Kepler – 452

Posted by on April 10, 2019

UN ALTRO TEATRO Il TEATRO DIEGO FABBRI di FORLÌ presenta la Stagione di teatro contemporaneo realizzata in collaborazione con Città di Ebla/Ipercorpo 2019 La Stagione Teatrale 2018/19 del TEATRO DIEGO FABBRI di FORLÌ – che ha segnato l’ingresso di Accademia Perduta/Romagna Teatri a fianco dell’Amministrazione Comunale nell’organizzazione e gestione delle attività teatrali – prosegue nel

UN ALTRO TEATRO
Il TEATRO DIEGO FABBRI di FORLÌ

presenta la Stagione di teatro contemporaneo realizzata
in collaborazione con Città di Ebla/Ipercorpo 2019

La Stagione Teatrale 2018/19 del TEATRO DIEGO FABBRI di FORLÌ – che ha segnato l’ingresso di Accademia Perduta/Romagna Teatri a fianco dell’Amministrazione Comunale nell’organizzazione e gestione delle attività teatrali – prosegue nel suo obiettivo e impegno di consolidare, accrescere e valorizzare il Teatro come un punto di riferimento centrale nella vita culturale della città.
Conclusa la prima parte di Stagione, e con essa i cartelloni di Prosa, Danza, Moderno, Comico, il Teatro Diego Fabbri allarga ora il suo dinamismo e i suoi orizzonti con il lancio di una nuova sfida: UN ALTRO TEATRO, la stagione di teatro contemporaneo, costruita e realizzata in collaborazione con Città di Ebla/Ipercorpo 2019.
UN ALTRO TEATRO è un ulteriore passo nella volontà di aprire il sipario a tutte le possibili forme della rappresentazione, espressione di un lavoro culturale che qualifichi il Diego Fabbri quale “progetto totale”; un progetto che fino a oggi il pubblico forlivese ha dimostrato di volere appoggiare con l’auspicio che quel pubblico possa ulteriormente ampliarsi in un pieno riconoscimento del Diego Fabbri quale teatro d’arte di tutti e per tutti.
L’intera Stagione Teatrale 2018/19 del Teatro Diego Fabbri – realizzata grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì – è stata contraddistinta da importanti e inedite collaborazioni (ne sono esempi quella con la Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto per il cartellone Danza o quella con Luxury Living Group per il restyling del Ridotto). Naturale è stato pertanto il coinvolgimento di Città di Ebla/Ipercorpo 2019, che del teatro contemporaneo è realtà importante e affermata, per tracciare questo nuovo percorso.
UN ALTRO TEATRO ospiterà alcuni dei più pregevoli artisti di caratura nazionale e internazionale, in grado di proporre visioni e ascolti attraverso la danza, la poesia, la scena che si fa soggetto pittorico, le forme più interessanti della nuova drammaturgia. Un teatro che è dunque avventura all’interno dei mezzi espressivi e avventura all’interno di se stessi. Avventura nello spazio-tempo e nella scena allusiva, virtuale, reale del futuro.
I protagonisti di questa avventura: Societas Raffaello Sanzio e Istituto di Ricerca di Arte applicata Societas cui è affidata l’inaugurazione – a ingresso gratuito – lunedì 15 aprile; La Corte Ospitale e Danio Manfredini; Teatro Koreja e la Compagnia Teatropersona di Alessandro Serra; Kepler-452 e Nicola Borghesi; Teatro Valdoca e Mariangela Gualtieri.

GLI SPETTACOLI

L’appuntamento inaugurale di UN ALTRO TEATRO è affidato a Societas Raffaello Sanzio e Istituto di Ricerca di Arte applicata Societas con Scritto di presentazione di “All’inizio della città di Roma” – Ballo con gli Attori del Corso di Alta Formazione “Il ritmo drammatico” con coreografia firmata da Claudia Castellucci.
La coreografia chiama in causa l’inizio di una delle più estese civiltà europee: quella romana.
L’accento, però, è posto sugli albori di un vivere sociale organizzato e non sull’enfasi della conquista territoriale successiva. È qui posta in luce, in termini coreografici, dunque in base a movenze, tragitti e atteggiamenti, la necessità di conoscere il comportamento umano naturale e di porre regole di rispetto verso le persone e le cose in base a un accordo stabile e imparziale. Le decisioni essenziali che originano alcuni moti dell’agire sociale, soprattutto quelli che contraddistinguono le forme iniziali della vita in comune sono qui ripercorse in base a scansioni ritmiche e schematiche di una danza, che sarebbe preferibile chiamare ‘ballo’, per il suo richiamo folklorico di movimento collettivo e comunitario (lunedì 15 aprile ore 21 – ingresso gratuito).
Vocazione de La Corte Ospitale, ideato e diretto da Danio Manfredini, è il viaggio di un artista nelle sue paure, desideri e consapevolezze legati alla pratica del suo mestiere. L’artista prende ispirazione da frammenti di opere teatrali dove protagonisti sono gli attori di teatro e da frammenti del suo stesso repertorio di autore.
Nel microcosmo del palcoscenico, ritrova nella condizione di altri attori che prima di lui hanno preso la strada del teatro, l’inquietudine dell’uomo: paura del fallimento, della follia, desiderio di evasione, domande sulla propria motivazione, vocazione, paura di perdersi nelle dinamiche relazionali umane, di buttare uno sguardo verso il momento del proprio tramonto e il momento dell’addio alla propria passione (venerdì 19 aprile ore 21).
Frame, terzo appuntamento di UN ALTRO TEATRO portato in scena da Teatro Koreja – in co-produzione con Compagnia Teatropersona – e ideato e diretto da Alessandro Serra, si ispira all’universo pittorico di Edward Hopper. Ogni sua opera è stata trattata come un piccolo frammento di racconto dal quale distillare figure, situazioni, parole. Una novella visiva senza trama e senza finale, una porta semiaperta per un istante su una casa sconosciuta e subito richiusa. Di Hopper interessa la capacità di imprimere sulla tela l’esperienza interiore. Ricrearla in scena. Farla vedere, anche solo per un istante. Nei suoi quadri non vi è alcuna intenzione morale o psicologica, egli semplicemente coglie il quotidiano dei giorni. Opere straordinarie compiute attraverso l’ordinario.
Quanto più consuete sono le ambientazioni, abitate da figure semplici, tanto più si rivela la magia del reale… (martedì 30 aprile ore 21).
Dopo Il giardino dei ciliegi – Trent’anni di felicità in comodato d’uso, si rinnova la collaborazione tra ERT Fondazione e Kepler–452 con la nuova produzione F. Perdere le cose, regia di Nicola Borghesi, una seconda foto mossa scattata lungo la via Emilia dalla compagnia bolognese.
Se nel Giardino dei ciliegi la perdita riguardava un luogo fisico, in questo secondo spettacolo lo smarrimento si fa più ampio, pervasivo. Il fulcro del lavoro di Kepler-452 è, da sempre, il rapporto con la realtà e con i cosiddetti “attori-mondo”, non professionisti del teatro coinvolti sulla scena non in virtù delle loro abilità teatrali, ma in quanto portatori di un mondo, di una storia.
F. Perdere le cose è una nuova indagine intorno a una biografia e un nuovo tentativo di coinvolgere sul palco il protagonista della storia. F., infatti, è un protagonista che non può entrare in scena, che non può nemmeno essere nominato per intero, ma indicato da una sola iniziale puntata: F., appunto.
F. è una storia che nasce da un incontro avvenuto ai margini del tessuto urbano, là dove tende a sfrangiarsi, a farsi rarefatto e oscuro (domenica 12 maggio ore 21).

L’ultimo appuntamento in programma sarà Bello Mondo del Teatro Valdoca, rito sonoro di e con Mariangela Gualtieri. In Bello Mondo la Gualtieri cuce versi tratti da Le giovani parole (Einaudi) e da raccolte precedenti, al fine di comporre una partitura ritmica che passa dall’allegretto al grave, dall’adagio fino al grande largo finale, col suo lungo e accorato ringraziamento al bello mondo, appunto, con la sua ancora percepibile meraviglia. La natura e le potenze arcaiche della natura son in primo piano, con un io in ascolto delle minime venature di suono, con un tu al quale vengono rivolte parole d’amore, senza tuttavia trascurare la fatica del tenersi insieme. Una sezione particolarmente intensa è dedicata alla madre, in uno scambio in cui i ruoli sbiadiscono e si invertono, in uno sbigottimento di fronte all’inspiegabile disimparare il mondo, allo scolorire dei connotati nella feroce e dolce vecchiaia, al suo insegnamento (martedì 21 maggio ore 21).

La stagione dei teatri

Kepler – 452
Il giardino dei ciliegi
Trent’anni di felicità in comodato d’uso

venerdì 16 novembre 2018
ore 21

Teatro Rasi – Ravenna
Spettacolo in abbonamento – Titolo a scelta

Per sopraggiunti impegni di uno dei protagonisti dello spettacolo, Il giardino dei ciliegi sarà rappresentato solo venerdì 16 novembre (invece che il 15 e il 16 come annunciato)

La stagione dei teatri 2018/19 prosegue con una nuova produzione di Emilia Romagna Teatro Fondazione, un’opera della giovanissima compagnia di ricerca bolognese Kepler – 452. Il gruppo ha condotto, con le pagina di Cechov in pugno, un’indagine sugli sgomberi a Bologna, entrando nelle vite di chi, come la famiglia Bianchi, perde un luogo dell’anima a causa di certe politiche abitative. E poi ha concepito un lavoro teatrale in cui i protagonisti reali della vicenda, Annalisa e Giuliano, sono in scena con gli attori. La prossimità tra gli “sfrattati” di Cechov e quelli del nostro tempo pone tutti quanti, anche gli spettatori, di fronte all’esercizio sordo dell’essere cacciati via dalla propria esistenza.

Lo spettacolo nasce dall’incontro tra i componenti di Kepler-452 (Nicola Borghesi, Paola Aiello ed Enrico Baraldi) con due personaggi “immaginari” realmente esistenti, Giuliano e Annalisa Bianchi, ossia Ljuba e Gaev.
Nel dramma Anton Čhecov immagina che in un anno non definito di fine Ottocento il giardino dei ciliegi di Ljuba e Gaev, proprietari terrieri nella Russia prerivoluzionaria, vada all’asta per debiti insieme alla loro casa. Ad acquistarlo è Lopachin, ex-servo della gleba arricchitosi dopo la fine della schiavitù, rampante rappresentante della borghesia in ascesa. Il centro del dramma è la scomparsa di un luogo magico, profondamente impregnato delle vite di chi lo abita, che in questa rilettura dell’opera di Čechov diventa il luogo della coppia.

Nicola, Paola ed Enrico hanno cominciato così, come sono soliti fare, a sbirciare nelle pieghe della loro città, Bologna, alla ricerca del loro Giardino dei ciliegi. «Tra i moltissimi incontri che abbiamo fatto nel corso della nostra indagine – racconta la compagnia − ce ne è stato uno che ha cambiato definitivamente il corso delle prove e, inaspettatamente, delle nostre vite: quello con Giuliano e Annalisa Bianchi, che per trent’anni hanno vissuto in una casa colonica concessa in comodato d’uso gratuito dal Comune nella periferia di Bologna. Giuliano e Annalisa Bianchi per trent’anni si sono occupati di due attività principali: il controllo della popolazione dei piccioni e l’accoglienza di animali esotici o pericolosi. Si attiva così un ménage strano, marginale, meraviglioso: convivono in casa Bianchi babbuini, carcerati ex 41-bis in borsa lavoro, una famiglia rom ospite, boa constrictor. Trent’anni, come ci dicono Giuliano e Annalisa, di pura felicità».
Finché nel 2015 si avvicina il momento dell’apertura, proprio di fronte al loro giardino dei ciliegi, di un grande parco a tema agroalimentare. In coincidenza con l’avvicinarsi dell’apertura del parco i Bianchi ricevono un avviso di sfratto. La magia di questo contemporaneo Giardino dei ciliegi – gli animali, le relazioni, gli affetti – cessa improvvisamente di esistere in una mattinata di settembre. Una storia così lontana nel tempo e nello spazio da quella di Gaev e Ljuba eppure così simile nella sua essenza.
Nicola, Paola ed Enrico hanno trascorso molto tempo con i Bianchi, cercando di capire che cosa fosse successo e quale sia la loro posizione rispetto alla vicenda che li ha travolti, provando a innamorarsi senza perdere la lucidità. Dopo un lungo corteggiamento sono riusciti a convincerli ad andare in scena, a vestire i panni di Ljuba e Gaev e a raccontare, insieme agli attori, la storia dello sgombero e del loro incontro.
Il giardino dei ciliegi. Trent’anni di felicità in comodato d’uso vuole essere un’indagine su dove oggi si sia posata la dialettica tra illuminismo e magia, tra legge e natura, e su dove ci troviamo noi. Forse, più semplicemente, è la storia di un incontro.

Il giardino dei ciliegi

Trent’anni di felicità in comodato d’uso
ideazione e drammaturgia Kepler – 452 (Aiello, Baraldi, Borghesi)
regia Nicola Borghesi
con Annalisa e Giuliano Bianchi, Paola Aiello, Nicola Borghesi, Lodovico Guenzi
regista assistente Enrico Baraldi
assistente alla regia Michela Buscema
luci Vincent Longuemare
suoni Alberto “Bebo” Guidetti
scene e costumi Letizia Calori
video Chiara Caliò
foto Luca Del Pia

produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione

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