Marco Taralli Nûr
Opera in un atto
Libretto di Vincenzo De Vivo, da un’idea di Marco Buticchi
Commissione del XXXVIII Festival della Valle d’Itria – Prima esecuzione assoluta
con il patrocinio del Comune de L’Aquila
Martina Franca, Teatro Verdi, 28 luglio 2012
Luce Tiziana Fabbricini
Samih David Ferri Durà
Il Frate Paolo Coni
Il Cavaliere David Sotgiu
L’Infermiera Marta Calcaterra
Il Primario Emanuele Cordaro
Maestro concertatore e direttore d’orchestra Jordi Bernàcer
Regia Roberto Recchia
Scene e costumi Benito Leonori
Ensemble dell’Orchestra Internazionale d’Italia
Ensemble vocale dell’Accademia del Belcanto Rodolfo Celletti
Martina Franca, Festival della valle d’Itria: Nu?`r (Licht) /Taralli 27.7
Bei ‘Nur’ von Marco Taralli handelt es sich um um eine Kammeroper. die vom FVI in Auftrag gegeben und im Teatro Verdi uraufgef?hrt wurde. Das Libretto ist von Vincenzo de Vivo und basiert auf einer Erz?hlung von Marco Buticchi: Einziger Akt in einem Feldlazarett, 2 Tage nach dem Erdbeben in l’Aquila, bei dem vor 2 Jahren die ganze Stadt zerst?rt wurde. Das Lager ist von Kranken aller Art, Krankenschwestern und ?rzten bev?lkert. Das Drama um eine Frau, die ihr Augenlicht verloren hat, und sich an nichts mehr erinnert, schreit und weint, und von einem Arzt liebevoll ruhig gestellt wird, verbindet sich mit bildnerischem Seherkraft des Pietro v.Morrone, zuk?nftiger Papst Clementin V., der abdankte, um sein Leben in Askese wieder aufzunehmen, und der Geschichte von Jacques Molay, dem letzten Gro?meister des Templerordens, der als H?retiker vom K?nig von Frankreich auf dem Scheiterhaufen verbrannt wurde.Durch diese Bilder aus der Kirchengeschichte realisiert die Frau, welch befreiende Kraft der Vergebung innewohnt; andererseits wird sie mit der schmerzlichen Geschichte eines jungen Freiwilligen mit arabischer Herkunft im Feldlazarett konfrontiert, in dem sie am Ende ihren Sohn, der ihr bei der Geburt durch ha?erf?llte Vorurteile entrissen worden war, wiedererkennt und bei ihm bleibt.
In der Komposition Tarallis kommen der Frau die meisten Soli zu, w?hrend die Episoden zwischen M?nch und Tempelritter als Dialoge aufgebaut sind. Harauszuheben sind auch das Schlaflied des Freiwilligen Samih sowie verschiedene Chorges?nge offstage, was alles im tonalen Rahmen verbleibt. Das Ensemble des Orchestra Internazionale d’Italia wird von Jordi Bernacer geleitet und verleiht der ins Tiefsinnige aber Verkl?rende weisenden Musik gro?e Strahlkraft.
Die Inszenierung Roberto Recchias scheint weitgehend eine 1:1 Umsetzung des Librettos. Die Atmosph?re der Krankenstation ist ad?quat wiedergegeben. B?hnenbild und Kost?me stammen von Benito Leonori und verst?rken die traumatische Suggestion des Geschehens.
Die Ausf?hrenden sind mit einem Vokalensemble, das namentlich 10 Insassen der Krankenstation auff?hrt: Junge und alte Kranke, ?rstinnen, schlaflose Kranke etc., aus der Akademie Belcanto Rodolfo Celletti besetzt. Den Primario und die Krankenschwester singen Emanuele Cordaro und Marta Calcaterra. Den Cavaliere/Ritter singt der Tenor David Sotgiu. Den M?nch der markante Bariton Paolo Coni, w?hrend der Samih mit dem sch?ntimbrierten Tenor David Ferri Dur? besetzt ist. Die Frau “Luce” gibt der Mezzo Tiziana Fabbricini mit Hingabe.
Wenn der Oper auch keine gro?en ?berlebenschancen im Repertoire prognostiziert werden k?nnen, so ist sie doch ein Dokument aus einem Italien, wo die Erde immer wieder heftig bebt, und zusammen mit Fragen, die sich aus dem Heute ergeben, ein Zeitzeichen.
Friedeon Ros
Il Festival della Valle d?Itria, con la nuova direzione artistica di Alberto Triola ha inaugurato una nuova tendenza per una rassegna nata per ?cantare? il barocco e i compositori di scuola napoletana, in gran parte di origine pugliese, con affinit? con il coevo repertorio francese: la commissione di un?opera contemporanea. Avere il compito di dare l?opportunit? di affermarsi anche a compositori ?viventi?, senz?altro doveroso per gli enti lirici italiani (alle prese con la gestione di un?eredit? impegnativa e unica al mondo- il patrimonio musicale rappresentato dal melodramma- in un quadro generale dettato dalle proprie situazioni debitorie e dai sempre maggiori tagli ai contributi pubblici), diventa un dilemma da affrontare per le rassegne nate con un taglio definito come il Festival martinese. Per la verit?, al ?quasi? contemporaneo aveva gi? lanciato lo sguardo Sergio Segalini, rimanendo per? nel solco gi? tracciato da Rodolfo Celletti dei cartelloni con le prime rappresentazioni in tempi moderni o, comunque, con esecuzioni di opere dimenticate. Dopo aver assistito al secondo titolo operistico in cartellone, N?r, opera da camera in un atto dell?aquilano Marco Taralli, su libretto di Vincenzo De Vivo (ispirato da un testo di Marco Buticchi), sembra che la questione di come debba essere affrontato questo percorso nel contemporaneo debba essere risolta in un modo forse meno ?scontato? di quanto abbia proposto il duo Taralli-De Vivo. Dal confronto con il raffinato concerto sacro della sera prima, nella basilica di San Martino, con un repertorio che da Leonardo Leo arrivava allo Stabat Mater di Arvo P?rt, emergeva come quella fosse la vena autentica del festival della Valle d?Itria, che ha sempre lasciato spazio agli approfondimenti della sensibilit? contemporanea, pur restando nell?ambito del contesto barocco spingendosi al massimo fino al primo Novecento. L?opera N?r ? sembrata, invece, tutt?altro che contemporanea, dando l?idea di un ?compromesso melodico? che guardava al passato, ma non proponendo soluzioni originali sul piano musicale. Perfino quello che doveva essere un canto arabo- peraltro di singolare bellezza- ? stato arrangiato in un modo cos? ?romantico? da snaturare la matrice melismatica. Il risultato ? stato quello della ricerca di un ascolto ?facilitato? per un pubblico che poteva essere quello dei tempi di Puccini, senza pretendere di cercare un proprio stile. Altro compromesso, questa volta ?a-storico?, ? presente nel libretto di Vincenzo De Vivo, ?politically correct? nel proporre la dimensione del dialogo tra cristianesimo e mondo islamico, in una sorta di buonismo forzato a tutti i costi fino a raggiungere macroscopiche incongruenze, come i riferimenti alla morte di Jacques De Molay, l?ultimo Gran Maestro dei Templari, la cui vicenda si trova a essere rocambolescamente intrecciata a quella della protagonista. L?opera, incentrata sulla tragedia del terremoto aquilano, ? stata portata in scena dal tocco lieve del regista Roberto Recchia, che ha immaginato le scene drammatiche come avvolte nei veli di una memoria in bilico tra passato e presente. Nel piccolo Teatro Verdi ? stato dato il giusto risalto alle scene e ai costumi di Benito Leonori. Bene per l?Ensemble dell?Orchestra Internazionale d?Italia diretta dal trentaseienne spagnolo Jordi Bernacer, al suo debutto al Festival. Tra le voci, apprezzato Paolo Coni nel ruolo del Frate/Celestino, seguito dai protagonisti Tiziana Fabbricini/Luce, David Ferri Dura?/Samith. Completano il cast Davide Sotgiu/Il Cavaliere, Marta Calcaterra/L?infermiera, Emanuele Cor/Il primario. Il terzo titolo in cartellone ? forse il pi? atteso: l?appuntamento con il bel canto di Zaira, di Bellini, in scena a Palazzo Ducale (29/31 luglio alle 21,00). Tra i progetti speciali: L’Orfeo, immagini di una lontananza (30 luglio al Teatro Verdi di Martina; replica il 1? agosto a Cisternino, nell?Auditorium Paolo Grassi). Info: festivaldellavalleditria.it
Mariapina Mascolo
(articolo apparso sul Quotidiano di Bari il 24 luglio 2012)