Hindemith

Posted by on July 8, 2012

SANCTA SUSANNA opera in one act text by August Stramm music by Paul Hindemith Conductor Daniele Agiman Regia Lorenzo Maria Mucci Set Emanuele Sinisi Lighting Michele Della Mea Orchestra Arché Susanna Elisabetta Farris Klementia Sumie Fukuhara Elderly nun Maria Candirri Handmaid Giulia De Blasis Boy Marco Voleri  

SANCTA SUSANNA

opera in one act
text by August Stramm
music by Paul Hindemith

Conductor Daniele Agiman
Regia Lorenzo Maria Mucci
Set Emanuele Sinisi
Lighting Michele Della Mea

Orchestra Arché

Susanna Elisabetta Farris
Klementia Sumie Fukuhara
Elderly nun Maria Candirri
Handmaid Giulia De Blasis
Boy Marco Voleri

 

3 thoughts on “Hindemith

  1. IL DITTICO INESISTENTE DI PAUL HINDEMITH VOLUTO E DIRETTO DA RICCARDO MUTI.

    Con il dittico di P. Hindemith ?Nobilissima Visione? che intitola il Festival e ?Sancta Susanna?, regia di Chiara Muti, siamo entrati nel cuore del Ravenna Festival 2012. I prevenuti sui ?figli d?arte? hanno dovuto ricredersi: questa prima regia operistica di un?attrice che padroneggia il linguaggio teatrale ? stata costruita con sensibilit? e talento nel rispetto della scrittura musicale e poetica, come rivelano le note di regia: ?Quanta forza e tensione teatrale nella composizione di Hindemith sublimata dal libretto di August Stramm?.Basta lasciarsi guidare?. Tentazione, pulsione, allucinazione, vibrazione? nella musica c?? tutto, in essa ? riposto il senso segreto dell?azione scenica e della narrazione?? L?opera, datata 1922, ? come uno scrigno che schiudendosi lentamente irradia bagliori fino a riempire ogni anfratto del teatro ed avvolgerlo in un flusso musicale dal sapore nuovo e antico ad un tempo, tutto giocato su un tema di poche note in molte variazioni arricchite con suggestioni musicali inedite di cui l?Orchestra Cherubini diretta da Muti ha colto ogni minimo afflato timbrico: un?opera da fruire con tutti i sensi. Il clima ? inquietante e scabroso. La sensualit? di Suor Susanna si accende in una notte d?estate captando i sospiri di due amanti nel prato in sintonia con il risveglio della natura, stimolata soprattutto dal racconto della vicenda di suor Beata caduta in peccato. In un crescendo incontenibile giunge a strapparsi l?abito e ad abbracciare la croce, condannata senza appello dalle consorelle che alzano su di lei i crocefissi come un?arma (Melodi Cantores dirette dalla ravennate Elena Sartori). In questo teatro estremo catalogato come espressionista (ma ? molto di pi?, anche se Hindemith, afflitto dalle critiche feroci, lo espunse dal suo catalogo), Chiara Muti ha voluto inserire la visione di una bambina eterea sotto la luce lunare, quale promessa di una vita armoniosa e libera o, forse, come nostalgica visione della innocenza perduta. E? una piccola allieva della Scuola di danza Ravenna Ballett Studio diretta da Cinzia di Pizio e della scuola di musica Mikrokosmos, dove studia con la docente di pianoforte Annalisa Mannarini. Leonardo Scarpa ha firmato le scene dove l?austerit? dell?altare segna una sorte di confine fra il claustrofobico convento dove la vita langue e il fuori, dove trionfa lo slancio vitale della natura con le sue leggi arcane e incontrastabili. Quaranta minuti di intense suggestioni sonore e visive in un?ambientazione quasi cinematografica dove le bravissime interpreti Brigitte Pinter nel ruolo di Kelementia e Csilla Boross in quello di Susanna hanno unito canto e recitazione con un?efficacia davvero rara, colorando di straordinariet? questa rappresentazione di ?Sancta Susanna?.
    ?Nobilissima Visione? nella coreografia di Micha van Hoecke che sostanzialmente non si distoglie dalla cifra stilistica a cui ci ha abituato lo storico ospite del Ravenna Festival, poggia sulla suite ricavata da Hindemith nel 1938 dal balletto omonimo scritto per il coreografo Massine ispirato dagli affreschi di Giotto sulla vita di San Francesco in Santa Croce a Firenze. Il giovane ballerino Alessio Rezza ha incarnato appassionatamente Francesco e al suo fianco ha brillato Gaia Straccanore, prima ballerina del Balletto dell?Opera di Roma. La lettura di Van Hoecke, come sempre, ? rimasta sospesa fra la danza e il teatro avvalendosi di efficaci elementi scenici che risentono di visioni cinematografiche e teatrali e devono qualcosa alle letture dei Fioretti e del Cantico delle Creature. Non ? facile giungere alla ?Nobilissima Visione?, neanche per Francesco, ragazzo di nobile famiglia che si spogli? di tutto identificandosi con i pi? deboli e indifesi. La suite di teatro-danza, che Muti ha voluto abbinare all?opera breve come omaggio a Hindemith, racconta un percorso travagliato che porta alla scoperta della verit? mistica configurata da una croce che avanza dal palcoscenico inghiottendo in un fascio abbacinante di luce sia la figura di Francesco, prostrato a terra, che l?intera platea.
    Attilia Tartagni 8.7.2012

  2. TEATROM DELLE MUSE

    Di Virgilio Celletti

    Hindemith e Ravel in lotta con il tempo. Che qui, da argomento delle due trame, diventa quasi il tachimetro di una corsa fisica, sul palcoscenico e nel golfo mistico; e scorre cos? vorticoso, quasi incalzato da un commando di mimi oltre che da due partiture ad hoc, da divorare in un?ora soltanto l?apertura di stagione del Teatro delle Muse. Le due pagine (affidate una ad un piccolo organico di soli fiati e pianoforti e l?altra a una normale formazione lirico-sinfonica) sono profondamente diverse, all?insegna dell?espressionismo e dell?impressionismo, eppure compatibili e quasi complementari nella formazione di un dittico che l?altra sera ha riproposto la grande vocazione dell?istituzione lirica di Ancona alla produzione meno frequentata.

    La prima delle due operine, l?hindemithiana Hin und zur?ck (Andata e ritorno), ? quasi fulminante nei suoi dodici minuti. In un abbinamento di ironia e grottesco a cui un colpo di scena (e di pistola) conferisce dopo poche battute un pizzico di noir, un marito scopre che non ? stata la sarta ma l?amante a spedire una lettera di buon compeanno a sua moglie. E la uccide. Poi si getta dallla finestra. E qui appare un vecchio saggio, il quale insegna come si possa capovolgere il destino. Cos? la finestra restituisce l?uomo, sua moglie si rialza in piedi, rilegge la lettera che ? stata proprio la sarta a scriverle e il compleanno ? davvero una festa.

    Forse sarebbe stato troppo semplice, anche se estremamente divertente, rileggere l?apologo come un film che rivisto a rovescio pu? diventare esilarante, Ma la regia di Stefano Poda, che ha curato con innegabile eleganza anche le scene, i costumi, le luci e i movimenti coreografici dei figuranti, ha interamente affidato la vicenda a complesse e fuorvianti simbologie.

    Protagonista (nel bene e nel male verrebbe da dire) il regista anche nell?Heure espagnole di Ravel, ha affrontato un?altra storia di moglie infedele, che approfitta delle uscite professionali del marito orologiaio per tradirlo. Qui Poda ha fatto ricorso a situazioni pi? esplicite e ridanciane, con un enorme pendolo che le sovrasta e le nasconde; ma non ci vuole molto a comprendere che ? la musica di Ravel la cosa pi? importante, e che l?ironia qui ha un senso solo se riesce a convivere con la poesia. Cos? da chi firma le componenti visive dello spettacolo, il ruolo di protagonista passa di diritto ai responsabili della parte musicale. Bruno Bartoletti sul podio ? stato ancora una volta una guida preziosa per l?Orchestra Filarmonica Marchigiana. Sonia Ganassi ha sostenuto con grande bravura il ruolo principale, cone gi? in Hindemith. Accanto a lei si sono fatti apprezzare Robert Vicen?, Nicolas Rivenq e Thomas Morris.

  3. ANCONA? TEATRO DELLE MUSE – APERTURA DELLA STAGIONE D?OPERA E BALLETTO con
    Hin und Zur?ck di Paul Hindemith e L?heure espagnole di Maurice Ravel.
    22 e 24 gennaio 2010
    (recita del 24 gennaio 2010)

    di Giosetta Guerra

    L?allestimento delle opere rare al Teatro delle Muse di Ancona crea sempre un forte impatto visivo, che rimane negli occhi anche a distanza di tempo. Quindi ? azzeccata la scelta di non far seguire nient?altro alle opere rare, seppur brevi o brevissime come nel caso di Hin und Zur?ck e L?heure espagnole che insieme durano solo 75 minuti.
    Eravamo un po? perplessi prima di entrare, ma siamo usciti convinti e soddisfatti, anche se, come ? consuetudine da qualche tempo, l?allestimento scenico prevale sulla musica.
    E Stefano Poda nelle vesti onnicomprensive di scenografo, regista, costumista, coreografo, disegnatore luci, si ? imposto all?attenzione del pubblico.
    La bellezza delle scene, visionarie ma attinenti, incollate ai protagonisti ma in continua evoluzione con l?ausilio di proiezioni e di cambi di luci, la sobria eleganza dei costumi femminili e l?austerit? con qualche stravaganza di quelli maschili, la simbologia dei movimenti meccanizzati (nell?opera di Ravel una breve teoria di uomini in bianco scandisce i minuti con passettini e scatti, in quella di Hindemith alcuni personaggi gesticolano e non ho capito perch?), la presenza dell?alter ego dei personaggi in un gruppo speculare e contrapposto in quella di Hindemith, l?uso di soli tre colori a forte contrasto (nero, rosso e bianco), con l?aggiunta dell?argento lavico per le pareti e gli ingranaggi dell?orologio della seconda opera e del nero traslucido delle pareti a specchio e del pavimento riflettente per la prima, contribuiscono a captare l?attenzione degli spettatori su queste due storie tra loro contrastanti (la prima drammatica ma sdrammatizzata se vista al rovescio, la seconda piccante e intrisa di amaro opportunismo), ma unite dal tema del tempo che va a ritroso nell?opera di Hindemith e va avanti in quella di Ravel. Due letti neri alla turca ai lati del palcoscenico e tante lettere dell?alfabeto argentee traslucide dondolanti dal soffitto sono gli elementi scenografici della prima opera, il passaggio alla seconda avviene gradualmente con l?introduzione di un grosso pendolo argenteo filigranato oscillante, di una serie di clessidre di cristallo sospese, di due metronomi che segnano il tempo e si trasformano in pendole, di una fantastica cascata d?acqua sul retro, di un grosso ingranaggio d?orologio che scandisce le ore, di una calda pioggia di petali rossi sulla protagonista alle prese col primo amante, petali che formano un prato rosso sul pavimento nero. Non manca la seminudit? degli uomini nell?opera di Ravel. Tutto in un?atmosfera visionaria di grande fascino.
    Il lavoro di Stefano Poda ? una sorta di work in progress, perch? scivola dalla prima alla seconda opera gradualmente senza stacchi, toglie, aggiunge, modifica gli elementi scenici con la complicit? delle luci, s? che lo spettatore, in attesa di un intervallo dopo la prima opera (anche se di soli 12 minuti), si domanda perch? i protagonisti riprendano a cantare se la vicenda era conclusa, poi si rende conto invece di trovarsi in un?altra atmosfera perch? sente che la musica ? cambiata e si accorge solo dopo che anche gli elementi scenici hanno un altro significato. Una mente geniale.

    Vediamo le trame.

    HIN UND ZUR?CK (Andata e ritorno), musica di Paul Hindemith su libretto di Marcellus Schiffer scrittore e cabarettista, prima rappresentazione a Baden-Baden, Theater der Stadt il 15 luglio 1927, ? un?opera in miniatura, composta in tre giorni, una divertente parodia delle convenzioni del teatro musicale della durata di un quarto d?ora.
    Emma, totalmente sorda ed estranea ai fatti, ? in soggiorno e ricama, entra sua nipote Helene, per la colazione, poco dopo giunge suo marito Robert con un regalo per il compleanno della moglie. La cameriera porta una lettera ad Helene, che nel leggerla rimane imbarazzata e dice al marito che viene della sarta ma, pressata dai sospetti di Robert, ammette che chi scrive ? un amante. Robert infuriato le spara. Il medico, seguito da un?infermiera che elenca nomi di medicinali, dichiara che per la donna non c?? pi? nulla da fare. Robert, disperato, si getta dalla finestra. A questo punto compare un saggio per dire che se si guarda dall?alto non ha importanza che la vita si svolga dalla culla alla morte, o che l?uomo prima muoia e poi rinasca; se si capovolge il destino tutto ritorner? a posto come prima.
    (Affermazioni assurde sotto ogni profilo, perch? ci? che non esiste non pu? morire n? rinascere, ma il teatro ? finzione e d? vita anche ai ?nonsense?).
    L?azione quindi riprende e gli avvenimenti si replicano in ordine inverso. Robert rientra dalla finestra, riappaiono medico e infermiera, Helene si rialza, il dialogo relativo alla lettera si svolge al contrario (prima Helene parla dell?amante poi della sarta) e Robert dona alla moglie che si prepara per la colazione il regalo di compleanno.

    L?HEURE ESPAGNOLE (L?ora spagnola), farsa boccaccesca di Franc-Nohain sulle peripezie di una giovane sposa di Toledo, fu vista all?Od?on da Maurice Ravel che ne rest? fortemente impressionato, s? che la mise in musica in breve tempo e ne fece una commedia musicale in un atto, rappresentata per la prima volta a Parigi, Th??tre National de l?Op?ra Comique, il 19 maggio 1911.
    Parla dell?orologiaio Torquemada che ogni gioved?, sempre alla stessa ora, ha l?incarico di regolare gli orologi del municipio, delle chiese e delle torri del paese. E la moglie ne approfitta per ricevere i suoi amanti. Ma questo gioved?, mentre sta per uscire, si presenta Ramiro, un giovane e vigoroso mulattiere, per farsi riparare un orologio. Conception, la focosa moglie di Torquemada, esorta il marito a sbrigare il suo incarico municipale, lui va dicendo a Ramiro di aspettarlo l? in bottega. Conception, contrariata, cerca un escamotage per usufruire della sua ora di libert?: chiede a Ramiro di portare una grossa pendola nella sua camera da letto al piano superiore. Puntuale arriva il poeta Gonzalve e Conception lo fa nascondere in un?altra pendola. Ramiro ritorna e la donna lo prega di riportare gi? la prima pendola e di portare su in camera la seconda con dentro Gonzalve. Frattanto si presenta un altro amante, il ricco banchiere Don Inigo Gomez, ma lei non gli d? retta e accompagna Ramiro con la pendola occupata da Gonzalve al piano superiore. Don Inigo si nasconde allora nella prima pendola. Conception si intrattiene col poeta che si prodiga in effusioni liriche, ma non arriva al sodo, perci? fa riportare la pendola con il carico inconcludente al piano inferiore e fa trasportare in camera sua quella con dentro il vanesio Don Diego, che per? ? incapace di uscir fuori dalla pendola e cos? Ramiro deve riportare gi? anche la pendola con Don Inigo. Conception comprende a questo punto che il prestante Ramiro ? l?unico in grado di appagare i suoi desideri e chiede al mulattiere di seguirla in camera da letto senza pendola. Al suo ritorno Torquemada potrebbe immaginare cosa sia successo, ma troppo grande ? la sua gioia quando scopre nelle sue pendole due clienti ai quali potr? venderle a caro prezzo.
    Per questo dittico gli interpreti, tutti all?altezza dei loro ruoli, sono gli stessi.
    L?unica donna cantante ? il noto mezzosoprano Sonia Ganassi (Helene moglie di Robert e Concepcion moglie di Torquemada), al suo debutto in scena nel repertorio del 900, che calca il palcoscenico con l?allure della primadonna (buffa in questo caso), interpreta con grande precisione i due personaggi, esibisce il suo bel timbro brunito, vibrante e ricco di armonici, una tessitura acuta luminosa, una zona grave non sempre sonora, voce agile ed estesa, fluidit? d?emissione, incisivit? d?accento e di fraseggio. Lo spagnolo Vicen? Esteve (Robert e lo studente Gonzales) esibisce una vocalit? estesa e limpida di tenore chiaro e brillante che si espande in filati; l?inglese Nicolas Rivenq (Il professore e il mulattiere Ramiro tutto muscoli) ? un baritono leggero; Giovanni Battista Parodi (L?infermiere e il banchiere Don Inigo Gomez che entra spargendo banconote) possiede una bella voce di basso, corposa ed estesa; il francese Thomas Morris (Il saggio e l?orologiaio Torquemada) ? un tenore che usa anche il falsetto; Cristiane Hunger ? la cameriera e Gilda Bartoccetti la zia Emma che non canta.
    A preparare e a dirigere l?Orchestra Filarmonica Marchigiana per queste opere ?nuove? viene sempre chiamato ad Ancona il M? Bruno Bartoletti, sempre aperto alle novit? nonostante i suoi 84 anni, che coglie la tinta delle partiture e non invade mai il palcoscenico con sonorit? debordanti.

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