Addio Fantasmi
tratto dal romanzo omonimo di Nadia Terranova
(Einaudi, 2018)
regia Luigi De Angelis
drammaturgia e costumi Chiara Lagani
in scena Anna Bonaiuto e Valentina Cervi
musiche e sound design Emanuele Wiltsch Barberio
costumi Chiara Lagani
con le voci di Mirto Baliani, Consuelo Battiston,
Silvio Lagani, Marco Molduzzi, Margherita Mordini,
Rodolfo Sacchettini
fonica e supervisione tecnica Mirto Baliani
macchinista Raffaele Basile
organizzazione Maria Donnoli, Marco Molduzzi,
Gianni Parrella
immagine Mayumi Terada (curtain 010402)
coproduzione Ravenna Festival, E Production / Fanny & Alexander,
Infinito Produzioni, Progetto Goldstein, Argot Produzioni
prima assoluta
Ravenna Teatro / Fèsta
da venerdì 17 a lunedì 20 dicembre 2021 – ore 21 (domenica ore 15.30) – Artificerie Almagià Ravenna
Fanny & Alexander
Sylvie e Bruno
Sylvie e Bruno apre la personale dedicata a Fanny & Alexander all’interno di Fèsta, prologo del progetto TRENTAF&A!, i trent’anni di Fanny & Alexander, previsto nel 2022
In occasione dell’uscita, per Einaudi, del terzo romanzo di Lewis Carroll, Sylvie e Bruno nella nuova traduzione di Chiara Lagani, Fanny & Alexander immagina uno spettacolo tratto da questa affascinante trama. Il libro racconta due storie in parallelo: una contrastata vicenda d’amore, e una storia “magica” di cui Sylvie, una bambina, e il minuscolo, sgrammaticato Bruno, suo fratello, sono i protagonisti. Lo spettacolo si muove, tra sogno e realtà, su due differenti piani narrativi che si intersecano senza che il pubblico se ne accorga. In una dimensione rapinosa che ci porta al di fuori dalla percezione ordinaria della realtà vi si raccontano da un lato la travagliata vicenda d’amore di Lady Muriel col dottor Arthur Forester, dall’altro una storia di fate, di cui sono protagonisti due fratellini dotati di poteri magici. Un’esperienza immaginifica e vertiginosa che con giocosità riflette problematiche nodali dell’inconscio singolo e collettivo.
Chiara Lagani è finalista ai Premi Ubu 2021 nella categoria “Nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica (messi in scena da compagnie o artisti italiani)”, proprio per Sylvie e Bruno. Inoltre, lo spettacolo apre quella che si può definire una personale di Fanny & Alexander, che fino al 23 dicembre proporrà all’Almagià altri quattro spettacoli, e che anticipa TRENTAF&A!, il progetto speciale per i trent’anni della compagnia nel 2022, che avrà nelle città di Ravenna e Bologna il suo fulcro con la collaborazione delle più significative realtà artistiche della Regione Emilia-Romagna, tra cui ERT, ATER, Fondazione Ravenna Manifestazioni, MAR, Ravenna Teatro, Agorà.
Sylvie e Bruno, che ispirò James Joyce nella costruzione del suo famosissimo romanzo Finnegans Wake, opera attraverso le categorie visionarie del sogno, una dimensione rapinosa che ci porta al di fuori dalla percezione ordinaria della realtà, perfino diremmo dai nostri involucri materiali concreti, concedendoci esperienze immaginifiche e vertiginose che riflettono al contempo problematiche nodali dell’inconscio singolo e collettivo.
Immaginatevi di essere terribilmente stanchi e che il sonno stia per sorprendervi e trascinarvi al fondo di un sogno. Il punto di partenza di questo spettacolo è proprio quello stato parzialmente vigile e al contempo di semi-abbandono in cui il corpo si fa improvvisamente pesante, la mente si solleva e quasi possiamo vederci dall’alto, salvo repentini sussulti delle membra che, se non ci svegliano, segnalano proprio un profondo inevitabile trapasso a un mondo “notturno”, fatto di immagini e suoni volatili eppur consistenti. Siamo allora nel mondo dei sogni, un mondo dotato di sue regole parallele che in qualche modo riorganizzano e trasformano le immagini diurne con quelle del nostro inconscio.
Sulla scena, gli attori sono in certo senso le radici sensibili di questo processo, che attraversando molti ruoli, permettono al pubblico di restare attaccato alla dimensione “concreta” della rappresentazione, fatta di pochissimi elementi visivi, poiché l’azione è immersa in uno spazio inizialmente “neutrale”, che a poco a poco si va caratterizzando nel riempirsi di voci e di suoni che ricreano in modo iperrealistico una serie di luoghi che, nella logica surreale del sogno, si materializzano, come ologrammi sonori o puri fantasmi, dando vita alle due storie intrecciate. Un esile “io”, quello di un testimone-narratore, passa e trapassa dall’uno all’altro mondo (e, a staffetta, dall’uno all’altro attore) – dal sogno alla realtà, mentre altri personaggi hanno una sorta di “doppia cittadinanza” nelle due dimensioni, e infine i magici Sylvie e Bruno possono prendere plausibile figura umana e mescolarsi al mondo grigio e disonestamente virtuoso degli adulti.
I due mondi, sogno e realtà, hanno incidenti e modi differenti, hanno una logica diversa e questa logica è affidata in primo luogo all’incantevole Bruno e in minor grado a due erratiche e confinarie figure di Professori, impegnati in scoperte scientifiche molto carrolliane, nonché in una sorta di filosofica, strampalata forma di “resistenza”. Nel mondo magico, infatti, è appena avvenuto un violento colpo di Stato, operazioni di aggiotaggio fatato, mentre nel mondo reale, al culmine della storia, infuria una terribile misteriosa febbre, simile alla pandemia di questi nostri giorni.
Dunque da un lato abbiamo un mondo al collasso in cui all’improvviso irrompe la forza della bellezza e dell’immaginazione; dall’altro un mondo piagato da una terribile, metaforica malattia, che però sopravvive, in nome della potenza dell’amore e dell’arte.
Sylvie e Bruno
liberamente tratto da Sylvie e Bruno di Lewis Carrol (Einaudi editore) nella traduzione di Chiara Lagani ideazione Chiara Lagani e Luigi De Angelis, drammaturgia Chiara Lagani regia, scene e luci Luigi De Angelis con Andrea Argentieri, Marco Cavalcoli, Chiara Lagani, Roberto Magnani, Elisa Pol musiche e sound design Emanuele Wiltsch Barberio costumi Chiara Lagani cura del suono e supervisione tecnica Vincenzo Scorza immagine Igor Siwanowicz artwork Paolo Banzola una produzione Ravenna Festival, E Production/Fanny & Alexander, in collaborazione con Ravenna Teatro ringraziamenti Anita Baliani, Paul Behnam, Brando Carella, Vittoria Casadio Lombini, Guido Farina, Anna Frantini, Leo Molduzzi, Rodolfo Sacchettini la canzone del giardiniere è cantata da Emanuele Wiltsch Barberio
PROMOZIONI SPECIALI
Per Sylvie e Bruno e per la personale dei Fanny & Alexander sono state attivate due promozioni speciali:
1) Amici inseparabili: se si prenota per sé e per una persona “inseparabile” – come inseparabili erano Sylvie e Bruno – l’ingresso per due persone ha lo stesso costo dell’ingresso singolo (€ 12 in totale, i biglietti si ritirano direttamente all’Almagià da un’ora prima dello spettacolo).
2) Personale Fanny & Alexander: scegliendo due spettacoli di Fanny & Alexander in programma a Fèsta tra il 17 e il 23 dicembre (Sylvie e Bruno, HIM, Santa Rita and the Spiders Frommars, Se questo è Levi – I sommersi e i salvati), il costo dei due lavori ha il costo di un ingresso unico (€ 12 in totale, i biglietti si ritirano direttamente all’Almagià da un’ora prima dello spettacolo. Entrambi i biglietti vengono ritirati in occasione del primo spettacolo).
Ravenna Teatro / Fèsta
martedì 21, mercoledì 22, giovedì 23 dicembre – ore 18 – Artificerie Almagià Ravenna
Elio Germano
SEGNALE D’ALLARME – La mia battaglia VR
Lo spettacolo è in realtà virtuale, Elio Germano non sarà fisicamente presente, i posti sono limitati, è consigliato vivamente l’acquisto on line in prevendita
Nato dallo spettacolo teatrale di cui era attore unico e regista, scritto a quattro mani con la drammaturga di Fanny & Alexander Chiara Lagani, questo film in realtà virtuale nasce dalla collaborazione con Omar Rashid (co-regista del film) e il progetto multimediale Gold, di cui Rashid è fondatore. Un attore, forse un comico, durante uno spettacolo di intrattenimento entra in scena dal fondo della platea e coinvolge il pubblico in quella che pare una riflessione sulle questioni che affliggono la società civile. Piano piano tra slogan sul senso di comunità e sulla meritocrazia, proclami sulla patria e sulla sicurezza, quell’uomo, in un crescendo di autocompiacimento, porterà l’uditorio a una sorprendente conseguenza finale, mostrando come la seduzione autoritaria nasconda un raffinato congegno ideologico, uno strumento persuasivo vorace di consenso, che inganna la logica, manipolandola. Il suo monologo ci trascina a poco a poco in una narrazione avvolgente e disturbante, facendoci vivere un incubo a occhi aperti, tanto più inquietante perché non troppo lontano dalla realtà. Una feroce e allucinata narrazione che scuote le coscienze e lancia un segnale d’allarme: chi di noi può dirsi libero di pensare con la propria testa?
Nelle mattine del 21, 22 e 23 dicembre lo spettacolo verrà portato anche all’interno di alcuni istituti scolastici cittadini, nello specifico i licei Artistico “Nervi-Severini” e Classico “Dante Alighieri” e la Scuola secondaria di primo grado “Damiano”.
Qual è l’allarme del titolo? Questo nostro tempo, il diffondersi del pensiero assolutista fomentato da un’informazione deformata di cui la nostra società è vittima. Le nuove tecnologie che hanno cambiato la comunicazione, se da un lato si propongono come democratiche, dall’altro facilitano la manipolazione del pubblico. È in questo contesto che Elio Germano utilizza e allo stesso tempo critica la modernità del linguaggio che ha scelto. La tecnologia più avanzata offre dunque uno spettacolo disturbante, pensato per scuotere e risvegliare le coscienze.
«Uno spettacolo provocatorio che ci mette in discussione come pubblico – racconta Germano –, Cosa stiamo vedendo? A cosa applaudiamo? Chi è il personaggio che abbiamo di fronte? Dove ci sta portando? Un esercizio di manipolazione dagli esiti imprevedibili, per la prima volta il teatro si fa virtuale: indossato il visore e le cuffie, verrete catapultati in quella sala e sarà come essere lì».
«La scelta della realtà virtuale, linguaggio che con Elio Germano esploriamo da un qualche anno – spiega Omar Rashid –, è stata quella più naturale per poter replicare più volte La mia battaglia. In questo modo è stato possibile evitare di dover sottostare alle problematiche logistiche degli spazi teatrali. È sicuramente la miglior trasposizione possibile per questo tipo di spettacolo, già di per sé immersivo». Usando le potenzialità della Virtual Reality viene messo in scena un esperimento nel quale Germano ipnotizza i suoi spettatori, quasi li manipola, con lo scopo di trasmettere quel segnale d’allarme da cui prende il nome lo spettacolo VR stesso.
Segnale d’allarme
Film in VR tratto dallo spettacolo teatrale La mia battaglia di Elio Germano e Chiara Lagani regia Elio Germano e Omar Rashid con Elio Germano produzione Gold, Infinito
Collaborazione con Corti da Sogni
In virtù della collaborazione con Corti da Sogni, tutti coloro che sono stati spettatori della 22ª edizione del festival in novembre e hanno conservato il tagliando rilasciato dal circolo Sogni, avranno diritto al ridotto sul biglietto dello spettacolo Segnale d’allarme – La mia battaglia VR.
“Discorso Giallo” 2013
ideazione Luigi De Angelis e Chiara Lagani
drammaturgia Chiara Lagani
progetto sonoro The Mad Stork
regia Luigi de Angelis
con Chiara Lagani
sound editing Sergio Policicchio
costumi Chiara Lagani e Simonetta Venturini
maschere Nicola Fagnani
produzione E / Fanny & Alexander
in collaborazione con Solares delle Arti – Teatro delle Briciole
La stagione dei teatri
Fanny & Alexander / Luigi De Angelis / Chiara Lagani / Fiorenza Menni
Storia di un’amicizia
Le due bambole. Il nuovo cognome. La bambina perduta
tratto dalla tetralogia L’amica geniale di Elena Ferrante (edizioni e/o)
venerdì 15 e sabato 16 febbraio 2019
venerdì 15 ore 21 e sabato 16 ore 19.30 Le due bambole
sabato 16 ore 21 Il nuovo cognome e La bambina perduta
Teatro Rasi – Ravenna
Spettacolo in abbonamento – Titolo a scelta
All’inizio della tetralogia L’amica geniale, due bambine gettano per reciproca sfida le loro bambole nelle profondità di uno scantinato buio. Quando vanno a cercarle, non le trovano più. In questi tre atti scenici si rievoca quello spazio di mistero e quel doppio femminile: le due si tengono per mano e, attraverso le vibrazioni dei corpi e l’ardore di un passato sempre presente – dove risuona la coralità di una Napoli dilaniata dalle contraddizioni – rivelano una duplice ibrida identità, che porta su di sé l’impronta della bambina, della donna e della bambola al contempo. Due amiche-attrici montano e smontano un collage di emozioni a specchio che racconta la crescita individuale di Elena e Lila, il loro modo di influenzarsi reciprocamente, le condizioni di distanza e prossimità che nutrono nei decenni il loro rapporto.
Storia di un’amicizia è uno spettacolo diviso in episodi a cui si accede con lo stesso biglietto. L’abbonato può scegliere se assistervi in due serate diverse (venerdì 15 e sabato 16 febbraio alle 21) o in un’unica giornata (sabato 16 febbraio a partire dalle 19.30). Chi ha acquistato un biglietto o è in possesso di un abbonamento per la data di venerdì 15 alle ore 21 può assistere alla seconda parte sabato alle 21.
Sabato 16 febbraio la compagnia incontra il pubblico in dialogo con Diego Vincenti, giornalista e critico teatrale, e Tiziana de Rogatis, scrittrice.
Lo spettacolo, diviso in tre capitoli (Le due bambole, Il nuovo cognome e La bambina perduta), si basa sulla storia dell’amicizia tra due donne, seguendo passo passo la loro crescita individuale, il modo di influenzarsi reciprocamente, i sentimenti, le condizioni di distanza e prossimità che nutrono nei decenni il loro rapporto. Sullo sfondo la coralità di una città/mondo dilaniata dalle contraddizioni del passato, del presente e di un futuro i cui confini feroci faticano ancora a delinearsi con nettezza. Il rapporto tra le biografie delle due donne con la storia particolare della loro amicizia e la Storia di un Paese travagliato dalle sue metamorfosi si intreccia in una sorta di agone narrativo che procede per squarci subitanei ed epifanie improvvise attraverso il racconto delle due protagoniste.
Nel romanzo in quattro parti della Ferrante, Un’amicizia era il titolo del libro che raccontava, a posteriori, la vicenda del rapporto tra due donne; Storia di un’amicizia diviene qui, invece, il titolo del racconto, in forma di spettacolo, che Elena Greco (Chiara Lagani) compone a partire dalle vicende di una vita che la legano a Lina Cerullo (Fiorenza Menni), la sua amica geniale. «La tensione immedesimante con cui si segue la vicenda pluriennale dell’amicizia tra le due donne raccontata da Ferrante – dice Chiara Lagani – è sconcertante e completa. Ci si identifica in una o nell’altra o più precisamente, forse, nel loro stesso legame. Ci si identifica in modo assoluto, a tratti fastidioso e, ancor più, ci si innamora sempre più del proprio progressivo identificarsi nella vicenda».
Nel primo tempo, dedicato all’infanzia, le due amiche, bambine, gettano per reciproca sfida le loro bambole nelle profondità di uno scantinato nero. Quando vanno a cercarle, le bambole non ci sono più. Le due bambine, convinte che Don Achille, l’orco della loro infanzia, le abbia rubate, un giorno trovano il coraggio di andare a reclamarle. Le due attrici si fanno fisicamente attraversare dal testo di Elena Ferrante, la storia è “detta” dai loro corpi e lascerà su di loro un’impronta indelebile fino a trasformarle in una strana doppia ibrida identità, che porta su di sé l’impronta della bambina, della donna e della bambola al contempo.
Nel secondo tempo, diviso in due parti, succedono molte cose: Lila si sposa, acquistando un nuovo cognome che la separa irreparabilmente da una intera fase della sua vita. I signori del rione, i fratelli Solara, vogliono adoperare l’immagine di Lila in abito da sposa per realizzare un grande manifesto da appendere nel negozio di scarpe, un tempo Cerullo, ora Solara. Lila, nel disperato tentativo di riaffermare il proprio controllo su quell’immagine, e così sulla sua vita, accetta di esporla, ma solo a patto di poterla modificare. La seconda parte dello spettacolo inizia proprio con la storia di quest’immagine, che sarà spezzata, incisa, violentemente trasformata dalle amiche, divenendo uno strano, evocativo emblema della loro storia.
«Credo che questa storia riguardi tutte le donne – dice Luigi De Angelis – ma anche gli uomini, che si riconoscono in legami potenti, che è difficile recidere o trasformare. Ha a che fare con un morso, il morso dell’amicizia o legame simbiotico. Questo morso è generatore di frutti bellissimi, ma crea allo stesso tempo proiezioni, luci e ombre, tentativi di allontanamento, di fuga, di cancellazioni reciproche, e una sua traccia rimane per sempre indelebile, sottocutanea e parla, agisce anche nella lontananza».
La terza parte, infine, è dedicata alla maternità. Anche Elena, nel frattempo, si è sposata e ha avuto due figlie con Pietro Airota, un brillante compagno di università. Si è allontanata dal rione per studiare e poi scrivere. Si è allontanata anche da Lila. Lila, dopo la fine del suo matrimonio, e dopo una burrascosa storia con Nino, l’antico amore di Elena, va a vivere con Enzo, compagno di scuola di un tempo. Quando Lila rimane incinta di Enzo, anche Elena è incinta, ma di Nino, ora suo amante. È forse questa maternità parallela che riattiva il legame, mai interrotto, tra le amiche. Le due bambine (Tina, la figlia di Lila, e Imma, la figlia di Elena) crescono insieme, specchio dell’amicizia tormentata delle madri. Finché un giorno, all’improvviso, Tina scompare…
Storia di un’amicizia
tratto dalla tetralogia L’amica geniale di Elena Ferrante (Edizioni e/o)
ideazione Chiara Lagani e Luigi De Angelis
drammaturgia Chiara Lagani
regia, light design, spazio scenico, progetto sonoro Luigi De Angelis
in scena Chiara Lagani e Fiorenza Menni
sound design Tempo Reale/Damiano Meacci
video Sara Fgaier
coproduzione Napoli Teatro Festival, Ravenna Festival, E-production
in collaborazione con Ateliersi
sabato 16 febbraio – ore 17 – sala Mandiaye N’Diaye del Teatro Rasi
La compagnia incontra il pubblico in dialogo con Diego Vincenti, giornalista e critico teatrale, e Tiziana de Rogatis, scrittrice
GLI INCONTRI A LATERE DELLO SPETTACOLO
realizzati con Cisim di Lido Adriano e Casa delle Donne di Ravenna
venerdì 1 febbraio – ore 17.45 – Casa delle Donne, via Maggiore 120
Raccontare fino in fondo. Riflessioni sui testi di Elena Ferrante
con Laura Gambi e Chiara Lagani
Le madri e le figlie: adesioni e separazioni, presenze e scomparse; la frantumaglia e la smarginatura.
venerdì 8 febbraio – ore 21 – Cisim, viale Parini 48, Lido Adriano
Ferrante Fever
film documentario, regia di Giacomo Durzi
a seguire Laura Gambi dialoga con Mara Cerri, autrice delle animazioni del documentario, e Chiara Lagani, ideatrice, drammaturga e attrice dello spettacolo Storia di un’amicizia
a seguire via Curiel 8, cortometraggio di animazione di Mara Cerri e Magda Guidi
venerdì 15 febbraio – ore 17.45 – Casa delle Donne, via Maggiore 120
Incontro con la scrittrice Tiziana de Rogatis, autrice del libro Elena Ferrante. Parole chiave, edizioni e/o
STAGIONE TEATRALE DIEGO FABBRI 2017/18 – CONTEMPORANEO
in collaborazione con Festival CRISALIDE XXIV
Fanny & Alexander e Ateliersi
Da parte loro nessuna domanda imbarazzante
con Chiara Lagani e Fiorenza Menni
ideazione Luigi De Angelis, Chiara Lagani e Fiorenza Menni
drammaturgia Chiara Lagani
regia Luigi De Angelis
produzione E / Fanny & Alexander in coproduzione con Ateliersi
Turno H Sabato 4 novembre ore 21
c/o Ex Filanda Maiani -Teatro Felix Guattari
1. L’Amica geniale, una lettura
Nel primo dei quattro romanzi del ciclo L’Amica geniale di Elena Ferrante, due bambine gettano per reciproca sfida le loro bambole nelle profondità di uno scantinato nero. Quando vanno a cercarle, le bambole non ci sono più. Le due bambine, convinte che Don Achille, l’orco della loro infanzia, le abbia rubate, un giorno trovano il coraggio di andare a reclamarle. Le due attrici, in questa lettura, si fanno fisicamente attraversare dal testo di Elena Ferrante, la storia è “detta” dai loro corpi e lascerà su di loro un’impronta indelebile.
2. Storia di due bambole, fotoromanzo animato
Qui ci sono solo due bambole. Sono forse le due bambole perdute? Nello spazio scuro e altamente simbolico in cui sono state abbandonate, le due figure si muovono e raccontano, senza parole, la loro storia. Che eventi si consumano nel recesso misterioso e non scritto (della storia, del romanzo) che le ha prima accolte e poi fatte scomparire? Quelle bambole non hanno voce per rispondere a questa domanda, ma nemmeno per farne di nuove.
Da parte loro nessuna domanda imbarazzante e tu allora che cosa gli rispondi, invece di tacere con prudenza?
O di cambiare evasivamente il tema del sogno?
O di svegliarti al momento giusto?
W. Szymborska