Barcelona 2024
Il Marchese di Calatrava
Alejandro López
Donna Leonora
Anna Pirozzi
Don Carlo di Vargas
Artur Ruciński
Don Alvaro
Brian Jagde
Preziosilla
Caterina Piva
Padre Guardiano
John Relyea
Fra Melitone
Pietro Spagnoli
Curra
Laura Vila
Trabuco
Moisés Marín
Mayor
Dimitar Darlev
Plamen Papazikov
A surgeon
Domingo Ramos
Lucas Groppo
Orchestra
Gran Teatre del Liceu Symphony Orchestra
Chorus
Gran Teatre del Liceu Chorus
Music
Giuseppe Verdi
Text
Francesco Maria Piave
Director
Jean-Claude Auvray
Revival director
Leo Castaldi
Conductor
Nicola Luisotti
Choreography
Terry John Bates
Sets
Paolo Ferri
Scenography
Alain Chambon
Costumes
Maria Chiara Donato
Lights
Laurent Castaingt
Musical director assistant
Luis Miguel Méndez
Scala 2024
Conductor Riccardo Chailly
Staging Leo Muscato
Sets Federica Parolini
Costumes Silvia Aymonino
Lights Alessandro Verazzi
Choreography Michela Lucenti
Fabrizio Beggi Il marchese di Calatrava
Anna Netrebko Donna Leonora
Ludovic Tézier Don Carlo di Vargas
Brian Jagde Don Alvaro
Vasilisa Berzhanskaya Preziosilla
Alexander Vinogradov Padre guardiano
Marco Filippo Romano Fra Melitone
Marcela Rahal Curra
Huanhong Li Un alcade
Carlo Bosi Mastro Trabuco
Xhieldo Hyseni Un chirurgo
La Scala 1999
Don Alvaro Jose Cura
Don Carlo Leo Nucci
Leonora Georgina Lukacs
Preziosilla Luciana D’lntino
Il Marchese di Calatrava Eldar Aliev
Padre Guardiano Giacomo Prestia
Fra Melitone Alfonso Antoniozzi
Curra Tiziana Tramonti
Conductor Riccard Muti
Regia Hugo de Ana
Firenze Maggio Musicale Fiorentino 2007
Violeta Urmana, Marcello Giordani, Carlo Guelfi, Duccio Dal Monte, Julia Gertseva, Bruno de Simone, Roberto Scandiuzzi
Conductor Zubin Mehta
Orchestra of the Maggio Musicale Fiorentino
Regia Nicolas Joel
Stage Designer Ezio Frigerio
Costume Designer Franca Squarciapino
Lighting Designer Jürgen Hoffmann
https://www.raiplay.it/video/2021/08/Opera—Don-Giovanni-38be3eb3-d13c-4b46-901c-595c273a4930.html
Napoli 1958
Renata Tebaldi Leonora Sua Figlia
Franco Corelli Don Alvaro
Giorgio Algorta Il Marchese di Calatrava
Ettore Bastianini Don Carlo di Vargas
Boris Cristoff Padre Guardián
Oralia Domínguez Preciozilla Giovane singara
Ana di Stasio Curra Cameriera
Gianni Bardi Un chirurgo
Mariano Caruso Mastro trabuco
conductor Francesco Molinari Pradelli
Regia Alessandro Brissoni
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https://metoperafree.brightcove-services.com/?videoId=6225320412001
https://ok.ru/video/1188931046005
Metropolitan 1984
Leontyne Price, Leo Nucci, Grace Bumbry, Bonaldo Giaiotti, Isola Jones, Anthony Laciura, Richard Vernon, Enrico Fissore
Conductor James Levine
Metropolitan Opera Orchestra
Regia John Dexter
Stage Designer Eugene Berman
Costume Designer Peter J.Hall
Lightning Designer Gil Wechsler
Stefano Poda regia
Dimitra Theodossiou (Leonora)
Aquiles Machado (Don Alvaro)
Vladimir Stoyanov (Don Carlo di Vargas)
Roberto Scandiuzzi (Father Superior)
Carlo Leporo (Fra Melitone)
Mariana Pentcheva (Preziosilla)
Ziyan Atfeh (Marchese di Calatrava)
Myung Ho Kim (Mastro Trabuco)
Adriana Di Paola (Curra)
Alessandro Bianchini (Mayor)
Gabriele Bolletta (A Surgeon)
Coro del Teatro Regio di Parma
Orchestra del Teatro Regio di Parma
Gianluigi Gelmetti, conductor
Parma, February 2011
Mariinsky
PRINCIPATO DI MONACO
MONTE CARLO – GRIMALDI FORUM, SALLE DES PRINCES.
Una Forza del destino che ? proprio una forza
(recita del 25 gennaio 2008)
Servizio di Giosetta Guerra
Giuseppe Verdi nelle lettere inviate il 1? marzo 1869 da Genova all?amico senatore Pirolli e all?Arrivabene, per comunicare il buon esito de La Forza del destino, andata in scena alla Scala di Milano il 27 febbraio 1869 col tenore Mario Tiberini e il soprano Teresa Stolz, definisce la Stolz e Tiberini ?superbi? e nella lettera scritta il 2 marzo all?editore francese li definisce ?sublimi?.
Gli stessi aggettivi possono essere senz?altro attribuiti a Fabio Armiliato e a Daniela Dess?, che hanno debuttato i ruoli protagonisti di Alvaro e Leonora al Grimaldi Forum, Salle des princes di Monte Carlo, Principato di Monaco il 25, 27, 29 gennaio 2008.
La sera della prima, infatti, con la Dess? e Armiliato, interpreti degni delle magiche note del grande bussetano, si sono toccate le punte pi? alte dell?arte, alle stelle ? stato l?entusiasmo del pubblico che ha chiesto il bis della ?Vergine degli angeli? e lo splendido allestimento, una coproduzione dell?Op?ra royal de Wallonie, l?Op?ra de Marseille, l?Op?ra -Th?atre d?Avignon e l?Op?ra de Vichy, ha contribuito visibilmente alla buona riuscita dello spettacolo. Le parrucche di Mario Audelio e le calzature d?epoca provenivano da Torino e da Milano.
Daniela Dess? ha meritato grandi applausi per l?espressivit? del fraseggio e l?ispirazione dell?accento, per il bellissimo colore della voce, il brillio dei centri, la solidit? dei gravi, la dolcezza delle mezze voci, per una mitica gestione del fiato e la naturale fluidit? del suono in ogni registro nel cantare un difficile ruolo di Leonora, dipanato quasi sempre sull?acuto. Musicalissima e armoniosa anche nel canto di forza, la Dess? ha creato atmosfere sospese con una linea di canto intessuta di morbidezze e di dolcissimi filati anche rinforzati grazie ad una splendida messa di voce. Ma non crediate che i meriti siano tutti della natura, perch? in primis si canta con la testa, ?? il cervello che deve guidare il canto?, dice giustamente la Dess?, e lei sa come calibrare la voce. Sempre attenta a restituire le intense sfumature psicologiche del personaggio, umile e forte nel contempo, dolente nell?addio alla sua terra, implorante nella supplica alla Vergine (magia assoluta quella ?Vergine degli angeli? a mezza voce con il suono elegante dell?arpa), tormentata nei ricordi indelebili, rassegnata nel soccombere al suo destino, il soprano ? di una grandezza irrangiungibile e la sua voce d? il brivido che dava la Callas.
Fabio Armiliato veste magnificamente i panni di Alvaro, un ruolo terribile per la voce di tenore specialmente nella seconda parte dove il canto ? pi? teso e quasi furioso, e, come Tiberini ? in nessun?opera mai ci parve pi? grande, sia dal lato del canto che dell?azione drammatica.?? ?la deliziosa romanza con cui si apre il terzo atto ? stata cantata dal Tiberini (alias Armiliato) con quell?accento di cui egli solo possiede il segreto, e con quella correttezza artistica, che lunge dallo scemare, aggiunge espressivit? all?accento?? ?Dopo la comica scena della minestra (atto IV), c?? il duetto tra baritono e tenore, quindi la grande aria della donna e finalmente il terzetto finale ? tre pezzi in cui l?odio, l?amore, la rassegnazione cristiana trovano la loro pi? alta espressione ? e in cui il Tiberini e la Stolz sono veramente sublimi per ispirazione d?accento e d?azione, assai bene secondati dal Colonnese nel duetto, dal Junca nel terzetto? (at present Armiliato, Dess?, Almanguer, Burchuladze). Non potrei trovare parole migliori di queste apparse su La Gazzetta Musicale di Milano il 3 marzo 1869 dopo la prima de La Forza al Teatro alla Scala, per definire la magnificenza di questi interpreti al Forum Grimaldi di Monte Carlo.
Armiliato, dunque, ? stato un raffinato cantante ed un sublime interprete, ha espresso la baldanza e la fierezza dell?eroe innamorato ed onesto, sensibile all?amicizia, all?amore e alla rinuncia, capace di grandi slanci sia sul piano umano che su quello spirituale, con una linea di canto omogenea, un legato ed un fraseggio accurati, un preciso scavo della parola e una voce veramente bella nel colore timbrico, morbida nel canto a mezza voce, ferma nelle note scure, luminosa nelle ampie arcate melodiche, sicura nelle proiezioni acute. E poi non va sottovalutata la sua presenza scenica.
All?altezza della bellissima composizione verdiana anche il baritono Carlos Almanguer (Don Carlos di Vargas) che ha cantato sempre sul forte ma molto bene, esibendo un mezzo vocale ampio, robusto e possente, di bel colore e di notevole spessore, insomma una voce importante ed una sicura tenuta del palcoscenico.
Splendidi il duettino col tenore, quello di Carlo e Alvaro ferito, un gioiello di limpida e serena melodia favorito da un?orchestra di morbido accompagnamento, e il terzetto finale soprano-tenore-baritono.
Tutto il cast comunque era abbastanza soddisfacente, prerogativa che non ? di tutti i teatri.
Il basso Enzo Capuano (marchese di Calatrava) ha esibito una buona voce scura di medio volume e dizione chiara, Lola Casariego, un mezzosoprano dalla voce agile e screziata, di bel timbro e di bel colore, non ha un gran volume ma ha dimostrato facilit? di accesso ai vari registri ed ? scenicamente valida nel ruolo gitano di Preziosilla, Paata Burchuladze (Padre Guardiano) ha il dono di una cavernosa voce di basso, corposa ed ampia, ma a causa di una dizione molto scandita e una linea di canto poco legata tende a rallentare e ad emettere suoni chiusi, un po? alla russa, comunque i gravi sono poderosi e fanno da contraltare ai filati delicatissimi di Leonora, quasi due personalit? a confronto; vocalmente e scenicamente versatile il buffo Roberto de Candia che ha esibito una bella vocalit?, ampia e sonora, nel ruolo di Fra Melitone, corretto il mezzosoprano Karine Ohanyan (Curra, cameriera di Leonora), ben caratterizzato Mastro Trabuco di Guy Gabelle che ha buona voce di tenore, corretti il baritono Pierre Doyen (un alcade) e il basso Roger Joakim (un chirurgo). M? preparatore dil canto Achille Lampo.
Le grandi scene corali, come i mulattieri e i contadini inginocchiati dentro l?osteria uniti in preghiera coi pellegrini che sfilano fuori campo dietro il velatino, o l?invocazione a mezza voce alla Vergine degli angeli, creano una sospensione emotiva grazie alle efficaci scelte registiche e alla magnificenza vocale dell?ottimo coro (presenti anche molti bambini), che in tutta l?opera ha fatto sentire gli effetti della potenza del canto. Formato dall?unione del Ch?ur de l?Op?ra de Monte Carlo e dal Ch?ur de l?Op?ra royal de Wallonie, ? stato preparato dal bravo M? Stefano Visconti.
Il suono dell?Orchestre Philarmonique de Monte Carlo ci ? giunto morbido e ricchissimo di colori e sfumature. La direzione di Alain Guingal ? stata fluida e quasi sempre rispettosa delle voci.
Essenziali ed appropriate erano le scene ideate da Bernard Arnould, che, insieme alla brava regista Claire Servais, ha scelto ambienti scuri, filtrati o penetrati da raggi di luce bianca o alleggeriti da un chiarore proveniente da un enorme finestrone nel fondale velato da una tenda bianca. Sipari verticalmente scorrevoli hanno sveltito i cambi e l?uso del datato ma efficace velatino ha favorito la profondit? della scena e la visione contemporanea di pi? ambienti. Dell?effetto visivo va dato merito anche al disegno luci di Olivier Wery, che ha prediletto toni chiaro-scurali di tipo caravaggesco. Belli i costumi dell?Op?ra royal de Wallonie, specialmente quelli di Alvaro. Attenta la regia con una piccola defaillance in corso d?opera: non si ? sentito il colpo di pistola lanciata a terra da Alvaro, ma si ? visto prima il malore del Calatrava poi il fumo del proiettile. Simpatico il ballo di massa con grandi mascheroni dentro l?osteria, variopinta la scena del Rataplan con quattro cannoni e i precedenti mascheroni, ben fatta la scena della minestra col popolo pressante e Melitone impaziente, originale e pregnante la scena del trapasso di Leonora, che non cade a terra come corpo morto cade, ma va verso il fondo e resta in piedi, immobile, di spalle al pubblico, davanti al chiarore del fondale con le braccia allargate: era l?icona di un angelo (l?abito bianco monacale con larghissime maniche contribuisce a creare l?immagine) nel passaggio silenzioso dalla materia allo spirito.
L?appagamento del pubblico per uno spettacolo di grande impatto ha fugato le ansie che di solito crea quest?opera, aumentate nella fattispecie, dal trovarci in una sala costruita sotto il mare.
E, dopo lo spettacolo, artisti, giornalisti (bene accolti dal capo ufficio stampa Stephan Bouteloup), personaggi del settore, tutti riuniti per il raffinato incontro conviviale, durante il quale si ? festeggiato con grande torta fiammeggiante, il compleanno di Jean Louis Granda, giovane Sovrintendente dell?Op?ra di Monte Carlo.
PUBBLICATO SU GLI AMICI DELLA MUSICA
FIRENZE – Teatro Comunale
“La forza del destino” 2^ versione.
Recita del 28-12-08
Servizio di Giosetta Guerra
Al Teatro Comunale di Firenze, saltata la prima del 25 per sciopero, dal 28 novembre al 2 dicembre 2007 si ? data l?edizione scaligera de La Forza del destino, l?opera allora debuttata dal tenore marchigiano Mario Tiberini il 27 febbraio 1869 alla Scala di Milano e per la cui interpretazione Verdi lo defin? ?superbo? (lui aveva interpretato il ruolo di Alvaro anche il 12 marzo 1865 al Teatro alla Pergola di Firenze e il 7 febbraio 1863 al Teatro Apollo di Roma, ossia l?edizione di San Pietroburgo del 1862).
Questa di Firenze non ? stata un?edizione particolarmente esaltante sul versante vocale, perch? solo la Urmana e il Coro sono stati veramente all?altezza delle situazione, mentre sul piano musicale Meta e l?orchestra sono stati grandi.
Violeta Urmana si trova molto a suo agio nel ruolo di Leonora di Vargas, di cui fa emergere il vigore tragico.
Con emissione ben calibrata, il suono melodioso e bellissimo della sua voce screziata e vellutata, di pasta morbida e sicura in ogni registro, si espande con la complicit? di un?orchestra delicata e talvolta silenziosa, la straordinaria estensione e la maestosit? vocale le permettono di avere vibrazioni ricche di armonici e di sentimento nelle grandi arcate melodiche luminosissime, filati melodiosissimi nell?acuto con eccellente messa di voce e buone risonanze nella tessitura grave. La preghiera alla Vergine degli Angeli ? un canto purissimo di disperazione e di speranza, con prodezze e filati, il suono ? pulitissimo, il sostegno del fiato ottimo, il legato eccellente. Bravissima.
La stessa luce non brilla per Marcello Giordani che, pur avendo una buona tecnica di canto, presenta molte zone oscure: la voce ? robusta nei centri, ma i gravi sono sfiorati e a volte quasi parlati, l?ascesa verso l?impervia tessitura acuta di Alvaro procede con suoni indietro, lo squillo ? un po? tirato (O tu che in seno agli angeli), la dizione ? chiara, ma non basta a fare di lui un tenore eroico, di cui non possiede n? lo squillo, n? il portamento, n? il carisma, in scena infatti Giordani ? un personaggio freddo e rigido, in contrasto col temperamento appassionato di Leonora. La partecipazione emotiva e l?uso della voce migliorano nel IV atto, tuttavia al tenore mancano la fluidit? d?emissione e la naturalezza espressiva. Il bellissimo dettino dell?amicizia, Carlo-Alvaro, risulta poco calibrato, Guelfi ha un buon mezzo vocale ampio e robusto, ma lo tiene dentro, Giordani canta sempre a gola stretta e il canto ? trattenuto.
Poco convince, infatti, in ogni senso anche il baritono Carlo Guelfi nel ruolo di Don Carlo di Vargas.
Bruno de Simone, vocalmente e scenicamente ineccepibile, conosce il suo mestiere, ha un mezzo vocale che si impone per volume, colore, estensione, intonazione, morbidezza, pulizia e sostegno del suono, ha propriet? tecnica sia del canto che della gestualit?, considera Fra Melitone quasi una macchietta per alleggerire le tensioni dei personaggi che lo circondano, ma non si lascia prendere la mano.
Roberto Scandiuzzi (Padre Guardiano), autorevole nell?accento e nella postura, ha il dono di una cavernosa voce di basso, ampia e morbida nel suono, fermo nei gravi, ma che non abbia pi? lo smalto d?un tempo si evince dagli acuti piuttosto corti e un po? ondeggianti.
Duccio Dal Monte (marchese di Calatrava) esisce una voce scura di buon volume, ma poco gradevole nel suono ed emissione poco sicura.
Julia Gertseva, nel ruolo di Preziosilla, canta chiuso ed ha dizione poco chiara, ma il colore ? bello, la voce estesa, il legato buono.
Perfino le figure di contorno sono ben definite da Verdi anche se tratteggiate con poche battute. Mastro Trabuco ha la voce chiara del tenore Carlo Bosi, Curra, cameriera di Leonora ? il mezzosoprano Antonella Trevisan, il baritono Filippo Polinelli ? un alcade, il basso Alessandro Luongo ? un chirurgo.
Il bravo e vitalissimo Coro del Maggio Musicale, preparato da Piero Monti, ? cos? ben amalgamato e compatto che sembra uno strumento, si esprime con morbidezza ed amplifica le sonorit? nelle maledizioni assecondato dal crescendo strumentale, naturalmente esegue a mezza voce col soprano la suggestiva preghiera alla Vergine degli Angeli.
Magnifico Zubin Mehta alla direzione della brava Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, delicata nei pianissimo della nota Sinfonia, cadenzata nel Rataplan, danzante e vivace nelle ballate, inquieta all?arrivo al convento, in crescendo nei grandi concertati, sfavillante e virtuosistica nella sezione archi, rispettosa delle voci dei cantanti e dei singoli strumenti, (l?acuto ottavino, il sensuale clarino, i virtuosi violini, la delicata arpa, gli squillanti ottoni, le rombanti ma non troppo percussioni) L?allestimento ? quello del Teatro “Carlo Felice” di Genova, gi? proveniente dalla Opernhaus di Zurigo con le semplici scene di Ezio Frigerio, la modesta e poco precisa regia di Nicolas Jo?l che trasporta l?opera in epoca risorgimentale, costumi di Franca Squarciapino.
Aperitivi culturali agli Antichi Forni di Macerata
Di Giosetta Guerra
Le persone che frequentano gli incontri agli Antichi Forni di Macerata si aspettano di sentire cose nuove o curiosit? sulle opere che andranno ad ascoltare.
Il 31 luglio Carla Moreni ha presentato al folto pubblico l?opera di Giuseppe Verdi ?La Forza del destino?, raccontandone la trama (che si pu? leggere ovunque) e mettendo in evidenza il carattere dei personaggi e alcune particolarit? musicali, certamente noti alla maggior parte degli astanti.
Forse poteva essere pi? accattivante parlare di ci? che accadeva alla Scala nel 1869, fuori e dentro il teatro, prima e dopo il debutto della terza edizione dell?opera in questione, degli interpreti, visto che il protagonista era marchigiano, dello stato d?animo di Verdi e dei compositori che attendevano il loro turno per l?uso del teatro, visto che uno di loro era marchigiano.
Forse Carla Moreni non sa che esiste un libro di una marchigiana dove tutto questo ? ben descritto, ma Pier Luigi Pizzi s?.
Insomma queste Marche le vogliamo valorizzare anche per ci? che ci hanno donato in passato o vogliamo farne una terra per ospiti graditi e non paganti che non metteranno piede nella nostra regione fino al prossimo invito? E noi marchigiani paghiamo, paghiamo anche per loro.
Ecco un estratto dal mio libro sul tenore marchigiano, favorito di Verdi, ?Mario Tiberini?.
Provate a vedere se appaga la vostra curiosit?, come ha appagato la mia.
Durante la cosiddetta ?settimana grassa? di carnevale1869, alla Scala di Milano ogni sera viene allestita un?opera con il teatro illuminato a giorno.
Domenica Don Carlos
Luned? Mos?
Marted? Gli Ugonotti
Mercoled? Don Carlos
Gioved? Mos?
Venerd? Don Carlos
Sabato Gli Ugonotti
Le opere si protraggono per tutta la settimana di quaresima, (Tiberini canta solo ne Gli Ugonotti, nelle altre due canta Mongini), procurando un notevole ritardo sull?allestimento della nuova opera, La Forza del destino di Verdi. Gli abbonamenti per la realizzazione di tale opera erano comunque iniziati alla fine dell?anno precedente.
Finalmente mercoled? 27 gennaio 1869 cominciano le prove de La Forza, sotto la direzione dello stesso Verdi e con un cast d?eccezione.
Ma il Maestro ? preoccupato, perch?, a causa dei troppi impegni dei cantanti, le prove sono poche. Il 5 febbraio (domenica) 1869 Verdi scrive ad Escudier da Milano:
?Caro L?on,
Sono qui da otto giorni e voleva scrivervi sempre in ogni giorno, ma nei primi giorni di prova vi ? sempre molto da fare, e non ho mai potuto farlo. Non saprei dirvi quando andr? in scena La Forza del Destino, perch? si fanno prove brevi, dovendo gli artisti cantare in questa settimana tutte le sere o D. Carlos o gli Ugonotti. Capite bene, tutte le sere! C?? da crepare cantar sempre opere di quella mole e provare il mattino?. (G. Marchesi ? Gli anni della Forza del destino, in Verdi, Bollettino dell?Istituto di Studi Verdiani, vol. II, n. 6, Parma, Istituto di Studi Verdiani, 1966).
Il 10 febbraio l?opera non ? ancora andata in orchestra e gli altri compositori, che attendono il loro turno per presentare la loro opera alla Scala, sono in fibrillazione a causa di tali ritardi.
La Commissione del Teatro alla Scala, infatti, aveva gi? inserito come opera d?obbligo nel cartellone della stagione un?opera nuova del compositore marchigiano Filippo Marchetti (1831-1902), che music? Ruy Blas nel 1869, ma il prolungarsi dei lavori per l?allestimento de La Forza del destino, la confina alla fine della stagione, l?opera andr? in scena alla Scala il 5 aprile dello stesso anno con Tiberini nel ruolo protagonista.
?Montuoro e Marchetti si sono messi l?anima in pace, giacch? volle il destino che in causa della ?Forza del destino? essi sieno forzati ad aspettare che le loro opere sieno date per ultime. Il ?Pungolo? per tranquillizzare Marchetti, dice che Tiberini ha prolungato il suo contratto, ma sino ad ora questo non ? che un pio desiderio del pubblico, che in Tiberini vede e riconosce un vero appoggio della stagione ed una balla dell?Impresa della Scala, la quale si ? addormentata e se la ?Forza del destino? ritarda di comparire, dovr? smettere le rappresentazioni, perch? Tiberini andr? via e allora non saranno pi? in tempo di riconfermarlo!? (Il Trovatore ? 4 febb. 1869 ? LA RIVISTA DELLA SETTIMANA – Firmato: IL NOVELLIERE).
Mario Tiberini ? ormai diventato un punto fermo per molti compositori e per tutti gli spettatori. La sua partecipazione a questa opera verdiana rende ancor pi? frenetica l?attesa. E finalmente il 27 febbraio 1869 alla Scala di Milano avviene il debutto de La Forza del destino presentata nella definitiva edizione riformata. (Interpreti: Mario Tiberini tenore (Don Alvaro), Ida Benza Nagy giovane mezzosoprano magiaro (Preziosilla – debutto), Luigi Colonnese baritono (Don Carlo), Marcello Junca basso (Padre Guardiano), Giacomo Rota basso (Fra Melitone), Teresa Stolz soprano (Leonora), Giuseppe Vecchi basso (il Marchese di Calatrava), Ester Neri mezzosoprano (Curra), Luigi Alessandrini basso (un alcade), Antonio Tasso tenore (Mastro Trabucco), Vincenzo Paraboschi basso (un chirurgo militare). Scene di Carlo Ferrario, pittore dei costumi Pessina. Maestro del Coro Zirillo (bravissimo). Dir. Orch. Angelo Mariani. Clarinettista Bassi. Flautista Pizzi. Regista e coordinatore: Giuseppe Verdi. 13 repliche.
Tutti i timori vengono di colpo fugati e tutte le ansie trovano appagamento nell?enorme successo ottenuto da quest?opera nuova, che fa incassare dieci mila lire.
?Tentar di ridire le emozioni vivissime che abbiam provato jersera alla Scala ? cosa impossibile. Non fu una prima rappresentazione – fu una festa dell?arte – una di quelle feste che lasciano incancellabile la loro memoria in quanti vi presero parte. Tutto il pubblico e l?orchestra in piedi, a batter le mani freneticamente, applausi con l?agitar dei cappelli, con lo sventolare in platea dei fazzoletti, e nei palchi col grido Viva Verdi.? (Il Pungolo dalla Gazzetta Musicale di Milano, n. 9; 3 marzo 1869, pgg. 66 e 67.
La sera della prima e nelle serate successive con la Stolz e Tiberini si toccano le punte pi? alte dell?entusiasmo e lo splendido allestimento dell?Impresa Bonola e Brunello contribuisce visibilmente alla buona riuscita dello spettacolo, che unisce la precisione tedesca al fuoco e al colorito italiano.
?E? vero che il solito Parravicini non pu? fare a meno di notare che, unitamente alla Benza, essi tendono a crescere rispetto al basso diapason,??ma ? anche vero che lo stesso critico riconosce che la Stolz merit? grandi applausi e che Tiberini fu sublime come attore e come cantante.? (Giorgio Gualerzi: op. cit. p. 902) ?Luigi Colonnese, la Benza, Rota, Tiberini gareggiarono a chi meglio.? (La Lombardia dalla Gazzetta Musicale di Milano, n. 9; 3 marzo 1869, p. 66). La Stolz, Tiberini e Rota risultano essere gli eroi della serata. Unanime ? il consenso della critica per il tenore Mario Tiberini.
?Tiberini si rivel? per cos? grande artista, che io dovetti chinare il capo e rinnegare le mie ingiuste prevenzioni?, scrive il critico de Il Gazzettino Rosa (28 febbraio 1869) e su Il Pungolo si legge che ?la deliziosa romanza con cui si apre il terzo atto ? stata cantata dal Tiberini con quell?accento di cui egli solo possiede il segreto, e con quella correttezza artistica, che lunge dallo scemare, aggiunge espressivit? all?accento? (Il Pungolo, dalla Gazzetta Musicale di Milano, n. 9; 3 marzo 1869, p. 68), infine La Lombardia esprime ?speciale ammirazione pel tenore Tiberini , che in nessun?opera mai ci parve pi? grande, sia dal lato del canto che dell?azione drammatica.?
Egli ottiene forti applausi nell?atto terzo per la romanza e il duettino col Colonnese e nell?ultimo atto per il duetto tenore ? baritono e il terzetto basso ? tenore ? soprano col quale si chiude l?opera. L?esecuzione della romanza del terzo atto ?da parte dell?esimio Tiberini fu all?altezza della bellissima composizione; poscia piacque il duetto di Carlo e Alvaro (ferito).? (Il Secolo, 28 febbraio 1869).
?Il duettino col baritono parve un giojello di limpida e serena melodia???Nell?atto quarto Havvi un bellissimo duetto per baritono e tenore (Colonnese e Tiberini )? ed un nuovo terzetto per soprano, tenore, e basso, che piacer? maggiormente dopo parecchie udizioni. Verdi venne gloriosamente chiamato all?onore del proscenio pi? di venti volte, ed il grand?uomo ne sembrava profondamente grato e soddisfatto??Tiberini fu sublime come attore e come cantante.? (Il Secolo dalla Gazzetta Musicale di Milano, Anno XXIV, n. 9; 3 marzo 1869, pgg. 68 e 69).
?Dopo la comica scena della minestra (atto IV), c?? il duetto tra baritono e tenore, quindi la grande aria della donna e finalmente il terzetto finale ? tre pezzi in cui l?odio, l?amore, la rassegnazione cristiana trovano la loro pi? alta espressione ? e in cui il Tiberini e la Stolz sono veramente sublimi per ispirazione d?accento e d?azione, assai bene secondati dal Colonnese nel duetto, dal Junca nel terzetto?. (Il Pungolo, dalla Gazzetta Musicale di Milano, p. 68).
?Terzo atto, fanatismo la romanza di Tiberini, due chiamate Verdi: duettino Tiberini e Colonnese, acclamatissimo, due chiamate Verdi???
Atto quarto,???fanatismo il duetto fra Tiberini e Colonnese, due chiamate Verdi. Chiamato il pittore per la scena dei dirupi?Terzetto finale fanatismo. Calata la tela, quattro chiamate Stolz, Junca, Tiberini col maestro ed un?ultima volta il maestro solo. Somma, 24 chiamate per Verdi. Esecuzione stupenda, come non si ud? forse mai alla Scala. Pubblico infanatichito. Verdi commosso tanta ovazione? . (Cosmorama, p. 69).