La stagione dei teatri
Massimo Popolizio – Lino Guanciale
Ragazzi di vita
di Pier Paolo Pasolini
da giovedì 28 febbraio a domenica 3 marzo 2019
inizio ore 21, domenica ore 15.30
Teatro Alighieri – Ravenna
Spettacolo in abbonamento – Titolo fisso
Durata 1h e 45 minuti senza intervallo
Un palcoscenico nudo, pochi oggetti di scena, 19 ragazzi di vita pasoliniani, interpreti di esistenze genuine e spregiudicate, fedeltà al testo e attenzione alla parola per un teatro di grande lirismo e comunicazione. Dopo lo straordinario successo della scorsa stagione in tutta Italia, ritorna la vitalità irrefrenabile e poetica di Ragazzi di vita, creazione corale e struggente diretta da Massimo Popolizio, regista di grande competenza e inventiva – 3 premi alla regia: Premio Ubu, Premio della Critica e Premio Le Maschere, anche come miglior spettacolo – per una messinscena presa d’assalto da un pubblico entusiasta, ampio ed eterogeneo (circa 15.000 spettatori nel 2016, solo a Roma). L’energia travolgente di quel piccolo popolo di ragazzi, protagonisti del primo celebre romanzo (1955) di Pier Paolo Pasolini, affiora dalla drammaturgia di Emanuele Trevi, che ne restituisce la lingua pasoliniana riavvicinando il teatro alla letteratura e rafforzando il legame tra il teatro stesso e le radici identitarie della Città.
Protagonista dello spettacolo è Lino Guanciale, attore seguitissimo anche in televisione, e fresco del Premio Ubu 2018 come “Miglior attore” per La classe operaia va in paradiso.
Sabato 2 marzo alla sala Corelli la compagnia incontra il pubblico in dialogo con Massimo Marino, saggista e critico teatrale.
La replica di domenica 3 marzo è audio-descritta per non vedenti e ipovedenti a cura del Centro Diego Fabbri di Forlì (per informazioni tel. 0543 30244).
Il Riccetto, Agnolo, il Begalone, Alvaro, e ancora il Caciotta, Spudorato, Amerigo, sono alcuni dei “ragazzi di vita”, dalla vitalità disperata e ritratta in presa diretta nel romanzo che esplode sul palcoscenico nudo per recitare la nuda povertà delle borgate romane con la loro dolcezza furiosa, la loro impulsiva esplorazione del mondo. Un brulichio di voci e corpi che parlano in romanesco e trascorrono le loro giornate alla ricerca di qualche lira e nuovi passatempi. «In queste scene – racconta Emanuele Trevi – prevalgono una marcata gestualità e il parlato romanesco, o meglio quella singolare invenzione verbale, di gusto espressionista e non neorealistico, che Pasolini stesso definiva una lingua inventata, artificiale. Non è insomma la lingua in cui parlano effettivamente i “ragazzi di vita”, ma la loro lingua come viene percepita dal “narratore”, che è un uomo diverso da loro (interpretato da Lino Guanciale), e in tutti i sensi uno straniero». Una lingua carnale, lirica, in azione, una lingua espressionista, che attinge dalla lingua reale delle borgate frequentate dall’autore al suo arrivo a Roma, nel 1950, carico del dolore causato dalla radiazione dal Pci, dall’allontanamento dall’insegnamento in una scuola media, dalla separazione dall’amato Friuli della giovinezza.
A guidare il vasto repertorio di personaggi in questo affresco dove le vicende si alternano suddivise in diversi episodi e archi temporali, è la regia di Massimo Popolizio che ci porta “dentro” le giornate dei giovani sottoproletari. Racconti di vite con cui ci restituisce la loro generosità e la loro violenza, il comico, il tragico, il grottesco di uno sciame umano che dai palazzoni delle periferie si sposta verso il centro. «I “ragazzi” di cui parla Pasolini sono persone che lottano con la quotidianità – spiega il regista. Una vitalità infelice, la loro, e la cosa più commovente in quest’opera è proprio la mancanza di felicità. I “ragazzi di vita”, più in generale, sono un popolo selvaggio, una squadra, un gruppo, un branco di povere anime perdute ritratte nei dettagli del testo, “cammini con le scarpe scarcagnate a viso in giù… se ne sta appeso così, con gli occhi scintillanti come du’ cozze”».
Ma dal ritratto bisogna togliere la sociologia, il riferimento nostalgico a un popolo inurbato che Pasolini osservava già sul crinale della sua scomparsa. C’è la figurazione di qualcuno che non c’è più nella realtà, ma che esiste attraverso il teatro, nel corpo dell’attore, che è l’unica attualizzazione possibile. Non si tratta di ricreare l’emozione del bianco e nero di Accattone, quell’emozione è semplicemente inimitabile, bisogna crearne un’altra. «Così come bisogna guardarsi da quell’altro errore – prosegue Popolizio – che è la cosiddetta “riattualizzazione”. Ragazzi di vita è un romanzo intriso di musica, anzi di canto e di canzoni. E sulla nostra scena si canta in continuazione. Siamo in quell’aria, in quell’aere, che la voce di Claudio Villa ha depositato nel tempo, che a Roma è stato quasi un modo di atteggiarsi nella vita, prendendosi in giro».
Su tutti, a fare da tessuto connettivo tra le storie del romanzo, la figura del narratore che si aggira come uno “straniero” in visita a rendere possibili e visibili tutte le scene, Lino Guanciale. Un osservatore che a tratti si fa mediatore fra noi che guardiamo dalla platea e la vita che si stende sull’immenso palcoscenico vuoto. «Da una parte ci sono i ragazzi immersi in quello che fanno, e incapaci di vedere oltre alle immediatezze che li tengono impegnati – continua Emanuele Trevi –. Dall’altra c’è questo straniero che li spia, e che a differenza di loro vede tutto, parla di Roma come se la sorvolasse come un uccello rapace o un drone. Ma non si accontenta di rimanere lassù. È attratto dal basso, dove brulicano le storie. E in queste storie è sempre presente, perché è lui a farle iniziare, a colmarne le reticenze, a rimetterle in carreggiata quando i loro protagonisti sembrano dimenticarsi di quello che stavano facendo e dicendo».
LA LINEA DEL TEATRO – GIOVEDÌ 28 FEBBRAIO
Ravenna Teatro offre ai residenti delle Circoscrizioni Nord e Sud del Comune e Alfonsine l’opportunità di assistere agli spettacoli de La stagione dei teatri usufruendo di un servizio di navetta, per dare una possibilità in più di partecipazione a uno degli appuntamenti culturali della città. Dal risvolto sia pratico che sociale, il servizio navetta vuole raggiungere e coinvolgere una fascia di età varia ed eterogenea, con un particolare pensiero agli studenti e ai ragazzi. Questo viaggio sarà l’occasione di un farsi comunità, incontro tra cittadini che condividono la passione per il teatro e che saranno accompagnati presentando lo spettacolo in programma e illustrandone i temi e gli autori. Per informazioni su come partecipare: Ravenna Teatro tel. 0544 36239
Ragazzi di vita
di Pier Paolo Pasolini
drammaturgia Emanuele Trevi
regia Massimo Popolizio
in scena Lino Guanciale
e Sonia Barbadoro, Giampiero Cicciò, Verdiana Costanzo, Roberta Crivelli, Flavio Francucci, Francesco Giordano, Lorenzo Grilli, Michele Lisi, Pietro Masotti, Paolo Minnielli, Alberto Onofrietti, Lorenzo Parrotto, Silvia Pernarella, Elena Polic Greco, Francesco Santagada, Stefano Scialanga, Josafat Vagni, Andrea Volpetti
produzione Teatro di Roma-Teatro Nazionale
sabato 2 marzo – ore 18 – Sala Corelli del Teatro Alighieri
La compagnia incontra il pubblico in dialogo con Massimo Marino, saggista e critico teatrale