La sonnambula

2 thoughts on “La sonnambula”

1. ?La sonnambula? al Petruzzelli

   Si sono concluse al Teatro Petruzzelli di Bari le rappresentazioni de La sonnambula di Vincenzo Bellini (1801-1835), per la regia di Giorgio Barberio Corsetti. L?ambientazione scenica, curata da Cristian Taraborrelli (come i costumi), si ? presentata con un grande stacco di proporzioni tra gli arredi formato ?mega? e i personaggi vestiti in modo oleografico. A dare un tocco di modernit? ci hanno pensato i video di Gianluigi Toccafondo. Applaudito il direttore dell?Orchestra del Teatro Petruzzelli Daniele Callegari, affiancato dal maestro del Coro della Fondazione Franco Sebastiani. L?opera ? andata in scena in una cornice intimistica ? movimentata dal disegno luci di Marco Giusti e dalle coreografie di Roberto Aldorasi ?, quasi a mettere in luce i risvolti dell?inconscio legati alla vicenda in s? completamente anacronistica rispetto al costume contemporaneo. Se il passaggio dal testo della com?die-vaudeville ?La somnambule? di Eug?ne Scribe e Germaine Delavigne alla drammatizzazione di Felice Romani gi? aveva inesorabilmente impoverito sul nascere il plot narrativo e il ritmo del libretto, la partitura, per? conserva sempre il grande stile belliniano, soprattutto se a restituirlo sono interpreti impegnati. Molto apprezzata ? stata nel ruolo di Amina Jessica Pratt, cos? come Paolo Pecchioli in quello del Conte Rodolfo e di John Osborn nel personaggio di Elvino. Hanno completato il cast: Sara Allegretta (Teresa), Alessandra Marianelli (Lisa), Francesco Verna (Alessio), Raffaele Pastore (Notaro). Lo spettacolo ? andato seguito anche online tramite il progetto ?OperainWeb?, frutto della partnership annuale fra la Fondazione Petruzzelli e Telecom Italia.

   Mariapina Mascolo

2. Inutile ripeterlo: Vincenzo Bellini, il genio catanese del melodramma del primo Ottocento, ? morto troppo presto. Se il destino gli avesse riservato una vita pi? lunga avrebbe dato senza ombra di dubbio filo da torcere al buon Verdi, ingaggiando con l?autore di Falstaff chiss? quali sfide a distanza, dopo aver infuocato i teatri rivaleggiando con un Donizetti anch?egli anzitempo chiamato fra i pi?. Mi sono sempre chiesto cosa avrebbero potuto rappresentare gli anni ?50 dell?800 se tutti i grandi operisti fossero stati in attivit?: Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, tutti contemporaneamente su palcoscenici di versi a contendersi la palma di compositore del secolo. Ma d?altronde non si pu? costruire la Storia su supposizioni, e quel che il corso degli eventi ha stabilito bisogna accettarlo cos? com??. E allora teniamoci stretto lo sguardo ?afflitto e mesto? del fanciullo Bellini, autore di dieci opere una pi? bella dell?altra, tutte bagnate di lacrime discrete, vergini dalla platealit? sbracata di altri titoli coevi. Tutte quasi assorte in dolente riflessione sul mistero impalpabile della felicit?: ?Non ti tocchi chi pi? t?ama?, avvisa Montale, il pi? belliniano dei poeti novecenteschi, un secolo dopo. E magari il premio Nobel genovese, valido critico musicale, pensava alla felicit? di Amina, alla fine della Sonnambula, opera lieve ma anch?essa adombrata da una tristezza lunare, estremamente romantica. La Sonnambula di Bellini ha quel velo di malinconia che reca con s? anche la stagione a cavallo fra la fine dell?estate e l?inizio dell?autunno,tra il sole e la pioggia, che a Bari ? ancora calda ma fa presagire, nel vento marittimo, l?asprezza del brutto tempo. E cos? il capolavoro belliniano andato in scena nella citt? pugliese in questi giorni trova quella che potrebbe dirsi una collocazione ideale, di spazio e di tempo. E, a ribadire l?idealit? delle recite baresi, gioca un ruolo fondamentale la compagnia di canto, che trova nei due protagonisti vertici difficilmente superabili in questo repertorio a livello internazionale. Sugli scudi l?Amina perfetta di Jessica Pratt, brillantissima interprete del romanticismo italiano, sempre pi? a suo agio anche nel registro medio, sbalorditiva per la bellezza degli acuti, lanciati senza paura ad altezze vertiginose (la Pratt nella scena finale esegue pi? volte un fantascientifico Fa sovracuto!). Cos? come vertiginoso ? l?abbandono alle agilit?, mentre denso, cremoso, ? il legato, e superlativa la capacit? di cantare pianissimo, con un fil di voce. Bravissimo anche John Osborn, spericolato nella complicata tessitura do Elvino: Osborn, cantante di riferimento in questo periodo nel repertorio belliniano, incanta con una poetica capacit? di sfumare i suoni, senza mai forzare nella coloratura e men che meno in acuto. Con due simili interpreti, il duetto ?Son geloso del zefiro errante? non poteva che diventare, assieme alla scena del sonnambulismo, il punto pi? alto della serata. Un po? meno centrato il Conte Rodolfo di Paolo Pecchioli, robusto anche nelle note pi? gravi, che, s?, indovina ?Vi ravviso o luoghi ameni?, ma va in calando durante lo spettacolo, risultando affaticato nel secondo atto. Senza infamia e senza lode la Lisa di Alessandra Marianelli, semmai un poco acerba, sar? per la giovane et?, negli acuti, mentre piace la Teresa di Sara Allegretta. Non entusiasma, ma neanche fa gridare allo scandalo, la direzione di Daniele Callegari, che rientra in una non dannosa routine. Certo, dirigere Bellini ? difficilissimo perch? le sue partiture nascondono numerose insidie, ma avrebbe fatto piacere ascoltare una Sonnambula un po? pi? vibrante, rivolta anche verso i sentimenti e non solamente verso una mera ricerca estetica che pure appaga l?orecchio ma non il cuore. Appaga invece l?occhio la regia ideata da Giorgio Barberio Corsetti, che, attraverso mobili giganteschi, case in miniatura, burattini, ricolloca la vicenda in una ?casa di bambola?. E cos? Amina ? archetipo di ingenuit?, e la vicenda narrata rappresenta l?ingresso nell?et? adulta. Una lettura che non ? troppo originale ma ha il pregio di non disturbare la drammaturgia dell?opera, anzi la rispetta perfettamente, e di avvalersi dei bei costumi di Cristian Taraborrelli (sua anche la deliziosa scenografia) e dei video di Gianluigi Toccafondo. Al termine della recita di domenica buon successo da parte di un pubblico invero non troppo numeroso, ma comunque in visibilio per la prova maiuscola della Pratt.

   Michele Donati