Ripresa dello spettacolo creato da Maurice Bejart e liberamente tratto da Beckett
Ne L’heure exquise i ricordi ed i rimpianti dei giorni felici
Intensa interpretazione di Carla Fracci e Misha van Hoeche
Qualche giorno fa, su questo giornale, avevamo presentato L’heure exquise, spettacolo proposto dal Teatro dell’Opera di Roma, che riprendeva una celebre realizzazione di Maurice Bejart ispirata a Giorni Felici di Samuel Beckett, con Carla Fracci e Misha van Hoeche, anticipando che si trattava di un lavoro che evoca suggestioni e ricordi.
Dopo aver assistito allo spettacolo spettacolo possiamo confermare quanto gi? detto aggiungendo che lo spettacolo ha esaltato le caratteristiche intepretative dei due ballerini-attori che ci hanno donato momenti di straordinaria e trascinante suggestione evocativa in piena sintonia con la poetica del suo creatore Maurice Bejart.
E’ la rievocazione del passato, di tutti quegli attimi e quei particolari momenti che hanno caratterizzato lo scorrere della nostra vita dove, ognuno di noi, nella propria intimit?, li ricorda con un sentimento che unisce tristezza, rimpianto e gioia per quello che ? stata la nostra esistenza e un periodo della nostra vita, ricordi ai quali non ci si pu? sottrarre
Vedere Carla Fracci interpretare magnificamente quello che Bejart ha creato per lei, soprattutto quando rievocava il passato di Winnie coi i ricordi del mondo della danza, non ha potuto non produrre in noi un senso di commozione sia perch?, crediamo, che in essi siano racchiusi buona parte dei sentimenti della stessa Fracci ma, anche, perch? ci ha fatto riflettere sul nostro passato e sui ricordi di giorni che non torneranno pi?. Alle volte basta che ci torni alla mente un piccolo inciso di una melodia per spalancare le porte dei nostri ricordi con persone, fatti, momenti e situazioni che abbiamo vissuto e, sovente, vorremmo rivivere.
Carla Fracci e Misha van Hoeche hanno avuto un grande dono da Maurice Bejart, la creazione de L’heure exquise, ed i due artisti lo hanno ricambiato con una grande interpretazione che ha esaltato le caratteristiche fondamentali di questo lavoro, un opera a met? tra teatro di prosa e balletto, con due personaggi ai quali ? affidata una scarna recitazione e dei movimenti plastici che esaltano la gestualit?, caratteristica dei due artisti.
Per quanto riguarda le altre componenti dello spettacolo di grande rilievo si ? rivelata la scelta delle musiche, effettuata dallo stesso Bejart, che ha donato allo spettacolo quel ‘pathos’ che lo ha reso felicemente unitario ad iniziare dalle due citazioni di Anton Webern dai Quattro Pezzi per violino e pianoforte op. 7 e dai Dieci Pezzi per orchestra op. 10, opere ancora non dodecafoniche ma nelle quali ? presente una estrema sintesi del linguaggio musicale molto appropriata per sottolineare le atmosfere rarefatte che evocava la rappesentazione.
Cos? come efficace era il classicismo di Mozart nelle citazioni tratte dalla sua Fantasia in do minore K475 ed il tardoromanticismo di Mahler della Sinfonia n. 4 in sol maggiore, per finire con la straordinaria melodia della canzone ‘Tace il labbro’ di Franz Lehar tratto da La vedova allegra, che ha dato il titolo al lavoro, che nella sua essenza esaltava, uniti, amore, passione e ricordo.
Lo spettacolo ? stato presentato in un nuovo allestimento con Yoko Wakabayashi che ha ripreso la coreografia originale e con le scene di Roger Bernard, i costumi di Luisa Spinatelli e le luci di Patrizio Maggi.
Al termine della recita (28 febbraio) il pubblico ha applaudito a lungo Carla Fracci e Micha van Hoecke, visibilmente soddisfatto per quanto visto. Da parte nostra, nonostante ci sarebbe piaciuto vedere lo spettacolo in un luogo meno dispersivo del Teatro Nazionale che ne consentisse maggiore coinvolgimento e concentrazione da parte del pubblico, ci associamo pienamente a questo applauso.
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Ripresa dello spettacolo creato da Maurice Bejart e liberamente tratto da Beckett
Ne L’heure exquise i ricordi ed i rimpianti dei giorni felici
Intensa interpretazione di Carla Fracci e Misha van Hoeche
Qualche giorno fa, su questo giornale, avevamo presentato L’heure exquise, spettacolo proposto dal Teatro dell’Opera di Roma, che riprendeva una celebre realizzazione di Maurice Bejart ispirata a Giorni Felici di Samuel Beckett, con Carla Fracci e Misha van Hoeche, anticipando che si trattava di un lavoro che evoca suggestioni e ricordi.
Dopo aver assistito allo spettacolo spettacolo possiamo confermare quanto gi? detto aggiungendo che lo spettacolo ha esaltato le caratteristiche intepretative dei due ballerini-attori che ci hanno donato momenti di straordinaria e trascinante suggestione evocativa in piena sintonia con la poetica del suo creatore Maurice Bejart.
E’ la rievocazione del passato, di tutti quegli attimi e quei particolari momenti che hanno caratterizzato lo scorrere della nostra vita dove, ognuno di noi, nella propria intimit?, li ricorda con un sentimento che unisce tristezza, rimpianto e gioia per quello che ? stata la nostra esistenza e un periodo della nostra vita, ricordi ai quali non ci si pu? sottrarre
Vedere Carla Fracci interpretare magnificamente quello che Bejart ha creato per lei, soprattutto quando rievocava il passato di Winnie coi i ricordi del mondo della danza, non ha potuto non produrre in noi un senso di commozione sia perch?, crediamo, che in essi siano racchiusi buona parte dei sentimenti della stessa Fracci ma, anche, perch? ci ha fatto riflettere sul nostro passato e sui ricordi di giorni che non torneranno pi?. Alle volte basta che ci torni alla mente un piccolo inciso di una melodia per spalancare le porte dei nostri ricordi con persone, fatti, momenti e situazioni che abbiamo vissuto e, sovente, vorremmo rivivere.
Carla Fracci e Misha van Hoeche hanno avuto un grande dono da Maurice Bejart, la creazione de L’heure exquise, ed i due artisti lo hanno ricambiato con una grande interpretazione che ha esaltato le caratteristiche fondamentali di questo lavoro, un opera a met? tra teatro di prosa e balletto, con due personaggi ai quali ? affidata una scarna recitazione e dei movimenti plastici che esaltano la gestualit?, caratteristica dei due artisti.
Per quanto riguarda le altre componenti dello spettacolo di grande rilievo si ? rivelata la scelta delle musiche, effettuata dallo stesso Bejart, che ha donato allo spettacolo quel ‘pathos’ che lo ha reso felicemente unitario ad iniziare dalle due citazioni di Anton Webern dai Quattro Pezzi per violino e pianoforte op. 7 e dai Dieci Pezzi per orchestra op. 10, opere ancora non dodecafoniche ma nelle quali ? presente una estrema sintesi del linguaggio musicale molto appropriata per sottolineare le atmosfere rarefatte che evocava la rappesentazione.
Cos? come efficace era il classicismo di Mozart nelle citazioni tratte dalla sua Fantasia in do minore K475 ed il tardoromanticismo di Mahler della Sinfonia n. 4 in sol maggiore, per finire con la straordinaria melodia della canzone ‘Tace il labbro’ di Franz Lehar tratto da La vedova allegra, che ha dato il titolo al lavoro, che nella sua essenza esaltava, uniti, amore, passione e ricordo.
Lo spettacolo ? stato presentato in un nuovo allestimento con Yoko Wakabayashi che ha ripreso la coreografia originale e con le scene di Roger Bernard, i costumi di Luisa Spinatelli e le luci di Patrizio Maggi.
Al termine della recita (28 febbraio) il pubblico ha applaudito a lungo Carla Fracci e Micha van Hoecke, visibilmente soddisfatto per quanto visto. Da parte nostra, nonostante ci sarebbe piaciuto vedere lo spettacolo in un luogo meno dispersivo del Teatro Nazionale che ne consentisse maggiore coinvolgimento e concentrazione da parte del pubblico, ci associamo pienamente a questo applauso.
Claudio Listanti
pubblicato Voce d’Italia
claudio.listanti@voceditalia.it