TEATRO MASINI di FAENZA – Stagione 2018/2019:
un’offerta culturale “totale” di percorsi artistici plurali, innovazione e
tradizione, proposte di qualità, importanti artisti e… “Prime” nazionali!
“Il teatro è un mondo a parte, è una miriade di mondi. In quei mondi, un uomo può avere tutto quello che immagina” (Kathe Koja). Un mondo a sé e mille mondi insieme dove c’è vita, fantasia, sogno, realtà e poesia. Il teatro trasporta altrove, emoziona, arricchisce, fa commuovere, ridere, riflettere, sognare, crescere.
Con il rinnovato rapporto di Convenzione tra l’Amministrazione Comunale di Faenza e Accademia Perduta/Romagna Teatri per la Direzione Artistica, organizzazione, gestione delle Stagioni del TEATRO MASINI, si prosegue nell’obiettivo di affermare, consolidare e accrescere il polo culturale “Masini” come riferimento per la città, un luogo sempre aperto, vivo e vissuto da un pubblico vasto ed eterogeneo.
Partendo da un contenitore di monumentale splendore architettonico, riconosciuto a livello internazionale (si ricorda che il Masini è inserito nella European Route of Historic Theatres, la rete dei 120 Teatri storici più belli e importanti d’Europa), l’impegno congiunto dell’Amministrazione Comunale e Accademia Perduta/Romagna Teatri è sempre stato quello di proporre dei “contenuti” che “parlassero” all’intera comunità, tracciando tanti e diversi percorsi artistici, sempre in divenire, votati all’ospitalità di espressioni ad ampio raggio dello spettacolo dal vivo e, con gli spettacoli realizzati da Accademia Perduta, consolidare il Masini quale Centro di Produzione di rilevanza nazionale e internazionale.
Forte dei consensi e dei successi che hanno caratterizzato ogni precedente anno di attività, l’offerta culturale del Teatro Masini per la Stagione 2018/2019 cercherà di essere “totale”, portando sul palcoscenico numerosi cartelloni tematici, proposte di elevata qualità (alcune delle quali presentate a Faenza in “Prima” nazionale), artisti di importante statura nel panorama teatrale italiano, poetiche tanto tradizionali quanto innovative.
Nello specifico, la Stagione 2018/2019 del Teatro Masini, realizzata grazie al sostegno di Tampieri Group, Crédit Agricole, Shopping Center La Filanda/Conad e S.F.E.R.A. Società Farmacie Emilia Romagna Associate, sarà modulata nelle rassegne di: Prosa, Comico, Teatro Ragazzi (Favole nella domeniche pomeriggio e Teatro Scuola in matinée), Danza in collaborazione con Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto, Operetta, Contemporaneo, spettacoli Fuori Abbonamento e, in collaborazione con Emilia-Romagna Festival e Scuola Comunale Sarti, Musica.
Non meno attivi saranno i bellissimi e accoglienti spazi del Ridotto, pronti ad ospitare gli Incontri con gli Artisti, la rassegna Al Ridotto dedicata alla ricerca teatrale, intesa come espressione di una contemporaneità che si racconta ai suoi contemporanei e, per il terzo anno, Il Cinema della Verità, percorso dedicato al documentario d’autore che sarà presentato nella seconda parte di Stagione.
Il cartellone di Prosa sarà inaugurato dalla “Anteprima” nazionale di A testa in giù, commedia diretta da Gioele Dix e interpretata da Emilio Solfrizzi e Paola Minaccioni. A seguire sfileranno sul palcoscenico del Masini: Claudio Casadio e Brenno Placido, tra i protagonisti di La Classe, nuova co-produzione di Accademia Perduta/Romagna Teatri; Veronica Pivetti nella commedia musicale Viktor und Viktoria; Alessandro Benvenuti ne L’Avaro di Molière, Massimo Dapporto nel drammatico Un momento difficile di Furio Bordon; il Teatro dell’Elfo ne L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde e Lino Guanciale in La classe operaia va in paradiso, rilettura 4teatrale dell’omonimo film di Elio Petri.
Gli interpreti e le compagnie della rassegna di Prosa saranno anche protagonisti degli Incontri con gli Artisti, che avranno luogo, a ingresso gratuito, presso il Ridotto del Masini.
Il cartellone di Teatro Comico vedrà alternarsi in scena Alessandro Bergonzoni, Ivano Marescotti, Gabriele Cirilli e Teresa Mannino oltre al consueto appuntamento, fuori abbonamento, con la serata finale del concorso Faenza Cabaret – Premio “Alberto Sordi”, organizzato dall’Associazione Cultura e Sport “I Fiori”, giunto alla XVI edizione.
Uno speciale occhio di riguardo sarà come sempre rivolto al pubblico più giovane e alle famiglie: la rassegna domenicale delle Favole proporrà sei spettacoli tratti da fiabe e racconti tradizionali e molto popolari, contraddistinti da quella poesia e quell’originalità che qualificano il teatro per ragazzi italiano come uno dei migliori a livello europeo. Tra i titoli: Il vecchio e il mare, Zuppa di sasso, I Love Frankenstein, Sogno, L’albero di pepe e La Regina delle nevi. La rassegna ospiterà anche uno speciale evento “fuori abbonamento”: La gallinella rossa, una produzione di Accademia Perduta/Romagna Teatri realizzata dalla compagnia Tanti Cosi Progetti, organizzato in collaborazione con ENPA per beneficenza: il ricavato sarà infatti devoluto a favore al canile di via Righi “Il rifugio del cane”. Le proposte per il giovane pubblico saranno poi completate dall’ampia selezione di proposte per le Scuole e gli studenti di ogni ordine e grado della città.
Il cartellone dedicato alla Danza, quest’anno realizzato con la collaborazione di Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto, porterà a Faenza diverse espressioni dell’arte coreutica: dalla danza contemporanea di Aterballetto e Compagnia Abbondanza Bertoni al balletto neoclassico di Eko Dance Project, fino al circo/danza della francese Compagnie Libertivoire.
Le tradizionali Operette proporranno al loro affezionato pubblico alcuni “pilastri” del repertorio operettistico internazionale: Il paese dei campanelli della Compagnia Teatro Musica Novecento, Kiss me, Kate, nuova produzione di Corrado Abbati e Al Cavallino bianco con Elena D’Angelo.
La nuova edizione dei Protagonisti sarà composta da quattro appuntamenti con artisti del calibro di Federico Buffa, Davide Enia, Enzo Iacchetti e Simone Cristicchi che si confronteranno con drammaturgie originali, a volte leggere a volte impegnate, per mostrare uno spaccato di prospettive “altre” che il teatro moderno può offrire quando si confronta e affronta la Storia o la quotidianità.
L’innovazione e la ricerca della rassegna Al Ridotto saranno delineate dai nuovi spettacoli di Roberto Anglisani, sublime narratore contemporaneo, Tonio De Nitto, regista di Il Misantropo di Molière e della compagnia Factory Transadriatica e Teresa Ludovico del Teatro Kismet in Anfitrione.
La Stagione 2018/2019 del Teatro Masini sarà infine impreziosita da uno speciale appuntamento “fuori abbonamento”: The Harlem Spirit of Gospel Choir e Antony Morgan trascineranno il pubblico faentino in un magico concerto natalizio (21 dicembre alle ore 21) con i ritmi coinvolgenti e le più potenti e migliori voci del panorama gospel statunitense.
PROSA
Ad alzare il sipario sulla nuova Stagione di Prosa del Teatro Masini sarà l’Anteprima nazionale di A testa in giù, commedia di Florian Zeller, interpretata da Emilio Solfrizzi e Paola Minaccioni per la regia di Gioele Dix. Daniel invita a cena, contro il consiglio di sua moglie, Patrick suo migliore amico e la sua nuova partner Emma. Emma, giovane e carina, provoca una tempesta negli animi dei commensali, scuotendo le loro certezze, risvegliando frustrazione, gelosia e invidia. Una commedia originale in quanto il pubblico sarà testimone dei pensieri dei personaggi che parlano in disparte.
Grande gioco di attori che svelano – con la tecnica del doppio linguaggio – una verità comica, crudele e meravigliosamente patetica (dal 5 al 7 ottobre ore 21).
Seguirà La Classe, spettacolo impegnato in questa Stagione Teatrale nella sua prima tournée nazionale e frutto della co-produzione di Accademia Perduta/Romagna Teatri, Goldenart e Società per Attori. Un testo originale di Vincenzo Manna, interpretato da Claudio Casadio e un cast di giovani attori tra i quali Andrea Paolotti, Brenno Placido e Edoardo Frullini per la regia di Giuseppe Marini. Il dramma è ambientato ai giorni nostri, in una cittadina europea in forte crisi economica. Disagio, criminalità e conflitti sociali sono il quotidiano di un decadimento generalizzato che sembra inarrestabile. A peggiorare la situazione, appena fuori dalla città, c’è lo “Zoo”, uno dei campi profughi più vasti del continente. Alla periferia della cittadina c’è un Istituto Comprensivo specializzato in corsi professionali che avviano al lavoro. Albert, laureato in Storia, viene assunto all’Istituto Comprensivo nel ruolo di Professore Potenziato. Il Preside dell’Istituto gli dà subito le coordinate sul tipo di attività che dovrà svolgere: il corso non ha nessuna rilevanza didattica, serve solo a far recuperare crediti agli studenti che devono diplomarsi il prima possibile.
Tuttavia, intravedendo nella loro rabbia una possibilità di comunicazione, Albert riesce a far breccia nel loro disagio (dal 28 al 30 novembre ore 21).
Commedia con musiche liberamente ispirata all’omonimo film di Schunzel, Viktor und Viktoria vedrà per la prima volta Veronica Pivetti protagonista del palcoscenico faentino. Berlino, 1930.
Susanne Weber, attrice disoccupata e affamata, arriva in città. Condivide la sorte col collega Vito Esposito, che la convince a debuttare come il travestito Viktor und Viktoria. Scoperto dalla Baronessa Ellinor Von Punkertin, Viktor ha un successo immenso ma, suo malgrado, s’innamora del conte Frederick Von Stein. È l’inizio dei guai. Strepitosa Veronica Pivetti in un crescendo di esilarante qui pro quo, travestimenti, canzoni e passione (dal 18 al 20 dicembre ore 21).
Alessandro Benvenuti vestirà poi i panni di Arpagone in una rilettura de L’Avaro di Molière diretta da Ugo Chiti di cui il Masini ospiterà la “Prima” del nuovo allestimento. Amaro e irresistibilmente comico, un’opera di bruciante modernità. L’avaro molieriano riesce a essere un classico immortale e nello stesso tempo a raccontarci il presente senza bisogno di trasposizioni o forzate interpretazioni. Arpagone, classica figura del vecchio taccagno incallito, protagonista della commedia, usa tutto e tutti, figli compresi, per accumulare e moltiplicare il suo danaro.
L’adattamento di questa messinscena guarda L’avaro occhieggiando a Balzac senza dimenticare la commedia dell’arte, intrecciandone ulteriormente le trame amorose in un’affettuosa allusione a Marivaux (dal 29 al 31 gennaio ore 21).
Seguirà Massimo Dapporto, protagonista di Un momento difficile. Testo inedito e mai messo in scena, di Furio Bordon, autore triestino conosciuto, apprezzato e rappresentato in Italia e all’estero, Un momento difficile racconta, con “profonda leggerezza” e con tagliente ironia, e per questo ancor più penetrante e dolorosa, i difficili istanti che precedono la morte della madre del protagonista.
Chissà per quale strano meccanismo, si radica, in ogni uomo, la certezza che i genitori siano eterni; e non si è mai sufficientemente pronti e preparati alla loro partenza. Il momento difficile è l’ultimo istante insieme, è il momento del confronto con un vuoto che riempirà per sempre ogni giornata; perché c’è un momento in cui ogni figlio, figlio più non è (dal 12 al 14 febbraio ore 21).
Il Teatro dell’Elfo presenterà poi L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde. Un testo ironico, caustico e brillante che svela la falsa coscienza di una società che mette il denaro e una rigidissima divisione in classi al centro della propria morale (dal 22 al 24 marzo ore 21).
A chiudere la Stagione di Prosa sarà Lino Guanciale, protagonista di La classe operaia va in paradiso, altro spettacolo di cui il Masini ospita la “Prima” del ri-allestimento. Costruito attorno alla sceneggiatura di Elio Petri e Ugo Pirro per l’omonimo film, ricomposta in una nuova tessitura drammaturgica dallo scrittore Paolo Di Paolo e incorniciata in un impianto musicale straniante, in bilico tra la canzone satirica pop e barocca, a quasi cinquant’anni dal debutto sui grandi schermi, con questa pièce si sceglie di tornare allo sguardo scandaloso ed “eterodosso”, ferocemente grottesco, del film di Petri per provare a riflettere sulla recente storia del nostro Paese, con le sue ritornanti accensioni utopiche e i suoi successivi bruschi risvegli (dal 4 al 6 aprile ore 21).
COMICO
Gli appuntamenti con il Teatro Comico inizieranno insieme ad Alessandro Bergonzoni e il suo nuovo spettacolo Trascendi e sali, uno spettacolo dove il disvelamento segue e anticipa la sparizione, dove la comicità non segue obbligatoriamente un ritmo costante e dove a volte le radici artistiche vengono mostrate per essere subito sotterrate di nuovo. Trascendi e sali come vettore artistico di tolleranza e pace, colmo di visioni che, magari, riusciranno a scatenare le forze positive esistenti nel nostro essere. Il comico si interroga per confessare e chiedere; tornare a indicare quello che “sicuramente forse” lui vede prima degli altri (1 dicembre ore 21).
Seguirà La lingua neolatrina, un monologo esilarante cucito su misura per le qualità matt-attoriali di Ivano Marescotti dalla penna di Maurizio Garuti. L’argomento sono le parole virali che pronunciamo compulsivamente a ogni ora del giorno. Da “un attimino” a “piuttosto che”, da “mi fa morire” a “non me ne può fregare di meno”, da “lato B” a “tirarsela”, da “in qualche modo” a “quant’altro”, da “fare sesso” a “fare un passo indietro”, da “mi piace” a “non ci posso credere”, da “strage sfiorata” a “fake news”, ecc. ecc. Un repertorio satirico dei tic e delle mode che infestano i linguaggi popolari (23 gennaio ore 21).
Gabriele Cirilli presenterà poi Mi piace. Viviamo tutti per un Like. La nostra vita è un continuo avere e dare un giudizio, sin dalla mattina quando ci alziamo e ci guardiamo allo specchio oppure quando scegliamo un vestito, gli amici da frequentare, quando ordiniamo al ristorante o quando scegliamo di andare in vacanza, i programmi tv da guardare, il film al cinema da vedere, il politico da votare, la musica da ascoltare o i libri da leggere, la dieta da fare, la squadra di calcio da tifare, le persone da seguire sui social. Riderne è fondamentale perché la risata è contagiosa, è una medicina, un rimedio contro tutto il nero che ci opprime (25 febbraio ore 21).
L’ultima proposta in abbonamento avrà per protagonista Teresa Mannino con Sento la terra girare. “Vivo chiusa in un armadio, per mesi, anni. Un giorno decido di uscire, apro le ante e un piccolo raggio di luce artificiale mi acceca, esco e provo ad aprire gli occhi, li apro e leggo che il principe Harry si è sposato e che l’asse della terra si sta spostando. Mi butto stranamente sulla notizia meno glamour. Com’è possibile che l’asse terrestre stia variando? Finché sparisce la primavera, cambiano le stagioni, ma l’asse della Terra… Pare che, a causa dello scioglimento dei ghiacci, i Poli diventino più leggeri e l’asse si sposti. Fuori dall’armadio scopro che il mondo va a rotoli. Decido di richiudermi nell’armadio, ma l’armadio non è più lo stesso, dentro quell’armadio sento la Terra girare…” (9 marzo ore 21).
FAVOLE
Le Favole della domenica pomeriggio prenderanno il via il 21 ottobre alle ore 16 con Il vecchio e il mare della compagnia I Guardiani dell’Oca. Un viaggio alla scoperta dei segreti del mare, un viaggio capace di farci vedere la incommensurabile vastità delle emozioni, della poesia e dei sentimenti che lo stesso mare evoca. Il mare come racconto, il mare come sofferenza e riscatto, con le sue multiformi creature, con la sua crudele legge che regola la sopravvivenza, viene qui raccontato con il filo sottile ma forte della solidarietà tra le generazioni. Il vecchio, il mare e il giovane Manolo continueranno il racconto immortale della vita, con i suoi piccoli lamenti, con le sue grandi emozioni, al bagliore di lanterne mai prive di luce.
Seguirà Zuppa di sasso, uno spettacolo prodotto da Accademia Perduta/Romagna Teatri e realizzato da Tanti Cosi Progetti. La fiaba a cui è ispirato lo spettacolo si perde nelle trame del tessuto popolare fitto di storie, racconti, aneddoti. Risale a epoche in cui giramondo, vagabondi, soldati reduci da battaglie che tentavano di ritornare a casa, incontravano gli abitanti di villaggi sul loro percorso. Stranieri che chiedevano ospitalità e ristoro e che con qualche espediente sapevano conquistare la fiducia degli abitanti dei luoghi che attraversavano, risvegliando in loro sentimenti dimenticati… (4 novembre ore 16).
Sarà poi la volta degli Eccentrici Dadarò con I Love Frankenstein. Lei, lui, una carrozza, un cocchiere muto. Un viaggio di nozze da… romanzo. Ma piove. Piove da 200 anni su questa storia.
Una storia che ha un titolo che fa venire i brividi. Forse per colpa di tutta questa pioggia. O forse per i suoi protagonisti: le anime del Dott. Frankenstein, della moglie Elisabeth e, alla guida della carrozza, di uno strano servo che parla solo con la musica. Ma Frankenstein è anche una grande storia d’amore, perché l’amore reclama il suo posto. E questa storia ci farà ridere, commuovere, pensare, raccontando, tra clownerie e colpi di scena, la storia della “Creatura” più famosa al mondo. (2 dicembre ore 16).
La rassegna proseguirà con Sogno, uno spettacolo di Fontemaggiore tratto da Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare. Sogno è un’occasione per far conoscere anche ai più piccoli questo classico del teatro mondiale. La commedia del Bardo, facendo leva sul potere dell’immaginazione, che rende capaci di immedesimarsi senza perdersi in situazioni in cui i confini tra sogno e realtà sono sfumati, suggerisce che siamo noi e noi soltanto, a poter scegliere cosa sia reale e cosa non lo sia nell’atto di creare la nostra identità di fronte al mondo (27 gennaio ore 16).
Sarà poi la volta di L’albero di pepe del Teatro Pirata. Pepe è la protagonista di questa storia. A raccontarla sono lei e Francone, suo fratello, in un flashback appassionante che racconterà le vicende incredibili di una bambina molto intraprendente! Una narrazione che si dipana tra palco e pubblico, tra cambi di scena e gioco di personaggi. Una favola contemporanea e senza tempo che parla della convivenza dell’uomo con la natura, della difficile integrazione del mondo adulto con quello dell’infanzia, dell’anarchica saggezza dei bambini e delle prove da affrontare per diventare grandi (10 febbraio ore 16).
Chiuderà il cartellone La Regina delle nevi della compagnia Giallo Mare Minimal Teatro. La Regina delle Nevi ha come protagoniste due figure femminili: la sovrana che con i suoi poteri strega gli umani riducendoli ad automi privi di sentimenti e Gerda, una bambina che affronta mille peripezie per liberare il suo amico Kay, prigioniero della Regina. Questo è sfondo sul quale, come in un gioco di specchi, s’innesta la storia di Margherita, una ragazza che da bambina amava ascoltare la favola della Regina delle Nevi dalla voce della nonna… (3 marzo ore 16).
Come accennato, alla rassegna si affiancherà anche uno spettacolo Fuori Abbonamento organizzato per beneficenza. Domenica 7 aprile alle ore 16 Danilo Conti porterà in scena La gallinella rossa, uno spettacolo che narra il rapporto degli animali della fattoria con una intraprendente gallinella che li sprona a lavorare e ad agire perché con collaborazione, amicizia, tenacia e rinunciando al proprio egoismo si può realizzare qualcosa di più importante e grande dell’interesse personale.
L’appuntamento è organizzato in collaborazione con ENPA Faenza e il ricavato sarà devoluto al canile di via Righi “Il rifugio del cane”.
OPERETTA
Gli spumeggianti allestimenti operettistici del Teatro Masini partiranno con Il paese dei campanelli proposto dalla compagnia Teatro Musica Novecento e Orchestra Cantieri d’Arte (24 febbraio ore 16) e proseguiranno con Kiss me Kate, nuova produzione di Corrado Abbati (17 marzo ore 16) e Al Cavallino bianco che vedrà sul palcoscenico Elena D’Angelo (31 marzo ore 16).
DANZA
La rassegna dedicata all’espressione coreutica che inaugura la collaborazione tra il Teatro Masini e la Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto partirà con la stessa compagnia e lo spettacolo di danza contemporanea Golden Days con le coreografie di Johan Inger. Lo spettacolo presenta due opere già note di Johan Inger, Rain Dogs e Bliss, legate tra loro da un nuovo breve assolo: Birdland. Rain Dogs e Bliss rappresentano due creazioni distinte, ideate ad anni di distanza l’una dall’altra: lontane sia concettualmente che coreograficamente, invitano lo spettatore a tuffarsi in due mondi distinti, pur mettendo in scena temi ricorrenti del lavoro di Inger come la perdita, il cambiamento e le loro conseguenze (24 ottobre ore 21).
Sarà poi la volta del balletto neoclassico Dal profano al sacro di Eko Dance Project con estratti da Carmen di Bizet (coreografia di Matz Ek) e da MessiaHeandel di Heandel (coreografia di Paolo Mohovich). Uno spettacolo in cui il nucleo centrale è l’amore. Amore carnale e passionale che in Carmen poi perde quasi di corpo per trascendere in quello che è l’amore archetipico e mistico di Maria per Giuseppe e ancor più quello della Maddalena per Gesù. MessiaHeandel presenta invece alcune immagini della storia sacra come se fossero dei quadri in un’atmosfera caravaggesca di luci ed ombre (4 dicembre ore 21).
Seguirà la danza contemporanea della Compagnia Abbondanza Bertoni con Romanzo d’infanzia coreografato da Michele Abbondanza e Antonella Bertoni. Spettacolo dedicato a tutti coloro che non possono fare a meno dell’amore, che danza e parla della relazione tra genitori e figli.
Commuove gli adulti e fa ridere i bambini, per questo è vivamente richiesta la loro presenza, essendo una creazione nata soprattutto per un pubblico giovane. In scena 2 danzatori che si alternano tra essere genitori e figli e poi di nuovo padre e figlio e madre e figlia e poi fratelli, sì, soprattutto fratelli, e alternano il subire e il ribellarsi e difendere e scappare e tornare e farsi rapire per sempre senza ritorni: insomma vivere (25 gennaio ore 21).
L’ultimo appuntamento in programma vedrà protagonista la Compagnie Libertivoire con le coreografie circensi di Fanny Soriano nello spettacolo Phasmes. Gli artisti in scena moltiplicano le possibilità invertendo le forze naturali con giochi di equilibrio e simmetrie, in cerca di un comune centro di gravità. Sensuale e inquietante, brutale e fragile, Phasmes inventa nuovi linguaggi acrobatici, sviluppati dai corpi crudi, tattili, trasmutabili, per interrogarci su quale sia il posto degli esseri umani nella natura (26 marzo ore 21).
CONTEMPORANEO (Protagonisti)
Federico Buffa inaugurerà il cartellone con A night in Kinshasa. Autunno del 1974, Kinshasa, Zaire. Il dittatore Mobutu regala ai suoi sudditi il match di boxe del millennio per il titolo mondiale dei massimi, tra lo sfidante Muhammad Ali (Cassius Clay, prima della conversione all’Islam) e il detentore George Foreman. Ali ha 32 anni, l’altro 25. Sono entrambi neri afroamericani, ma per la gente di Mobutu, Ali è il nero d’Africa che torna dai suoi fratelli, George è un nero non ostile, complice dei bianchi. Tanta gente assedia lo stadio dove ci sarà il match e grida “Alì boma yé”, Alì uccidilo. È un incontro epocale che va al di là della boxe, un incontro che parla di riscatto sociale, di pace, di diritti civili. (19 ottobre ore 21).
Seguirà un nuovo spettacolo, impegnato in questa Stagione Teatrale nella sua prima tournée nazionale e frutto della co-produzione di Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Teatro Biondo Stabile di Palermo e Accademia Perduta/Romagna Teatri L’abisso di e con Davide Enia. L’attore palermitano ha tratto questo nuovo spettacolo dal suo romanzo Appunti per un naufragio (Sellerio Editore). Un quadro della Storia di oggi, tutt’ora in divenire, di fronte al mare di Lampedusa, in cui Enia dà voce, anche con i silenzi, a chi quella Storia la vede con i suoi occhi, la vive sulla sua pelle: pescatori, Guardie Costiere, residenti, medici, volontari. Ne L’abisso si usano i linguaggi propri del teatro (il gesto, il canto, il cunto) per affrontare il mosaico di questo tempo presente (17 dicembre ore 21).
Enzo Iacchetti presenterà poi a Faenza il suo nuovo spettacolo Libera Nos Domine. Solo in scena, Iacchetti è prigioniero dell’attualità e vuole liberarsi dai dubbi che lo affliggono su progresso, amore, amicizia, emigrazione, religione, offrendoci un’ultima ipotesi di rivoluzione. Iacchetti affronta con ironia e provocazione la sua prigionia facendo ridere ma soprattutto emozionare con la rabbiosa delicatezza con cui cerca di salvarsi (21 gennaio ore 21).
La rassegna chiuderà con Simone Cristicchi e lo spettacolo Mio nonno è morto in guerra, un vivace e appassionante mosaico di memorie, canzoni e video-proiezioni, i cui protagonisti sono piccoli eroi quotidiani, uomini e donne attraversati da uno dei più violenti “terremoti” della Storia: la Seconda Guerra Mondiale. Storie di bombardamenti nelle borgate romane, storie di fame, di madri coraggiose, di prigionieri in Africa, di soldati congelati nella ritirata di Russia. Storie di lager e lotta partigiana. Testimonianze reali e inedite raccolte dall’autore, che ci trasportano tra le voci potenti di un’umanità nascosta tra le macerie (8 febbraio ore 21).
CONTEMPORANEO (Al Ridotto)
Il primo appuntamento con la rassegna Al Ridotto dedicata alle espressioni della contemporaneità, sarà Il Misantropo, uno spettacolo della Factory Compagnia Transadriatica di Tonio De Nitto, co-prodotto con Accademia Perduta/Romagna Teatri. Il Misantropo, quanto mai attuale, è un testo che dopo tanta civetteria arriva stretto come un nodo alla gola, sembra un quadro perfetto del momento che stiamo vivendo, la disillusione verso un mondo non meritocratico, dove la soluzione è sempre nel compromesso o nella totale evasione dalla legalità. Sentirsi un extraterrestre perché non allineato, uno stupido perché onesto, un cinico perché non interessato al clamore del mondo, un algido perché il cuore non saltella ad ogni minima occasione. Alceste non respinge ma è respinto da una società in cui non si riconosce, da un amore che non sa scegliere, da processi in cui è chiamato in ballo senza alcun motivo, non uno contro tutti, ma tutti contro uno (12 dicembre ore 21).
Seguirà Giobbe. Storia di un uomo semplice portato in scena da Roberto Anglisani. L’omonimo romanzo di Joseph Roth diventa un racconto teatrale tragicomico proprio come la vita, dove si ride e si piange, si prega e si balla, si parte, si arriva e si ritorna, si muore in guerra e si rinasce. Il racconto si sviluppa attraverso lo sguardo mite e sereno di un narratore misterioso e onnisciente, ricco di compassione, che accomuna tutti i protagonisti di questa storia, lunga quanto una vita, forse anche un po’ di più (26 gennaio ore 21, in occasione della Giornata della Memoria).
La compagnia Teatro Kismet presenterà infine Anfitrione adattato e diretto da Teresa Ludovico.
Chi sono io se non sono io? Dove l’ho perduta la mia persona? Il mio “me” può essere che io l’abbia lasciato? Che io mi sia dimenticato? Chi è più disgraziato di me? Nessuno mi riconosce più, e tutti mi sbeffeggiano a piacere. Non so più chi sono! Queste sono alcune delle domande che tormentano sia i protagonisti dell’Anfitrione, scritto da Plauto più di 2000 anni fa, che molti di noi oggi. Il doppio, la costruzione di un’identità fittizia, il furto dell’identità, la perdita dell’identità garantita da un ruolo sociale, sono i temi che Plauto ci consegna in una forma nuova, da lui definita “tragicommedia”, perché gli accadimenti riguardano dei, padroni e schiavi (5 marzo ore 21).
FUORI ABBONAMENTO: come accennato, la nuova Stagione del Teatro Masini vedrà esibirsi, in occasione del Natale, direttamente da New York, Anthony Morgan e The Harlem Spirit of Gospel Choir. Sul palco le migliori voci che il panorama gospel statunitense, culla di questo genere musicale, offre, con un repertorio di brani che spaziano dal classico alla rivisitazione di brani moderni, con forza, intensità e con una miscela di suoni versatili che sapranno conquistare qualunque palato musicale (21 dicembre ore 21).
La stagione dei teatri
Lino Guanciale, Claudio Longhi
La classe operaia va in paradiso
dal film di Elio Petri
da venerdì 9 a domenica 11 marzo 2018
inizio ore 21, domenica ore 15.30 e ore 21
Teatro Alighieri – Ravenna
Spettacolo in abbonamento
A quasi cinquant’anni dalla sua uscita sul grande schermo, La classe operaia va in paradiso approda in scena con la regia di Claudio Longhi, che ne esalta la forte componente ideologica, rendendola particolarmente attuale, mutuando il proprio registro stilistico da quello dell’incandescente “capriccio” di Elio Petri, in bilico fra un grottesco a tratti velenoso, a tratti drammatico, e un fantasioso realismo. Lo spettacolo, costruito attorno alla complessa sceneggiatura di Petri e Ugo Pirro e ai materiali che testimoniano la genesi del film, diventa il punto di partenza per uno sguardo scandaloso ed eterodosso sulla recente storia politica e culturale del nostro paese. Protagonista dello spettacolo è Lino Guanciale, attore seguitissimo anche in televisione, dove è stato il protagonista di fiction di successo come i recenti L’Allieva, Il Sistema e Non dirlo al mio capo. Per lui l’impegnativo ruolo che fu di Gian Maria Volontè, a fianco di un cast di validissimi attori.
Venerdì 9 marzo la sala Corelli ospita l’incontro con la Compagnia e con Claudio Longhi, regista dello spettacolo, e Paolo Di Paolo, saggista e scrittore, a cura di Massimo Marino.
La Compagnia incontrerà inoltre gli studenti di alcune scuole cittadine: venerdì 9 mattina sarà all’I.T.I.S. “N. Baldini”, sabato 10 al Liceo Scientifico “A. Oriani”.
Lo spettacolo è inserito in “Teatro no limits”, serie di audio-descrizioni via auricolare, rivolte agli spettatori non vedenti e ipovedenti, che renderanno visibili scene, costumi e movimento degli attori. Il progetto è curato da Centro Diego Fabbri.
Alla sua uscita nelle sale cinematografiche nel 1971, La classe operaia va in paradiso di Elio Petri riuscì nella difficile impresa di mettere d’accordo gli opposti. Industriali, sindacalisti, studenti, nonché alcuni dei critici cinematografici più impegnati dell’epoca, si ritrovarono parte di uno strano fronte comune contro il film. E la pellicola non ha così avuto una grande fortuna in Italia, nonostante la Palma d’Oro a Cannes e la galleria di stelle presenti, fra cui Gian Maria Volonté, Mariangela Melato e Salvo Randone.
«L’idea di usare La classe operaia va in paradiso come materiale per questa produzione è stata mia – ricorda Lino Guanciale. Da tempo con il regista Claudio Longhi si parlava di lavorare a teatro su dei classici del cinema, e alla fine è stata una scelta d’istinto. Non ci interessava però una riduzione per il teatro ma costruire invece un’operazione metalinguistica, che consentisse sia a noi che al pubblico di trattare il classico in maniera laboratoriale, cioè come un materiale attraverso il quale emozionarsi ma anche cercare di stabilire connessioni tra ieri e oggi. Ho cercato di lavorare sul testo come se fosse un qualunque testo teatrale, con il quale misurarmi tramite proposte mie e coniugando tutto con la gloriosa interpretazione di Gian Maria Volontè».
La vicenda dell’operaio Lulù Massa, stakanovista odiato dai colleghi, osannato e sfruttato dalla fabbrica BAN, che perso un dito scopre per un istante la coscienza di classe, si intreccia qui con le vicende che hanno accompagnato la genesi e la ricezione contestatissima del film. Infatti, accanto ai grotteschi personaggi della pellicola, si alternano sulla scena lo sceneggiatore e il regista, qualche spettatore e alcune figure curiose e identificative della nostra letteratura a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta.
Lo spettacolo è costruito attorno alla sceneggiatura di Elio Petri e Ugo Pirro, ai materiali che ripercorrono la loro officina creativa, a come il film è arrivato al pubblico di ieri e di oggi, e a piccoli capolavori della letteratura italiana di quegli anni, ricomposti in una nuova tessitura drammaturgica dallo scrittore Paolo Di Paolo. Il tutto poi è intessuto dentro le seducenti e algide geometrie musicali di Vivaldi, rielaborate originalmente per l’occasione e “rotte” qua e là da canzoni dolci e amare dell’Italia alla fine del boom.
«Riattraversarne la vicenda con lo sguardo disilluso del nostro presente – afferma il regista Claudio Longhi – a quasi dieci anni dall’ultima crisi economica mondiale, significa riflettere su quanto quell’affresco grottesco immaginato da Petri nel 1971 sia più o meno distante. Un tempo, il nostro, post-moderno e post-ideologico, che fatica a riconoscere in modo netto i tratti di una qualsivoglia “classe operaia”, dispersa e nascosta dietro gli innumerevoli volti del lavoro “flessibile”. Se dunque l’inferno umido e grasso della fabbrica cottimista dell’operaio Lulù Massa appare ben lontano dagli asettici e sterilizzati spazi industriali o dai lindi uffici dei precari odierni, lo stesso non è del ritmo ossessionante e costrittivo di una quotidianità, allora e ancora oggi, alienata».
A quasi cinquant’anni dal suo debutto sui grandi schermi, ERT sceglie di tornare allo sguardo scandaloso ed “eterodosso”, ferocemente grottesco, del film di Petri per provare a riflettere sulla recente storia del nostro Paese, con le sue ritornanti accensioni utopiche e i suoi successivi bruschi risvegli.
La classe operaia va in paradiso
dal film di Elio Petri (sceneggiatura Elio Petri e Ugo Pirro)
drammaturgia Paolo Di Paolo
Regia Claudio Longhi
con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Franca Penone, Simone Tangolo, Filippo Zattini (musiche)
scene Guia Buzzi
costumi Gianluca Sbicca
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione.
Domenica 11 marzo alle 15.30: Teatro no Limits
Un invito al teatro. No Limits promuove un teatro accessibile e inclusivo. L’ingresso per gli spettatori non vedenti e ipovedenti è omaggio. L’ingresso per gli accompagnatori è ridotto. centrodiegofabbri.it
Venerdì 9 marzo – ore 18 – Sala Corelli del Teatro Alighieri
Incontro con la Compagnia
Incontro con la Compagnia e con Claudio Longhi, regista dello spettacolo, e Paolo Di Paolo, saggista e scrittore, a cura di Massimo Marino.