Janus

Posted by on October 21, 2022

PREMIO FORLÌ NUOVA MUSICA Al Maestro Roberto Abbado e al Maestro Fabio Vacchi Mercoledì 9 novembre, ore 21:00, Teatro Diego Fabbri, Forlì JANUS Concerto per viola e piccola orchestra Una prima assoluta del M° Fabio Vacchi M° Fabio Vacchi, Compositore M° Roberto Abbado, Direttore d’Orchestra M° Danilo Rossi, Viola Solista Orchestra Bruno Maderna Conduce la

PREMIO FORLÌ NUOVA MUSICA
Al Maestro Roberto Abbado
e al Maestro Fabio Vacchi

Mercoledì 9 novembre, ore 21:00, Teatro Diego Fabbri, Forlì

JANUS

Concerto per viola e piccola orchestra

Una prima assoluta del M° Fabio Vacchi

M° Fabio Vacchi, Compositore

M° Roberto Abbado, Direttore d’Orchestra

M° Danilo Rossi, Viola Solista

Orchestra Bruno Maderna

Conduce la serata

Oreste Bossini, musicologo

Mercoledì 9 novembre alle ore 21 al Teatro Diego Fabbri di Forlì, ForliMusica APS premierà il Direttore d’Orchestra Roberto Abbado e il Compositore Fabio Vacchi con il Premio “Forlì Nuova Musica”.
La serata sarà condotta dal giornalista e musicologo Oreste Bossini e vedrà la prima esecuzione assoluta di “Janus – Concerto per viola e piccola orchestra” scritto dal Maestro Vacchi ed eseguito dall’Orchestra Bruno Maderna diretta dal Maestro Abbado con la viola solista di Danilo Rossi. Durante la serata si esibirà il clarinettista Tommaso Bertozzi, tredicenne vincitore dell’ultima edizione del concorso promosso da ForlìMusica “Adotta un musicista”.
L’evento è realizzato grazie al contributo della FNP CISL che ha permesso la realizzazione di questa opera prima che verrà eseguita il giorno successivo giovedì 10 novembre all’Audirtorium Seraphicum di Roma alle ore 20, in occasione del settantesimo anniversario della Federazione Nazionale Pensionati della Cisl.
Sono molto onorato di dirigere una Prima mondiale di Fabio Vacchi, uno dei più grandi compositori contemporanei, con solista Danilo Rossi, uno dei musicisti che più mi hanno impressionato per la straordinaria tecnica e per la dirompente musicalità. Sono anche molto felice di incontrare nuovamente due amici, Fabio e Danilo, appunto, e di condividere con loro alcuni giorni che, ne sono sicuro, saranno indimenticabili. Roberto Abbado

NOTA SU JANUS
Di Fabio Vacchi

È stato chiaro all’istante il valore profondo dell’evento per cui mi è stato chiesto di comporre questo Concerto per viola e orchestra. Così cristallino il senso, da spingermi a trovare il tempo per comporlo benché, sulla carta, non l’avessi: forza del desiderio che piega la rigidità̀ delle scansioni, degli impegni, dello scorrere preordinato delle giornate. Non si trattava solo dell’opportunità preziosa, di avere un grande interprete come Danilo Rossi per cui scrivere la parte solistica. La musica fa parte dell’umano, e per darle forma la mente ha bisogno di una scintilla che s’accenda nel reale, subito attecchita per consonanza tra gli intenti del progetto e la mia estetica.
Celebrare un grande sindacato come la Cisl significa riconoscerne il ruolo imprescindibile, e insieme auspicare una sua evoluzione che vada di pari passo con il complesso mutamento sociale. Ed ecco perché il titolo, ma soprattutto il pensiero musicale da cui è scaturito Janus.
Non c’è spazio, qui, per citare le antiche fonti che mi sono divertito a rileggere sul dio Giano, ma dal loro insieme se ne ricavano tratti comuni, diffusi e ricorrenti. Tutti abbiamo in mente le due facce con cui è rappresentato in sculture e monete. Il suo sguardo non è lineare ma prismatico e non si ferma, come indica la radice etimologica legata sia all’apertura ‐ ianua, porta o ianus, passaggio ‐ sia al viaggio, tanto che Cicerone, nel De Natura Deorum, lo cita come Eanus, da eundo, in movimento. Entrambe le accezioni si sono stratificate nel nome del famoso colle romano, il Gianicolo.
Giano ha un volto barbuto e uno imberbe: il vecchio e il giovane, l’uomo e la donna, il sole e la luna, l’occidente e l’oriente impediscono alla sua visione del mondo di restringersi in una sola direzione. Del resto, suo figlio Fons (o Fontus), è nume tutelare delle fonti, e forse un altro, Tiberino, è divinità fluviale collegata al Tevere.
Per questo suo essere open minded, progredito, l’antico dio Janus, a volte anche re, accoglie lo straniero Saturno cacciato da Giove, col quale condivide in pace il proprio regno. Crede che l’equilibrio fra opposti ‐ ancor più nei momenti di passaggio, da lui protetti e tutelati ‐ indichi l’andatura per raggiungere la conciliazione fra generazioni, generi, etnie. Conclude il giro del sole e ne avvia il successivo e, dal gelido Januaris, accompagna alla primavera e all’estate.
Giano è per me il simbolo di ciò che possiamo sognare, cercare, perseguire, trovare, superando la paura dello sconosciuto, di ciò che è diverso, o nuovo, o da sperimentare, timore del futuro e di ciò che ancora non conosciamo. Da Plutarco a Cicerone gli viene riconosciuta la capacità di educare gli uomini dando un assetto tollerante e civile alle fisionomie della loro convivenza. Ed ecco perché, oggi più̀ che mai, dobbiamo saperci dare la mano, anche fra generazioni diverse. La fortunata presenza di un violista e di un direttore d’orchestra affermati a livello internazionale, e del Concorso Forlì̀ Giovani che seleziona e lancia talenti straordinari, è affine a ciò che mi sforzo di fare come compositore e insegnante.
Da sempre predico il compromesso, che il grande scrittore e amico scomparso Amos Oz mi ha insegnato a ripensare come una risorsa, non un ripiego. Il patto si raggiunge con lo sforzo di chi è coinvolto. Il giovane va sostenuto perché i suoi sogni si realizzino, e il vecchio va tutelato per quanto ha dato alla realtà in cui vive il giovane. Il giovane è folle se non capisce che ci vorrà̀ ben poco a diventare vecchio, e il vecchio è folle se non ricorda quanto vicino è stato il momento in cui ha avuto bisogno di appoggio. La solidarietà̀ ‐ fra differenti fasce di età, di appartenenza, di genere, di provenienza ‐ è il sogno di Giano. Il mio sogno di compositore è sempre stato armonizzare il desiderio di ricerca con l’ancoraggio alla tradizione. Come fondamentale è aprirsi ai vari generi musicali senza perdere la propria identità̀ con facili scorciatoie.
Spero che a questo punto sia anche comprensibile la scelta della forma, senza entrare in dettagli tecnici. Giano non è solo bifronte, ma arriva a essere perfino quadrifronte. Nella sua ottica, che è insita nel concerto solistico, prevale il dialogo, da cui scaturisce il tutto che accoglie le differenze. La viola conversa con l’orchestra, e nel Concerto Janus s’intrecciano molteplici prospettive, anche contrastanti, che sono inscindibili dalla natura fisica, storica e antropologica di ogni singolo strumento, di ogni singola famiglia di strumenti. Ma ho voluto che il tessuto polimorfico desse rilievo a ogni parte, e il solista diventasse primus inter pares.
Sia con Danilo Rossi che con il direttore d’orchestra Roberto Abbado ho condiviso indimenticabili esperienze al Teatro alla Scala, spesso su basi etiche ed estetiche simili a Janus. Ma questo momento storico così travagliato chiama più che mai, con un’urgenza che non può rimanere inascoltata, alla solidarietà, all’alleanza, all’intesa. L’intricato sistema economico, il lato nazionale di un prisma internazionale, le variabili interconnesse in un tramaglio ricolmo di prospettive e chiusure, avanzamenti e ingiustizie, vittorie e sconfitte, non si risolve con lo scontro, ma tendendosi la mano, per quanto difficile sembri.
Uscire dall’ego può̀ essere una decisione etica, religiosa, politica. Ma è soprattutto, come Oz ha sempre sostenuto, una soluzione autentica e costruttiva. Se lo capiamo, possiamo forse provarci con più̀ partecipazione e convinzione. C’è una recentissima foto che riassume in modo fulmineo dove può condurre questa strada, da costruire insieme. E la devo all’amico Jonathan Simone Benatti e ai valori in cui crede. Suo figlio Jeremy Sebastian, diciassette mesi, e sua nonna Giuseppina Gagnone, novantasette, sono felici. E si vede!
Il brano è dedicato al mio amico Moni Ovadia, che riesce sempre a essere coerente con le sue idee senza mai chiudersi in pregiudizi. Che concilia il sacro e il profano, l’arte e la politica, il teatro e il mondo, e rende credibile l’idea con la coerenza della pratica. Con un dolce ricordo al gatto Giano, che avevamo chiamato così perché́ aveva la testa storta, in seguito a un incidente. Per questa anomalia fu abbandonato. Ma sapeva vedere così ad ampio spettro, nel tempo e nello spazio, da osservarmi tutt’oggi, mentre scrivo, insieme ai miei attuali, adorati quadrupedi. I suoi consigli sono stati, anche in questo caso come sempre, indispensabili.

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