Teatro La Fenice di Senigallia ? Stagione di prosa
A R T
ovvero tre uomini sull?orlo di una crisi di nervi
per un quadro di arte moderna.
(recita del 7 gennaio 2011)
Di Giosetta Guerra
Ti ? mai capitato di parlare con persone che, invece di rispondere ad una tua domanda, te ne fanno un?altra, che non condividono mai le tue scelte e contraddicono ogni tua affermazione, che si agganciano all?ultima tua parola per aprire un altro discorso, che estrapolano una tua frase per trattare un altro argomento, che tirano fuori i loro problemi nel bel mezzo di una conversazione o ripensano ad una tua affermazione per contestarti o per far dell?ironia e addirittura andare in collera o in depressione fino ad arrivare a mettere in dubbio la veridicit? della vostra amicizia?
A me s?. Si innesca una spirale all?infinito che non d? alcun risultato, ma ci porta semmai sull?orlo di una crisi di nervi. I risultati sono disastrosi e debilitanti nella realt?, ma a teatro tutto ci? diventa esilarante, specialmente se il testo ha la fine scrittura di una drammaturga come Yasmina Reza, attrice, e scrittrice francese, nata a Parigi l?1 maggio 1959 e gli interpreti sono attori del calibro di Alessandro Haber, Gigio Alberti e Alessio Boni, estimatore delle opere della Reza, di cui ha precedentemente portato in scena Il dio della carneficina.
Il titolo della commedia che abbiamo visto al Teatro La Fenice di Senigallia il 7 gennaio 2011 nella traduzione in italiano di Alessandra Serra e con la regia di Giampiero Solari (una produzione Nuovo Teatro srl), ? ART, opera del 1994, tradotta e rappresentata in oltre trenta lingue, per la quale a Yasmina Reza fu conferito il Premio Moli?re come miglior autore, un’opera sottile, dal ritmo incalzante e spesso esilarante, che evidenzia come un fatto del tutto banale possa scatenare contrasti e conflitti inconfessati e avvelenare anche i rapporti pi? consolidati.
Il plot prende spunto dall?acquisto di un quadro di arte moderna, che genera una diatriba sul significato dell?arte astratta tra tre amici di vecchia data, Serge, Marc e Yvan, perch? il quadro, fra l?altro molto costoso, ? una tela bianca: per Serge (Alessio Boni), un dermatologo idealista appassionato di arte contemporanea, che l?ha comprato, ? un capolavoro e manda vibrazioni con quelle righe bianche impercettibili che solo un occhio esperto pu? cogliere, per Marc (Gigio Alberti), un ingegnere aeronautico razionale e tradizionalista, ? una gran fregatura, tra questi due fuochi scoppiettanti Yvan (Alessandro Haber), un rappresentante di articoli di cartoleria che tiene molto ai suoi due amici e non vuole perderli, non sa come orientarsi, vuol fare da paciere, dando ragione ad entrambi separatamente, ma in realt? la questione sommata ai suoi problemi personali non fa che acuire la sua agitazione, che, portata in scena animosamente con esagitazione gestuale e verbale, finisce per essere l?elemento primo di comicit?.
L?azione si svolge in un salotto moderno, sobriamente arredato: in fondo e lateralmente pareti fisse sfalzate, ora bianche, ora fuxia, ora rosso corallo, ora celeste cenere, per il gioco delle luci (disegnate da Marcello Iazzetti), che differenziano le atmosfere e il carattere dei tre personaggi, anteriormente pannelli mobili per dare l?illusione dei cambi di scena e per isolare in proscenio i personaggi che pensano a voce alta.
La scenografia di Gianni Carluccio risulta leggera e luminosa, anche perch? i moduli sono fatti di una sorta di garza bianca. Anche gli abiti scelti da Nicoletta Ciccolini, sono classici ma di foggia moderna.
La precisa dizione e la naturalezza della recitazione, la padronanza scenica dei tre noti artisti, ben calati nei loro ruoli, le pause e i silenzi riempiti da sapienti espressioni del viso e da eloquenti atteggiamenti degli attori, mettono lo spettatore in condizione di non perdere neanche una battuta e di entrare nel gioco scenico dei nonsense, che, proprio perch? affrontati con seriet? e solennit? quasi filosofica, generano ironia e ilarit?. Uno spettacolo da vedere.
Il pubblico si ? divertito ed ha applaudito anche a scena aperta.
All?uscita l?immancabile codazzo di ragazze (ma anche di ?non pi? ragazze?) per cogliere ancora una volta lo sguardo ammaliatore di Alessio Boni.
Attualit?
Incontro col Puccini televisivo: Alessio Boni
“Ho voluto sapere tutto di lui”
di Giosetta Guerra
FANO (PU) – Nella sua tourn?e italiana con la pi?ce brillante Il Dio della carneficina di Yasmina Reza, Alessio Boni approda al Teatro della Fortuna di Fano. Per tre sere, dal 21 al 23 aprile 2009, la compagnia di bravissimi attori quali Silvio Orlando, Michela Cescon, Anna Bonaiuto e Alessio Boni, guidata dal regista Roberto And?, intrattiene piacevolmente il pubblico accorso numeroso. Alessio Boni, poi, nel pomeriggio del 23 incontra gli alunni del Liceo Torelli, per parlar di teatro, e qui io lo incontro per parlare del suo Puccini.
-Folgorata da Caravaggio?
-Anch?io?
-Incantata da Puccini, mi domando come faccia il giovane attore Alessio Boni ad entrare nell?anima di questi personaggi a loro modo problematici e a riprodurne persino le sembianze fisiche. Quanto c?? di tuo e quanto ? merito di truccatori, registi, costumisti ecc.
-Beh, senza dubbio l?abito e il trucco hanno un ruolo importante soprattutto per l?impatto visivo, ma per portare in scena un personaggio storico, oltre a seguire le direttive del regista, ? necessaria una profonda conoscenza della sua vita. Pertanto, prima di interpretare questi personaggi, mi sono documentato per mesi e mesi, perch? le mie conoscenze pregresse non mi permettevano di esprimere la loro interiorit?
-Certo, interpretare un noto artista del passato richiede una particolare capacit? d?introspezione e un approfondimento delle sue opere; comunque a giudicare dai risultati direi che il tuo lavoro ti ha premiato: il tuo Caravaggio e il tuo Puccini hanno una credibilit? assoluta, sia per l?aspetto fisico, sia per lo stile di vita, sia per l?espressivit? degli occhi che tradiscono ogni moto dell?anima. Cosa ti ha sostenuto in questo cimento?
-La passione e la mia propensione per la psicologia. Se non fossi diventato attore sarei diventato psicologo. Studiando Caravaggio, che mi ha appassionato, ho scoperto molte affinit? personali: entrambi bergamaschi, determinati per non dire cocciuti, coincidenza di nomi, date, luoghi. Di Puccini conoscevo Tosca, La Boh?me, Manon Lescaut, Madama Butterfly, ero anche attratto dal mondo della lirica, tant?? che ho fatto qualche piccolo ruolo di comprimario nell?Alzira e nella Lodoiska, ma, prima di affrontare il personaggio Puccini, ho voluto sapere tutto di lui: la sua vita privata, il suo rapporto con le donne, le sue passioni, le sue debolezze, le sue insicurezze, l?attrazione per l?esotismo, le sue ricerche e sperimentazioni musicali, l?ambiente musicale di allora e i rapporti che egli istitu? con le diverse culture musicali e teatrali del suo tempo. Mi sono recato nei luoghi pucciniani, ho conosciuto sua nipote Simonetta Puccini, ho respirato l?aria della sua campagna toscana, ho preso persino lezioni di pianoforte. Puccini ha esercitato un grosso fascino su di me: la dicotomia esistente tra il personaggio pubblico e il personaggio privato ha stimolato le mie velleit? psicologiche. Riguardo alle donne ho scoperto che Puccini non era il classico dongiovanni: la sua natura ipersensibile lo portava a vivere con intensit? anche un rapporto fugace, ma la sua fondamentale timidezza, direi quasi insicurezza, lo ha tenuto sempre legato ad Elvira Bonturi nonostante il suo difficile carattere e l’incomprensione che lei mostrava verso l’estro del compositore.
Insicurezza che Puccini provava ad ogni debutto delle sue opere, perch? pensava alla gente ed aveva timore dei melomani, ma esteriormente emergeva la sua signorilit? e la sua precisione sul lavoro. Ecco, entrare nelle sfaccettature del suo carattere e della sua vita mi ha pervaso di sensazioni che mi hanno permesso di entrare nel vivo del personaggio e di portarlo in scena come se fossi io il vero Puccini
-L?ho notato. La fiction purtroppo sviluppa solo alcuni aspetti della vita di Puccini, emerge la sua passione per le donne e per il fumo, ma non quella per i motori, ad esempio, presenta errori grossolani (tutti sanno che Toscanini pos? la bacchetta dopo la morte di Li? e non dopo il “Nessun dorma”)? E poi manca la sua musica?
-Due puntate sono veramente poche per un uomo di questa portata, anch?io avrei dato maggior spessore alla musica, sia per lo stato d?estasi che essa infonde sia per dare pi? rilievo al compositore che ha sperimentato tutto in campo musicale pur rimanendo attaccato a Mozart, Bach, Beethoven. Ai fini teatrali spesso molti dettagli vengono sacrificati e si predilige la vita piuttosto che l?opera.
-S?, ? vero, ma chi ama l?opera non si accontenta e chi non segue l?opera non viene istruito in modo corretto. Ci? che mi ha infastidito, poi, ? stata quella sigaretta costantemente accesa, sembrava una campagna anti fumo. Ho provato pena per te sempre circondato da una nuvola di fumo.
-E io non fumo? Infatti non sono stato in grado di tossire come un vero fumatore, per il grave disturbo alla gola che Puccini aveva avrei dovuto fare dei colpi di tosse pi? forti.
-Comunque la tua interpretazione ? stata straordinaria, e i tuoi occhi sono una potenza, cos? inquieti, cos? introspettivi, cos? comunicativi, cos? proiettati oltre la contingenza e oltre la facciata esteriore. La psicologia al servizio dell?arte ha creato un attore di talento. Bravo!
Giosetta Guerra
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Teatro La Fenice di Senigallia ? Stagione di prosa
A R T
ovvero tre uomini sull?orlo di una crisi di nervi
per un quadro di arte moderna.
(recita del 7 gennaio 2011)
Di Giosetta Guerra
Ti ? mai capitato di parlare con persone che, invece di rispondere ad una tua domanda, te ne fanno un?altra, che non condividono mai le tue scelte e contraddicono ogni tua affermazione, che si agganciano all?ultima tua parola per aprire un altro discorso, che estrapolano una tua frase per trattare un altro argomento, che tirano fuori i loro problemi nel bel mezzo di una conversazione o ripensano ad una tua affermazione per contestarti o per far dell?ironia e addirittura andare in collera o in depressione fino ad arrivare a mettere in dubbio la veridicit? della vostra amicizia?
A me s?. Si innesca una spirale all?infinito che non d? alcun risultato, ma ci porta semmai sull?orlo di una crisi di nervi. I risultati sono disastrosi e debilitanti nella realt?, ma a teatro tutto ci? diventa esilarante, specialmente se il testo ha la fine scrittura di una drammaturga come Yasmina Reza, attrice, e scrittrice francese, nata a Parigi l?1 maggio 1959 e gli interpreti sono attori del calibro di Alessandro Haber, Gigio Alberti e Alessio Boni, estimatore delle opere della Reza, di cui ha precedentemente portato in scena Il dio della carneficina.
Il titolo della commedia che abbiamo visto al Teatro La Fenice di Senigallia il 7 gennaio 2011 nella traduzione in italiano di Alessandra Serra e con la regia di Giampiero Solari (una produzione Nuovo Teatro srl), ? ART, opera del 1994, tradotta e rappresentata in oltre trenta lingue, per la quale a Yasmina Reza fu conferito il Premio Moli?re come miglior autore, un’opera sottile, dal ritmo incalzante e spesso esilarante, che evidenzia come un fatto del tutto banale possa scatenare contrasti e conflitti inconfessati e avvelenare anche i rapporti pi? consolidati.
Il plot prende spunto dall?acquisto di un quadro di arte moderna, che genera una diatriba sul significato dell?arte astratta tra tre amici di vecchia data, Serge, Marc e Yvan, perch? il quadro, fra l?altro molto costoso, ? una tela bianca: per Serge (Alessio Boni), un dermatologo idealista appassionato di arte contemporanea, che l?ha comprato, ? un capolavoro e manda vibrazioni con quelle righe bianche impercettibili che solo un occhio esperto pu? cogliere, per Marc (Gigio Alberti), un ingegnere aeronautico razionale e tradizionalista, ? una gran fregatura, tra questi due fuochi scoppiettanti Yvan (Alessandro Haber), un rappresentante di articoli di cartoleria che tiene molto ai suoi due amici e non vuole perderli, non sa come orientarsi, vuol fare da paciere, dando ragione ad entrambi separatamente, ma in realt? la questione sommata ai suoi problemi personali non fa che acuire la sua agitazione, che, portata in scena animosamente con esagitazione gestuale e verbale, finisce per essere l?elemento primo di comicit?.
L?azione si svolge in un salotto moderno, sobriamente arredato: in fondo e lateralmente pareti fisse sfalzate, ora bianche, ora fuxia, ora rosso corallo, ora celeste cenere, per il gioco delle luci (disegnate da Marcello Iazzetti), che differenziano le atmosfere e il carattere dei tre personaggi, anteriormente pannelli mobili per dare l?illusione dei cambi di scena e per isolare in proscenio i personaggi che pensano a voce alta.
La scenografia di Gianni Carluccio risulta leggera e luminosa, anche perch? i moduli sono fatti di una sorta di garza bianca. Anche gli abiti scelti da Nicoletta Ciccolini, sono classici ma di foggia moderna.
La precisa dizione e la naturalezza della recitazione, la padronanza scenica dei tre noti artisti, ben calati nei loro ruoli, le pause e i silenzi riempiti da sapienti espressioni del viso e da eloquenti atteggiamenti degli attori, mettono lo spettatore in condizione di non perdere neanche una battuta e di entrare nel gioco scenico dei nonsense, che, proprio perch? affrontati con seriet? e solennit? quasi filosofica, generano ironia e ilarit?. Uno spettacolo da vedere.
Il pubblico si ? divertito ed ha applaudito anche a scena aperta.
All?uscita l?immancabile codazzo di ragazze (ma anche di ?non pi? ragazze?) per cogliere ancora una volta lo sguardo ammaliatore di Alessio Boni.
Attualit?
Incontro col Puccini televisivo: Alessio Boni
“Ho voluto sapere tutto di lui”
di Giosetta Guerra
FANO (PU) – Nella sua tourn?e italiana con la pi?ce brillante Il Dio della carneficina di Yasmina Reza, Alessio Boni approda al Teatro della Fortuna di Fano. Per tre sere, dal 21 al 23 aprile 2009, la compagnia di bravissimi attori quali Silvio Orlando, Michela Cescon, Anna Bonaiuto e Alessio Boni, guidata dal regista Roberto And?, intrattiene piacevolmente il pubblico accorso numeroso. Alessio Boni, poi, nel pomeriggio del 23 incontra gli alunni del Liceo Torelli, per parlar di teatro, e qui io lo incontro per parlare del suo Puccini.
-Folgorata da Caravaggio?
-Anch?io?
-Incantata da Puccini, mi domando come faccia il giovane attore Alessio Boni ad entrare nell?anima di questi personaggi a loro modo problematici e a riprodurne persino le sembianze fisiche. Quanto c?? di tuo e quanto ? merito di truccatori, registi, costumisti ecc.
-Beh, senza dubbio l?abito e il trucco hanno un ruolo importante soprattutto per l?impatto visivo, ma per portare in scena un personaggio storico, oltre a seguire le direttive del regista, ? necessaria una profonda conoscenza della sua vita. Pertanto, prima di interpretare questi personaggi, mi sono documentato per mesi e mesi, perch? le mie conoscenze pregresse non mi permettevano di esprimere la loro interiorit?
-Certo, interpretare un noto artista del passato richiede una particolare capacit? d?introspezione e un approfondimento delle sue opere; comunque a giudicare dai risultati direi che il tuo lavoro ti ha premiato: il tuo Caravaggio e il tuo Puccini hanno una credibilit? assoluta, sia per l?aspetto fisico, sia per lo stile di vita, sia per l?espressivit? degli occhi che tradiscono ogni moto dell?anima. Cosa ti ha sostenuto in questo cimento?
-La passione e la mia propensione per la psicologia. Se non fossi diventato attore sarei diventato psicologo. Studiando Caravaggio, che mi ha appassionato, ho scoperto molte affinit? personali: entrambi bergamaschi, determinati per non dire cocciuti, coincidenza di nomi, date, luoghi. Di Puccini conoscevo Tosca, La Boh?me, Manon Lescaut, Madama Butterfly, ero anche attratto dal mondo della lirica, tant?? che ho fatto qualche piccolo ruolo di comprimario nell?Alzira e nella Lodoiska, ma, prima di affrontare il personaggio Puccini, ho voluto sapere tutto di lui: la sua vita privata, il suo rapporto con le donne, le sue passioni, le sue debolezze, le sue insicurezze, l?attrazione per l?esotismo, le sue ricerche e sperimentazioni musicali, l?ambiente musicale di allora e i rapporti che egli istitu? con le diverse culture musicali e teatrali del suo tempo. Mi sono recato nei luoghi pucciniani, ho conosciuto sua nipote Simonetta Puccini, ho respirato l?aria della sua campagna toscana, ho preso persino lezioni di pianoforte. Puccini ha esercitato un grosso fascino su di me: la dicotomia esistente tra il personaggio pubblico e il personaggio privato ha stimolato le mie velleit? psicologiche. Riguardo alle donne ho scoperto che Puccini non era il classico dongiovanni: la sua natura ipersensibile lo portava a vivere con intensit? anche un rapporto fugace, ma la sua fondamentale timidezza, direi quasi insicurezza, lo ha tenuto sempre legato ad Elvira Bonturi nonostante il suo difficile carattere e l’incomprensione che lei mostrava verso l’estro del compositore.
Insicurezza che Puccini provava ad ogni debutto delle sue opere, perch? pensava alla gente ed aveva timore dei melomani, ma esteriormente emergeva la sua signorilit? e la sua precisione sul lavoro. Ecco, entrare nelle sfaccettature del suo carattere e della sua vita mi ha pervaso di sensazioni che mi hanno permesso di entrare nel vivo del personaggio e di portarlo in scena come se fossi io il vero Puccini
-L?ho notato. La fiction purtroppo sviluppa solo alcuni aspetti della vita di Puccini, emerge la sua passione per le donne e per il fumo, ma non quella per i motori, ad esempio, presenta errori grossolani (tutti sanno che Toscanini pos? la bacchetta dopo la morte di Li? e non dopo il “Nessun dorma”)? E poi manca la sua musica?
-Due puntate sono veramente poche per un uomo di questa portata, anch?io avrei dato maggior spessore alla musica, sia per lo stato d?estasi che essa infonde sia per dare pi? rilievo al compositore che ha sperimentato tutto in campo musicale pur rimanendo attaccato a Mozart, Bach, Beethoven. Ai fini teatrali spesso molti dettagli vengono sacrificati e si predilige la vita piuttosto che l?opera.
-S?, ? vero, ma chi ama l?opera non si accontenta e chi non segue l?opera non viene istruito in modo corretto. Ci? che mi ha infastidito, poi, ? stata quella sigaretta costantemente accesa, sembrava una campagna anti fumo. Ho provato pena per te sempre circondato da una nuvola di fumo.
-E io non fumo? Infatti non sono stato in grado di tossire come un vero fumatore, per il grave disturbo alla gola che Puccini aveva avrei dovuto fare dei colpi di tosse pi? forti.
-Comunque la tua interpretazione ? stata straordinaria, e i tuoi occhi sono una potenza, cos? inquieti, cos? introspettivi, cos? comunicativi, cos? proiettati oltre la contingenza e oltre la facciata esteriore. La psicologia al servizio dell?arte ha creato un attore di talento. Bravo!
Giosetta Guerra