Shakespeare

Posted by on March 10, 2025

PROSA Venerdì 14 e sabato 15 marzo ore 21 – domenica 16 marzo ore 16 Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura ANNA DELLA ROSA VALTER MALOSTI Antonio e Cleopatra di William

PROSA

Venerdì 14 e sabato 15 marzo ore 21 – domenica 16 marzo ore 16

Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini,
Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura

ANNA DELLA ROSA
VALTER MALOSTI
Antonio e Cleopatra
di William Shakespeare
uno spettacolo di Valter Malosti

traduzione e adattamento Nadia Fusini e Valter Malosti

e con
Danilo Nigrelli, Dario Battaglia, Paolo Giovannucci, Paolo Giangrasso, Noemi Grasso, Ivan Graziano, Dario Guidi, Flavio Pieralice, Gabriele Rametta, Carla Vukmirovic

scene Margherita Palli
costumi Carlo Poggioli
disegno luci Cesare Accetta
progetto sonoro GUP Alcaro

cura del movimento Marco Angelilli
maestro collaboratore Andrea Cauduro

chitarra elettrica live Andrea Cauduro
arpa celtica live Dario Guidi

Valter Malosti e Anna Della Rosa interpretano i due straripanti protagonisti della grande tragedia Antonio e Cleopatra, scritta da William Shakespeare tra il 1607 e il 1608, in scena al Teatro Diego
Fabbri di Forlì venerdì 14 e sabato 15 marzo alle ore 21 e domenica 16 marzo alle ore 16.
Come suggerisce Gilberto Sacerdoti, la tragedia è un prisma ottico: “visto di fronte è la storia di amore e di politica narrata da Plutarco. Visto di sbieco ci spinge a decifrare l’infinito libro di segreti della natura”.
“Su quest’opera disincantata e misteriosa – racconta Valter Malosti – che mescola tragico, comico, sacro e grottesco, su questo meraviglioso poema filosofico e mistico (e alchemico) che santifica l’eros, scritto in versi che sono tra i più alti ed evocativi di tutta l’opera shakespeariana aleggia […] l’ombra del nostro grande filosofo Giordano Bruno: un teatro della mente che esige un nuovo cielo e una nuova terra”.
Lo spettacolo, diretto dallo stesso Malosti, è interpretato insieme a Danilo Nigrelli, Dario Battaglia, Paolo Giovannucci, Paolo Giangrasso, Noemi Grasso, Ivan Graziano, Dario Guidi, Flavio Pieralice, Gabriele Rametta, Carla Vukmirovic.
Gli interpreti dello spettacolo saranno anche protagonisti del consueto Incontro con gli Artisti che si terrà sabato 15 marzo alle ore 18 al Ridotto del Teatro. L’Incontro, condotto e moderato da Pietro Caruso, è a ingresso gratuito fino a esaurimento posti.

In Antonio e Cleopatra i due protagonisti eccedono ogni misura per affermare la loro infinita libertà. Politicamente scorretti e pericolosamente vitali, al ritmo misterioso e furente di un baccanale egiziano vanno oltre la ragione e i giochi della politica.
Inimitabili e impareggiabili, neanche la morte li può̀ contenere.
Parallelamente a questa travolgente e teatralissima storia d’amore scorre un frammento di storia della grande Roma che va dal 41 a.C. al 30 a.C., che Shakespeare condensa e spalma con grande libertà (non solo temporale) nella sua tragedia.
Antonio è uno dei triumviri che regge Roma e le terre conquistate, insieme a Cesare Ottaviano, suo antagonista anche nell’opera di Shakespeare, e Lepido. Antonio, dopo aver contribuito a neutralizzare la minaccia di Pompeo di destabilizzare Roma, ed essersi sposato con la sorella di Ottaviano, attratto irresistibilmente dalla “maga” Cleopatra torna in Egitto e cerca di portare a compimento il sogno di Giulio Cesare di creare un impero con il baricentro spostato in Oriente. Pur essendo un grande soldato si deve però inchinare alla superiore abilità strategica di Ottaviano, che poi diventerà̀ Augusto, il primo imperatore dei Romani, ma questa è un’altra storia.
La trama e la scrittura sono ispirate alla Vita di Antonio, una delle straordinarie Vite Parallele di Plutarco, che Shakespeare lesse tradotto da North. Oggi in Italia questo testo di Shakespeare è rappresentato molto raramente: un piccolo paradosso perché́ Cleopatra è una delle icone dell’antichità̀ ancora oggi famosissima, e assolutamente “moderna”. Pochi però conoscono o hanno letto il testo di Shakespeare, un capolavoro da scoprire e riscoprire.
Antonio e Cleopatra è un’opera disincantata e misteriosa, che mescola tragico, comico, sacro e grottesco, un meraviglioso poema filosofico e mistico (e alchemico) che santifica l’eros, che gioca con l’alto e il basso, scritto in versi che sono tra i più alti ed evocativi di tutta l’opera
shakespeariana, ma anche un teatro della mente che esige un nuovo cielo e una nuova terra.
Per Antonio conoscere Cleopatra – un “Serpente del vecchio Nilo” che siede in trono rivestita del manto di Iside – è ciò che dà un senso al viaggio della vita, nell’incontro con Cleopatra Antonio nasce pienamente a sé stesso. Quanto a Cleopatra, scrive Nadia Fusini, «oltre che Didone e Iside, è una zingara, è la grande prostituta d’Oriente, un’anticipazione di Isolde, la donna “strana” e straniera dei Proverbi, la “lussuriosa” di Dante, la “fedele” in amore di Chaucer, la puttana di
Cesare, e ora l’amante di Antonio. Cleopatra è una mala femmina e Antonio il suo pagliaccio.
Ma soprattutto, ora, in questo dramma, è la sacerdotessa di un’azione drammatica […] piena di contraddizioni, che nella logica dell’economia erotica con cui Shakespeare gioca, esplodono con
fragore dissolvendo pretese macchinazioni puritane volte a legiferare in senso repressivo sulla materia incandescente dell’eros».

(Valter Malosti)

https://www.raiplay.it/video/2021/02/Teatro—Il-canto-dell-usignolo-e0c0c175-6475-460a-aefb-0e7115931793.html

Serata Shakespear
Il Canto dell’Usignolo

Glauco Mauri e Roberto Sturno

poesie e teatro

piano
Giovanni Zappalardo

regia Cottafavi

Enrico Maria Salerno Antonio
Valeria Valeri Cleopatra
Renzo Palmer Enobarbo
Achille Millo Pompeo
Glauco Onorato Dolabella

Antonio e Cleopatra
Valter Malosti porta Shakespeare dal 25 al 28 gennaio al Teatro Alighieri

La compagnia incontra il pubblico sabato 27 gennaio alle 18:00 nella sala Corelli in dialogo con il traduttore e professore ordinario di letteratura inglese all’Università Roma Tre Gilberto Sacerdoti

La Stagione dei Teatri conclude il mese di gennaio con lo spettacolo Antonio e Cleopatra, che andrà in scena al Teatro Alighieri giovedì 25, venerdì 26, sabato 27 alle ore 21:00 e domenica 28 gennaio alle ore 15:30.

Antonio e Cleopatra, di William Shakespeare, è un’opera raramente rappresentata in Italia, ma è tra le vette poetiche del corpus drammatico dell’autore, un’occasione per il pubblico e gli appassionati di confrontarsi con un capolavoro sconosciuto ai più, anche grazie alla nuova traduzione italiana in versi di Nadia Fusini e Valter Malosti. È questo il testo che Malosti, il direttore di ERT / Teatro Nazionale, sceglie per la sua nuova regia.
Lo spettacolo è una produzione di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale con Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura.

Nei panni dei due protagonisti, lo stesso Malosti e Anna Della Rosa, già finalista ai Premi Ubu 2021 come miglior attrice per la sua interpretazione della regina d’Egitto in Cleopatràs, il primo dei Tre lai di Giovanni Testori, con la regia di Valter Malosti. Con loro, un ampio cast che vede insieme attrici e attori affermati e giovani talenti (Danilo Nigrelli, Dario Battaglia, Massimo Verdastro, Paolo Giangrasso, Noemi Grasso, Ivan Graziano, Dario Guidi, Flavio Pieralice, Gabriele Rametta, Carla Vukmirovic).
Per la messa in scena il regista collabora con alcuni fra i migliori professionisti del teatro italiano, tra cui i premiati agli Ubu 2023 Margherita Palli (scenografa), Cesare Accetta (direttore della fotografia e light designer) e GUP Alcaro, sound designer che affianca i lavori di Malosti da due decenni, vincitore per il progetto sonoro di Lazarus. I costumi sono di Carlo Poggioli, candidato ai Nastri d’Argento, ai David di Donatello e ai BAFTA; e la cura del movimento è del regista e coreografo Marco Angelilli.

Valter Malosti si confronta con Antonio e Cleopatra dopo un lungo e appassionato percorso shakespeariano. Tra gli spettacoli: Shakespeare/Venere e Adone (Premio ANCT 2009), Lo stupro di Lucrezia (Premio Ubu 2013 a Alice Spisa), Amleto, Shakespeare/Sonetti, Macbeth. Nel 2022 Einaudi pubblica nella collana di Poesia la sua traduzione de I Poemetti.
«I due straripanti protagonisti – spiega Valter Malosti – eccedono ogni misura per affermare la loro infinita libertà. Politicamente scorretti e pericolosamente vitali, al ritmo misterioso e furente di un baccanale egiziano vanno oltre la ragione e ai giochi della politica. Inimitabili e impareggiabili, neanche la morte li può contenere. Di Antonio e Cleopatra – prosegue il regista – la mia generazione ha impresso nella memoria soprattutto l’immagine, ai confini con il kitsch, e vista attraverso la lente d’ingrandimento del grande cinema (grande davvero vista la regia di Joseph L. Mankievicz) di Hollywood, della coppia Richard Burton / Liz Taylor. Ma su quest’opera disincantata e misteriosa, che mescola tragico, comico, sacro e grottesco, su questo meraviglioso poema filosofico e mistico (e alchemico) che santifica l’eros, che gioca con l’alto e il basso, scritto in versi che sono tra i più alti ed evocativi di tutta l’opera shakespeariana, aleggia, per più di uno studioso, a dimostrarne la profonda complessità, l’ombra del nostro grande filosofo Giordano Bruno: un teatro della mente».

Come di consueto, per le abbonate e gli abbonati de La Stagione dei Teatri (compreso i possessori del singolo biglietto) tornerà il servizio di trasporto gratuito per e dal teatro Alighieri nelle serate di giovedì 25 e venerdì 26 gennaio. Il servizio è rivolto ai residenti del comune di Ravenna, a quelli del comune di Alfonsine e ai residenti di Voltana. A bordo, esperti racconteranno curiosità e particolari relativi allo spettacolo.

La compagnia incontra il pubblico sabato 27 gennaio alle 18:00 nella sala Corelli del Teatro Alighieri in dialogo con il traduttore e professore ordinario di letteratura inglese all’Università Roma Tre Gilberto Sacerdoti.

https://www.raiplay.it/video/2020/05/teatro-antonio-e-cleopatra-e9853de5-4022-4624-8230-980a13db8b52.html

Antonio e Cleopatra

Enrico Maria Salerno
Valeria Valeri
Achille Millo
Renzo Palmer

Regia Vittorio Cottafavi

Teatro Ebe Stignani 2022 Imola

Debutto di Stagione
dal 4 al 9 gennaio 2022
Re Lear
di William Shakespeare
con Glauco Mauri e Roberto Sturno
regia Andrea Baracco

La stagione dello Stignani inaugura nel segno del grande Teatro: Re Lear, un grande dramma shakespeariano affidato alla maestria di Glauco Mauri e Roberto Sturno.
Secondo il regista Andrea Baracco, Re Lear è una storia di “padri indegni che hanno generato figli inetti, con le madri assenti, estromesse dal dramma; parafrasando Amleto, qui la fragilità è tutta e solo maschile. Nessuno dei personaggi è in grado di regnare, di assumersi l’onere del potere, nessuno sembra avere la statura adatta, nessuna testa ha la dimensione giusta per la corona, chi per eccesso, vedi Lear, chi
per difetto, vedi tutti gli altri. Solo giganti o nani in questo universo dipinto da Shakespeare.” La vicenda narra dell’anziano re di Britannia Lear, che decide di abdicare al trono e di dividere il proprio regno tra le sue tre figlie, in proporzione, però, all’amore che le figlie sapranno dimostrargli. Goneril e Regan, le figlie maggiori sposate rispettivamente ad Albany e Cornwall, gli giurano un immenso affetto, ma mentono. Cordelia, invece, la figlia minore e la preferita di Lear, si rifiuta di
partecipare alla gara e, rimasta in silenzio, si giustifica dicendo che non trova le parole per esprimere l’amore per il padre… I tormenti di Lear, di Gloucester, i turbamenti di Edgar, i desideri di Edmund, i tremori e i terrori delle tre figlie del Re, attraggono da sempre perché la complessità e in alcuni casi la violenza che produce il conflitto generazionale è per forza di cose universale. Questa tragedia è una delle più nere e per certi versi enigmatiche tra quelle del Bardo, ma sotto quel nero sembra splendere qualcosa di incredibilmente luminoso e proprio questa luce sepolta dall’ombra la rende così affascinante.

dal 19 al 23 gennaio
Riccardo 3 – L’avversario
di Francesco Niccolini
con Enzo Vetrano, Stefano Randisi e Giovanni Moschella
regia Enzo Vetrano e Stefano Randisi

Il secondo appuntamento nel calendario di Stagione è un dramma liberamente ispirato al Riccardo III di William Shakespeare e ai crimini di Jean-Claude Romand.
Enzo Vetrano è Riccardo. Stefano Randisi è Lady Anna, ma è anche un sicario, Giorgio di Clarence, Buckingham, Edoardo e Richmond. Giovanni Moschella è tutti gli altri personaggi: un altro sicario, Hastings, Elisabetta, il principino, Margherita, il sindaco di Londra, Stanley. Pochi attori e molti forse. In questa messa in scena i forse sono più delle certezze. Quando lo spettacolo inizia, Enzo si sveglia da un lungo
sonno iniziato prima dell’ingresso del pubblico. È seduto su quello che dovrebbe essere un trono. Ma intorno tutto è bianco e verde acido, ricorda molto da vicino la stanza di un ospedale psichiatrico. Peggio: un manicomio criminale. O forse il manicomio è dentro la testa di Enzo. Due uomini parlano sottovoce. Forse sono dei sicari. Forse… O forse sono due incubi venuti per tormentare Riccardo. O Enzo. Il dramma ha inizio: la corona passa da una testa a un’altra, la ghigliottina si abbatte feroce, le campane suonano a festa o a morto, mentre un corvo si aggira, come se quel luogo gli appartenesse. Un luogo pieno di spettri e fantasmi. Mentre rivive la vicenda di Riccardo di Gloucester – il malvagio più malvagio ma al tempo stesso più terribilmente simpatico mai creato dal genio umano – e dei suoi omicidi seriali, di tanto in tanto, la vita ospedaliera si mescola alla finzione. Da fuori si sentono tuoni e fulmini, ci sono inattesi silenzi, una cartella clinica da leggere, aggiornare o firmare. E soprattutto, c’è un’iniezione che incombe, come una spada di Damocle. O piuttosto di Richmond, in questo caso. Parafrasando Amleto, tutto il mondo non è
solo una prigione, ma un manicomio. E la via d’uscita, una sola.

dal 9 al 13 febbraio
Mine vaganti
uno spettacolo di
Ferzan Özpetek
con Francesco Pannofino, Iaia Forte, Simona Marchini

Protagonista della vicenda nel terzo spettacolo è la famiglia Cantone, proprietaria di un grosso pastificio, con le sue radicate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare in eredità la direzione dell’azienda ai due figli. Tutto precipita quando uno dei due si dichiara omosessuale, battendo sul tempo il minore tornato da Roma proprio per aprirsi ai suoi cari e vivere nella verità… Ferzan Ozpetek firma la sua prima regia teatrale mettendo in scena l’adattamento di uno dei suoi
capolavori cinematografici. Proprio sulla trasposizione si interroga il regista: “Come trasporto i sentimenti, i momenti malinconici, le risate sul palcoscenico?
Questa è stata la prima domanda che mi sono posto, e che mi ha portato un po’ di ansia, quando ha cominciato a prendere corpo l’ipotesi di teatralizzare Mine vaganti. La prima volta che raccontai la storia al produttore cinematografico Domenico Procacci, lui rimase molto colpito aggiungendo entusiasta che sarebbe potuta diventare anche un ottimo testo teatrale. Oggi, dietro invito di Marco Balsamo, quella prospettiva si realizza con un cast corale e un impianto che lascia intatto lo spirito della pellicola. Ho optato per un ritmo continuo, che non si ferma anche durante il cambio delle scene e non lascia spazio alla noia. Merito di Luigi Ferrigno che si è inventato un gioco di movimenti con i tendaggi, delle luci di Pasquale Mari e dei costumi di Alessandro Lai, colorati e sgargianti. Una commedia dove lo spettatore è parte integrante della messa in scena e interagisce con gli attori, che spesso recitano in platea come se fossero nella piazza del paese. La piazza/pubblico è il cuore pulsante che scandisce i battiti della pièce.”

dal 1 al 6 marzo
Don Chisciotte
liberamente ispirato al romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra
con Alessio Boni, Serra Yilmaz
e con Marcello Prayer
regia Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer

Un gradito ritorno allo Stignani è quello di Alessio Boni – qui nella tripla veste di attore, regista e drammaturgo – che indossa i panni di Don Chisciotte, mentre in quelli del suo fidato compagno di viaggio e scudiero, Sancho Panza, troviamo l’attrice turca Serra Yilmaz, volto celebre e molto amato di tante pellicole di Ferzan Ozpetek. Don Alonso Quijano è un hidalgo, cioè un nobile, che vive nella regione spagnola della Mancia ed è un accanito lettore di romanzi cavallereschi. Il suo amore per queste narrazioni è tanto grande che non riesce più a distinguere la realtà dalle storie che legge e si convince un giorno di essere lui stesso uno dei cavalieri protagonisti di quelle avventure letterarie. Parte allora con il suo ronzino, un cavalluccio di poco conto chiamato eloquentemente Ronzinante, dandosi il nome di Don Chisciotte della Mancia, e decide di affrontare mille imprese e pericoli in nome della sua amata Dulcinea del Toboso… “Chi è pazzo? – si chiede Alessio Boni – Chi è normale? Forse chi vive nella sua lucida follia riesce ancora a compiere atti eroici. Di più: forse ci vuole una qualche forma di follia, ancor più che il coraggio, per compiere atti eroici. La lucida follia è quella che ti permette di sospendere, per un eterno istante, il senso del limite: quel “so che dobbiamo morire” che spoglia di senso il quotidiano umano, ma che solo ci rende umani. L’animale non sa che dovrà morire: in ogni istante è o vita o morte. L’uomo lo sa ed è, in ogni istante, vita e morte insieme. Emblematico in questo è Amleto, coevo di Don Chisciotte, che si chiede: chi vorrebbe faticare, soffrire, lavorare indegnamente, assistere all’insolenza dei potenti, alle premiazioni degli indegni sui meritevoli, se tanto la fine è morire?
Don Chisciotte va oltre: trascende questa consapevolezza e combatte per un ideale etico, eroico. Un ideale che arricchisce di valore ogni gesto quotidiano. E che, involontariamente, l’ha reso immortale.”

dall’16 al 20 marzo
Il silenzio grande
di Maurizio De Giovanni
con Massimiliano Gallo, Stefania Rocca
uno spettacolo di Alessandro Gassmann

Quinto appuntamento con Il silenzio grande, una commedia del celebre giallista Maurizio De Giovanni, autore di tanti romanzi di successo, dalla serie de Il Commissario Ricciardi fino ai I bastardi di Pizzofalcone, ed ora per la prima volta autore di un’inedita commedia in due atti. È il regista Alessandro Gassman a descriverci questo spettacolo: “L’incontro con Maurizio De Giovanni è stato nella mia carriera portatore di novità importanti e di progetti che mi hanno appassionato.
Quando in una pausa a pranzo con Maurizio parlammo de Il silenzio grande vidi l’idea nascere lì in pochi minuti. Ebbi subito la sensazione che, nelle sue mani, un tema importante come quello dei rapporti familiari, del tempo che scorre, del luogo dove le nostre vite scorrono e mutano negli anni, ovvero la casa, avrebbe avuto una evoluzione emozionante e sorprendente. Immagino uno spettacolo dove le verità che i protagonisti si dicono, a volte si urlano o si sussurrano, possano farvi riconoscere; dove, come sempre accade anche nei momenti più drammatici, possano esplodere risate, divertimento, insomma la vita. Questa storia ha poi al suo interno grandissime sorprese, misteri che solo un grande scrittore di gialli come Maurizio De Giovanni avrebbe saputo maneggiare con questa abilità e che la rendono davvero un piccolo classico contemporaneo. Per rendere al meglio il teatro necessita di attori che aderiscano in modo moderno ai personaggi e penso che Massimiliano Gallo, con il quale ho condiviso set e avventure cinematografiche, sia oggi uno degli attori italiani più efficaci e completi. Sarà per me una grande gioia dirigerlo in un personaggio per lui ideale.” Accanto allo strepitoso Massimiliano Gallo, interprete anche della versione cinematografica de Il silenzio grande, troviamo due prime donne come Stefania Rocca e Antonella Morea, cui si affiancano Paola Senatore e Jacopo Sorbini.

dal 6 al 10 aprile
Manola
di Margaret Mazzantini
con Nancy Brilli e Chiara Noschese
regia Leo Muscato

Una storia tutta al femminile per il sesto titolo in cartellone: Manola. Due sorelle gemelle in contrasto tra loro, come due pianeti opposti nello stesso emisfero emotivo. Anemone, sensuale e irriverente, che aderisce ad ogni dettaglio della vita con vigoroso entusiasmo, e il suo opposto Ortensia, uccello notturno, irsuta e rabbiosa creatura in cerca di una perenne rivincita. Le due per un gioco scenico si rivolgono alla stessa terapeuta dell’occulto e svuotano il serbatoio di un amore solido come l’odio. In questo testo di Margaret Mazzantini la Manola del titolo, perennemente invocata dalle due sorelle, interlocutore mitico e invisibile, non è
altro che la quarta parete teatrale sfondata dal fiume di parole che Anemone e Ortensia rivolgono alla loro squinternata coscienza. Una maratona impudica e commovente, che svela l’intimità femminile in tutte le sue scaglie. Come serpenti storditi le due finiranno per fare la muta e infilarsi nella pelle dell’altra, sbagliando per l’ennesima volta tutto quanto. Un testo sfrenato come questo richiede due interpreti formidabili come Nancy Brilli e Chiara Noschese, capaci di sostenere una prova circense senza rete, ma che invoca l’umano in ogni sua singola cellula teatrale.
Lo scambio continuo tra le due protagoniste ha la carica dirompente del carburante che si incendia e provoca fiamme teatrali ustionanti, sotto una grandinata di risate.
Un equivoco perenne insegue Anemone e Ortensia e le condanna all’inadeguatezza dei loro ruoli esistenziali.

dal 27 aprile al 1 maggio
L’attimo fuggente
di Tom Schulman
con Ettore Bassi
regia Marco Iacomelli

Nel 1959 l’insegnate di letteratura John Keating viene trasferito al collegio maschile Welton. John è un professore molto diverso dai soliti insegnanti: vuole che i ragazzi acquisiscano i veri valori della vita, insegnando loro a vivere momento per momento, perché ogni secondo che passa è un secondo che non tornerà mai più.
L’attimo fuggente rappresenta ancora oggi, a trent’anni dal debutto cinematografico, una pietra miliare nell’esperienza di migliaia di persone in tutto il mondo. Portare sulla scena la storia dei giovani studenti della Welton Academy e del loro incontro con il professor Keating – qui interpretato da Ettore Bassi – significa dare nuova vita a questi legami rinnovando quell’esperienza in chi ha forte la memoria della pellicola cinematografica e facendola scoprire a quelle nuove generazioni che non la conoscono e che non sanno “che il potente spettacolo continua, e che tu puoi contribuire con un verso” attimo fuggente è una storia d’amore. Amore per la poesia, per il libero pensiero, per la vita. Tom Schulman ha scritto una straordinaria storia di legami, di relazioni e di incontri che cambiano gli uomini nel profondo. “Ettore Bassi ha scelto di percorrere la propria strada nella costruzione del personaggio di John Keating sul palcoscenico, e il suo percorso sta dando i suoi frutti: l’attore ha l’intuito di catturare l’attenzione dei giovani colleghi sul palco e del pubblico in sala, utilizzando un approccio interpretativo e prossemico dai toni leggeri, ma non invadente, che richiama la maieutica socratica.” Roberto Mazzone

dal 14 al 18 settembre
Un’ultima cosa
di e con Concita De Gregorio
musica live Erica Mou
regia Teresa Ludovico

Conclude la stagione uno spettacolo sul femminile e la sua potenza di fuoco. La sua bellezza, la sua forza, la sua luce. Questo e molto altro è Un’ultima cosa. Cinque invettive, sette donne e un funerale, con cinque donne al centro della storia – Dora Maar, Amelia Rosselli, Carol Rama, Maria Lai e Lisetta Carmi – che prendono parola per l’ultima volta. E dicono di sé, senza diritto di replica, attraverso la voce di Concita De Gregorio. Accanto a lei, a far da controcanto ai racconti, le ninne nanne
e i canti interpretati dal vivo dalla cantautrice pugliese Erica Mou, voce pura e arcaica sempre più apprezzata nella scena musicale italiana degli ultimi anni.
Commenta l’autrice e interprete del testo, Concita De Gregorio: “Mi sono appassionata alle parole e alle opere di alcune figure luminose del Novecento.
Donne spesso rimaste in ombra o all’ombra di qualcuno. Ho studiato il loro lessico sino a “sentire” la loro voce, quasi che le avessi di fronte e potessi parlare con loro.
Ho avuto infine desiderio di rendere loro giustizia. Attraverso la scrittura,
naturalmente, non conosco altro modo. Un testo scritto per il teatro che qui si propone in una sorta di prima lettura, prima di consegnarlo a chi vorrà incarnarlo: una ‘interpretazione d’autore’. La galleria delle orazioni si apre con quella di Dora Maar, la donna che piange dei quadri di Picasso, che mi accompagna sin da bambina. Poi sono venute Amelia Rosselli, poeta della mia adolescenza. Carol Rama e la sua ossessione artistica per il sesso motore di vita, l’anticonformista che mi ha accompagnata nella giovane età adulta. Maria Lai che ha ricamato libri e tenuto insieme, coi suoi fili dorati, persone, paesi e montagne: la maturità. Infine, Lisetta Carmi, che – unica vivente – mi ha aperto le porte di casa sua e reso privilegio della sua compagnia, delle sue parole, della sua saggezza. A queste cinque donne è dedicata un’orazione funebre, immaginando che siano loro stesse a parlare ai propri funerali per raccontare chi sono e chi sono sempre state. Invettive, perché le parole e le intenzioni sono veementi e risarcitorie. Ho usato per comporre i testi soltanto le loro parole – parole che hanno effettivamente pronunciato o scritto in vita – e in qualche raro caso parole che altri, chi le ha amate o odiate, hanno scritto di loro.”

Teatro Rasi – via di Roma 39 – Ravenna
Venerdì 24 maggio 2019 ore 21.00
Valter Malosti / Gup Alcaro
LO STUPRO DI LUCREZIA
un progetto di e con Valter Malosti
progetto sonoro G.U.P. Alcaro

regia, traduzione, adattamento teatrale e ricerca musicale Valter Malosti
produzione TPE – Teatro Piemonte Europa / TEATRO DI DIONISO

Venerdì 24 maggio 2019 (ore 21.00 – Teatro Rasi) prosegue, a Ravenna, POLIS il festival del teatro e della partecipazione, con lo spettacolo Lo stupro di Lucrezia con protagonista uno straordinario Valter Malosti, indiscusso protagonista del teatro italiano, in scena con il musicista G.U.P. Alcaro. POLIS Teatro Festival ha la direzione artistica della compagnia ravennate ErosAntEros, con il contributo di Comune di Ravenna – Assessorato alla Cultura, Regione Emilia-Romagna e Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
LO STUPRO DI LUCREZIA tratto dal celebre poemetto di Shakespeare, porta in scena un raptus di violenza incontrollabile raccontato per la prima volta, in modo sconvolgente, dalla parte di lei, che tanto fa riflettere sulle violenze sul corpo femminile nel nostro contemporaneo.
Anno 1593. Londra è devastata dalla peste e i teatri sono chiusi. William Shakespeare compone il poemetto erotico-mitologico Venere e Adone, che diventerà un grandissimo best seller. L’anno successivo, William riprende un episodio dell’antica storia romana: lo stupro di Lucrezia da parte di Sesto Tarquinio, figlio di Tarquinio il Superbo re di Roma. In Shakespeare la voce di Lucrezia si dilata e diviene uno dei più alti esempi di meditazione sulle conseguenze dello stupro visto dalla parte di una donna, attraverso un’ingegnosa serie di lamentazioni, introspezioni, allegorie, invettive. Ma a impressionare ulteriormente il lettore/ascoltatore è lo sguardo nella psiche del carnefice, la lucida radiografia dei suoi impulsi tortuosamente contraddittori.
Questa versione in concerto del poemetto Lo stupro di Lucrezia di Shakespeare è la versione live dell’opera commissionata da Rai Radio3 e andata in onda nel 2012. Valter Malosti – dalla stagione 2018-19 direttore artistico di Tpe – Teatro Piemonte Europa – ne ha curato regia, traduzione, adattamento teatrale e ricerca musicale. Il progetto sonoro è di G.U.P. Alcaro.
Prima dello spettacolo Marzia Bondoli Nielsen dà vita ad un atto performativo-partecipativo dal titolo MEETING YOUR EYES, in cui la fotografa ravennate invita gli spettatori a prendere il tempo
di incontrarsi e conoscersi attraverso lo sguardo (Meeting your Eyes sono previste 3 sessioni: 20.15 – 20.30 – 20.45 – data la disponibilità limitata di posti si consiglia la prenotazione: tel.
335.7527507- marziab@gmail.com).

La stagione dei teatri

Valter Malosti / Michela Lucenti

Shakespeare/Sonetti
versione italiana e adattamento teatrale Fabrizio Sinisi e Valter Malosti

mercoledì 13 febbraio 2019
inizio ore 21

Teatro Alighieri – Ravenna
Spettacolo in abbonamento – Titolo a scelta
Spettacolo inserito nel programma di ToDay ToDance

Durata spettacolo: 1 ora senza intervallo

Un fool contemporaneo, armato di microfono, e quattro danzatori, incarnano i moti di un amore limpido e squilibrato, straziante e fuori asse. Non si tratta di una semplice lettura scenica del canzoniere del Bardo. È uno spettacolo innovativo e trasversale, giocato su combinazioni imprevedibili di movimento e parola, in perenne dialogo con la musica e il suono. Una ricerca sul linguaggio poetico di Shakespeare che prende le mosse dalla nuova versione italiana delle poesie, preparata e adattata per la scena da Fabrizio Sinisi e Valter Malosti, con la regia dello stesso Malosti e le coreografie di Michela Lucenti. Con Shakespeare/Sonetti Malosti torna dopo molti anni a collaborare con Michela Lucenti e il suo gruppo di lavoro, fra i più importanti e riconosciuti ensemble di teatro-danza contemporanei, e conclude così la sua trilogia sullo Shakespeare “non teatrale” iniziata con Venere e Adone e Lo stupro di Lucrezia.

Enigma filologico, impenetrabile documento, lettera d’amore a un destinatario sconosciuto, i Sonetti di Shakespeare diventano qui a pieno titolo uno dei testi teatrali shakespeariani: forse l’unico vero monologo maschile della sua teatrografìa. L’ordine dei componimenti viene ricostruito in una nuova lingua e una nuova drammaturgia. Un complesso romanzo d’amore con quattro figure e una sola voce: con il Narratore dei Sonetti Shakespeare crea infatti uno dei suoi grandi protagonisti, un personaggio clownesco e sboccato, straziante e disperato, di allucinata modernità. Una fra le più complesse e grandiose opere di poesia dell’età moderna diventa in questo spettacolo un altare sacrificale, un evento di grazia e furore, canto e lamento, beffa e bestemmia, che anticipa I grandi canzonieri d’amore del Novecento, da Auden a Pasolini, da Salinas a Testori.

Patetico e disperato è l’amore che nei Sonetti si racconta, un amore tanto limpido quanto squilibrato, infelice, fuori asse: l’amore di un uomo ormai maturo nei confronti di uno molto più giovane e bello, un vecchio poeta disposto anche a coprirsi di ridicolo, a rendersi buffone agli occhi della gente, pur di esprimere il suo sentimento, affermandolo in un gesto plateale e spudorato: la poesia, il Narratore fa della sua poesia il suo stesso palcoscenico. Come accade nella tradizione popolare, la parola diventa non solo lo strumento di un dialogo, ma il luogo di una performance: invocazione, elegia, preghiera, lamento, dichiarazione.

«Ciò che avviene nei Sonetti – spiega Valter Malosti – è innanzitutto l’esibizione di un io disperato e precario, disposto a dire tutto, a farsi povero e buffone, a divenire esso stesso spettacolo. Pur di non perdere l’Altro: il bel giovane, l’ombra misteriosa e mai identificata dell’opera shakespeariana, un personaggio idealizzato e irrealizzabile, bellissimo e indifferente, simbolo della luce e della grazia, unico baluardo di eternità contro l’incombere della morte».
All’apollineo numinoso del “fair youth” si contrappone, opposto e complementare, il buio della dark lady, il contrappeso d’ombra, il contrappasso nero di tutto ciò che il ragazzo rappresenta nella luce. Oggetto inclassificabile della filologia shakespeariana, la dark lady diventa lo specchio perverso del Narratore, la sua parte rimossa e tuttavia necessaria: l’eros funereo, l’ossessione del corpo, la nevrosi mortuaria, il furore e la farsa, una figura di crudeltà cinica e umorale in cui veder ritornare l’innominabile.

La dark lady, creata in scena da Michela Lucenti, è ciò che il Narratore non vuole essere e tuttavia non può fare a meno di essere: l’ombra infera che la luce del Ragazzo non annulla ma anzi allunga e distarne

«Ecco quindi forse la contraddizione che rende i Sonetti la più estrema e dolorosa fra le tragedie shakespeariane – dice Malosti. Nell’Io narrante, Shakespeare mette in scena il dissidio insanabile fra gli opposti, il contrasto fra luce e ombra, ordine e caos, delirio e realtà, amore e morte. Ma è proprio in questo nodo irrisolvibile che accade la poesia: inscenati come testo teatrale, i Sonetti diventano un dibattito per voce sola e corpi, uno spettacolo trasversale che mette insieme teatro, danza, canto in una complessa drammaturgia coreografica e sonora, uno spazio instabile e irrequieto popolato dai fantasmi di uno solo che diviene moltitudine».

Shakespeare/Sonetti
regia Valter Malosti
coreografie Michela Lucenti

con Valter Malosti, Michela Lucenti, Maurizio Camilli, Marcello Spinetta, Elena Serra
scene e costumi Domenico Franchi
luci Cesare Agoni, Sergio Martinelli
acconciature e trucco Bruna Calvaresi
assistente alla regia Elena Serra
suono Fabio Cinicola
produzione TPE – Teatro Piemonte Europa, Centro Teatrale Bresciano, Teatro di Dioniso

STAGIONE TEATRALE DIEGO FABBRI 2016/17 – MODERNO

Marche Teatro

in collaborazione con Compagnia MusellaMazzarelli e EmmeA Teatro

MARCO FOSCHI

PAOLO MAZZARELLI

LINO MUSELLA

Strategie fatali

scritto e diretto da Lino Musella e Paolo Mazzarelli

e con Fabio Monti, Laura Graziosi, Astrid Casali, Giulia Salvarani

costumi di Stefania Cempini

sound design e musiche originali di Luca Canciello

Turno E Martedì 7 febbraio 2017 ore 21

È il Teatro, inteso sia come ambiente fisico che come ultimo possibile luogo di indagine metafisica, il grande tema di Strategie fatali.

Ecco quindi tre storie che si intrecciano fra loro, sette attori, sedici personaggi, riuniti in un’unica multiforme indagine che – nell’ambientazione comune di un Teatro – mette difronte alcuni dei grandi temi del contemporaneo (il terrore, il porno, i nuovi media) con alcuni temi eterni dell’essere umano (il maligno, l’illusione, il fantasma, ancora il Teatro).

La Compagnia MusellaMazzarelli, con questo nuovo spettacolo, arricchisce ulteriormente il suo gioco teatrale, apre le porte – usando Shakespeare e Baudrillard come chiavi – ad una scrittura che chiama in causa un numero crescente di compagni di scena, ma tiene fede a quella sua caratteristica cifra stilistica che si muove sul confine sottile fra comico e tragico.

Un confine in cui la vita e il teatro si toccano fra loro e – insieme – prendono aria, fuoco, luce.

La Compagnia MusellaMazzarelli nasce nel 2009 dall’incontro tra Lino Musella (premio Le Maschere del Teatro miglior attore emergente 2014 e premio Hystrio ANCT 2015) e Paolo Mazzarelli (premio speciale Scenario 2001, Premio Enriquez alla drammaturgia 2005).

Tra il 2009 e il 2011 realizzano Due cani, Figlidiunbruttodio (vincitore del premio Inbox 2010) e Crack machine, tutti lavori basati su testi originali, ideati, scritti, diretti e interpretati a due. Negli ultimi anni Marche Teatro ha prodotto La società (2012), spettacolo vincitore del Premio della Critica 2014.

Fura Dels Baus

Titus Andronicus

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