STAGIONE TEATRALE DIEGO FABBRI 2016/17 – CONTEMPORANEO
c/o Teatro Felix Guattari
ROBERTA MOSCA
Ci vorrebbe quel sole che scalda le ossa
di Roberta Mosca e Canedicoda
Turno H Venerdì 7 aprile 2017 ore 21
Possiamo dirvi che Ci vorrebbe quel sole che scalda le ossa è una costola, un frammento e un germoglio di Musica per un giorno, un appuntamento performativo della durata di 24 ore che si svolgerà una sola volta l’anno per un ciclo complessivo di 24 anni. Musica per un giorno è una riflessione sul tempo ed un pretesto per abitarlo come spazio e con Ci vorrebbe quel sole che scalda le ossa vogliamo praticare altre scale e misure, dando vita a possibilità che su un arco di tempo di 24 ore non sarebbero sperimentabili.
Ci vorrebbe quel sole che scalda le ossa non sarà né un concerto né una performance di danza; vorrebbe essere piuttosto un’occasione esplorativa e profonda, alla scoperta di una serie di percezioni, stati, limiti ed emozioni generati dalla condivisione di un luogo per un tempo determinato. Movimento, suono, spazio e idee vengono proposti come un tutt’uno nella prospettiva di invitare il pubblico a vivere un’esperienza immersiva, sottile e distesa.
SIMONA BERTOZZI FRANCESCO GIOMI ENRICO PITOZZI
Anatomia
coreografia e danza Simona Bertozzi /musiche e live electron ics Francesco Giomi
visione teorico-compositiva Enrico Pitozzi / progetto luci e set spazio Antonio Rinaldi
voce Mirella Mastronardi / organizzazione Beatrice Capitani
promozione Elena de Pascale / ufficio stampa Michele Pascarella
produzione Nexus 2016 in collaborazione con Tempo Reale
con il contributo di Mibact e Regione Emilia Romagna
residenze creative Teatro Rasi Ravenna, Centro Mousikè Bologna
Turno H Venerdì 7 aprile 2017 h.22
Anatomia nasce dall’incontro tra due corpi: uno biologico, l’altro sonoro. È il diagramma delle loro linee di forza, traiettorie e dislocazioni, fenditure nello spazio e forme in cui si dispiega il tempo: rapporti tra velocità e lentezza, questo il modo d’essere dell’anatomia.
Anatomia è allora ciò che resta di questo incontro che avviene al limite dell’udibile, sul margine degli occhi, là dove si dispiegano tensioni in un continuo rapporto tattile tra la materia organica e quella sonora. Tagliare, incidere, dissezionare acusticamente il corpo e il suo spazio per far scaturire un’immagine: tale è la potenza, l’urto di questo incontro. Ciò che resta è una scena-paesaggio, una costellazione. Per coglierne il bagliore irradiante, per sentirne la vibrazione, non basta semplicemente ascoltare o guardare, servono un occhio e un orecchio impossibile.
( Enrico Pitozzi )