Erodiade – Erodiàs

Posted by on November 3, 2017

STAGIONE TEATRALE DIEGO FABBRI 2017/18 – CONTEMPORANEO in collaborazione con Festival CRISALIDE XXIV Teatro i Erodiàs di Giovanni Testori con Federica Fracassi regia di Renzo Martinelli dramaturgia Francesca Garolla assistente alla regia Irene Petra Zani suono Fabio Cinicola luci Mattia De Pace consulenza artistica Sandro Lombardi creazione costume d’epoca Cesare Moriggi consulenza e realizzazione oggetti

STAGIONE TEATRALE DIEGO FABBRI 2017/18 – CONTEMPORANEO

in collaborazione con Festival CRISALIDE XXIV

Teatro i
Erodiàs
di Giovanni Testori
con Federica Fracassi
regia di Renzo Martinelli
dramaturgia Francesca Garolla
assistente alla regia Irene Petra Zani
suono Fabio Cinicola
luci Mattia De Pace
consulenza artistica Sandro Lombardi
creazione costume d’epoca Cesare Moriggi
consulenza e realizzazione oggetti di scena Laura Claus
con il sostegno di Next / Regione Lombardia
Turno H Venerdì 3 novembre ore 21
c/o Ex Filanda Maiani -Teatro Felix Guattari

“Jokanaan!“
Erodiàs, il più violento dei Tre Lai, inizia così, con un urlo reiterato che si fa gioco di parole, musica che parte dal nome ebraico del Battista e che giunge a poco a poco a conficcarsi nella carne lombarda dilaniata. Giovanni Testori ha dedicato a Erodiade più di un testo. Noi scegliamo Erodiàs, l’Erodiade spodestata, posseduta, ossessiva, che balbetta.
Noi partiamo dalla rabbia che smangia l’essere umano quando si trova davanti al limite, alla finitudine, quando il discorso s’incaglia e resta solo la potenza del grido. Perché affrontare Erodiàs? Che cosa rappresenta oggi questa donna
dilaniata d’amore per Giovanni Battista? Che cosa raccontano le sue parole di lussuria verso il profeta, simbolo di una religione che lei non riesce a comprendere né a definire?
Erodiàs incarna un tempo in cui la ragione non è ancora arrivata: una zona d’ombra non illuminata dalla luce dello spirito, un eterno purgatorio in cui la conoscenza/coscienza non trova spazio. Un personaggio “sottovuoto”, una figura
bidimensionale che vive dietro un vetro. Un manichino che a noi si mostra da una vetrina di sbarlusc: il suo è un mondo inevitabilmente separato dal nostro, ma ora del tutto compromesso e scardinato dall’arrivo di un Dio che si è fatto
carne: il verbum.
Sulla scena un quadro che prende vita e, al contempo, un negozio o uno schermo: l’unica dimensione in cui Eròdias può ancora sopravvivere, seppur confusa da quel conzerto e conzertino di dubbi e domande che il profeta ha in lei provocato. Non è abbastanza averlo messo a tacere con un atto cruento e blasfemo: la testa di Giovanni, separata da corpo, continua a parlarle, la provoca, le impone interrogativi a cui non trova risposta.
Erodiàs non è più l’Erodiàs che era, ormai è il Battista stesso. Di lui prende le fattezze, una maschera nella maschera, da lui prende parole che non conosce, che non stanno ancora nella sua bocca, di lui cerca segni in ogni dove.
Da lui, dall’amore per lui, nasce il suo tormento: che fare? Come andare avanti?
Questa domanda risuona. Anche oggi. Che fare di un Dio che è diventato uomo e che, come ogni uomo, può anche sbagliare? Che fare di un mondo che ha perso il suo centro? Che fare di un amore che si sapeva di carne eppure ha
l’odore dell’anima? Lo spettatore assiste. Guarda e aspetta, non può fare altro. Per l’ennesima volta vede, davanti a sé, una dicotomia senza tempo: corpo e mente, ignoranza e conoscenza, sesso e morte. Infinite declinazioni della stessa
cosa. Di una vita che cerca, non trova, e allora attende. Attende. Come se non ci fosse altra possibilità che questa.
Ma è così? Oggi, è davvero così?

TAU Teatri Antichi Uniti

Fano ex Chiesa di San Francesco | 10 agosto ore 21.30

Pierfrancesco Pisani e OffRome in collaborazione con Infinito srl

ERODIADE

di Giovanni Testori

diretto e interpretato da Iaia Forte

collaborazione alla regia Clara Gebbia e Tommaso Ragno

scena e costumi Stefania Cempini

luci Cesare Accetta

Uno spettacolo che ha raccolto grandi consensi di critica e pubblico, grazie alla interpretazione intensa e trasfigurante della Forte, riproposto in esclusiva per l’estate 2016.

A colpire Giovanni Testori nella vicenda dell’uccisione di Giovanni Battista, è soprattutto la figura di Erodiade, madre di Salomé. Nella scrittura di Testori è stata lei stessa a spingere la figlia Salomé tra le braccia di Erode e a chiederle la testa di Giovanni, colpevole di aver rifiutato il suo amore. Completamente identificata nella sua passione impossibile, Erodiade sfida il Dio carnale di Giovanni e cerca la morte in scena. I motivi di fascino di Erodiade sono racchiusi nel testo, che contiene già in sé non solo la letteratura ma il teatro stesso. La lingua di Testori, profondamente materica, fatta di odori e colori, misteriosa e musicale, ha bisogno di essere interpretata non soltanto attraverso la parola, ma anche attraverso il corpo, con passione e lucidità. Questa lingua ha inoltre il merito di disegnare un personaggio femminile complesso e a volte contraddittorio, potente e virile, innocente e corrotto al tempo stesso: un’occasione rara nel panorama drammaturgico italiano.

Alla fisicità prorompente di Iaia Forte e alla sua capacità espressiva spetta il compito di raccontare quello che Testori definisce un personaggio a metà fra un Dio astratto e quello incarnato, in continuo incontro-scontro con se stesso, con il divino, con l’amore e con il senso della vita stessa.

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