VIAGGIANDO CON CLAUDIO CASADIO E GIULIO SCARPATI NEGLI ABISSI PIU? OSCURI DELL?ANIMA
Il primo interrogativo sta proprio nel titolo ?Oscura immensit??. Si riferisce al buio infinito della notte, all?abisso oscuro della morte o all?immensit? del dolore che travaglia l?anima? La pi?ce teatrale ? tratta dal romanzo ?L?oscura immensit? della morte? di Massimo Carlotto, autore anche del testo teatrale in cui l?azione si svolge ora, plasmata su quanto ? accaduto 15 anni prima quando durante una rapina sono stati uccisi una donna e suo figlio di otto anni, la famiglia di Silvano Contin. Intanto Raffaello, l?assassino condannato all?ergastolo, combatte in cella con qualche rimorso e con il sogno di finire i suoi giorni in bagordi (? malato di cancro) scontando anche le colpe del complice mai identificato. Ci pu? essere perdono per un duplice delitto cos? devastante? Finir? mai il travaglio psichico dei due uomini inchiodati da un uguale destino? Questi interrogativi scavano nella coscienza individuale e seminano dubbi senza stabilire risposte. E? difficile, se non impossibile, perdonare eppure, seguendo le dinamiche in scena, si realizza che questa sarebbe l?unica via d?uscita per Contin, drammaticamente concentrato sul suo carnefice. Contin non ? in grado di elaborare il lutto e dunque non pu? superarlo per riaprirsi alla vita. I ruoli codificati, quello del carnefice e della vittima, lentamente si contaminano e si confondono davanti alla forza incontrollabile del male. Dramma proposto quotidianamente dalla cronaca ed esperienza vissuta sulla sua pelle dall?autore che inoltre, per scrivere questo testo, si ? avvalso di testimonianze di persone colpite da eventi luttuosi simili, ? un dramma che risente della radice letteraria e si allarga alla dimensione teatrale grazie alla regia intelligente di Alessandro Gassman che ricorre a foto e a videoproiezioni come gi? nel ?Riccardo III? per colpire a fondo un pubblico teatrale contaminato anche da altri linguaggi. La scenografia ? divisa in tre spazi: il locale condominiale claustrofobico di Contin, la prigione di Raffaello e uno spazio neutro dove si materializzano i ricordi nell?oscurit? spezzata dagli inquietanti sprazzi di luce del light designer Michele Mari. Contin trascina un?esistenza vuota, senza frequentazioni umane. Risuola scarpe in un anonimo supermercato e ha archiviato la sua professionalit? di rappresentante di vini pregiati e i vecchi contatti privilegiati con i clienti. Il suo danno non solo ? irreversibile ma ? destinato a sfociare nella follia fra le mura anguste di una casa svuotata di affetti che raccoglie un delirio incipiente cos? come la cella di Raffaello chiude ogni anelito di libert?. La malattia gli fa riassaporare la libert? e con questa il piacere di ritrovare la madre e l?amante-prostituta che sa cingerlo teneramente nelle braccia robuste apostrofandolo ?Stella?. L?anima di Raffaello, contrariamente a quella di Silvano, non ? morta e si accende di nuovo fra l?emozione del pubblico quando pronuncia con l?amante, davanti al mare,ingenue parole in dialetto romagnolo colme di poesia e di meraviglia, quasi a dire che la serenit? va cercata nelle cose semplici e autentiche, nel ritrovare l?ingenuit? fiduciosa di un bambino con la vita non ancora tracciata. Paradossalmente Raffaello fa una scelta che lo riscatta, mentre Contin si condanna alla follia. Il pubblico ? inchiodata alla sedia per due ore dalla bravura dei due attori. Se la performance del romano Giulio Scarpati ? scontata, visti i suoi crediti di attore cinematografico e televisivo, la vera sorpresa ? il ravennate Claudio Casadio proveniente da Accademia Perduta. Il ruolo sembra cucito sul suo corpo tatuato, sul linguaggio tagliente permeato da cadenze cantilenanti quasi infantili contranti con i lineamenti scolpiti nel legno. Durante l?incontro con il pubblico al Ridotto, nel corso delle quattro repliche al Teatro Alighieri, Casadio ha annunciato che Carlotto sta approntando per lui un nuovo personaggio e noi ravennati, che lo apprezziamo da anni, non possiamo che compiacerci per l?eccezionale prova d?attore che tanto ha contribuito al successo di ?Oscura immensit??, oltre le 150 recite dopo il debutto in tutta Italia, un record assoluto.
Attilia Tartagni 9.3.2014
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VIAGGIANDO CON CLAUDIO CASADIO E GIULIO SCARPATI NEGLI ABISSI PIU? OSCURI DELL?ANIMA
Il primo interrogativo sta proprio nel titolo ?Oscura immensit??. Si riferisce al buio infinito della notte, all?abisso oscuro della morte o all?immensit? del dolore che travaglia l?anima? La pi?ce teatrale ? tratta dal romanzo ?L?oscura immensit? della morte? di Massimo Carlotto, autore anche del testo teatrale in cui l?azione si svolge ora, plasmata su quanto ? accaduto 15 anni prima quando durante una rapina sono stati uccisi una donna e suo figlio di otto anni, la famiglia di Silvano Contin. Intanto Raffaello, l?assassino condannato all?ergastolo, combatte in cella con qualche rimorso e con il sogno di finire i suoi giorni in bagordi (? malato di cancro) scontando anche le colpe del complice mai identificato. Ci pu? essere perdono per un duplice delitto cos? devastante? Finir? mai il travaglio psichico dei due uomini inchiodati da un uguale destino? Questi interrogativi scavano nella coscienza individuale e seminano dubbi senza stabilire risposte. E? difficile, se non impossibile, perdonare eppure, seguendo le dinamiche in scena, si realizza che questa sarebbe l?unica via d?uscita per Contin, drammaticamente concentrato sul suo carnefice. Contin non ? in grado di elaborare il lutto e dunque non pu? superarlo per riaprirsi alla vita. I ruoli codificati, quello del carnefice e della vittima, lentamente si contaminano e si confondono davanti alla forza incontrollabile del male. Dramma proposto quotidianamente dalla cronaca ed esperienza vissuta sulla sua pelle dall?autore che inoltre, per scrivere questo testo, si ? avvalso di testimonianze di persone colpite da eventi luttuosi simili, ? un dramma che risente della radice letteraria e si allarga alla dimensione teatrale grazie alla regia intelligente di Alessandro Gassman che ricorre a foto e a videoproiezioni come gi? nel ?Riccardo III? per colpire a fondo un pubblico teatrale contaminato anche da altri linguaggi. La scenografia ? divisa in tre spazi: il locale condominiale claustrofobico di Contin, la prigione di Raffaello e uno spazio neutro dove si materializzano i ricordi nell?oscurit? spezzata dagli inquietanti sprazzi di luce del light designer Michele Mari. Contin trascina un?esistenza vuota, senza frequentazioni umane. Risuola scarpe in un anonimo supermercato e ha archiviato la sua professionalit? di rappresentante di vini pregiati e i vecchi contatti privilegiati con i clienti. Il suo danno non solo ? irreversibile ma ? destinato a sfociare nella follia fra le mura anguste di una casa svuotata di affetti che raccoglie un delirio incipiente cos? come la cella di Raffaello chiude ogni anelito di libert?. La malattia gli fa riassaporare la libert? e con questa il piacere di ritrovare la madre e l?amante-prostituta che sa cingerlo teneramente nelle braccia robuste apostrofandolo ?Stella?. L?anima di Raffaello, contrariamente a quella di Silvano, non ? morta e si accende di nuovo fra l?emozione del pubblico quando pronuncia con l?amante, davanti al mare,ingenue parole in dialetto romagnolo colme di poesia e di meraviglia, quasi a dire che la serenit? va cercata nelle cose semplici e autentiche, nel ritrovare l?ingenuit? fiduciosa di un bambino con la vita non ancora tracciata. Paradossalmente Raffaello fa una scelta che lo riscatta, mentre Contin si condanna alla follia. Il pubblico ? inchiodata alla sedia per due ore dalla bravura dei due attori. Se la performance del romano Giulio Scarpati ? scontata, visti i suoi crediti di attore cinematografico e televisivo, la vera sorpresa ? il ravennate Claudio Casadio proveniente da Accademia Perduta. Il ruolo sembra cucito sul suo corpo tatuato, sul linguaggio tagliente permeato da cadenze cantilenanti quasi infantili contranti con i lineamenti scolpiti nel legno. Durante l?incontro con il pubblico al Ridotto, nel corso delle quattro repliche al Teatro Alighieri, Casadio ha annunciato che Carlotto sta approntando per lui un nuovo personaggio e noi ravennati, che lo apprezziamo da anni, non possiamo che compiacerci per l?eccezionale prova d?attore che tanto ha contribuito al successo di ?Oscura immensit??, oltre le 150 recite dopo il debutto in tutta Italia, un record assoluto.
Attilia Tartagni 9.3.2014