Il Re muore

Posted by on August 3, 2024

Associazione Culturale Lauros Sarsina Martedì 6 Agosto 2024 Arena Plautina Calbano Edoardo Siravo in IL RE MUORE di Eugène Ionesco e con Isabel Russinova Gabriella Casali, Carlo Di Maio, Claudia Portale, Michele Ferlito Regia Maurizio Scaparro Musiche di Nicola Piovani Assistente musicale Pasquale Filastò Costumi Santuzza Calì Costumista assistente Paola Tosti Decoratrice Caterina Pivirotto Scene Antonia

Associazione Culturale Lauros

Sarsina
Martedì 6 Agosto 2024
Arena Plautina
Calbano

Edoardo Siravo
in

IL RE MUORE
di Eugène Ionesco

e con

Isabel Russinova

Gabriella Casali, Carlo Di Maio, Claudia Portale, Michele Ferlito

Regia Maurizio Scaparro

Musiche di Nicola Piovani
Assistente musicale Pasquale Filastò
Costumi Santuzza Calì
Costumista assistente Paola Tosti
Decoratrice Caterina Pivirotto
Scene Antonia Petrocelli
Assistente alla regia Alessandro Laprovitera
Aiuto regia Michele Ferlito

Durata spettacolo 85′

Al suo apparire sulle scene nel dicembre del 1962, al Théàtre de l’Alliance Francaise di Parigi, IL RE MUORE fu salutato da una larga parte della critica come il vertice più alto raggiunto dalla creazione drammatica di Ionesco; taluni, anzi, non hanno esitato a inserire l’opera tra quelle piú significative del teatro contemporaneo.
A proposito di questo testo, il critico e studioso inglese Martin Esslin ha scritto: «La commedia di Ionesco non è un’allegoria; come la maggior parte delle commedie del Teatro dell’Assurdo, è un’immagine poetica della condizione umana, forse piú semplice, piú avanzata delle prime opere dello scrittore, ma anche piú potente, piú controllata, piú classica nella forma.
Si direbbe che Ionesco abbia assorbito alcune linearità formali di Beckett e alcune ritualità di Genet. Una commedia profonda e bellissima… Un capolavoro della letteratura drammatica moderna».

A distanza di sessant’anni Maurizio Scaparro affronta questo testo più che mai attuale; si sottolinea al riguardo che questa è la sua ultima regia, prima di lasciarci il 17 Febbraio 2023.
La colonna sonora dello spettacolo è curata dal premio Oscar Nicola Piovani.
I costumi sono firmati da Santuzza Calì e le scene sono affidate ad Antonia Petrocelli.
Nel cast, come protagonista, troviamo Edoardo Siravo che ha già lavorato con Scaparro nei panni di Pozzo in ASPETTANDO GODOT.

 

 

6 thoughts on “Il Re muore

  1. La Boheme 21.7.
    In der Boheme versucht Reg. Leo Muscato eine Interpretion aus der Sicht der 68er Generation und -Bewegung. Das scheint gut gelungen, da die Frische der Boheme und ihrer Lebensweise mit der Beat- oder sp?ter auch politischen Protestbewegung ?bereinstimmt. Hier ist Mimi, wenn auch keine Punkerin wie in Salzburg, ein Protestgirl in Minirock, mit Kurzhaarschnitt und Baskenm?tze. Die Boheme Rebellen wirken wie der Sgt.Pepper’s Lonely Heartsclub Band entsprungen. Im Cafe Momus ist das Interieur mit Zebramustern bemalt. Im 3.Akt ist es allerdings mit der ‘Boheme’ vorbei. Muscato m?chte zeigen, wie die Bewegung marginalisiert worden ist, und Polizeitruppen in Stellung gebracht worden sind. Allerdings kann die ‘Grenze’ in Paris ohne Schwierigkeiten passiert werden. Paolo Arrivabene leitet ein aufregendes Dramma lirico und versteht es, die S?nger dabei gut zu integrieren. Die Kinderch?re bringen bei Momus noch zus?tzliche Farben ins Spiel, das hier in fast veristischen Momenten ?berschwappt. – Antonio Stragapede singt den Benoit mit Drive, Alessandro Pucci den Parpignol mit Delikatesse. Andrea Concetti steht ein ausdrucksvoller Ba? f?r Colline zu Verf?gung. Die Protagonisten Schaunard, Marcello und Musetta weden stimmsch?n- klangreich von Andrea Porta, Damiano Salerno und Serena Gamberoni gegeben. Francesco Meli hat sch?nen Tenorschmelz als Rodolfo zu bieten, und Carmen Giannatasio ist die Mimi mit exquisitem Timbre, die am Schlu? unromantisch allein in der Intensivstation verendet (B?hne Federica Parolini, Kost. Silvia Aymonino).

  2. Boh?me in una soffitta di lusso

    (Venerd? 11 novembre 2011)

    Servizio di Giosetta Guerra

    Il regista Canessa sfrutta la bellissima scenografia naturale del teatro

    FIDENZA (Pr) – Varcata la soglia d?ingresso alla platea del Teatro Magnani di Fidenza, ti trovi in un teatro di tradizione elegante e armonioso, ma l?occhio ? attratto dal particolare palcoscenico costituito da una sala molto grande magnificamente affrescata. ? la stupenda camera acustica le cui pareti sono tele dipinte da Girolamo Magnani, uno dei pi? grandi scenografi dell?Ottocento, recentemente restaurate e l? poste alla visione del pubblico. Ebbene in questo prezioso ambiente si svolge la vicenda dei boh?miens, che, se non hanno legna da ardere, possono riscaldare l?anima con la vista dell?arte. Ovviamente non ci sono i tetti di Parigi n? le insegne del Caf? Momus n?
    gli sbarramenti della barri?re d?enfer, ma solo alcuni elementi che ricordano a chi gi? lo sa dove sono ambientati i quattro quadri dell?opera.
    Il regista Riccardo Canessa, per non coprire questa bellissima scenografia naturale, immagina che quella sia la stanza di casa Puccini dove il maestro in persona prova l?allestimento della sua Boh?me; qui arrivano i cantanti gi? in costume fine ottocento ideati da Artemio Cabassi (brutti quelli delle due donne, migliori quelli maschili), qui Puccini, impersonato dallo stesso regista, in piedi o seduto al pianoforte li controlla e qui ha inizio la prova e, ovviamente, l?opera per noi.
    I quattro boh?miens si muovono a loro agio, sono giovani, baldanzosi e pieni di speranze. Fra loro si distingue Gianfranco Montresor (Marcello) per un bel mezzo vocale, solido, esteso, timbrato, robusto, pulito, per la rotondit? e la morbidezza del suono, per la naturalezza e la fluidit? d?emissione senza forzature neanche nel canto a voce piena, per l?accattivante modo di porgere una voce calda e una fascinosa presenza scenica (quando apre le braccia sembra abbracciare il mondo). Nel ruolo di Rodolfo il giovane tenore Paolo Fanale ha le physique du r?le, squillo robusto e lunghi fiati sostenuti, la voce poco pulita in zona centrale ? luminosa in zona acuta, ma gestita quasi sempre sul forte, eludendo la tinta pucciniana, che ritorna quando la voce si adagia nella morbidezza del canto. Pietro Toscano (Colline) deve mettere a fuoco un mezzo vocale di bel colore scuro, l?interpretazione superficiale di ?Vecchia zimarra? ? aggravata da una dizione incomprensibile. Donato Di Gioia (Schaunard) ha voce baritonale dal suono deciso e sonoro e Romano Franceschetto nel ruolo caricaturale di Benoit esibisce bella voce ferma e di spessore, mentre il regista Riccardo Canessa, registrato nella locandina col cognome materno (Riccardo Carloni), si presenta nei panni di Alcindoro. Non ? riportato il nome del tenore chiaro acuto che veste i panni di Parpignol.
    E veniamo alle donne. Il soprano lirico Daria Masiero ? una Mim? in carne piena di energia, che ride quando cerca la chiave e perfino quando muore. Canta per lo pi? a voce spiegata, anche ?S?, mi chiamano Mim?? ? cantata forte, comunque va apprezzata la sua grande voce che diventa melodiosa quando si alleggerisce e si piega alla dolcezza del canto a fior di labbro (?Fingevo di dormire?). Alla fine comunque ? la musica di Puccini che emoziona. Roberta Canzian (Musetta) ha voce melodiosa, duttile, estesa e brillante e canta molto bene ?Quando me n? vo?.
    Per lo pi? schierati in palcoscenico, il Coro dell?Opera di Parma e il Coro di Voci Bianche della Corale Verdi, ben preparati e diretti da Emiliano Esposito e da Beniamina Carretta, completano la parte vocale. Non sempre appropriato il disegno luci che restano chiare quando si spengono le candele in soffitta. Il M? Fabrizio Cassi dirige con propriet? l?Orchestra Filarmonica Terre Verdiane, fuori campo la Banda Citt? di
    Fidenza “G. Baroni” diretta da Saverio Settembrino. Assistente alla regia P. Luigi Cassano, Maestro preparatore Simone Savina. Organizzato dal Gruppo di Promozione Musicale Tullio Marchetti presieduto da Antonio Delnevo, l?evento si inserisce nelle manifestazioni per il 150? Anniversario del Teatro Magnani e per la mostra al pubblico di queste tele restaurate, ma ? anche una lodevole iniziativa per la formazione del pubblico locale.

    gliamicidellamusica.net
    Pubblicato il 25 Novembre 2011

  3. Jesi – Teatro Pergolesi
    LA BOH?ME di Giacomo Puccini.
    Giovani promesse allo sbaraglio

    (recita del 14 ottobre 2007)

    JESI (An) – La boh?me: giovani allo sbaraglio come la Corrida

    Cronistoria di una sofferenza annunciata

    Non si pu? star male per tutta l?opera,prima per rabbia poi per commozione.
    La parte migliore: l?esibizione dei bambini, vocalmente scintillanti e sicuri in scena.

    Alla fine Puccini ti ?prende? comunque

    Servizio di Giosetta Guerra

    La Boh?me dei giovani, che ha inaugurato la 40a Stagione Lirica di Tradizione di Jesi, ha suscitato alcune perplessit? di ordine deontologico sintetizzabili in una domanda: ?Perch? mandare allo sbaraglio voci in formazione??
    Se ? vero che sono stati ascoltati mediante audizioni circa 380 cantanti, possibile che non si siano trovati giovani maturi per il debutto dei ruoli di Boh?me? Non basta il bel colore o il giusto timbro vocale per interpretare un personaggio, occorre avere dimestichezza con le tecniche di respirazione, di proiezione della voce, di tenuta del suono, del passaggio di registro, del canto in maschera, saper dare alla parola la giusta dizione e il giusto accento e aver interiorizzato lo stile musicale del compositore (senti quante?), altrimenti canto e atmosfere rimangono sul generico, quando va bene. E quel che sconforta ? che il pubblico applaude dando a organizzatori e cantanti l?illusione di aver raggiunto un buon livello.
    I cantanti scelti per questa Boh?me di Jesi sono tutti giovani di belle promesse che non hanno ancora completato il percorso di studio. Tanto passi per le voci scure, che sono di bella pasta, ma un po? generiche appunto: l?esuberante baritono Francesco Verna (Schaunard) dal bel corpo vocale, il basso Alessandro Spina (Colline), che si espone soprattutto nella ?vecchia zimarra? cantata con voce vibrante, peso considerevole e bassi interessanti, emissione morbida e abbastanza curata, Gabriele Spina (Marcello) baritono con voce ampia che deve imparare a non ingolare nel passaggio di registro, il basso Salvatore Salvaggio (Benoit), che hanno cantato in modo scolasticamente corretto, ma, se nessuna emozione ? arrivata, significa che la tinta non ? stata azzeccata.
    Chi lascia maggiori perplessit? ? il tenore Giorgio Berrugi, che pretende di affrontare il ruolo di Rodolfo evitando le ampie e luminose espansioni acute, che Puccini ha scritto per creare un?emozione circolare. Il cantante avrebbe il timbro giusto per Rodolfo, bello, chiaro, pulito, luminoso, ma non va ?in maschera? per la tessitura acuta, per cui il suono, che corre bene nella zona centrale, non sfoga in alto perch? si stringe in gola (Che gelida manina), lo squillo, che sarebbe anche bello, ? breve o trattenuto perch? non basta il fiato, il canto a mezza voce con cui affronta ?O soave fanciulla? ? fatto a bocca semichiusa e il suono non esce, figuriamoci se pu? uscire il lirismo che inonda queste notissime romanze o l?estasi che lascia quasi una scia sull?uscita languida dei due futuri amanti (qui fatta pi? di corsa che di passo) e si prolunga nel canto fuori scena che il tenore chiude in grave, non in acuto.
    Che sofferenza!
    Dal breve servizio sul TG Marche mi ? sembrato migliore Piero Pretti (Rodolfo nel II cast).
    Neanche le interpreti femminili riescono a far emergere la tinta pucciniana. Elena Monti (Mim?) ha buone potenzialit? sopranili (bel colore a volte anche troppo brunito, buon peso, affondi consistenti e facilit? d?acuto anche se strillato), ma il flusso sonoro non sgorga naturalmente, le arie vengono sillabate e i suoni sono a volte pompati, l?emozione viene espressa col tremolio della voce, tremolio che aumenta con l?aumentar dell?emozione e poi il fiato non arriva (I atto).
    Poco accattivante nell?aspetto, la Musetta di Manuela Cucuccio, un soprano con problemi di impostazione vocale e di gestione del fiato, con emissione disordinata e disomogenea, (?Quando men vo?), e scarsa articolazione della parola, fa emergere qualche stridulo acuto sul vociferare confuso e caotico del Quartiere Latino e sul fracasso dell?orchestra, che copre anche le voci scure, figuriamoci il tenore.
    Alla fine del secondo atto tutti in proscenio per gli applausi (?finiranno qui?…magari!!!…), perch? i bambini devono tornare a Treviso essendo questa l?ultima recita.
    Anche nel terzo atto non si capisce niente da nessuno, ogni tanto tra la confusione e le alte sonorit? orchestrali sbuca qualche folgore di Mim? e qualche acuto strozzato di Rodolfo che non trova alcun sostegno nell?orchestra che va per conto suo, la delicatezza arriva invece dal suono dolce del flauto traverso del bravo M? Chiriv? che accompagna la promessa dei due innamorati di lasciarsi nella stagion dei fiori. Lei butta fuori la voce a ondate e la gente grida ?Brava?.
    Ma alla fine, comunque, nell?ultimo atto, quando Schaunard sfiora il corpo esanime di Mim?, un nodo ti afferra la gola e le lacrime scendono inevitabilmente per colpa di Puccini.
    Completano la compagnia di canto Massimiliano Lucani, squillante tenore nel ruolo di Parpignol, Bruno Pestarino (Alcindoro), Ferruccio Finetti (Sergente dei doganieri) e Alessandro Lazzarini (Doganiere).
    Una menzione speciale per preparazione vocale e per padronanza scenica va riservata ai bambini del Coro Voci Bianche San Filippo Neri di Treviso, molto ben preparati da Ubaldo Composta, la loro voce argentina e ben proiettata emerge su tutti per sonorit?, la loro irruzione in palcoscenico ? una folata di vivacit? e di freschezza al Quartiere Latino, popolato di gente che ostenta allegria e di grigie figure pronte alla mercificazione del loro corpo.
    Il Coro dei grandi ? il Lirico Marchigiano ?Vincenzo Bellini? diretto da David Crescenzi.
    La FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana ? diretta da Carlo Montanaro.
    In qualit? di regista, scenografo e costumista, Ivan Stefanutti opta per un film in bianco e nero anni ’30, girato in un clima nebbioso e incolore (anche il pane dei boh?miens ? nero e la cuffietta rosa di Mim? ? grigia), ambientato nella Parigi inquieta ed anticonformista degli anni a cavallo tra le due guerre, col Quartire Latino trasformato nella Parigi dei Bassifondi e pertanto popolato da marinai, bande di teppistelli, signore equivoche d?ogni et?.
    Due imprecisioni registiche: alla Barri?re d?enfer (atto III) gli spazzini dicono ?Fiocca la neve?, ma qui c?? solo nebbia; nella soffitta (atto IV) Rodolfo sbatte sul tavolo la penna ed esclama ?Che penna infame?, ma lui usa la macchina da scrivere.
    Comunque l?ambientazione ? di qualit?, la regia complessivamente aderente al libretto, anche se la resa dei personaggi ? rimasta in parte nelle intenzioni del regista (?In scena eroi romantici, ma crudi, senza concessioni al melenso. Personaggi dalla tragica essenza che ricordano quelli di Zola?, scrive Stefanutti nella presentazione, ma io ho visto un Rodolfo molto impacciato, gli amici molto vivaci, il tutto molto scolastico).
    L?allestimento dell’opera di Bassano Opera festival di Padova ? una coproduzione tra Fondazione Teatro La Fenice di Venezia, Teatri S.p.A. di Treviso, Teatro dell?Aquila di Fermo e Fondazione Pergolesi Spontini.

  4. Cronache dal Palcoscenico 1

    An La Boh?me
    Pubblicazione 03/02/2005

    ANCONA – Teatro delle Muse. La Boh?me.
    (Recita del 20 gennaio 2005)

    Un cast di giovani sui quali emergono Carmela Remigio e Andrea Concetti
    Mim? raffinata nel pi? vero stile pucciniano

    di Giosetta Guerra

    Nel ruolo di Mim? Carmela Remigio, soprano dalla voce melodiosa e smaltata, corretta nel porgere e nell?eseguire in voce suggestive mezze voci, con precisione d?accento e di parola, ha valorizzato lo stile pucciniano per raffinatezza tecnica e per aderenza al linguaggio musicale che dipinge con cura i particolari. Purtroppo le stava accanto un Rodolfo inesistente per povert? vocale, dizione incomprensibile e presenza scenica irrilevante: il tenore Yasu Nakajima, chiamato a sostituire Machado malato, ha sostenuto il ruolo con linea di canto approssimativa, emissione faticosa ed incerta, costante risparmio della voce (il suono usciva solo negli slanci canori).
    Ottima invece ? risultata la performance di Andrea Concetti (Colline), un basso che gestisce con morbidezza una voce ampia e sicura, dal bel colore scuro, dal suono rotondo e sostenuto, accattivante negli appoggi gravi e nelle sognanti mezzevoci. Nel ruolo di Marcello il baritono Luca Grassi ha usato con buona tecnica un mezzo vocale esteso, di bel timbro e di medio spessore; il soprano Donata D?Annunzio Lombardi ha prestato una bella voce pulita e musicale ad una Musetta scintillante e briosa. Bravo attore ma vocalmente poco apprezzabile il basso Giorgio Gatti nei ruoli di Benoit e Alcindoro; discreto il baritono Enrico Marabelli nella parte di Schaunard. Pi? confusione che amalgama in alcuni brani d?insieme dei boh?miens, a volte coperti dal suono dell?orchestra, scenicamente comunque questi giovani artisti sono entrati facilmente nello spirito gioviale dei protagonisti. Spigliati i bambini del Coro Voci Bianche “Artemusica”, preparati da Angela De Pace, bravo il Coro Bellini diretto da Carlo Morganti, vivace e aderente alle situazioni la regia di Lamberto Puggelli, belli i costumi di Elena Careni, rispondenti alle richieste del libretto le belle scene tradizionali di Pierluigi Samaritani, (la soffitta c?? e al di l? della finestra sono evocati i cieli bigi e il panorama di Parigi, il Caff? Momus ? un tipico caff? parigino con tanti camerieri dal lungo zinale e gente visibile all?interno anche al secondo piano, bancarelle con acquirenti nella piazzetta antistante, bambini saltellanti attorno al carretto dei giocattoli di Parpignol (presentato da Stefano Consolini), coloratissima sfilata militare, nevicata in diretta – accolta con un applauso – davanti alla Barri?re d?Enfer, limitata da un muro austero e da un alto cancello di ferro). Purtroppo le scene non modernizzate hanno richiesto un?ora e mezza per i tre cambi. L?allestimento era quello della Fondazione Teatro Massimo Bellini di Catania. L?orchestra Filarmonica Marchigiana, pi? sensibile nell?ultimo atto, era diretta da Paolo Arrivabeni. Era presente anche l?Orchestra di Fiati della Banda di Ancona.

    Gli amici della musica – Ferrara

  5. Fano-Teatro della Fortuna

    La Boh?me dei giovani: operazione riuscita.

    Servizio di Giosetta Guerra

    (Recita del 23 dicembre 2004)

    Tutti bravi artisti, anche se sconosciuti, gli interpreti de La Boh?me di Puccini, allestita nello splendido ed elegante Teatro della Fortuna di Fano. Guidati dall?occhio attento di un uomo di palcoscenico quale Luciano Pavarotti, che ha curato la regia insieme a Beppe De Tomasi, gli artisti, proprio perch? giovani, come i protagonisti di questo inno alla giovent?, sono entrati facilmente nello spirito boh?mien, conferendo credibilit? ai personaggi e alla vicenda. Il gesto spontaneo, la vivacit? e la freschezza della comunicazione, la genuinit? dei sentimenti, il ritmo dell?azione hanno delineato quadri di vita autentica, nella quale si alternano spensieratezza e preoccupazioni, frivolezza e tragedia. Pavarotti e De Tomasi non hanno lasciato nulla al caso e sul piano registico non c?? stato alcun punto d?ombra. Nulla da eccepire neanche sul piano vocale. Il tenore Yu Qaing Dai (un Rodolfo audace che non sfiora per caso la mano di Mimi ma gliela stringe volutamente sopra il tavolo) ha una voce speciale per timbro, luminosit?, estensione, comunicativa, lirismo, sicurezza nello squillo, ma non altrettanto nella linea di canto, nelle mezze voci e nel fraseggio che miglioreranno quando il cantante avr? acquisito maggior padronanza della lingua italiana; dovrebbe anche eliminare quel leggero vibrato che compare nel registro medio.
    Nel ruolo di Mim?, il soprano Simona Todaro ha rivelato una vocalit? importante e ottima conoscenza della tecnica di canto; la voce, dall?intrigante colore brunito nei centri, ma meno consistente nei gravi, ha suono rotondo e pastoso, si illumina negli acuti e si ammorbidisce negli attacchi e nella messa di voce.
    Il soprano Sabrina Vainello, dotata di voce squillante e pulita e padrona dell?arte scenica, ha delineato una Musetta versatile e provocante nel suo elegante abito rosso.
    Perfetto scenicamente e vocalmente l?Alcindoro di Mauro Bonfanti, un basso dalla voce corposa e sonora. Meno consistente ma gradevole il mezzo vocale del baritono Nikola Mijailovic (Marcello).
    Andrea Patucelli (Colline) ha una bella e consistente voce di basso e un canto dalle linee morbide. Discreto Pier Luigi Dilengite nel ruolo di Schaunard.
    Per Benoit, interpretato da Domenico Trimarchi con voce sicura, accento non caricaturale e gesto appropriato, non si poteva fare scelta migliore.
    Completavano il cast Padre Raffaele Talmelli (Parpignol), Giacinto Sgarra (Sergente), Ignazio Pucci (Doganiere).
    Aggraziato il coro voci bianche ?InCanto Pie Venerine? preparato da Salvatore Francavilla e bravo il Coro Lirico Mezio Agostini, diretto da Angelo Biancamano.
    Il M? Marco Balderi, totalmente assorto nell?aura pucciniana, ha guidato l?Orchestra Pro Arte Marche alla restituzione delle atmosfere e dei sentimenti, usando al momento opportuno la ?mezza voce? anche per gli strumenti.
    Tutto sarebbe stato soddisfacente se lo sguardo non fosse stato aggredito da una brutta e ordinaria scenografia e dallo squallore dei costumi anni ?50 delle masse, scelti dal costumista scenografo Artemio Cabassi.

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