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TONI COLOTTA
Al Teatro dell?Opera di Roma tira aria di svolta. I vertici dirigenziali da poco nominati lavorano a una stagione lirica senza grandi sorprese, in attesa del messia Riccardo Muti che dal prossimo anno dovrebbe avere maggior voce in capitolo nella conduzione musicale. In questo clima ? maturato il cambio nella direzione del corpo di ballo: dal prossimo agosto si chiuder? l?opera rigeneratrice di Carla Fracci e il successore non ? stato ancora nominato, anche se ne circola gi? il nome. Ma intanto la gestione Fracci ha messo a segno un?impresa di grande significato per la fondazione lirica romana: il recupero di un balletto che fece epoca nella prima met? del secolo scorso, Il papavero rosso. Scomparso dalle scene lasciando poche tracce ? stato ricomposto con filologica accuratezza e riallestito al Costanzi , meritoriamente come una prima assoluta. Il balletto nacque nel 1927 in Unione Sovietica per celebrare il decennale della Rivoluzione d?ottobre, ma porta con s? tutta una storia del gusto e dello stile. Malgrado le esigenze propagandistiche dello stalinismo che lo determinarono, nel tempo rimasero integri i valori musicali e coreografici che l?opera esprimeva. L?autore della musica, Raymond Gli?re, rinomato per gli storici della danza, era nel solco della tradizione romantica russa e con Il papavero rosso diede forma al primo balletto drammatico sovietico creando un affresco musicale che dosava sapientemente il pathos alla ?aikovskij e Borodin, affacciandosi sulle novit? di un Prokof?ev, con escursioni nelle forme etniche e persino nel jazz. Narrava una vicenda immaginaria allora contemporanea, di attriti fra una nave russa ancorata in Cina, la rivolta degli scaricatori locali e un amore contrastato fra il comandante russo e una ballerina cinese, con finale tragico.
Tutto questo nello spettacolo dell?Opera, grazie alla ricostruzione musicale fedele di Francesco Sodini, alla coreografia densa e dinamica di Nicolay Androsov assimilata con classe da tutto il corpo di ballo e i solisti ospiti, assume la compattezza ?lastica di un dramma danzato che speriamo entri di diritto nel repertorio della fondazione. Con un suo punto di forza: l?Orchestra del Teatro dal vivo, caso raro in Italia, al meglio del suo potenziale sotto la bacchetta di Andrei Anikhanov.
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