Un allestimento curato dallo scenografo Luigi Scoglio e dal costumista Ruggero Vitrani con la regia di Italo Nunziata e le luci di Patrick Latronica, che ha dimostrato di essere ancora molto valido.
Su tale struttura ? stata concepito un impianto scenico molto semplice con un palcoscenico particolare costituito da una sorta di passarella a forma di croce sulla quale si avvicendavano i personaggi e le situazioni drammatiche sottolineate con l?ausilio di alcuni ?elementi? scenici che ne ricordavano le caratteristiche. Le poltrone degli spettatori erano sistemate per creare un gigantesco ?abbraccio? tra pubblico e palcoscenico. Inoltre sono state utilizzate delle logge ricavate dagli altari laterali che hanno dato una felice ?spazialit?? a tutta la recita. L?orchestra ? stata collocata nella parte compresa nell?abside.
La soluzione, seppur apprezzabile perch? consentiva allo spettatore una percezione visiva avvolgente, aveva per? la controindicazione della non felice percezione della parte musicale. Abbiamo rilevato, infatti, frequenti squilibri nell?ascolto dovuti soprattutto alla posizione dei cantanti che, a seconda dei momenti, si trovavano con le spalle ad una parte degli spettatori impedendo, cos?, la fruizione completa dello spettacolo nel suo insieme. Squilibri agravati anche dal fatto che l’orchestra era costretta nell’abside limitandone spicevolamente le sonorit?
Un vero peccato perch? la parte musicale ? parsa estremamente curata sia nella parte strumentale che in quella squisitamente vocale. Alessandro De Marchi, alla guida dell? Orchestra Academia Montis Regalis , ci ha regalato una esecuzione molto intensa, ben calibrata, applicando sempre tempi musicali appropriati e consentendo, cos? una efficace fusione tra Musica ed Azione Teatrale. L’esecuzione si basava sulla revisione critica curata da Francesco Degrada e Claudio Toscani e comprendeva alcuni ‘tagli’ di arie.
La compagnia di canto, composta da cantanti specialisti e molto ben preparati si ? inserita bene in questa ?fusione? citata donando una non comune compattezza a tutta la recita. Nelle parti principali, Megacle e Licida, rispettivamente Sofia Soloviy (soprano) e Jennifer Rivera (mezzosoprano) due cantanti molto ben preparate, vocalmente e teatralmente per queste due parti. Poi le due soprano Yetzabel Arias Fernadez e Lyubov Petrova (Argene ed Aristea) con il tenore Antonio Lozano (Aminta) ed il mezzosoprano Milena Storti (Alcandro) dalla voce molto corposa. Tutti cantanti che hanno dimostrato una valida confidenza con il repertorio barocco
Una citazione particolare per Raul Gimenez , tenore dotato di un invidiabile curriculum, cantante appartenente alla vecchia scuola, (vecchio in senso positivo). Ci? gli consente un fraseggio di straordinaria efficacia ed un emissione vocale affascinante; il tutto unito alla notevole presenza scenica ci ha dato in Clistene credibile di grande spessore.
La recita (10 settembre) ha avuto un notevole successo di pubblico che al termine ha applaudito a lungo, visibilmente soddisfatto, di tutte le componenti dello spettacolo. Una conclusione felice di questo festival di fine estate che ci lascia nell?attesa della prossima tappa pergolesiana che sar? dedicata a ?Lo Frate ?nnamorato?, una delle opere pi? famose di Pergolesi, che il prossimo 30 settembre inaugurer? la 44.ma Stagione Lirica di Tradizione della cittadina marchigiana.
Claudio Listanti
claudio.listanti@voceditalia.it