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Conductor
James Levine
Regia
Otto Schenk
Set designer
Günther Schneider-Siemssen
Costume designer
Patricia Zipprodt
Lighting designer
Gil Wechsler
Choreographer
Norbert Vesak
Stage director
Stephen Pickover
Venus
Michelle DeYoung
Tannhäuser
Johan Botha
A young shepherd
Ying Fang
Hermann, landgraf of Thuringia
Günther Groissböck
Walther von der vogelweide
Noah Baetge
Biterolf
Ryan McKinny
Wolfr am von eschenbach
Peter Mattei
Heinrich der schreiber
Adam Klein
Reinmar von zweter
Ricardo Lugo
Elisabeth
Eva-Maria Westbroek
Pages
Daniel Katzman
Connor Tsui
Michael Graham
Thomas White
Ruby Gilmore
Emma Kramer
Andre Gulick
Brandon Harnett
Three graces
Marybeth Hansohn
Ana Luiza Luizi
Sarah Weber Gallo
Febbraio 2017
Tannhäuser JOSÉ CURA,
Wolfram Jean-François Lapointe
Walther William Joyner
Elisabeth Annemarie Kremer
Venus Aude Extremo
Landgraf Hermann Steven Humes
Biterolf Roger Joakim
Henry Gijs van der Linden
Reinmar Chul-Jun Kim
Un Pâtre Anaïs Constans
Direction musicale Nathalie Stutzmann
Mise en scène Jean-Louis Grinda
Décors & lumières Laurent Castaingt
Costumes Jorge Jara
Chorégraphie Eugénie Andrin
Chef de chœurs Stefano Visconti
Chœur de l’Opéra de Monte-Carlo
Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo
AL VIA LA STAGIONE 2011 CON L?OPERA DI WAGNER NELLA VERSIONE DI DRESDA
IL TANNHAUSER A BOLOGNA FA DISCUTERE
MESSA IN SCENA MINIMALISTA, CAST A LUCI E OMBRE, DIREZIONE PALLIDA
Una scenografia scarna, dai colori bui e con luci rarefatte. Nel primo atto un luogo senza tempo, immerso in un oceano virtuale, sconfinato, senza via di scampo, a simboleggiare il Venusberg, antro di peccati profani, poi uno spazio indefinito, immerso in una sonnolenta illuminazione tendente al blu scuro: Tannhauser deve ancora ritrovarsi. Nel secondo atto la Biblioteca di Anna Amalia di Weimar, distrutta da un incendio nel 2004. Nel terzo atto scena totalmente vuota, se non fosse per un rialzamento al centro del palcoscenico: ? il luogo da cui partono e dove arrivano i pellegrini, e anche Elisabeth si fermer? l? ad aspettare il suo Tannhauser, che verr? perdonato ma solo grazie al sacrificio e all?intercessione dell?amata. La redenzione passa attraverso la morte di chi ci ama: la storia si ripete in Wagner nell?Olandese Volante, nel Parsifal, nel finale del Crepuscolo degli Dei e, sommamente, nel grande progetto tante volte accarezzato ma mai realizzato del Ges? di Nazareth. Sono questi i caratteri principali della messa in scena del ?Tannhauser? di Richard Wagner, che ha inaugurato la stagione lirica 2011 del Teatro Comunale di Bologna. La realizzazione scenica di Guy Montavon ha destato molte perplessit? fra quasi tutti i critici per l?eccesso di simbolismi astrusi che vanno a complicare una trama gi? di per s? densa di significati nascosti. Io penso invece che lo spettacolo sarebbe molto piaciuto al compositore di Lipsia, per l?atmosfera misteriosa ed esaltante che ? stato capace di creare. La compagnia di canto era formata da specialisti wagneriani, ma ha soddisfatto solo in parte le aspettative. Il protagonista, Ian Storey, possiede una voce non particolarmente bella, e non brilla nemmeno per la tecnica: squillo inesistente,suoni ingolati, acuti stentorei, mezze voci che sembrano sempre sul punto di spezzarsi in mille pezzi. Nonostante tutto questo (che non ? poco), Storey teneva bene il palcoscenico in una parte estenuante, irta di difficolt? e di lunghezza spropositata, dimostrandosi capace di creare un personaggio magari non memorabile, ma sicuramente efficace. Elisabeth era Miranda Keys: le si possono imputare gli stessi problemi di Storey, ma con l?aggravante di alcuni problemi di intonazione e di un?interpretazione trasparente, priva di partecipazione emotiva. Il migliore ? stato senza alcun dubbio il Wolfram di Martin Gantner, dalla voce chiara ed educata: lo sorreggeva un?ottima tecnica vocale, che, unita al garbo nel canto e nel porgere la frase, ha dato vita a un?ottima interpretazione del personaggio. da ricordare, ad esempio, la celebre romanza della ?stella del mattino?, ammantata di dolce sensibilit? e quasi timida.
Il direttore Stefan Anton Reck porta a casa la serata senza infamia e senza lode: la sua lettura dell?opera wagneriana restituisce un?orchestra stranamente leggera, ma sarebbe stata gradita una maggior attenzione ai colori della partitura, che invece ? risultata piuttosto pallida.
Prima della rappresentazione ? stato letto l?articolo 9 della Costituzione ed ? stato eseguito l?Inno Nazionale in segno di protesta contro i tagli inflitti alla cultura. Protesta che mi trova partecipe: in uno stato civile ? doveroso supportare economicamente la cultura (e ci? avviene in Germania, Spagna, Inghilterra, Francia: Paesi di tradizioni culturali importanti ma non come il nostro). E se vi sono problemi economici, si vada a tagliare l?acquisto di armi che servono per guerre inutili. O diano il buon esempio i politici passando le loro serate al teatro?
Michele Donati
ROMA ? La mistica sovversiva dell?elemento pi? trascendente che ci sia, la musica, l?atmosfera dionisiaca di un eros vaporizzato in roseo classicismo, il ritmo ascensivo e gagliardo del romanticismo tedesco, la lotta fra Venere, l?amor pagano, sensual-carnale, e Maria l?Immacolata, l?amore ultraterreno, post-platonico, bello da ragionare ma insufficiente da praticare. ? in tutti questi temi raccolto l?appello ideologico e musicale di Richard Wagner, dio immanente del melodramma prussiano e sassone, eterno nemico del nostro Verdi in programma all?Opera a dicembre con la Traviata, in un simbolico duello a distanza di ispirazione risorgimentale. Insorgimentale, dovremmo dire oggi, dato lo stato della cultura e della musica italiane, da far ribaltare sottoterra i due provetti avversari. Come ci ricorda Pulvano Guelfi, ?Wagner ha avuto sul materiale religioso-leggendario nordico quasi la stessa funzione che avevano avuto i poeti epici, Pindaro e i tragici ateniesi sulla mitologia ellenica. Questi ultimi ? continua Guelfi ? operarono su miti e credenze largamente condivise, ovvero sia su quello che potremmo definire un materiale spirituale vivo, il musicista sassone, invece, dovette ricercare il mito in una civilt? postuma, pi? razionalistica e pi? pragmatica, tentando di tradurlo in un?esperienza mistica?. E mai Wagner avrebbe potuto meglio illuminare col suo mistico profetismo le radici postume della civilt? (post)moderna, che si trova paradossalmente a vivere dopo la fine, la fine di tutta la Bellezza (cio? la Verit?, secondo Platone) che il classicismo e il giovane Wagner in atto di redenzione postuma incarnavano. Dal 29 ottobre fino al 6 novembre con l?Orchestra, il Coro e il Corpo di Ballo del Teatro dell?Opera ? dunque di scena Tannh?user, grande opera romantica in tre atti che il genio di Lipsia compose e rimaneggi? ripetutamente in et? giovanile e che meditava ancora di cambiare perfino in punto di morte. Quella che ascolteremo ? la seconda versione, allestita all?Op?ra di Parigi il 13 marzo 1861 (in sala erano presenti Baudelaire e Rossini) senza che il pubblico le regalasse il successo gi? negato al debutto assoluto, il 19 ottobre 1845, a Dresda. Solo altre sei volte ? stata rappresentata al Costanzi: la prima nel 1900, l?ultima nel 1985. Wagner, autore della musica e del libretto, fuse e arricch? due leggende medievali raccontate da vari autori (Hoffmann, Brentano, i fratelli Grimm) e plasmate sull?oscura figura di un ?cantore d?amore? realmente esistito nella Turingia del XIII secolo. ? proprio attorno all?essenza dell?amore che si dipana il percorso dei personaggi e dei sentimenti, sacri e profani, con Tannh?user lacerato dalla duplice attrazione verso la dea Venere e la castellana Elisabetta. Sul podio il direttore francese Daniel Kawka. Il maestro Andrea Giorgi ha curato il Coro. La regia del nuovo allestimento ? stata affidata alle esperti mani di Filippo Crivelli, che ha voluto una lettura fedele alla note e ai testi wagneriani. Maurizio Varamo ha creato scenografie dai tratti poetici, Anna Biagiotti costumi di epoca volutamente incerta ed echi nordici che valorizzano i volumi, i colori, i tessuti, Gillian Whitthingham coreografie essenziali per il ?Venusberg? con il Corpo di Ballo diretto da Carla Fracci, sui video di Roberto Rebaudengo e Matthias Schnabel e il disegno luci di Agostino Angelini. Supercast internazionale di voci: dal mezzosoprano francese B?atrice Uria-Monzon (Venus) al soprano austriaco Martina Serafin (Elisabeth), dal tenore danese Stig Andersen (Tannh?user) al baritono inglese Mathias G?rne (Wolfram), cui si alternano Natascha Petrinsky, Mario Leonardi, Tina Kiberg, Otto Katzameier. Negli altri ruoli Christof Fischesser, Ralf Lukas e Gianluca Floris, Vicente Onbuena e Ulfried Haselsteiner, Silvia Colombini, Alessandro Guerzoni. Tra i danzatori Alessia Barberini e Anjella Kouznetsova, Riccardo Di Cosmo e Alessandro Tiburzi. Partecipa il Coro di Voci Bianche di Roma, dell?Accademia Nazionale di Santa Cecilia e del Teatro dell?Opera. In lingua originale, sovratitoli in italiano. ?Prima? gioved? 29 ottobre alle ore 19 (abbonati turno A). Sei le repliche: venerd? 30 alle ore 18 (D), sabato 31 alle 17 (E), marted? 3 novembre alle 19 (B), mercoled? 4 (fuori abbonamento), gioved? 5 (C) e l?ultima venerd? 6 (fuori abbonamento) alle 19.
LA BATTUTA ? Torna, se la morte stessa ti fuggir?, se a te davanti la tomba stessa si chiuder?! Orgoglio Minnes?nger.
LA COMPAGNIA ? I giornalisti, ? cosa nota, vanno all?opera spaiati e in triste solitudine. Sono in pellegrinaggio al Tempio della Musica, verso la redenzione auricolare.
IL VINO ? La migliore spremuta d?uva dalla S?chsische Weinstra?e: lungo il fiume Elba tra le citt? di Pirna e Diesbar, ecco la strada del vino sassone. Il vino parteggia per Eros, sodale inscindibile di Dioniso.
Federico Ligotti