Catania 2001
Regia Walter Pagliaro
Conductor Nello Santi
Manrico Signorini
Luciano Leoni
Angelo Nardinocchi
Ezio Maria Tisi
Giorgio Cebrian
Elisabete Matos
Cesar Hernandez
Francesco Palmieri
Pina Sofia
Paolo Zizich
. Regia televisiva George Blume
Federico Barbarossa ENRICO GIUSEPPE IORI
Il primo console di Milano FRANCESCO MUSINU
Il secondo console di Milano FEDERICO BENETTI
Il podestà di Como GABRIELE SAGONA
Rolando LEONARDO LÓPEZ LINARES
Lida DIMITRA THEODOSSIOU
Arrigo ANDREW RICHARDS
Marcovaldo GIOVANNI GUAGLIARDO
Imelda SHARON PIERFEDERICI
Un araldo ALESSANDRO DE ANGELIS
Uno scudiero di Arrigo NICOLA PASCOLI
Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Direttore Boris Brott
Maestro del coro Paolo Vero
Regia Ruggero Cappuccio
Scene e costumi Carlo Savi con interventi di Mimmo Paladino e Matthew Spender
Luci Nino Napoletano
Allestimento in coproduzione tra Gran Teatre de Liceu di Barcellona e Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Trieste 2012
10 MAGGIO 1959
Lida Leyla Gencer
Arrigo Gastone Limarilli
Rolando Giuseppe Taddei
Federico Barbarossa Paolo Washington
Primo Console Augusto Frati
Secondo Console Ugo Novelli
Marcovaldo Giorgio Giorgetti
Il Podesta di Como Mario Frosini
Imelda Olga Carossi
Un Araldo Alberto Lotti-Camici
Conductor Vittorio Gui
Orchestra Maggio Musicale Fiorentino
Chorus Maggio Musicale Fiorentino
MAGGIO 2018
Direttore
Renato Palumbo
Regia
Marco Tullio Giordana
Regista collaboratore
Boris Stetka
Scenografo e Light designer
Gianni Carluccio
Assistente scenografo
Sebastiana Di Gesù
Costumista
Francesca Livia Sartori e Elisabetta Antico
Maestro del Coro
Lorenzo Fratini
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Federico Barbarossa
Marco Spotti
Rolando
Giuseppe Altomare
Lida
Vittoria Yeo
Arrigo
Giuseppe Gipali
Imelda
Giada Frasconi
I Console
Egidio Massimo Naccarato
II Console
Nicolò Ayroldi
Marcovaldo
Min Kim
Podestà
Adriano Gramigni
Uno scudiero / Un araldo
Rim Park
Federico Barbarossa Enrico Giuseppe Iori
Primo console di Milano Francesco Musinu
Secondo console di Milano Federico Benetti
Il podestà di Como Gabriele Sagona
Rolando Leonardo López Linares
Lida Dimitra Theodossiou
Arrigo Andrew Richards
Marcovaldo Giovanni Guagliardo
Imelda Sharon Pierfederici
Un araldo Alessandro de Angelis
Uno scudiero di Arrigo Nicola Pascoli
Trieste Teatro Verdi Chorus
Trieste Teatro Verdi Orchestra
Boris Brott, conductor
Maestro del coro Paolo Vero
Regia Ruggero Cappuccio
Scene e costumi Carlo Savi con interventi di Mimmo Paladino e Matthew Spender
Luci Nino Napoletano
Allestimento in coproduzione tra Gran Teatre de Liceu di Barcellona e Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Trieste, 29 febbraio 2012
Trieste Teatro Verdi
LA BATTAGLIA DI LEGNANO di Giuseppe Verdi
Coprodotta col Teatro dell?Opera di Roma e il Liceu di Barcellona.
(29 febbraio e 2 marzo 2012, primo cast)
!!! Viva Italia tra follia e risorgimento !!!
Di Giosetta Guerra
Follia di libert? agitava il popolo dell?800, follia pura spinge gli uomini di potere (novelli Barbarossa) a distruggere le ricchezze culturali del proprio paese. Questo vuol significare il regista Ruggero Cappuccio ambientando La Battaglia di Legnano, opera risorgimentale di Verdi, in un deposito di oggetti d?arte abbandonati. Unica speranza sono i restauratori in atto di ritoccare i bellissimi quadri (scenografo e costumista Carlo Savi, luci di Nino Napoletano). Ma chi sar? il restauratore del nostro patrimonio culturale?
Purtroppo la preoccupazione di rendere credibile questa metafora distoglie il regista dallo spirito risorgimentale dell?opera, ne risulta una regia statica e lontana dalla tinta della partitura.
Sul piano vocale Dimitra Theodossiou, al debutto del ruolo, delinea una Lida dolente e rassegnata, con linea di canto purissima e melodiosa, intrisa di sensibili pianissimi e filati penetranti nelle pagine di dolcezza e di lirismo (sublime nella preghiera, di grande impatto drammatico, cantata sul fil di voce anche nelle note acutissime), ma disegna anche una Lida appassionata e ardente con voce sicura e ricca di armonici sempre librata sul fiato, suoni densi e rotondi nei centri e nei gravi, acuti fulminanti e agilit? di forza nelle pagine virtuosistiche. Una vera eroina del melodramma italiano.
Andrew Richards, portamento fiero e piglio sicuro, debutta con empito trascinante il ruolo ardito e spinto di Arrigo, la voce robusta e di bella pasta, radiosa nello squillo, sale agli acuti estremi nelle esplosioni di sdegno e di ardore e si ammorbidisce nei fascinosi abbandoni melodici; il tenore scandisce la parola scenica con accento eroico e vigoroso e dizione chiara; elegiaco e toccante nella scena finale della morte.
Leonardo Lopez Linares (debutto di Rolando, marito di Lida e amico di Arrigo) ha un bel modo di porgere una voce importante, estesissima e di grande volume, il fraseggio ? appropriato, l?accento ben scandito, il canto, sempre in maschera, ? per lo pi? spinto, a volte furente, ma il baritono sa cantare e usa la voce con morbidezza nelle pagine cariche di pathos.
Il basso Enrico Giuseppe Iori delinea un Barbarossa imponente con un mezzo vocale impressionante e con accento sicuro e vigoroso.
Insinuante il Marcovaldo del baritono Giovanni Guagliardo. Sharon Pierfederici (Imelda) ha voce insicura e tremolante, debole l?Araldo del tenore Alessandro De Angelis.
Timbrati i bassi Francesco Musinu e Federico Benetti (Consoli di Milano), Nicola Pascoli (Scudiero) e Gabriele Sagona (Podest? di Como).
Buona la prova del Coro preparato da Paolo Vero.
L?Orchestra del teatro Verdi guidata da Boris Brott alterna momenti vigorosi a momenti assorti ad altri di puro accompagnamento delle voci. Bellissima e ben eseguita l?Ouverture.
Fogge ed epoche diverse per i costumi: impermeabili e cappotti per il popolo, abiti lunghi per Lida, antichi per gli uomini, tranne per Arrigo che indossa pantaloni neri dentro alti stivali (he can) e una sfolgorante camicia bianca macchiata di sangue nel finale.
Recensione dello spettacolo
La Battaglia di Legnano manifesto del Risorgimento
Godibile allestimento del capolavoro verdiano al Teatro dell’Opera di Roma. Buona la direzione di Pinchas Steinberg
E’ andata in scena al Teatro dell’Opera di Roma, La Battaglia di Legnano di Giuseppe Verdi, l’opera che pi? di ogni altra contiene in sintesi una sorta di ‘manifesto’ del Risorgimento e di tutto lo spirito che ha animato quella importante stagione della storia della nostra nazione.
E’ stata una scelta da condividere sotto tutti i punti di vista perch? l’opera, rispetto a Roma, assume una doppia valenza in quanto Verdi la scrisse nel periodo adiacente ai noti fatti della Repubblica Romana (1848-1849) breve ma intensa esperienza che guardava avanti di quasi un secolo, ponendo le basi di quella che sar? la Repubblica Italiana dei nostri giorni.
Tale scelta artistica si inserisce alla perfezione nelle celebrazioni dei 150 anni dell’Unit? d’Italia che stanno percorrendo tutta la penisola, a dimostrazione che l’Unit? della nostra nazione e ben pi? salda di quanto ci possa far credere l’attuale classe politica che attualmente ci guida.
La scelta del Teatro dell’Opera , inoltre, rende giustizia a quest’opera che, nonostante il suo indubbio valore musicale, ? poco rappresentata forse perch? gli organizzatori dei teatri sono frenati dal suo contenuto schiettamente ‘risorgimentale’ che pu? produrre facile cadute di gusto. Quindi, ogni sua riproposta, ? da accogliere senza alcuna riserva.
A dirigere la parte musicale ? stato chiamato Pinchas Steinberg, direttore di grande esperienza che, a nostro giudizio, ha saputo dare una lettura molto equilibrata, che metteva bene in risalto sia le parti eroiche che le parti pi? liriche, concedendoci un ascolto molto intenso di emozioni e di riflessioni.
La Battaglia di Legnano ? un’opera che ? posta a ridosso della cosiddetta ‘Trilogia popolare’ che conclude in bellezza la prima parte della produzione verdiana. Proprio per questa sua posizione La Battaglia contiene degli elementi che anticipano le tre grandi opere dei primi anni ’50 dell’800 (Rigoletto, Trovatore e Traviata) soprattutto per la scultura dei personaggi ma anche per la sua variet? musicale rispetto alle opere del primissimo Verdi perch? si giova di una costruzione musicale, orchestrazione ma anche armonia, pi? avanzate ed approfondite.
Tali elementi sono stati centrati da Steinberg, ben coadiuvato dall’ Orchestra dell’Opera di Roma, misurato e trascinante nelle parti eroiche del primo e del quarto atto ma anche incisivo nella parte pi? lirica e drammatica, dove la scena evidenzia i sentimenti ed i pensieri dei protagonisti, Lida, Rolando e Arrigo.
Il Coro del Teatro dell’Opera di Roma, condotto Roberto Gabbiani, ha dato il meglio di se per tutta l’opera, ad iniziare dall’affascinante coro che apre il primo atto dell’opera. Per quanto riguarda la parte vocale, come accade spesso, si sono alternate luci ed ombre. Tatiana Serjan (Lida) ? in possesso di un notevole impianto vocale, molto adatto alle caratteristiche vocali verdiane come, del resto, dimostra il suo repertorio che comprende parti di soprano come Lady Macbeth, Leonora de Il Trovatore e Aida, tutte parti impegnative. Qui a Roma, pur confermando queste sue prerogative, ci ? parsa a volte un po’ in difficolt? negli abbellimenti ed anche negli acuti mostrando per? una voce densa di fascino.
Luca Salsi ? stato un intenso e nobile Rolando, trascinante ed eroico ma anche appassionato ed innamorato consorte, sorretto da una voce che, anch’essa, possiede un impianto di base del tutto idonea all’espressione ed alla drammaticit? del baritono verdiano. Arrigo era il tenore Yonghoon Lee, purtroppo in costante difficolt? con la vocalit? verdiana, della quale non possiede la morbidezza, le sfumature e l’accento drammatico. Seppur dotato di facilit? nel registro acuto la sua interpretazione ci ? sembrata un tantino ‘avulsa’ dal contesto.
Completavano il cast Dmitriy Beloselshiy (Barbarossa), Stefano Rinaldi Milani (Primo Console), Alessandro Spina (Secondo Console), Ezio Maria Tisi (Il Podest? di Como), Gianfranco Montresor (Marcovaldo), Tiziana Tramonti (Imelda), Pietro Picone (Araldo) e Refat Llihsi (Scudiero di Arrigo), un insieme omogeneo che ha contribuito alla riuscita dello spettacolo.
Per quanto riguarda la parte visiva era stata da noi approfondita con il regista Ruggero Cappuccio in un articolo che correliamo al presente, del quale rappresenta un ideale completamento. Quello che possiamo dire ? che ci? che abbiamo visto ha rispettato pienamente le attese e che siamo del tutto d’accordo sull’impostazione storico politica di Cappuccio che ha costruito, assieme allo scenografo Carlo Savi, uno spettacolo godibile sotto tutti i punti di vista.
Al termine della recita (31 maggio) il pubblico ha applaudito a lungo tutti gli interpreti mostrando gradimento anche per una proposta operistica piuttosto ‘inusuale’. Per quanto ci riguarda, considerato che La Battaglia di Legnano, come riportato sul programma di sala, che evidenzia, oltre la presente edizione solamente una del 1983, purtroppo non ? di frequente ascolto e ci piacerebbe che salisse pi? spesso sul palcoscenico del Teatro dell’Opera di Roma.
Claudio Listanti
claudio.listanti@voceditalia.it
L’opera di Giuseppe Verdi al Teatro dell’Opera di Roma il 24, 26, 28, 29 e 31 maggio
La Battaglia di Legnano paradigma della difesa dell’identita’ nazionale
Direttore Pinchas Steinberg. Il regista Ruggero Cappuccio ci illustra i contenti del nuovo allestimento
Non poteva mancare a Roma, in occasione delle celebrazioni del 150.mo anniversario dell’unit? d’Italia, La Battaglia di Legnano di Giuseppe Verdi, l’opera che forse, pi? di tutte, ? emblematica per la storia di Roma e della nostra nazione.
Rappresentata per la prima volta proprio a Roma, al Teatro Argentina, il 27 gennaio 1849, ? il suggello di un momento storico che in un breve lasso di tempo ha visto l’affacciarsi sulla scena italica di molti avvenimenti di rilievocome le Cinque Giornate di Milano, la cacciata degli Austriaci da Venezia, la fuga di Pio IX a Gaeta mentre a Roma si viveva quella splendida ma breve esperienza della Repubblica Romana, un fatto sicuramente rivoluzionario perch? lo spirito dei contenuti guardava al futuro.
Ci basti pensare che la nostra attuale Costituzione, che ha poco pi? di sessanta anni, contiene molti elementi che gi? erano presenti in quella della Repubblica Romana soprattutto per quanto riguarda la Libert? e l’Uguaglianza di ciascuno di noi.
Sullo sfondo di questo scenario storico Verdi approfitt? per mettere in evidenza, tramite la musica ed il suo senso del Teatro, il personale pensiero politico, laico e repubblicano. Stimolato anche da molti intellettuali dell’epoca, assieme al librettista Salvatore Cammarano, prese spunto dal lavoro teatrale di Fran?ois-Joseph M?ri ‘La bataille de Toulouse’ . Entrambi costruirono una storia che vedeva la Lega Lombarda impegnata contro il Barbarossa con la finalit? ultima di sconfiggere lo straniero invasore per creare le basi di una Italia forte ed unita, politicamente e culturalmente.
Mettere in scena La Battaglia di Legnano ? piuttosto complicato perch? chi si cimenta in questa impresa pu? incorrere in facili cadute di gusto sia di tipo eroico-risorgimentale sia di discutibili apparentamenti con l’attuale situazione politica e sociale italiana. Per ben comprendere la realizzazione de La Battaglia di Legnano che il Teatro dell’Opera di Roma ci propone dal 24 al 31 maggio prossimi abbiamo voluto discutere con il regista dello spettacolo, Ruggero Cappuccio che, assieme allo scenografo-costumista, Carlo Savi hanno realizzato un nuovo allestimento coprodotto con il Gran Teatre del Liceu di Barcellona.
‘Il mio punto di vista su quest’opera, ci ha detto Cappuccio, ? che ‘Non mi interessava fare una messa in scena ‘crociatistica’, ‘medioevaleggiante’, mi interessava capire quanto ci fosse del classico, quanta forza, cio?, ci fosse nel classico di Verdi di parlare ai contemporanei. Le regie liriche sono afflitte da due manierismi, mettere in scena le cose sempre alla stessa maniera , oppure cercare ad ogni costo forme di attualizzazione che molto spesso perseguono il concetto dello stupore lontano dalla musica’.
Nella Battaglia di Legnano mi interessava non cercare il manierismo psciologico, dello stupore, del tradimento ad ogni costo, mi interessava cercare la via della sospensione, cio? capire dove il classico non parla all’ieri, all’oggi, al domani ma dove il classico parla al sempre.
Da ci?, prosegue il regista, nasce una Battaglia di Legnano molto particolare ambientanta in un grande dopesito di un museo della Storia dell’Arte Italiana. Questo perch? la battaglia che si combatte a Legnano ? una battaglia per la difesa dell’identit? di un popolo. L’identit? di un popolo ? data dai suoi quadri, dalle sue statue, dalle sue partiture, dai suoi romanzi, dalle sue poesie ma anche dai trattati filosofici, scientifici e giuridici.
Con i trattati si muove l’intelletto con la Musica si muove il cuore; il tutto ? l’identit? culturale di un popolo. Quindi rappresentiamo un deposito di un museo dove dei restauratori, una restauratrice in particolare, sono impegnati per rivalutare opere dimenticate. Intorno a questo si muove un mondo antico, rappresentato dai due protagonisti maschili come potevano essere vestiti nel 1848; poi c’? la protagonista vestita come una giovane donna nel 1913 alla vigilia della Prima Guerra Mondiale e poi c’? un Coro che ? vestito come poteva essere vestito un italiano sul confine della Seconda Guerra Mondiale. Sono tre momenti cruciali che rappresentano il subito prima o il subito dopo, di una guerra di quando un popolo ha dovuto difendere la propria identit? culturale.
Ma quel che pi? importa, come dice Mameli nel suo Inno, ‘dall’Alpe a Sicilia ovunque ? Legnano’, ? che La Battaglia di Legnano diventi un paradigma per la battaglia da combattere contro la volgarit? contro l’aggressione all’arte e la musica, un paradigma della lotta degli italiani contro gli italiani, in qualche modo ‘deviati’. Quindi quello che vogliamo raccontare ? la perenne attualit? della lotta di un popolo per difendere la sua identit?. Certo un tempo eravamo aggrediti dagli austriaci; oggi siamo aggrediti dalla globalizzazione, da un livellamento verso il basso delle Arti (?) contro lo spirito scientificamente masochistico che nel nostro paese, negli ultimi 50 anni, ha penalizzato il suo valore estetico ma anche i suoi valori economici e sociali.
Sono parole molto chiare che ci fanno capire a pieno l’impostazione di questo spettacolo che promette di essere molto stimolante nei contenuti.
Per quanto riguarda la parte musicale Pinchas Steinberg diriger? l’ Orchestra ed il Coro del Teatro dell’Opera di Roma, quest’ultimo affidato alle cure di Roberto Gabbiani. Come sotto riportato anche la compagnia di canto ? di sicuro interesse. Per quanto riguarda la resa dello spettacolo riferiremo dopo l’ascolto
La Battaglia di Legnano
Tragedia lirica in quattro atti
Musica di
Giuseppe Verdi
Libretto Salvatore Cammarano
tratto dalla tragedia La bataille de Toulouse (1828) di Fran?ois-Joseph M?ri
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore Pinchas Steinberg
Regia Ruggero Cappuccio
Scene e costumi Carlo Savi
con interventi di Mimmo Paladino e Matthew Spender
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Prima rappresentazione
Marted?, 24 Maggio, ore 20.30 (turno A)
Repliche
Gioved?, 26 Maggio, ore 20.30 (turno B)
Sabato, 28 Maggio, ore 18.00 (turno D)
Domenica, 29 Maggio, ore 17.00 (turno E)
Marted?, 31 Maggio, ore 20.30 (turno C)
Personaggi ed interpreti
Federico Barbarossa: Dmitriy Beloselskiy
Primo Console: Stefano Rinaldi Miliani
Secondo Console: Alessandro Spina
Il podest? di Como: Ezio Maria Tisi
Rolando: Luca Salsi (24, 26, 29, 31) / Giuseppe Altomare (28)
Lida: Tatiana Serjan (24, 26, 29, 31) / Serena Farnocchia (28)
Arrigo: Yonghoon Lee (24, 26, 29, 31) / Riccardo Massi (28)
Marcovaldo: Gianfranco Montresor
Imelda: Tiziana Tramonti
Un araldo: Pietro Picone
Uno scudiero di Arrigo: Vincenzo Di Betta (24, 26, 29, 31) / Refat Llhesi (28)
Teatro dell?Opera di Roma
Piazza Beniamino Gigli, 1 – Roma
Per informazioni:
Tel. 0648160255
operaroma.it
Claudio Listanti
claudio.listanti@voceditalia.it
LA BATTAGLIA DI LEGNANO AL TEATRO DELL?OPERA CON UNA REGIA CHE FA RIFLETTERE
TORNA A ROMA IL VERDI PATRIOTTICO
Il direttore Pinchas Steimberg protagonista del versante musicale
?Viva Italia!?. Il grido d?amor patrio riecheggia alla fine del terzo atto: Arrigo ha deciso di donare la propria vita al suo paese. ?La battaglia di Legnano?, andata in scena in questi giorni al Teatro dell?Opera di Roma, ? forse il lavoro pi? patriottico di Verdi: la prima rappresentazione risale al 1849 e ottenne inizialmente un grande successo (e questo ? facilmente comprensibile: era il periodo della Repubblica Romana) per poi cadere nell?oblio ed essere riproposta sporadicamente per lo pi? in occasione di ricorrenze particolari.
Cos?, dopo la storica ripresa del ?61 per il 7 dicembre scaligero, ?La battaglia di Legnano? torna a furoreggiare nell?anno del 150? anniversario dell?Unit? d?Italia: oltre a questo spettacolo romano, ci saranno prossimamente anche quelli della Scala e del Teatro Verdi di Busseto, in occasione del Festival che si tiene ogni anno a Parma e dintorni.
Pochi sono stati i critici a schierarsi a favore di questo melodramma un po? altisonante: fra i detrattori anche Eugenio Montale. Va detto che ?La battaglia? ha alcune componenti che depongono a suo sfavore, prime fra tutte la trama ad alto tasso di retorica, l?orchestrazione non sempre raffinatissima (ma ? Verdi, lo sappiamo gi? questo?) e il ripiego verso un effettismo che poteva essere evitato dal compositore come dal librettista Cammarano, autore di libretti ben pi? riusciti; tuttavia l?opera non ? da buttare via, anzi meriterebbe a mio avviso di circolare maggiormente nei nostri teatri: checch? se ne dica si tratta di un?opera importante per Verdi: come osserva Julian Budden, durante la composizione il Maestro si trovava infatti a Parigi, e respirava l?aria del Grand-op?ra che poi lo porter? anni dopo ai favolosi ?Vepres Siciliennes? e soprattutto a ?Don Carlos?, sublime capolavoro del Cigno di Busseto. ?La battaglia di Legnano? pu? quindi essere letta come un?importante ?work in progress? all?interno del catalogo verdiano: ci sono i gi? qui i semi che matureranno dopo gli anni di galera a partire da ?Rigoletto? in poi.
? importantissimo ripresentare i lavori cosiddetti ?minori?, poich? in essi ? sempre riscontrabile una traccia dei capolavori successivi: il genio di Verdi non si ? acceso all?improvviso, ma ? frutto di un lungo ?allenamento?, di cui anche ?La battaglia di Legnano? fa parte.
La recite di sabato 28 maggio vedeva protagonista un secondo cast agguerrito. Nei panni di Rolando, il patriota tradito, si destreggiava il baritono Giuseppe Altomare: buon fraseggio, volume adeguato e note salde in ogni zona del pentagramma. Il suo compagno-rivale Arrigo era interpretato da Riccardo Massi, un tenore che trova il suo punto di forza negli ottimi acuti ma che non ? dotato di un timbro particolarmente bello bench? l?emissione sia corretta. Lida, la donna contesa da tenore e baritono, era Serena Farnocchia. Gli acuti del soprano ci sono tutti, ma l?impressione ? che non possa spingersi pi? in alto per non combinare un ?patatrac?. Anche il fraseggio era piuttosto pallido. Ottimo il Federico Barbarossa di Dmitriy Beloselskiy e il Marcovaldo di Gianfranco Montresor: quest?ultimo in particolare si sta affermando come uno dei migliori caratteristi del momento, e ha gi? dato prova della sua bravura nel ?Rigoletto? con Domingo trasmesso in televisione lo scorso settembre, dove ha dato vita a un grandissimo Monterone.
Il migliore sul versante musicale ? stato certamente il direttore Pinchas Steinberg: ha dato vita a una lettura appassionata e travolgente del nostro Verdi risorgimentale, senza cadere in inutili effetti da banda di paese come spesso si rischia in questo repertorio. Un?ottima direzione, cui Steimberg ha impresso efficacemente tempi veloci per evidenziare la concitazione di quei momenti di rivolte e fervore patriottico, presente anche nelle parentesi pi? liriche. Davvero una prova da applausi.
La regia, firmata da Ruggero Cappuccio, e la scenografia di Carlo Savi (autore anche dei costumi), trasportavano l?azione in un luogo indefinito, dove alcuni dipinti fra i pi? rappresentativi dell?arte italiana venivano restaurati da una ragazza. Il messaggio sembra chiaro: un paese come l?Italia non pu? permettersi di compiere azioni immonde quali i tagli alla Cultura, e dunque ? necessario rimboccarsi le maniche per fare s? che il nostro immenso patrimonio non venga dilapidato e che non finisca sotto un cumulo di macerie. Centocinquanta anni fa molti patrioti sono morti anche per darci la libert? di godere di questo capitale che nessun altro ha. Ma che spesso ci scordiamo di avere lasciato in deposito , invisibile a tutti.
Michele Donati