La Gewandhaus Orchestra al Teatro Filarmonico di Verona.
La grande orchestra del Gewandhaus di Lipsia diretta da Herbert Blomstedt ha chiuso la XIX edizione del Settembre dell?Accademia al Teatro Filarmonico di Verona. Una esecuzione che non ha lasciato il minimo dubbio sulla irreprensibile capacit? formale e stilistica di suonare della formazione tedesca. Il concerto nella prima parte ha per? lasciato qualche perplessit? sull?utilizzo dell?orchestra, per un programma comprendente l?Ouverture dall? Oberon di von Weber e il Concerto n? 4 in re maggiore KV 218 di Mozart, invero poca cosa, quasi un?occasione sprecata (vista l?esiguit? dell?organico richiesto di appena una trentina di strumenti) per una formazione di tale organizzazione.
Per fortuna nella seconda parte del concerto ci hanno pensato la Sinfonia n? 1 di Brahms ed l?Ouverture Egmont di Beethoven (concessa come bis) a cambiare le carte in tavola. E qui ? uscita nella sua interezza la formidabile orchestra che l?anziano Blomstedt, dall?alto dei suoi 84 anni, ha condotto con una baldanza incredibile nei quattro tempi brahmsiani, dalla grandiosa introduzione in cui viene concentrata la maggior parte dei motivi, fino al monumentale finale, culmine della sinfonia con la sua suddivisione in tre sezioni.
L?orchestra del Gewandhaus ha esibito un?ammirevole precisione tecnica ed una poderosa compattezza di suono, molto duttile anche sul piano del fraseggio e delle sottigliezze timbriche. I suoi 62 archi si sono rivelati davvero una massa granitica specie nell?Allegro dove il tema squadrato e robusto esposto ha trasmesso con immediatezza il respiro libero della natura. Ma non stati per nulla inferiori i fiati con i quattro corni in grandissima evidenza. Il pubblico (teatro esaurito da settimane) ha accolto il complesso ed il suo dinamico direttore con ben dieci chiamate e con applausi ritmati.
Convincente anche la prova della bella e giovane violinista Arabelle Steinbacher, chiamata alla prova nel Mozart del Quarto Concerto, superato con slarghi sentimentali, accenti marcati ed una emotivit? a fior di pelle. (Gianni Villani)
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La Gewandhaus Orchestra al Teatro Filarmonico di Verona.
La grande orchestra del Gewandhaus di Lipsia diretta da Herbert Blomstedt ha chiuso la XIX edizione del Settembre dell?Accademia al Teatro Filarmonico di Verona. Una esecuzione che non ha lasciato il minimo dubbio sulla irreprensibile capacit? formale e stilistica di suonare della formazione tedesca. Il concerto nella prima parte ha per? lasciato qualche perplessit? sull?utilizzo dell?orchestra, per un programma comprendente l?Ouverture dall? Oberon di von Weber e il Concerto n? 4 in re maggiore KV 218 di Mozart, invero poca cosa, quasi un?occasione sprecata (vista l?esiguit? dell?organico richiesto di appena una trentina di strumenti) per una formazione di tale organizzazione.
Per fortuna nella seconda parte del concerto ci hanno pensato la Sinfonia n? 1 di Brahms ed l?Ouverture Egmont di Beethoven (concessa come bis) a cambiare le carte in tavola. E qui ? uscita nella sua interezza la formidabile orchestra che l?anziano Blomstedt, dall?alto dei suoi 84 anni, ha condotto con una baldanza incredibile nei quattro tempi brahmsiani, dalla grandiosa introduzione in cui viene concentrata la maggior parte dei motivi, fino al monumentale finale, culmine della sinfonia con la sua suddivisione in tre sezioni.
L?orchestra del Gewandhaus ha esibito un?ammirevole precisione tecnica ed una poderosa compattezza di suono, molto duttile anche sul piano del fraseggio e delle sottigliezze timbriche. I suoi 62 archi si sono rivelati davvero una massa granitica specie nell?Allegro dove il tema squadrato e robusto esposto ha trasmesso con immediatezza il respiro libero della natura. Ma non stati per nulla inferiori i fiati con i quattro corni in grandissima evidenza. Il pubblico (teatro esaurito da settimane) ha accolto il complesso ed il suo dinamico direttore con ben dieci chiamate e con applausi ritmati.
Convincente anche la prova della bella e giovane violinista Arabelle Steinbacher, chiamata alla prova nel Mozart del Quarto Concerto, superato con slarghi sentimentali, accenti marcati ed una emotivit? a fior di pelle. (Gianni Villani)