Betulia & Judicta

Posted by on July 30, 2010

6 thoughts on “Betulia & Judicta

  1. Pubblicato su GB Opera

    Ravenna Festival: ?Betulia liberata?? due volte
    (luglio 23, 2010)
    di Giosetta Guerra

    Ravenna Opera Festival, Teatro Alighieri
    ?BETULIA LIBERATA?
    azione sacra in due parti KV 118, su libretto di Pietro Metastasio
    musica di Wolfgang Amadeus Mozart
    (New Mozart Edition, B?renreiter Kassel)
    Ozia, MICHAEL SPYRES
    Giuditta, ALISA KOLOSOVA
    Amital, MARTA VANDONI IORIO
    Achior, NAHUEL DI PIERRO
    Cabri, BARBARA BARGNESI
    Carmi, ARIANNA VENDITTELLI
    Orchestra Giovanile ?Luigi Cherubini? ? Vienna Philharmonic Choir.
    Direttore, Riccardo Muti – M? del Coro, Walter Zeh ? clavicembalo, Speranza Scappucci
    regia, Marco Gandini – scene, Italo Grassi – costumi, Gabriella Pescucci ? luci, Marco Filibeck allestimento
    coproduzione Salzburger Festspiele,

    Ravenna Festival
    Ravenna, Sant?Appollinare in classe
    ?BETULIA LIBERATA?
    Oratorio per 4 voci, coro e strumenti, su libretto di Pietro Metastasio
    musica di Niccol? Jommelli
    (Ut Orpheus Edizioni, Bologna)
    Giuditta, LAURA POLVERELLI
    Ozia, TERRY WEY
    Carmi, DIMITRI KORCHAK
    Achior, VITO PRIANTE
    Orchestra Giovanile ?Luigi Cherubini? ? Vienna Philharmonic Choir.
    Direttore, Riccardo Muti – M? del Coro, Walter Zeh

    Ravenna, 4 e 5 luglio 2010

    Tra le riscoperte che il maestro Muti ? solito proporre a Ravenna figurano quest?anno due magnificenze musicali: Betulia liberata, azione sacra in due parti di Mozart (1771) e Betulia liberata, oratorio di Jommelli (1743), entrambe su libretto di Pietro Metastasio, che narra la liberazione per mano di Giuditta della citt? di Betulia dal tiranno Oloferne, opportunamente adattato dai compositori alle loro esigenze nel numero dei personaggi, che in quella di Mozart sono di pi?, e nella attribuzione delle parti e quindi delle arie.
    L?immagine di Giuditta con in mano la testa sanguinante di Oloferne ? stata tramandata da pittori del calibro di Donatello, Botticelli, Tiziano, Rubens, ma nel libretto di Metastasio Oloferne non compare neanche, se non attraverso il racconto di Giuditta, il tema centrale ? una disputa teologica sul politeismo e monoteismo, Betulia potrebbe rappresentare la citt? di Gerusalemme e Oloferne ricorda l?onnipotente Nabucobonosor.

    Teatro Alighieri: Betulia liberata con l?inconfondibile invenzione melodica di Wolfgang Amadeus Mozart.

    Il colorito fresco e giovanile della scrittura musicale di Betulia liberata, composta da Mozart a soli 15 anni, rispecchia il carattere di Amadeus quindicenne, che si dissocia gi? da un teatro troppo dotto e antiquato, l?orchestra ha un ruolo fondamentale, sia come controcanto alla voce nelle melodie sia come protagonista degli interludi strumentali. L?Ouvertura (= ouverture) in tre movimenti (Allegro, Andante, Presto), scritta nella scura tonalit? di re minore, preannuncia la drammaticit? della vicenda, le arie sviluppano i temi degli affetti e anche i personaggi minori hanno arie molto espressive.
    L?Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, preparata egregiamente dal M? Riccardo Muti, entra con disinvoltura nella variet? dei temi e delle dinamiche architetture musicali e restituisce la grazia dell?invenzione melodica inconfondibilmente mozartiana. L?Orchestra e il bravo Philarmonia Chor Wien, preparato da Walter Zeh, creano un suggestivo amalgama sonoro e riempiono il teatro di sublimi sonorit?. Al clavicembalo Speranza Scappucci.
    La scena si apre su un popolo di derelitti grigi e scalzi, striscianti tra moduli semicircolari inclinati, lavici e ferrigni, che girando su se stessi differenziano anche se di poco gli ambienti, oppressi da una cappa d?inquietudine, propria di un popolo assediato e prossimo alla riscossa. Tra le tuniche incolori e informi della folla spiccano i tre magnifici abiti (nero, turchese e rosso) di Giuditta, arricchiti di ori e gemme. Le masse corali formano suggestive figure d?insieme, la gestualit? dei personaggi ? molto curata e ben studiato il disegno luci. Scene di Italo Grassi, costumi di Gabriella Pascucci, regia di Marco Gandini, luci di Marco Filibeck.
    I cantanti sono giovani e sconosciuti, ma per lo pi? bravi e ben preparati. Oz?a, principe di Betulia, ? interpretato da Michael Spyres, un baritenore americano dal mezzo vocale ben timbrato nei registri medio e grave e chiaro ma corto in acuto. Affronta le lunghe e bellissime arie con dizione comprensibile, voce agile, sovracuti sicuri (?D?ogni colpa la colpa maggiore?), ha buone sonorit? in tutti i registri, ma priva dello scintillio riscontrabile nella musica la difficilissima aria del secondo atto ?Se Dio veder tu vuoi?, affrontata con poca scioltezza nella coloratura, suoni fissi e rigidi, acuti smorzati o sbiancati in falsetto, buone note gravi scure; ? un?aria troppo acuta e troppo mossa per la sua voce che manca di flessibilit? e di estensione in acuto. Cabri, capo del popolo, ? il soprano genovese Barbara Bargnesi dagli acuti luminosi e belle inflessioni mezzosopranili. Nell?aria di dolore ?Ma qual virt? non cede?, con accompagnamento orchestrale danzante, ? brava nel porgere e nell?atteggiarsi, nell?eseguire la coloratura e la messa di voce, con attacchi melodiosi e naturalezza d?emissione.
    Nelle vesti di Amital, nobile donna israelita, il soprano Marta Vendoni Iorio d? importanza all?intelligibilit? della parola, ? molto intensa nell?aria centrale ?Non hai cor?, esibisce una vocalit? flessibile nell?eseguire i trilli e nell?uso della messa di voce nell?aria ?Quel nocchier che in gran procella?, usa bene un mezzo vocale che non ? di gran peso nella toccante aria con la figura del violino ?Con troppa rea vilt??.
    Giuditta, vedova di Manasse, ? impersonata egregiamente dalla bella moscovita Alisa Kolosova, contralto e mezzosoprano dalla vocalit? importante e rara per una cantante di soli 23 anni. Il colore ? splendido, il suono ? rotondo, denso e fresco nel contempo, grazie al buon peso nella tessitura medio grave e alla luminosit? in zona acuta. Esegue con naturalezza d?emissione le agilit? della lunga aria dal carattere pastorale ?Del pari infeconda?, accompagnata da una musica carezzevole che sottolinea ed arricchisce la melodia. Nell?aria ?Parto inerme e non pavento? ? splendida nel dosare i suoni e nel modo di porgere. I lunghi recitativi accompagnati di Giuditta che racconta come ha ucciso Oloferne hanno una musica un po? sommessa, ma il ricamo strumentale pi? bello dell?aria stessa emerge nell?aria ?Prigionier, che fa ritorno?.
    Il basso argentino Nahuel Di Pierro (26 anni), nel ruolo di Achior, principe degli Ammoniti, ha un bel timbro vocale e un buon sostegno del fiato. Nell?aria ?Terribile d?aspetto?, introdotta da arcate dense e accompagnata da un ricco tessuto orchestrale in cui emerge il gioco dei violini, esibisce un buon corpo vocale, ma poca dimestichezza con la mezza voce che realizza sottovoce. Nell?aria ?Te solo adoro? il bellissimo colore si espande in sonorit? pastose e robuste, ma il cantante deve stare attento a non far sibilare la pronuncia della ?s?. Carmi, capo del popolo, ? il soprano leggero Arianna Vendittelli, la quale rivela incisivit? d?accento nel recitativo che precede l?aria ricca di pathos con musica agitata ?Quei moti che senti?, eseguita bene, con bel timbro, pulizia del suono e buoni appoggi nella zona grave.

    Basilica di Sant?Apollinare in Classe: Betulia liberata di Niccol? Jommelli.

    L?Ouvertura in tre tempi di Betulia liberata di Jommelli ? scorrevole e frizzante con suggestivi interventi dell?oboe, del corno da caccia, del cembalo, di un violino solo, della viola da gamba.
    Ogni aria ha un?introduzione di diversa natura in base agli affetti e una coda. Nella prima aria di Oz?a (?D?ogni colpa la colpa maggiore?) l?introduzione ? briosa, nell?altra pi? lunga ? prima brillante poi densa poi danzante con arricchimenti strumentali, in quella cantabile di Carmi ?Non hai cor? ? delicata e riservata agli archi, in quelle cantabili di Giuditta ? leggera e piacevole in ?Del pari infeconda? e pacata in ?Ah non pi? vi chiami il pianto?, in quella di Achior ?Te solo adoro? ? distesa e in quella di bravura di Carmi ?Quei moti che senti? ? agitatissima con arcate frizzanti.
    I recitativi sono per lo pi? sostenuti dal basso continuo, ma nei momenti pi? drammatici ? l?intera orchestra che li accompagna. Sul piano esecutivo la parte migliore dell?oratorio tenutosi nella magnifica Basilica di Sant?Apollinare in Classe ? stata l?Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, diretta dal M? Riccardo Muti, che ha fatto arrivare la bellezza della musica ad un pubblico tormentato da una cappa infernale di caldo e di afa dentro una chiesa con le porte chiuse e piena di superfari per le riprese audio-video.
    Segue a stretto giro il Philarmonia Chor Wien, preparato da Walter Zeh, un magnifico insieme di 35 elementi, che fa pochissimi interventi eppur sufficienti a far emergere la compattezza e la pienezza del suono.
    La parte meno soddisfacente ? rappresentata dai cantanti, che forse per le temperature insopportabili, forse per l?acustica poco felice dell?ambiente (nonostante la magnificenza cromatica del catino absidale della basilica, in un teatro sarebbe stato meglio), forse per l?inadeguatezza dell?opera alle loro corde vocali (occorrevano voci pi? piene e con maggior destrezza nell?articolazione delle parole) hanno solo in parte soddisfatto l?ascolto. Intanto nessuna parola ? uscita di bocca in modo comprensibile neanche nei recitativi, i suoni erano udibili in base alla veemenza di emissione. Antonio Giovannini, nel ruolo di Oz?a che richiede una voce contraltile, ? un controtenore con registro di soprano, quindi meglio chiamarlo sopranista; nonostante uno spessore modesto ed una zona centrale un po? vetrosa, il cantante ha rivelato un corretto modo di porgere, una buona estensione con bassi naturali e non costruiti di petto, pulizia e naturalezza d?emissione in zona acuta, agilit? nei trilli e nelle puntature acute (?D?ogni colpa la colpa maggiore? ?Se Dio veder tu vuoi?). Laura Polverelli, nelle vesti di Giuditta che dovrebbe essere un soprano, ? un mezzosoprano chiaro, che, nonostante la buona volont? interpretativa, non ? stata tecnicamente soddisfacente, come lo ? stata recentemente nel ?Flaminio? a Jesi. Dal fondo della chiesa dove io mi trovavo ho sentito mezze voci quasi senza suono, gravi intubati, esplosione di suoni gonfiati (?Del pari infeconda?), articolazione forzata delle sillabe nei recitativi (?Che ascolto, Oz?a?), linea di canto disomogenea, dai pianissimo quasi vuoti ai rigonfiamenti dei suoni acuti (?Udite: Appena di Betulia?). Peccato perch? la Polverelli ? una brava artista. Dimitri Korchak (Carmi), un tenore opaco dal suono impastato ?Non hai cor?, ha una voce ibrida dal brutto timbro, ma tecnicamente ? preparato nell?eseguire le agilit? (?Quei moti che senti?). Poco controllata l?emissione vocale del basso Vito Priante (Achior), che ha esibito una voce poco aggraziata nel recitativo ?Ubbidir??, mentre nell?aria distesa ?Te solo adoro? ? emerso il bellissimo colore scuro che conoscevo, una voce timbrata e vibrante, ma coperta dall?orchestra.
    L?acustica mediocre e clima da sauna? In teatro ci avremmo guadagnato tutti.

  2. Pubblicato sul blog di Giosetta Guerra
    UNA VOCE POCO FA – OPERA – MUSICA
    viernes 16 de julio de 2010
    RAVENNA FESTIVAL: BETULIA LIBERATA DUE VOLTE (JOMMELLI)

    di Giosetta Guerra

    Ravenna Festival

    Basilica di Sant?Apollinare in Classe:

    Betulia liberata di Niccol? Jommelli.
    Oratorio in sauna (5 luglio 2010)

    L?Ouvertura in tre tempi di Betulia liberata di Jommelli ? scorrevole e frizzante con suggestivi interventi dell?oboe, del corno da caccia, del cembalo, di un violino solo, della viola da gamba.
    Ogni aria ha un?introduzione di diversa natura in base agli affetti e una coda. Nella prima aria di Oz?a (?D?ogni colpa la colpa maggiore?) l?introduzione ? briosa, nell?altra pi? lunga ? prima brillante poi densa poi danzante con arricchimenti strumentali, in quella cantabile di Carmi ?Non hai cor? ? delicata e riservata agli archi, in quelle cantabili di Giuditta ? leggera e piacevole in ?Del pari infeconda? e pacata in ?Ah non pi? vi chiami il pianto?, in quella di Achior ?Te solo adoro? ? distesa e in quella di bravura di Carmi ?Quei moti che senti? ? agitatissima con arcate frizzanti. I recitativi sono per lo pi? sostenuti dal basso continuo, ma nei momenti pi? drammatici ? l?intera orchestra che li accompagna. Sul piano esecutivo la parte migliore dell?oratorio tenutosi nella magnifica Basilica di Sant?Apollinare in Classe ? stata l?Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, diretta dal M? Riccardo Muti, che ha fatto arrivare la bellezza della musica ad un pubblico tormentato da una cappa infernale di caldo e di afa dentro una chiesa con le porte chiuse e piena di superfari per le riprese audio-video.
    Segue a stretto giro il Philarmonia Chor Wien, preparato da Walter Zeh, un magnifico insieme di 35 elementi, che fa pochissimi interventi eppur sufficienti a far emergere la compattezza e la pienezza del suono. La parte meno soddisfacente ? rappresentata dai cantanti, che forse per le temperature insopportabili, forse per l?acustica poco felice dell?ambiente (nonostante la magnificenza cromatica del catino absidale della basilica, in un teatro sarebbe stato meglio), forse per l?inadeguatezza dell?opera alle loro corde vocali (occorrevano voci pi? piene e con maggior destrezza nell?articolazione delle parole) hanno solo in parte soddisfatto l?ascolto. Intanto nessuna parola ? uscita di bocca in modo comprensibile neanche nei recitativi, i suoni erano udibili in base alla veemenza di emissione.

    Antonio Giovannini, nel ruolo di Oz?a che richiede una voce contraltile, ? un controtenore con registro di soprano, quindi meglio chiamarlo sopranista; nonostante uno spessore modesto ed una zona centrale un po? vetrosa, il cantante ha rivelato un corretto modo di porgere, una buona estensione con bassi naturali e non costruiti di petto, pulizia e naturalezza d?emissione in zona acuta, agilit? nei trilli e nelle puntature acute (?D?ogni colpa la colpa maggiore? ?Se Dio veder tu vuoi?). Laura Polverelli, nelle vesti di Giuditta che dovrebbe essere un soprano, ? un mezzosoprano chiaro, che, nonostante la buona volont? interpretativa, non ? stata tecnicamente soddisfacente, come lo ? stata recentemente nel ?Flaminio? a Jesi. Dal fondo della chiesa dove io mi trovavo ho sentito mezze voci quasi senza suono, gravi intubati, esplosione di suoni gonfiati (?Del pari infeconda?), articolazione forzata delle sillabe nei recitativi (?Che ascolto, Oz?a?), linea di canto disomogenea, dai pianissimo quasi vuoti ai rigonfiamenti dei suoni acuti (?Udite: Appena di Betulia?). Peccato perch? la Polverelli ? una brava artista. Dmitri Korchak (Carmi), un tenore opaco dal suono impastato ?Non hai cor?, ha una voce ibrida dal brutto timbro, ma tecnicamente ? preparato nell?eseguire le agilit? (?Quei moti che senti?). Poco controllata l?emissione vocale del basso Vito Priante (Achior), che ha esibito una voce morchiosa e poco aggraziata nel recitativo ?Ubbidir??, mentre nell?aria distesa ?Te solo adoro? ? emerso il bellissimo colore scuro che conoscevo, una voce timbrata e vibrante, ma coperta dall?orchestra. In teatro ci avremmo guadagnato tutti.

    Publicado por Una voce poco fa en 12:35
    Etiquetas: Antonio Giovannini, Dmitry Korchak, Laura Polverelli, Riccardo Muti, Vito Priante

  3. LA ?BETULIA LIBERATA?…. E RITROVATA
    IL GRANDE MAESTRO RICCARDO MUTI RENDE ?MAGGIORE? ANCHE UN MOZART ?MINORE?
    IL TENORE MICHAL SPYRES, AUTORE DI UNA PROVA MAIUSCOLA NELLA DIFFICILE PARTE DI OZ?A.
    RAVENNA. Oz?a che crede fermamente nell?aiuto divino, l?assiro Achior che si converte, Giuditta che si professa esecutrice dei piani del Signore: ? la fede in Dio in tutte le sue sfaccettature il tema principale dell?azione sacra in due parti ?Betulia liberata?, andata in scena il 2, 4 e 6 luglio al Teatro Alighieri di Ravenna (nel cartellone di Ravenna festival 2010), scritta da Pietro Metastasio, grande drammaturgo italiano eccessivamente sottovalutato, e con la musica di un Mozart in quel tempo appena quindicenne.
    A dirigere l’orchestra un Riccardo Muti pienamente all’altezza della sua fama, che ha regalato al pubblico momenti di grande virtuosismo.
    Il libretto, che l?autore considerava, a ragione, uno dei suoi riusciti ?meno peggio?, narra la celebre storia biblica che vede protagonista Giuditta, cittadina di Betulia, la quale si offre per uccidere il nemico Oloferne salvando cos? il suo popolo sottomesso. E? chiaro che il fulcro della vicenda ? proprio l?omicidio di Oloferne, ma ? qui che Metastasio assesta la sua zampata da geniale leone: il fatto cruento avviene fuori scena, mentre il pubblico assiste a un lungo recitativo riguardante l?essenza di Dio. Tutto ci? pu? ricordare la tragedia greca, dove le morti non avvenivano mai davanti agli occhi degli spettatori, e sicuramente ? prova di grande maestria da parte del giovane Mozart che gi? a quindici anni si sapeva occupare senza problemi di complicate disquisizioni teologiche degne del miglior Sant?Agostino, dimostrando grande maturit? e, non meno importante, perfetta conoscenza della lingua italiana (non va dimenticato che Mozart era pur sempre austriaco).
    La musica del genio salisburghese, visibilmente influenzata dalla ?scuola napoletana? che allora faceva furore in tutta Europa, ? risultata non inferiore a certi capolavori di quel periodo: in essa si potevano intravedere i semi che di l? a qualche anno sarebbero cresciuti regalando al mondo le grandi opere che sono il ?Cos? fan tutte? e ?Le Nozze di Figaro?, solo per citarne alcune.
    Gi? dall?overture il tetro ?Re Minore? preannuncia tutto il Mozart che sar?: il compositore user? infatti questa tonalit? molte altre volte, per toccare i punti pi? profondi nell?animo umano, come, per esempio, in quelli che sono forse i suoi maggiori capolavori, il ?Don Giovanni? e l?estremo ?Requiem?.
    Nella compagnia di canto, tutta ben assortita, si sono distinti Alisa Kolosova, una Giuditta particolarmente efficace sia nel racconto della morte di Oloferne che nei momenti pi? toccanti, e il tenore Michal Spyres, autore di una prova maiuscola nella parte difficilissima di Oz?a.
    Nelle sue numerose e complicate arie, il giovane cantante americano ha spaziato dal lirismo quasi catartico di ?Piet? se irato sei? al virtuosismo venato di dolcezza tipicamente mozartiana in ?Se Dio veder tu vuoi?, forse la pagina pi? difficile della partitura.
    Regia riflessiva di Marco Gandini, con la suggestiva scena di Italo Grassi: il clima sostanzialmente funereo dell?oratorio di Metastasio e Mozart ? stato efficacemente restituito al pubblico anche grazie al sapiente uso delle luci, a cura di Marco Flibeck.
    Infine, il protagonista assoluto della serata, Riccardo Muti: il grande maestro ha diretto con sicurezza l?intera partitura, che nelle sue mani ha brillato.
    Particolarmente suggestivo il finale dell?opera, dove Muti riesce a ricavare dai musicisti dell?Orchestra Cherubini un suono lucente e fresco.
    Insomma, un grande plauso al direttore, cui va il merito di aver riscoperto un lavoro che, bench? sia di minor livello rispetto a quelli composti dallo stesso autore tempo dopo, si rivela piacevole per le orecchie degli ascoltatori moderni, ed ? di notevole importanza filologica per conoscere il Mozart considerato ?minore?.
    Michele Donati

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