La discesa di Orfeo

Posted by on March 20, 2014

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  1. LA DISCESA DI ORFEO, DRAMMA A TINTE FORTI DI STRINGENTE ATTUALITA? AMBIENTATO IN UNA SORDIDA PROVINCIA AMERICANA.

    Tennessee Williams con la sua drammaticit? borderline ha scolpito i drammi dei singoli in un?America devastata dalle lacerazioni sociali, ritratti di una societ? votata all?omogeneizzazione scolpiti con tratti virulenti e fortemente introspettivi in cui la difficolt? di comunicazione viene talvolta sostituita dal sesso esercitato in maniera socialmente riprovevole. Il regista Elio De Capitani del Teatro dell?Elfo, mettendo in scena per la prima volta in Italia ?La discesa di Orfeo?, torna ad immergersi nel teatro di T. Williams a 19 anni da quando Mariangela Melato e il Teatro Stabile di Genova lo chiamarono a dirigere ?Un tram che si chiama desiderio?, seguito nel 2011 da ?Improvvisamente, l’estate scorsa?. La ?Discesa di Orfeo?, dopo il debutto nel 2012 al Festival dei Due Mondi, ? reduce dalle ovazioni raccolte nel 2014 al Teatro Alighieri di Ravenna e al Teatro Novelli di Rimini nella traduzione di Gerardo Guerrieri che conserva la forza cosmica della parola scenica di questo soggetto intrapreso nel 1940 e presentato in scena nel 1957 che tratta del rapporto socialmente riprovevole fra una donna matura malmaritata e un giovane musicista vagabondo. A parecchi decenni di distanza, questo testo che si allarga a una societ? chiusa, che reagisce con la violenza all?impatto migratorio, non appare per niente datato, anzi sembra scritto sull?attualit? europea. ?Fui soggiogata da questo dramma durante le esercitazioni in Accademia ed ? per me una gioia portarlo in scena? ha detto Cristina Crippa che interpreta Lady, la matura protagonista ammaliata dal bel Val, giacca di pelle di serpente in spalla e chitarra al collo. Val appartiene a quella razza perennemente in transito, come ?certi uccelli che non hanno zampe per posarsi?. E? lui, con la sua esibita anticonvenzionalit?, a convolgere un paese addormentato in cui serpeggiano malumori e odi e ad affascinarne le donne dimostrando di saper leggere a fondo nella loro anima. Il cast ? formato da 11 formidabili attori: la Crippa, Edoardo Ribatto (Val), Elena Russo Arman (Carol), Luca Toracca (Jade), Federico Vanni (sceriffo) e ancora Corinna Agustoni, Cristian Giammarini, Debora Zuin, Sara Borsarelli, Carolina Cametti, Marco Bonadei (premio Ubu under 30 per The History boys), tutti bravi e affiatati. Fra le donne vittime dello strapotere maschile, spicca la bravura di Elena Russo Arman nel ruolo Carol, ricchissima giovane deviante che nasconde sotto l?ostentata libert? sessuale l?incapacit? di ?reggere il peso di un uomo?, come l?apostrofa Val respingendola. Ci sono anche la moglie dello sceriffo che evade dipingendo e le due amiche che uccidono la noia con la maldicenza. La chitarrista Alessandra Novaga commenta personaggi e situazioni con suggestioni musicali d?epoca che, proposte in chiave atemporale, si riverberano sulla desolata periferia post-industriale e sui costumi anonimi di Carlo Sala. Val ? ?l?uomo in fuga? che suscita l?odio di uomini pronti a imbracciare le armi e a scatenare i cani verso i ?fuggischi? in una provincia foriera di disagio esistenziale. Lady, italiana immigrata con il padre ucciso in un rogo doloso che ignora essere stato capitanato dal marito Jade, di una perfidia che rasenta l?espressionismo, ? la donna vissuta e sofferente che con Val torna a sognare e a dare frutti spinta dal richiamo irresistibile della vita. Il testo diede luogo al celebre film ?Pelle di Serpente? di S.Lumet con Anna Magnani e Marlon Brando. De Capitani ha preferito ispirarsi al teatro e al cinema di Fassbinder sviluppando mel? sociale e travaglio esistenziale tra realismo, aperture oniriche e richiami al sogno barbaramente spezzato di ?Orfeo ed Euridice? usando un linguaggi meta teatrale che amplifica le voci dei personaggi con le voci ?fuori campo della citt??. Cos? gli attori entrano nella parte e ne escono per commentarla, talvolta configurandosi nell?autore del testo e il pubblico in questo modo ? attirato dentro alla scena e la osserva da fuori, una forma di lettura che non ha fatto perdere nulla del prezioso testo di Williams rappresentato tutto d?un fiato, senza pause, per non spezzare il filo della tensione costante fino alla fine, quando la tragedia annunciata si compie ed esplodono gli applausi che premiano lo sforzo mastodontico della compagnia.

    Attilia Tartagni 25.03.2014

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