Teatro La Fenice – Stagione 2009/ 2010
Bruno Maderna (1920-1973)
Requiem, per soli, coro e orchestra (1946)
Registrazione live della prima esecuzione assoluta
Carmela Remigio soprano
Veronica Simeoni mezzosoprano
Mario Zeffiri tenore
Simone Alberghini basso
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Direttore Andrea Molino
Michael Wendeberg (Musikalische Leitung)
Johannes Pölzgutter (Inszenierung)
Werner Hutterli (Bühne)
Axel E. Schneider (Kostüme)
Gérard Cleven (Licht)
Christian Kipper (Dramaturgie)
Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana
?Pour Bruno? ? il contenitore programmatico di convegni e spettacoli in calendario a Bologna dal 2 al 9 maggio 2013 per omaggiare il compositore veneziano Bruno Maderna (1920-1973) nel quarantesimo dalla scomparsa. Lo spettacolo in forma semi-scenica del 2 maggio, comprendente il dittico ?Venetian Journal? e ?Don Perlimplin?, presentato in anteprima al Lugo Opera Festival quale ennesimo frutto della ormai storica collaborazione fra la Fondazione Teatro Rossini e il Teatro Comunale di Bologna, ? stato introdotto a Lugo da una presentazione pomeridiana a cura di Giovanni Bietti, compositore, pianista e musicologo nonch? consulente artistico dell?Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma. Nel coacervo di celebrazioni contemplate dal Lugo Opera Festival di quest?anno non poteva certo mancare un protagonista della musica del novecento considerato uno dei padri dello strutturalismo di Darmstadt che ha dato il nome al Conservatorio di Cesena. Nella concezione di Maderna musica e tecnologia si intrecciavano, tanto che l?opera Dom Perlimplin, presentata in dittico con ?Venetian Journal?, pi? che su una partitura, poggia su un nastro magnetico e risale agli anni d?oro della ricerca e della sperimentazione nel Centro di Fonologia della Rai di Milano creato nel 1954 con Luciano Berio. Maderna, dopo avere attraversato varie tendenze dell?avanguardia, si orient? verso la ricerca di un linguaggio nuovo che capitalizzasse l?esperienza di Darmstadt dove Berio, Nono, Stockhausen, Boulez e Pousseur, Gazzelloni, il pianista David Tudor e il batterista Christoph Caskel si erano affratellati musicalmente superando le diverse origini geografiche e culturali. ?Sul piano del linguaggio musicale, dell?invenzione lessicale di vocaboli sonori, la fantasia di Maderna non teme confronti e non arretra di fronte a qualsiasi audacia? scriveva nel 1999 il musicologo Massimo Mila. La libert? concettuale ? il principale ingrediente delle due opere proposte in forma semiscenica, il palco affollato di strumenti, musicisti, attori e cantanti, seguiti, in fondo alla platea, dall?imponente attrezzatura a servizio del suono e del live electronics condotta da Francesco Giomi e Damiano Meacci, in collaborazione con Tempo Reale (Firenze). Ma mentre la composizione Venetian Journal del 1972, che ha aperto la serata, ? nata per il palcoscenico, Don Perlimplin fu concepita nel 1962 per la radio e il clima da studio radiofonico ? rimasto nonostante i tentativi di teatralizzare il dramma mutuato da Garcia Lorca. Don Perlimplin ? un uomo mite e solitario che dopo una vita dedicata ai libri viene sposato per interesse dalla bellissima e sensuale Belisa e per esserne amato si finge altro da s? fino a darsi la morte. Il flauto di Devis Mariotti ha impersonato il trepidante Don Perlimplin e l?Ensemble di sassofoni di Carpi e Fiesole ha dato voce alla graffiante suocera. Sonia Bergamasco fasciata di rosso-passione ? stata una Belisa dal canto seducente almeno quanto la sua bellezza, affiancata dagli irresistibili Susy Blady e Patrizio Roversi nei ruoli della governante Marcolfa e dello Speaker radiofonico trapiantato a teatro. La celebre coppia ha giocato sulla propria presenza in un contesto inusuale. Del resto Maderna miscela antichi saperi alla sperimentazione utilizzando effetti sonori preregistrati o realizzati sul momento come avviene nel colloquio da palchi contrapposti della Blady e della Bergamasco. Venetian Journal ha per protagonista James Boswell, il viaggiatore scozzese alle prese con il classico Tour del settecento, interpretato dal tenore Saverio Bambi, circondato da 16 musicisti che con i loro 21 strumenti costruiscono le sonorit? degli episodi di viaggio. Dieci situazioni estreme con atmosfere musicali diverse dove si riconoscono frammenti di Mozart e di Liszt, citazioni da Verdi e da Bellini e accenni di ?La biondina in gondoleta?, su un testo infarcito di inglese, francese, italiano che si conclude con un saluto da variet? ?Tant pis and meno male. Tomorrow nous partons per Roma?. Il tenore Bambi si ? ironizzato addosso enfatizzando, deformando o improvvisando perch?, come sosteneva Maderna: ?Le opere aperte, mobili, sono un?avventura necessaria del pensiero creativo del nostro tempo, al quale bisogna logicamente arrivare?. Ogni riferimento al massimo esperto di mass-media M. Mac Luhann, alle sue concezioni di caldo ? freddo, aperto ? chiuso, ? tutt?altro che casuale. Certo ? molto pi? confortante lasciarsi andare all?onda emotiva romantica nella forma chiusa dell?opera classica che seguire Maderna in percorsi imprevedibili e inusuali verso nuove frontiere del sonoro e della vocalit?, un?esperienza in cui ? stato prezioso l?apporto di Marco Angius, autorevolissimo sul podio della musica contemporanea, che ha fornito un?eccellente prova alla guida dell?Orchestra del Teatro Comunale di Bologna.
Attilia Tartagni
A BOLOGNA OMAGGIO A BRUNO MADERNA NEL QUARANTENNALE DELLA MORTE
La musica contemporanea ? un genere su cui, purtroppo, i teatri italiani puntano poco. Non ? ritenuto conveniente, alla luce della scarsa partecipazione di pubblico che quasi sempre accompagna l?esecuzione di opere del secondo ?900, impegnarsi nella produzione di questo genere di spettacolo. Tuttavia, ogni volta che assisto a teatro a un?opera contemporanea, riscontro, pur nella ristrettezza complessiva delle presenze, un discreto numero di giovani. Dato, questo, che mi fa ben sperare riguardo al futuro, poich? suppongo che il ?difetto? di questa musica stia tutto nella non ancora avvenuta storicizzazione. Insomma, probabilmente fra cinquanta, sessanta anni un lavoro di Maderna non sar? pi? visto come noiosissima tortura, ma sar? considerato alla stregua, per esempio, di Wozzeck. Ancora pi? che una previsione, si tratta di una speranza. Il livello culturale medio degli italiani ? assai basso, ma l?ignoranza nei confronti di certi autori mi pare uno sgarbo fatto alla sensibilit? di artisti che certo non meritano oblio o indifferenza. Uno di questi ? il gi? citato Bruno Maderna, di cui ricorre quest?anno il quarantesimo anniversario della morte, che lo colp? prematuramente (aveva cinquantatr? anni) nella citt? di Darmstadt. Il Teatro Comunale di Bologna ha saggiamente deciso di non farsi sfuggire questa ricorrenza, imbastendo una serie di interessanti iniziative volte a valorizzare la figura del compositore e direttore. Iniziative culminate con l?esecuzione, in coproduzione con il Teatro Rossini di Lugo, di ?Venetian Journal? e ?Don Perlimplin?. La prima ? il racconto che un libertino ottocentesco, tenore, fa di una sua vacanza a Venezia. Il tutto risulta una spassosa parodia del melodramma italiano e della musica in generale, a dimostrazione del fatto che anche il contemporaneo, seppur denso di cavilli teorici, pu? far ridere quanto Rossini. Il tenore Saverio Bambi ha saputo cogliere l?ironia del testo, e persino certe pecche vocali (gli acuti tutt?altro che fulminanti) sono parse funzionali a creare voluti effetti comici.
Per quanto riguarda Don Perlimplin non esito a parlare di capolavoro. Non si pu? definire altrimenti un?opera il cui testo originale appartiene alla fantasia malinconica e visionaria di quel genio che fu Federico Garcia Lorca. In pi?, l?elaborazione effettuata da Bruno Maderna non ? una mera accettazione passiva del materiale di partenza, ma una riflessione profonda su di esso, contestualizzata nel periodo storico in cui ? stata effettuata. E cos? abbiamo un Don Perlimplin ambiguo, dove il sapore spagnolo del dramma di Garcia Lorca diventa inquietudine mitteleuropea, con squarci ora infuocati ora malati, come il Bacco di Caravaggio. A recitare la parte della governate Marcolfa era Syusi Bladi, accompagnata dall?inseparabile Patrizio Roversi, lo Speaker. L?affascinante e fatale Belisa era Sonia Bergamasco, mentre Perlimplin veniva interpretato dal flauto del bravo Devis Mariotti. Ma i complimenti pi? vivi vanno fatti al Maestro Marco Angius, gi? l?anno scorso direttore di uno splendido Jakob Lenz. E? veramente necessario l?impegno di direttori interamente votati alla causa della musica contemporanea, specie se si rivelano competenti e preparati come Angius, di cui mi auspico una presenza frequente a Bologna, la quale significherebbe un positivo impegno nella proposizione di titoli a noi vicini nel tempo.
Michele Donati