Giovedì 13 febbraio 2025 ore 21
369 gradi
ELEONORA MAZZONI
Gertrude, Lucia e le altre
Le donne del rivoluzionario Manzoni
di e con Eleonora Mazzoni
liberamente tratto da Il cuore è un guazzabuglio di Eleonora Mazzoni (ed. Einaudi, 2023)
idea registica, scenica e musicale Simonetta Solder
la voce di Alessandro Manzoni e dei personaggi de I promessi sposi è di Lino Guanciale
ELEONORA MAZZONI è protagonista sul palcoscenico del Teatro Piccolo di Forlì, giovedì 13 febbraio alle ore 21, con Gertrude, Lucia e le altre. Le donne del rivoluzionario Manzoni, spettacolo liberamente tratto dal suo libro Il cuore è un guazzabuglio, edito da Einaudi.
L’idea registica, scenica e musicale della messa in scena è di Simonetta Solder mentre Lino Guanciale presta la voce per il personaggio di Alessandro Manzoni.
I promessi sposi è il romanzo degli italiani per eccellenza, amato, odiato, sorbito da studenti come una medicina amara da prendere perché “fa bene”. Ma Manzoni era distante anni luce da quel signore austero, perennemente di mezz’età, dallo sguardo grave e mesto, che troneggia su ogni libro a lui dedicato. Ironico e affabile conversatore, nonostante la balbuzie, ambizioso, anche se sempre alla mano, uomo dalle passioni fortissime, reso fragile, durante l’infanzia, dall’abbandono materno e dalla mancanza di un padre, da giovane Alessandro fu ribelle, anticlericale e libertino. Anche la sua famosa conversione non lo trasformò in un bigotto baciapile: la fede, impastandosi con lo spirito illuministico in cui era cresciuto, fu sempre lotta, slatentizzò le crisi di panico che lo accompagnarono per tutta la vita e non spense il fuoco nei confronti delle donne. Spingendolo ancora di più all’impegno politico contro l’oppressore straniero.
Uno spettacolo che racconta un Manzoni dinamico, inquieto, libero, sempre alla ricerca del nuovo e all’avanguardia in ogni campo, lontano dalla figura impolverata che ci è stata tramandata per tradizione, partendo dai tre personaggi femminili più emblematici de I promessi sposi – la Monaca di Monza, Lucia e la madre di Cecilia – e intrecciandoli alle donne della sua vita – Giulia Beccaria ed Enrichetta Blondel. Sullo sfondo un’Italia e un’Europa agitate da moti, rivolte, idee sovversive, cospirazioni e persecuzioni, in un clima di sorveglianza massima, spionaggio scrupoloso e censura assoluta.
Giovedì 6 Dicembre alle ore 21 per la nuova stagione 2018/2019, al Teatro Testori una produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale che ha debuttato nel 2017, con lo spettacolo
I PROMESSI SPOSI
di Alessandro Manzoni
adattamento e regia Michele Sinisi
scritto con
Francesco M. Asselta
con Diletta Acquaviva, Stefano Braschi,
Gianni D’addario, Bruno Ricci,
Giulia Eugeni, Francesca Gabucci, Ciro Masella, Stefania Medri, Giuditta Mingucci, Donato Paternoster, Michele Sinisi
Scene Federico Biancalani
Costumi GdF Studio
Aiuto regia Roberta Rosignoli, Nicolo’ Valandro
Aiuto costumista Elisa Zammarchi
Direzione Tecnica Rossano Siragusano
Produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale
“Visto in prova, di questo lavoro colpisce l’affiatamento degli interpreti, il piacere e il desiderio di essere quelle parole e quei gesti. Ed esserlo nel presente. Adesso. Con te. E viene voglia di stare in mezzo a loro”. (G. Favetto, Il Venerdì, 26 maggio 2017)
Quello compiuto da Sinisi non è semplicemente un lavoro sui classici ma anche e, soprattutto, uno studio sul mito, sull’archetipo, su ciò che ormai è diventato patrimonio dell’immaginario comune. Dopo Miseria&Nobiltà, infatti, Sinisi affronta un altro grande testo: I promessi sposi. Mettere in scena uno dei pilastri della nostra cultura, significa assumersi la responsabilità di lavorare su materiale conosciutissimo, di fare i conti con i grandi maestri del passato, ma anche, e soprattutto, di condividere con il pubblico un immaginario comune, ricreando quasi un rito collettivo dove torna la memoria degli anni di scuola, in cui il suono della campanella scandiva il tempo delle lezioni.
Diventato ormai un’icona, questo testo rivela ancora la sua straordinaria eccentricità, svelando un contenuto vivo, coinvolgente, ironico, a volte spietato.
In questo allestimento, Sinisi non intacca la forza narrativa di una delle opere più celebri della letteratura italiana ma, piuttosto, lavora sul romanzo, scegliendo alcuni capitoli e inserendo contaminazioni con la cultura pop, abiti moderni, richiami all’attualità, allusioni, tradimenti e incursioni meta teatrali. E così troviamo una Lucia sempre in fuga sui roller blade, un Fra Cristoforo clochard, una coppia di Bravi degni delle peggiori discoteche trash, un Don Rodrigo femminile in completo verde. Sulla scena una struttura di ferro semovente che gli stessi attori girano, montano e smontano a vista a seconda delle esigenze, trasformando i luoghi della narrazione ora nella casa di Don Abbondio, ora quella di Don Rodrigo, ora nella piazza del paese dove imperversa la peste.
NOTE DI REGIA
I Promessi Sposi va ben oltre i limiti del genere letterario, non è solo un romanzo storico: attraverso la ricostruzione dell’Italia del ‘600 Manzoni prefigurava parallelismi con i processi storici di cui era testimone nella sua epoca, cioè l’800. Lo scrittore non si limitava ad indagare il passato, bensì rifletteva su costanti umane – culturali, psicologiche, spirituali, sociali, politiche – tracciando anche un’idea ben precisa del senso della Storia, e del rapporto che il singolo aveva con gli eventi storici che lo coinvolgevano. E con questo sguardo Manzoni comprendeva meglio il suo presente, inteso come probabilità e non come segreto nozionistico, somma algebrica. Che le cose accadano, che gli altri condividano le nostre azioni e i nostri pensieri non può essere definito a priori, ma lo si può scoprire solo attraverso quella relazione, cominciando con lo sguardo a quel passato. Quello che ne deriva è che nel corso della Storia, sotto forme diverse, molto probabilmente noi raccontiamo la stessa storia: di esseri umani che provano a convivere con le loro inquietudini e le loro aspirazioni, ciascuno in relazione anche alla propria spiritualità.
In quest’opera i personaggi rompono la semplicistica suddivisione in buoni e cattivi diventando più umani, al punto da generare una forza narrativa più complessa, moderna. Essi sono scolpiti a tutto tondo, rispecchiano un’umanità talmente pregnante di vita da generare degli stereotipi, ancora usati oggi nel linguaggio comune (si pensi ad esempio a un don Abbondio o alla figura di un Azzeccagarbugli o di una Perpetua). Una rappresentazione psicologica così accurata fa sì che, salvo poche eccezioni, quasi nessuno di essi sia completamente “positivo” o “negativo”. Il malvagio trova un’occasione di umanità e redenzione, il personaggio positivo (ad esempio Renzo) non è immune da difetti, azioni violente e riprovevoli ed errori anche gravi. La stessa Lucia viene tacciata spesso come egoista, e non sempre a torto: il discorso che padre Cristoforo fa alla giovane al Lazzaretto, benché paterno e benevolo, è durissimo.
Bene, credo che quest’opera alla sua identità letteraria abbia aggiunto la consapevolezza di noi contemporanei, cioè quello che la Storia nel frattempo dovrebbe averci insegnato: gli esseri umani devono ricordarsi continuamente di quanto la convivenza non sia un risultato ma un’esperienza da vivere solo ed esclusivamente nell’occasione da cogliere, nel vivere la probabilità delle nostre relazioni. La Provvidenza, la fede, altro protagonista di questo capolavoro, oggi rivela una nuova religione, generata da una antica necessità, ch’è vivere assieme ciascuno nella propria diversità, così ci emanciperemo dalle nostre paure.
ESTRATTI DALLA RASSEGNA STAMPA
“Applaudiamo il ritorno dei Promessi sposi nella smagliante edizione curata da Michele Sinisi. E non solo perché è uno spettacolo formalmente perfetto che sfida l’usura del tempo ma perché riproduce nel suo sinuoso andamento tutti i luoghi deputati del grande romanzo in un andamento pirotecnico che ce li restituisce vivi come non mai”.
E. Groppali, Il Giornale
“Qui Sinisi non intacca ovviamente la forza narrativa di un capolavoro della letteratura italiana, però ci si muove a modo suo, scegliendo alcuni capitoli e aggiungendo effetti stranianti. Nella scena, una struttura in ferro semovente, i personaggi mescolano vestiti d’epoca con quelli di oggi, parole di ieri e di oggi, ibridano la scena con oggetti del nostro immaginario”.
A. Bandettini, Repubblica.it
“Attento nella riscrittura a non toccare dialoghi, struttura narrativa e drammaticità della vicenda, Sinisi ha introdotto nella tormentata storia di Renzo e Lucia delle chiavi di fresca lettura che lo rendono “pop” e di un’attualità sconcertante”
F.Fulvi, Avvenire
TEATRO GIOVANNI TESTORI
Via Vespucci 13 – Forlì
I Promessi Sposi alla prova, teatro nel teatro al Teatro Alighieri di Ravenna
Nell?anno del 150? anniversario dell?unit? d?Italia, il regista Federico Tiezzi e la compagnia capitanata da Sandro Lombardi si confrontano nuovamente con la scrittura del drammaturgo e poeta milanese Giovanni Testori di cui sono gi? stati elaborati testi come Cleopatr?s e Edipus, allestendo ?I promessi sposi alla prova?, un omaggio al principale romanzo storico italiano che ha sancito l?unit? della lingua italiana ?sciacquando in Arno? il dialetto lombardo e innestandolo su quello toscano. Alessandro Manzoni, perseguendo la perfezione linguistica, fece ben tre stesure dell?opera originariamente intitolata Fermo e Lucia uscita in due edizioni. L?opera catapulta lo spettatore dentro a un teatro dove un capo-comico cerca di fare interpretare i personaggi dei ?Promessi sposi? dagli attori di una scalcagnata compagnia. Nel ripercorrere la celebre trama dei due giovani ostacolati dai potenti riceveranno spessore teatrale tutti i personaggi che la popolano ed entreranno in scena i grandi temi manzoniani (la piet?, la grazia, il male, la Provvidenza e la salvezza). La dicotomia presente-passato mette inevitabilmente a confronto i mali che affliggevano gli uomini del 1600 (il romanzo si svolge nel 1628) con quelli contemporanei, meno letali ma certamente non meno invasivi quali il degrado dell’ambiente, l’indurimento dei cuori, l’omologazione delle coscienze e la chiusura alla diversit?. Cos? la storia dell?ingenua coppia di ?quel ramo del lago di Como? che non si piega all?arroganza dei potenti, n? alla prevaricazione di chi usa la cultura come un?arma impropria produce insegnamenti validi tuttora. Alcuni personaggi vengono delineati egregiamente da Lombardi che si alterna nel ruolo di capocomico, di Fr? Cristoforo e dell?Innominato. C?? Iaia Forte che presta alla Monaca di Monza la sua immagine diafana resa ambigua dal rossetto fiammeggiante segno di una sensualit? imbarazzante, don Rodrigo ? uno spaccone da bar interpretato da Massimo Vedastro, ci sono bravi e perpetue (Alessandro Schiavo, Caterina Simonelli); Lucia e Renzo sono intensi, mobili e pieni di slancio nell?interpretazione di Debora Zuin e Francesco Colella e Agnese si carica di umanit? prestata da Marion d?Amburgo. La scenografia di Pier Paolo Bisleri volutamente inconclusa, teatro nel teatro, sipario contenuto all?interno del legittimo sipario del Teatro Alighieri, rievoca il tempo passato attraverso elementi simbolici come un mantello, una spada, una parrucca, la riproduzione di un quadro di Tanzio di Varallo. Il finale ? contemporaneo, quando Lombardi, seduto al proscenio per chiamare gli spettatori a testimoni, pronuncia un?invettiva contro Milano che, anche senza la peste, vive nello stato asfittico di chi ha perduto la propria anima. A sipario chiuso si diffonde la voce roca di Ornella Vanoni in una canzone della ?mala? mentre il pubblico, composto di molti giovani, applaude con calore uno spettacolo che ha riproposto al Teatro Alighieri di Ravenna dal 27 al 30 gennaio uno dei capolavori della nostra letteratura prestato al linguaggio teatrale in una chiave di lettura che traccia un ponte fra passato e contemporaneit?.
Attilia Tartagni 30.01.2011.