A Passion for Verdi
Entrance
Il Trovatore “Deserto sulla terra”
I Vespri Siciliani Overture
Il Corsaro “Ah! Si, ben dite… Tutto parea sorridere”
Ernani Prelude
Ernani Mercé, diletti amici… Come rugiada al cespite”
La Forza Del Destino “La vita è inferno all’infelice”
Il Corsaro “Egli non riede ancora… Non so le tetre immagini”
Don Carlos “Io vengo a domandar”
Don Carlos “Tu che la vanità”
Otello “Già nella notte densa”
José Cura tenor
Daniela Dessì soprano
London Symphony Orchestra
© 2001, Licensed by Digital Classics Distribution
Venezia 2021
Baritono Luca Salsi
Basso Michele Pertusi
Chiara Brunello mezzosoprano
Cristiano Olivieri tenore
Armando Gabba baritono
Matteo Ferrara basso
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Direttore Stefano Ranzani
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
FESTIVAL VERDI 2020
Teatro Regio di Parma
Sabato 10 ottobre 2020
GALA VERDIANO
Baritono LUDOVIC TEZIER
Basso ROBERTO TAGLIAVINI
Pianoforte MILO MARTANI
Giuseppe Verdi
Un ballo in maschera Cantabile “Alla vita che t’arride”
Don Carlo Duetto “Restate!Presso della mia persona”
Giuseppe Martucci
La forza del destino. Fantasia da concerto, op.1
Giuseppe Verdi
Attila Scena e aria “Mentre gonfiarsi l’anima..Oltre quel limite”
Otello Scena “Credo in un Dio crudel”
Giuseppe Verdi
Don Carlo Scena e aria “Son io mio Carlo,,,O Carlo ascolta”
LuisaMiller Aria “Il mio sangue”
Falstaff “E’ sogno o realtà”
Franz Liszt
Rigoletto. Parafrasi da concerto, S434
Giuseppe Verdi
Rigoletto, Aria “Cortigiani,vil razza dannata”
FRANCESCO MELI
tenor
LUCA SALSI
bariton
DAVIDE CAVALLI
piano
PRODUCTION
Fondazione Teatri di Piacenza
LIVE STREAMING
Production
Edunova – University of Modena and Reggio Emilia
Director Fabio Dolci
Assistant Director, Playout and Streaming: Melania Malpezzi
Score Assistant Carlotta Francia
Camera Operators Tommaso Abatescianni, Alessandro Bonvini, Riccardo Isola, Luca Marrone
PROJECT COORDINATOR of OPERASTREAMING
Fondazione Teatro Comunale di Modena
VERDI OPERA NIGHT
Spettacolo-evento unico
16 star della Lirica mondiale in Rigoletto, Il Trovatore e La Traviata
per il nuovo allestimento di Fondazione Arena di Verona
Arena di Verona
Domenica 26 agosto 2018 – ore 21.30
Una serata evento tutta nuova corona il 96° Opera Festival: in forma scenica, dopo la celebre Sinfonia de La Forza del destino, viene rappresentato il meglio della Trilogia popolare di Giuseppe Verdi con un cast stellare, eccezionalmente insieme per omaggiare il genio di Busseto, l’Arena, il suo pubblico e i suoi lavoratori con una festa dell’Opera unica e irripetibile.
Questa serata speciale, voluta dal Sovrintendente e Direttore Artistico Cecilia Gasdia, festeggia il legame indissolubile nato tra Verdi e l’Arena sin dalla prima Aida del 1913. La Verdi Opera Night mette insieme i più quotati cantanti verdiani del mondo, tra stelle già in carriera e richiestissimi talenti emergenti: una parata di voci senza precedenti, eccezionalmente sullo stesso palcoscenico domani sera.
A dirigere il cast e i complessi artistici areniani è Andrea Battistoni, propheta in patria in quanto veronese per natali e formazione ma dalla carriera internazionale, con incarichi stabili presso Genova e Tokyo. Il nuovo allestimento è firmato dal regista Stefano Trespidi, che ha concepito uno spazio agile e variabile che mantenesse uno stile unitario ma allo stesso tempo differenziasse i quattro ambienti richiesti dal programma della serata, con interessanti sorprese anche per gli occhi. Merito dello scenografo Michele Olcese e delle forze artistiche e tecniche della Fondazione, che hanno realizzato uno spettacolo completamente nuovo con il light design di Paolo Mazzon e il projection design di Sergio Metalli. L’apertura è affidata al Ballo dell’Arena di Verona, che danza una nuova creazione del coreografo Luc Bouy sull’ouverture de La Forza del destino.
Lo spettacolo prosegue subito dopo con l’atto II di Rigoletto, all’interno del Palazzo ducale di Mantova: lì troviamo le smanie amorose del Duca, seduttore impenitente che per la prima volta all’Arena ha la voce e il physique du rôle del giovane tenore kosovaro Rame Lahaj. I cortigiani intorno a lui tentano di beffare il protagonista dell’opera, il richiestissimo baritono Luca Salsi, prossimo ad inaugurare festival e stagioni d’opera in teatri internazionali. Altra star che domani debutta nell’anfiteatro veronese è l’americana Lisette Oropesa, appena applaudita protagonista di Adina al Rossini Opera Festival, qui nei panni di Gilda, appassionata figlia di Rigoletto.
Dopo il primo intervallo, l’atmosfera cambia per la Parte III de Il Trovatore, in una visione corale e spettacolare: il Conte di Luna è un suadente Simone Piazzola, baritono verdiano impegnato in tutto il mondo e atteso alla prossima première della Scala milanese. Sua prigioniera è l’Azucena di Violeta Urmana, per critica e pubblico il miglior mezzosoprano in carriera. Nell’accampamento opposto al Conte si celebrano le nozze di Manrico e Leonora, che sono la coppia reale Francesco Meli e Serena Gamberoni. La grande aria del trovatore e l’attesa cabaletta Di quella pira sono interpretate dal tenore genovese, voce verdiana per eccellenza.
L’ultimo quadro è l’atto finale de La Traviata, che vede il prestigioso esordio di Maria Mudryak, soprano recentemente premiatissimo e qui nei panni di Violetta. Accanto a lei l’Alfredo di Luciano Ganci, tenore applaudito nel Festival in Carmen e Nabucco e dall’agenda sempre più verdiana. Terzo big è Simone Piazzola, ormai specialista come Germont. Anche nei ruoli comprimari dei tre atti sono coinvolti artisti di primo livello, impegnati nei più importanti teatri del mondo: Romano Dal Zovo, Carlo Bosi, Biagio Pizzuti, Nicolò Ceriani, Barbara Massaro, Gocha Abuladze e Martina Gresia, la più giovane debuttante del Festival 2018.
Questa vera e propria festa dell’Opera avrà un inedito prologo già dalle 20:30, durante l’ingresso del pubblico: i maestri accompagnatori dell’Arena di Verona allieteranno la platea con pagine verdiane eseguite su un pianoforte gran coda.
L?AIDA DI G.VERDI IN UNA POCO RIUSCITA FORMA COLOSSALE AL PALAFIERA DI FORLI?
Quando nel 1870 Ismail Pasci?, vicer? d?Egitto per solennizzare l?inaugurazione del Teatro dell?Opera italiano al Cairo commission? un?opera a Verdi, il musicista gi? celebre in tutto il mondo non cadde nell?insidia del folclore ma colse nella partitura suggestioni ambientali ed echi dell?antico Egitto con la sua cultura, le bellezze naturali e l?iconografia, regalando al pubblico un paesaggio musicale psicologico e geografico insieme, giusta cornice ad una vicenda sentimentale che si gioca dall?inizio alla fine sui due piani del politico e del privato, quest?ultimo destinato a soccombere di fronte alla realt?. La grandiosit? delle scene del primo e del secondo atto ? una caratteristica peculiare dell?opera e nella marcia trionfale ci stanno benissimo fanfare, simulacri dell?antico Egitto, cerimoniali, danze e cori e tutta la spettacolarit? di un grande affresco corale, ma questi aspetti fungono da corollario a una vicenda umana che pone in relazione i tre protagonisti: Amneris, orgogliosa figlia del faraone, Aida, sua schiava figlia del re etiope, Radames, condottiero degli egizi. Amore, odio, conflittualit? si intrecciano continuamente, suggellati da splendide arie. ?Ritorna vincitor! E dal mio labbro usc? l?empia parola?! Vincitor del padre mio?.. vincitor dei miei fratelli?!? si tormenta Aida, divisa fra l?amore del condottiero e l?affetto per la sua stirpe. Si intersecano continuamente il piano pubblico (si comporterebbe Amneris cos? duramente se non fosse figlia del faraone) e quello privato, alternando scene corali di grandiosa concezione scenica con duetti da manuale che esaltano l?introspezione psicologica e la dimensione emotiva. Il terzo atto ? tutto giocato sulla relazione fra i tre protagonisti intorno alle rive del Nilo, in un?atmosfera che ? esotica e psicologica insieme, fino all?involontario tradimento di Radames ascoltato sia da Amonasro, padre di Aida che da Amneris e all?intervento giudicatorio dei sacerdoti che condannano senza appello il condottiero chiamandolo pi? volte ?Traditor!!? Amneris, che li ha chiamati, si rende conto con angoscia che non ha pi? il potere di fermarli. ?Chi ti salva sventurato dalla sorte che ti aspetta?? canta Amneris disperata e in un moto d?odio verso i giudici esclama: ?Li chiamano ministri di Dio e sono solo ministri di morte?!? . Infine, l?ultimo atto conclude la vicenda terrena dei due amanti dentro la tomba che si chiuder? sopra di loro rubando lentamente l?ultimo respiro. Magistrale la traduzione musicale verdiana, che dopo la stupenda aria carica di nostalgia per la vita e per la terra ?Oh terra addio, addio valli di pianto? fa scemare lentamente la melodia fino a ridurla a un soffio, come la vita dei due protagonisti che si spegne.
La domanda ?: quanto dello spirito verdiano c?? nell??Aida colossale? andata in scena al Palafiera di Forl? il 30 aprile 2010, con replica la sera successiva con interpreti diversi nei ruoli principali? Sinceramente poco. Si ? trattato di una rappresentazione con pretese spettacolari non mantenute, con una scenografia di scontato Egitto olegrafico immutata dall?inizio alla fine e dunque anche abbastanza noiosa: una piramide recante l?immagine del faraone, quattro colonne e un obelisco ai due lati, effetti luce altrettanto scontati, un colore acceso nel terzo atto dove si configura il dramma, una luce bianca glaciale nell?ultimo atto, quando gli innamorati aspettano la morte seduti di fronte alla piramide. Infatti non c?? una nessuna ?fatal pietra? in scena ed ? evidente che l?organizzatore svizzero ignora i pi? elementari principi di scenotecnica, che porta la stessa struttura a mutare pi? volte l?assetto in corso d?opera. Consumati i fasti della marcia trionfale, lo scenario ? apparso freddo e senz?anima. La marcia di trionfo ? stata una sfilata di personaggi senza sfoggio di attrezzerie o decori ornamentali seguiti dai dignitari di corte in sai azzurri e dai sacerdoti fasciati in lunghi sai bianchi, contraddistinti soltanto da fasce cinte alla vita di colore diverso a seconda del rango: costumi ridotti all?essenziale, a prescindere da quelli sfarzosi e luminescenti dei protagonisti. Nessun serpente si avvinghiava alle ballerine in scena, le danze hanno riguardato danzatrici agghindate con sai bianco e argento somiglianti pi? a suore che ad ammalianti fanciulle o a esotiche vestali. Sono state invece avvincenti e adeguate alla base musicale le danze eseguite da coppie di danzatori nei succinti costumi in nero e oro che riprendevano i fasti degli abiti aurei della casta del faraone. Lo spettacolo indubbiamente c?? stato, ma non diverso da ci? che si vede in forma pi? contenuta in qualsiasi ?Aida? fatta in un teatro d?opera. La brochure di Aida senza il testo dell?opera, ovviamente superfluo, venduta al Palafiera che nell?occasione somigliava tanto a un?arena all?aperto indicava gli autori dello spettacolo: coreografia di Fredy Franzutti, regia di Horazio Balint, le danze del Balletto del Sud di Lecce e scene, costumi e attrezzeria di Swiss World Opera che con LB-Klassik ha organizzato lo spettacolo. L?aspetto pi? sgradevole dell?opera ? legato alle voci orrendamente amplificate dai microfoni, con effetti sonori sgradevoli nel primo atto e con sovrapposizioni da parte dell?orchestra. Poi le cose sono migliorate e si ? potuto apprezzare la performance del mezzo soprano Nadia Petrenko, un Amneris sufficientemente ricca di chiaro-scuri e piena di temperamento. Stefania Spaggiari ? stata un Aida orgogliosa, trepidante, appassionata e il tenore Alberto Angeleri nel ruolo di Radames ha alternato i toni roboanti del condottiero con quelli teneri dell?amante. Calibrati Dante Muro nel suolo di Ramfis, Anna Maria Ottazzi in quello della sacerdotessa, Ilia Popov nel ruolo del Faraone e Roberto Carli in quello del messaggero, mentre il baritono Andrea Rola ha mancato clamorosamente delineando un Amonasro senza spessore. Si tratta invece di un personaggio centrale nella trama che condiziona gli esiti della storia fin dalla sua apparizione nelle dimesse vesti di prigioniero e che, dopo avere attirato nella trappola fatale Radames, ne causa la rovina. Sia il terzo atto che il quarto atto, dove si giocano i destini dei protagonisti, sono apparsi noiosi, privi di una regia in grado di rendere lo spessore drammatico della vicenda, condizionati dal suono delle voci microfonate che se da una parte risolvono il problema dell?ascolto nell?ampio Palafiera, dall?altra snaturano l?essenza delle voci stesse. L?orchestra sinfonica Maderna di Forl? si ? comportata bene, diretta con passione del romeno Cristian Sandu. Il Coro lirico Galli ?Citt? di Rimini? ha tradotto in armoniosa espressione corale il ruolo assegnatogli dalla partitura, guadagnando calorosi consensi. Alla fine il pubblico non ? stato avaro di applausi, lo spettacolo ? stato comunque gradito e ci si augura che la maggioranza dei presenti e soprattutto chi per la prima volta si accostava all?opera decida di rivedere ?Aida? in un teatro di tradizione. La brochure cita un grandioso allestimento di Aida nel 1914 allo Stadio Nazionale di Roma con questi numeri: 1000 esecutori, 60.000 posti a sedere, maestro concertatore e direttore Pietro Mascagni e ricorda come l?Arena di Verona inserisca ogni anno una Aida per la sua spettacolarit?. E? vero, Aida esord? in maniera spettacolare al Cairo il 24 dicembre 1871 con un allestimento stellare e con decine di comparse in scena, ma la spettacolarit? si pu? rendere anche in forma contenuta, come fece il regista Zeffirelli nel teatro di Busseto che contiene poco pi? di cento posti in un Aida memorabile, intimistica e scenografica realizzata in un palcoscenico ?mignon?. Nella messa in scena vanno salvaguardati tutti gli elementi che concorrono a fare dell?opera un gioiello della produzione lirica nazionale apprezzato in tutto il mondo, non soltanto la spettacolarit?. Diversamente parliamo d?altro e non ? un caso che l?operazione sia stata pubblicizzata come ?Aida colossale? e non semplicemente ?Aida?, altro dall?opera che Verdi ci ha consegnato e che intendiamo preservare da manipolazioni improprie, come questa troppo pubblicizzata, troppo commerciale e troppo poco artistica.
Attilia Tartagni 4.5.2010