Castrati

Posted by on December 2, 2011

1 thought on “Castrati

  1. Molto convincente la prova del mezzosoprano in un repertorio che va ascoltato con lo sguardo rivolto alla Storia della Musica
    Grande successo per Ann Hallenberg e la sua rievocazione dell’epoca di Farinelli
    Nella parte strumentale ottima prova del complesso Les Talens Lyriques e del direttore Christophe Rousset

    L?epoca dei castrati ? un periodo della Storia della Musica ?aureo? durante il quale c?? stata l?esaltazione della vocalit? intesa sia come forma di espressione attraverso il virtuosismo dell?esecutore sia come fenomeno sociale perch? ha influenzato per quasi due secoli il pubblico dell?opera lirica.

    La pratica dell?evirazione se da un lato consentiva l?acquisizione da parte del cantante di doti fisiche straordinarie che rendevano la voce duttile e potente, con una estensione che andava dalle note pi? gravi a quelle pi? acute consentendo ogni tipo di abbellimento e di virtusismo, dall?altro lato dobbiamo dire che era una cosa barbara perch? andava praticata sui bambini in tenera et?, imposta dai genitori contro la propria volont?, spesso per cause meramente economiche.

    Se si pensa inoltre che l?evirazione, poi, non garantiva la piena riuscita dell?eccezionalit? dei cantanti, spesso risultando mediocri aggiungendo anche che questo intervento chirurgico sovente provocava gravi infezioni che portavano alla morte colui che era stato evirato, possiamo senz’altro dire che fortunatamente questa pratica ? stata abbandonata. Difatti a partire dalla met? dell?800, mano mano che le condizioni economiche e sociali dell?uomo miglioravano divenne gradualmente fuori dai tempi.

    Chi sopravviveva era avviato alla carriera di cantante e riceveva una educazione musicale di altissimo livello. Nei conservatori, oltre alla tecnica del canto, si insegnava composizione, contrappunto, dizione. Divenivano cantanti di straordinarie doti musicali in grado di eseguire in maniera del tutto personale applicando alle loro prestazioni canore straordinarie variazioni che ne arricchivano l?ascolto.

    Carlo Broschi fu, forse, l?esempio pi? luminoso di questo modo di intendere il canto; noto come Farinelli, rispettando l?altra usanza che prevedeva per i cantanti un soprannome con il quale, ancora oggi sono conosciuti. Era in possesso di doti canore quasi soprannaturali: Charles Burney nel suo Viaggio musicale in Italia dice ?nella sua voce si trovavano riunite la forza, la dolcezza e l?estensione, e nel suo stile la tenerezza, la grazia e l?agilit??’ sono parole molto che meglio di ogni altre ci fanno capire la grandezza di Farinelli e perch? era corteggiato e ricercato in tutto il mondo, per cui molti grandi musicisti scrissero opere appositamente per lui

    Dopo questa breve premessa, va da se che al giorno d?oggi, riproporre quel repertorio ? piuttosto complicato, perch? i cantanti del nostro tempo sono in possesso di doti semplicemente ?naturali? e non ?soprannaturali? come a quell?epoca. Quelle opere spesso sono di inestimabile valore musicale e la loro riproposta moderna ? sempre valida ed interessante. Per realizzare le parti scritte per castrato si procede a scelte di diverso tipo come il controtenore, il baritono oppure il mezzosoprano.

    La voce del controtenore ha l?indubbio vantaggio di essere agile ma poco potente, artefatta e spesso sgradevole. Quella del baritono ? una voce pi? calda, senz?altro pi? duttile ma poco estesa quindi poco adatta a quel tipo di repertorio. Il mezzosoprano ha una buona estensione, versatile negli abbellimenti, calda nel registro basso piena in quello acuto. A nostro parere ? quella pi? adatta per farci comprendere le caratteristiche basilari del castrato.

    L? Accademia Nazionale si Santa Cecilia ha scelto, molto giustamente, questa terza via, organizzando il concerto eseguito venerd? 2 dicembre presso la Sala Sinopoli dell?Auditorium Parco della Musica ed affidato alla voce del mezzosoprano Ann Hallemberg con un programma che rievocava il mondo di Farinelli e proponeva alcune delle arie pi? rappresentative dell?arte di questo cantante.

    La Hallenberg si ? rivelata cantante molto raffinata e straordinariamente misurata per questo tipo di repertorio, offrendoci una interpretazione del tutto priva di quel cattivo gusto e quelle forzature che spesso caratterizzano analoghe esecuzioni.

    E? una cantante in possesso di un?ottima tecnica di canto, che le ha consentito di cantare senza sforzo una serie di undici arie (bis compresi), da quelle pi? liriche a quelle pi? eroiche. Certo la sua voce ? del tutto ?umana? e, quindi, non possiede tutte quelle caratteristiche che nel ?700 strabiliavano il pubblico, ma ha saputo rendere indiscutibilmente quel gusto con degli abbellimenti sempre precisi con una buona intonazione.

    Il programma presentato era ben assortito. Hanno aperto il concerto due arie di Riccardo Broschi, fratello del Farinelli che per lui componeva tenendo bene in considerazione quali fossero le sue doti con ?Son qual nave ch?agitata’ di Arbace dall?opera Artaserse e quella di Dario dall?opera Idaspe ?Ombra felice anch?io?. Poi ?Gi? presso al termine? aria di Farnaspe dall?Adriano in Siria di Geminiano Giacomelli assieme a ?Si pietoso il tuo labro’ per la Semiramide Riconosiuta di Nicola Porpora per il personaggio di Mitreo che ha chiuso in bellezza la prima parte.

    Nella seconda parte l?aria di Acio ?Alto Giove? da Polifemo di Nicola Porpora e ?Passagier? che incerto? sempre di Farnaspe dall?Adriano in Siria di Giacomelli. La conclusione affidata a ?Che legge spietata? di Arbace dal Cotone in Utica di Leonardo Leo e l?aria di Climaco ?Cervo in bosco? da Medo di Leonardo Vinci.

    Come i nostri lettori potranno notare ? stata una scelta molto ragionata dalle arie di grande effetto (Son qual nave ch?agitata? a quella straordinaria invocazione e Dio di ?Alto Giove? cos? come ?Cervo in bosco?.

    La Hallenberg ? stata accompagnata da Les Talents Liriques diretto da Christophe Rousset, complesso specializzato nel repertorio. Assieme hanno fornito una prova del tutto convincente sia nell?accompagnamento delle singole arie sia nei due brani prettamente orchestrali inseriti met? di ogni singola parte, la Sinfonia in sol minore opera 6 n. 6 di Johann Christian Bach e l?Ouverture di Cleofide di Johann Adolph Hasse.

    Il concerto ha ottenuto un successo travolgente presso un pubblico composto principalmente di grandi appassionati di questo repetorio. Alle numerose richieste di bis la Hallenberg ha risposto con tre straordinarie arie, due di Haendel, musicista che non poteva mancare in un programma di questo spessore musicologico: ?Va nell?Ircana? da Alcina e ‘Lascia ch?io pianga’ dal Rinaldo e, poi, la conclusione ?vorticosa? con ?Il braccio e mille furie? da Semiramide di Nicola Porpora.

    Claudio Listanti
    claudio.listanti@voceditalia.it

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