https://www.raiplay.it/video/2016/09/Giocando-con-Orlando-fd349782-cf29-4359-8d18-85bf1f154731.html
regia Marco Baliani
Stefano Accorsi & Nina Savary
Teatro Filarmonico Verona 1979
Conductor Claudio Scimone
I Solisti Veneti
Coro dell’Ente Arena
Chorus Master Corrado Mirandola
Orlando Marilyn Horne
Angelica Anastasia Tomaszewska
Alcina Sandra Broene
Bradamante Luisa Gallmetzer
Medoro Dano Raffanti
Ruggiero James Bowman
Astolfo Nicola Zaccaria
Regia scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Regia Tv Olga Bevacqua
Orlando furioso di Antonio Vivaldi al Teatro Malibran
Orlando furioso di Antonio Vivaldi sarà in scena al Teatro Malibran, dal 13 al 21 aprile 2018, in un nuovo allestimento della Fondazione Teatro La Fenice realizzato in coproduzione con il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca e con la rsi Radio Svizzera Italiana. La regia dello spettacolo è affidata al giovane Fabio Ceresa, vincitore nel 2016 agli International Opera Awards di Londra quale migliore regista emergente, mentre le scene sono di Massimo Checchetto, i costumi di Giuseppe Palella, il disegno luci di Fabio Barettin e le coreografie di Riccardo Olivier. Responsabile della parte musicale è Diego Fasolis, maestro al cembalo e direttore dell’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice.
Dramma per musica in tre atti su libretto di Grazio Braccioli dal capolavoro di Ludovico Ariosto, Orlando furioso fu rappresentato per la prima volta nel Teatro Sant’Angelo di Venezia nell’autunno del 1727. La trama, ampiamente ridotta rispetto al corpus dei quarantasei canti dell’Ariosto, trascura la guerra santa tra cristiani e musulmani, concentrandosi sull’aspetto sentimentale del poema cinquecentesco. L’eros pervade ciascuno dei tre atti, in cui si alternano amanti non corrisposti, macchinazioni e incantesimi orditi dalla crudele maga Alcina, giuramenti fallaci di fedeltà, agnizioni e conclusivi ricongiungimenti. In un’atmosfera fantastica pervasa di cavalli volanti, forze demoniache e sortilegi di ogni tipo, spicca la pazzia che affligge Orlando dopo aver scoperto l’unione di Angelica e Medoro: nello svilupparsi di questa follia sono compresenti momenti tragici e risvolti comici, come già nel modello rinascimentale, del quale sono anche parafrasati alcuni versi. Alla fine l’amore ‘coniugale’ ha la meglio e non manca la conclusione gnomica, pronunciata da Astolfo: «Saggio, chi dal fallir prudente impara».
Nella regia di Fabio Ceresa, responsabile anche della revisione drammaturgica dell’opera, le figure di Orlando e Alcina diventano centrali, rappresentando due poli opposti che si incontrano: «La maga che attira e seduce gli sventurati che approdano alla sua isola ha una storia antica, che inizia con Circe e Calipso nell’Odissea e arriva, per citare un solo altro esempio, all’Armida della Gerusalemme liberata di Tasso. A questa ‘fattispecie’ femminile, caratterizzata da una sessualità archetipica e sfrenata, appartiene anche Alcina. […] All’estremo opposto sta Orlando: nel momento in cui Boiardo scrive l’Orlando innamorato il paladino è già un topos nell’immaginario collettivo, rappresenta cioè il prototipo dell’eroe assolutamente disinteressato all’eros e alla fisicità. Si potrebbe quasi considerarlo un sessuofobo […]. Quando Ariosto riprende quella stessa materia, lo rende non solo innamorato ma addirittura furioso, quindi vittima delle proprie emozioni».
Questo nuovo allestimento dell’Orlando furioso si basa sull’edizione critica a cura di Federico Maria Sardelli, di proprietà di Casa Ricordi in collaborazione con l’Istituto Antonio Vivaldi della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Il cast comprende artisti d’eccezione: il contralto Sonia Prina nel ruolo di Orlando, il soprano Francesca Aspromonte in quello di Angelica, il mezzosoprano Lucia Cirillo in quello della maga Alcina; il contralto Loriana Castellano sarà Bradamante, il controtenore Raffaele Pe, Medoro; il controtenore Carlo Vistoli, Ruggiero; infine il basso Riccardo Novaro sarà Astolfo. L’interpretazione delle coreografie è affidata ai danzatori della Fattoria Vittadini. Il Coro del Teatro La Fenice è preparato da Ulisse Trabacchin. Eseguono il continuo Diego Fasolis e Andrea Marchiol ai clavicembali, Alessandro Zanardi al violoncello e Gianluca Geremia all’arciliuto.
Lo spettacolo, proposto con i sopratitoli in italiano, sarà in scena al Teatro Malibran venerdì 13 aprile 2018 ore 19.00 (turno A), domenica 15 aprile ore 15.30 (turno B), martedì 17 aprile ore 19.00 (turno D), giovedì 19 aprile ore 19.00 (turno E) e sabato 21 aprile ore 15.30 (turno C). La recita di martedì 17 aprile sarà trasmessa in diretta su culturebox.fr e su Mezzo (TivùSat canale 49).
43° FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA
Martina Franca, 14 luglio – 4 agosto 2017
Martina Franca,
ORLANDO FURIOSO DI VIVALDI INAUGURA IL 43° FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA
Inaugurazione della 43^ edizione del Festival della Valle d’Itria. Nell’atrio
di Palazzo Ducale andrà in scena Orlando Furioso di Antonio Vivaldi nel nuovo allestimento del Festival in collaborazione con la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia. ’Orlando furioso è un poema cavalleresco di Ludovico Ariosto di cui lo scorso anno si è celebrato il mezzo millennio di storia, prosecuzione delle vicende dell’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo e, più in generale, del ciclo bretone e del ciclo carolingio. Il dramma per musica Orlando furioso di Grazio Braccioli andò in scena per la prima volta a Venezia nel 1713 con musica di Giovanni Alberto Ristori. Della ripresa dell’opera nel dicembre 1714, si occupò Vivaldi, all’epoca impresario e compositore del Sant’Angelo, e forse già coinvolto anonimamente anche come autore nel corso delle recite dell’allestimento originario che intervenne sulla partitura di Ristori con molta musica propria, confezionando una versione destinata a notevole circolazione sulle scene europee.
Questo Orlando vivaldiano si colloca in una stagione critica della storia dell’opera, negli anni in cui la scuola napoletana sta mettendo in atto un profondo rinnovamento del linguaggio compositivo, operando una considerevole erosione delle convenzioni barocche. Le istanze del nuovo linguaggio – il primato dell’omofonia sul contrappunto, la squadrata concinnità delle frasi canore, un’invenzione melodica disinvolta, il gusto per la simmetria del periodo, il ritmo armonico rallentato – erano ben note a Vivaldi, il quale nell’ultimo tratto della parabola artistica ed esistenziale, certo non si convertì, ma ne accolse alcuni elementi, soprattutto in zone “periferiche” della partitura, La trama, molto articolata e stratificata, ruota attorno a tre filoni principali: gli amori di Orlando, Angelica e Rinaldo, la guerra tra l’esercito cristiano di Carlo Magno e i Mori, il motivo encomiastico per la casata ferrarese degli Estensi, sviluppato attraverso le figure di Bradamante e di Ruggiero. La vicenda principale è la guerra tra Franchi e Mori e la follia di Orlando sulle quali si innestano infatti una molteplicità di vicende secondarie. L’argomento bellico incomincia con l’invasione della Francia e l’assedio di Parigi da parte del re saraceno Agramante, che inizialmente sembra aver la meglio sull’esercito cristiano di Carlo Magno. I due paladini più importanti dello schieramento cristiano, Orlando e Rinaldo, si perdono infatti dietro alla bellissima Angelica, e gli infedeli possono così penetrare a Parigi. Il ritorno in campo di Rinaldo costringe però i saraceni alla ritirata ad Arles e poi alla sconfitta in una battaglia navale. La tematica sentimentale è spesso intrecciata con quella militare, tanto da condizionare in più occasioni lo sviluppo delle battaglie e i duelli tra i singoli cavalieri. Tutto ha inizio durante l’assedio di Parigi; Angelica, ambita sia da Orlando che da Rinaldo, è affidata da re Carlo a Namo di Baviera,
con la promessa di darla in sposa a chi si dimostrerà più valoroso nello sconfiggere i mori. La fanciulla riesce però a fuggire, inseguita da molti guerrieri di entrambi gli schieramenti. La ragazza, dopo alcune traversie, incontra un giovane fante saraceno ferito, il bellissimo Medoro, di cui si innamora e con il quale fugge in Catai. Orlando, giungendo in seguito nel bosco sui cui alberi la coppia aveva inciso scritte che celebravano il loro amore, impazzisce e si dà alla devastazione di tutto ciò che incontra. Il paladino, con la mente offuscata dalla gelosia, si aggira per la Francia e la Spagna, fino ad attraversare lo stretto di Gibilterra a nuoto. Nel frattempo il guerriero Astolfo, dopo aver domato un ippogrifo, vola sulla Luna, dove ritrova in un’ampolla il senno perduto di Orlando.
Dopo aver attraversato l’Africa e aver compiuto mirabili imprese, Astolfo fa odorare l’ampolla a Orlando, che torna in sé e rientra in combattimento.
La terza linea narrativa, quella encomiastica, riguarda Ruggiero, guerriero saraceno, e Bradamante, sorella di Rinaldo. I due, che si amano ma che sono continuamente divisi dal susseguirsi degli eventi e delle battaglie, sono presentati come i capostipiti della famiglia d’Este, che, per via di Ruggiero, discenderebbe così addirittura dalla stirpe troiana di Ettore. L’amore tra i due è innanzitutto ostacolato dal mago Atlante, che vuole evitare le nozze tra i due perché sa, in seguito ad una profezia, che Ruggiero è destinato a morire se si convertirà alla fede cristiana e sposerà Bradamante. Il guerriero viene quindi imprigionato in un castello incantato creato appositamente dal mago. Ruggiero è poi trattenuto sull’isola della maga Alcina, che lo seduce con le sue arti di strega. Liberato da Astolfo da un secondo castello magico, Ruggiero può recarsi con Bradamante in Vallombrosa per convertirsi e sposare l’amata, ma il tutto è ulteriormente rimandato dalla guerra con i saraceni. Concluse le ostilità, si scopre che Bradamante è stata promessa a Leone, figlio di Costantino ed erede dell’Impero romano d’Oriente. Dopo un duello tra Bradamante e Ruggiero (che
combatte sotto mentite spoglie per non farsi riconoscere), Leone rinuncia a lei, così che si possa finalmente celebrare il matrimonio. Rodomonte irrompe però al banchetto nuziale, accusando Ruggiero d’aver rinnegato la sua fede; il capostipite della dinastia degli Estensi, dopo un acceso duello, lo uccide.
Di particolare interesse il team creativo cui è affidato il progetto: Diego Fasolis torna al festival dopo la memorabile Rodelinda di Händel e l’Armida di Traetta, e questa volta a capo del suo complesso stabile, I Barocchisti, tra le compagini più ammirate per le esecuzioni del repertorio barocco; mentre dopo Orfeo, immagini di una lontananza e Giovanna d’Arco, il cartellone martinese torna a ospitare il giovane regista Fabio Ceresa – ‘best young director’; agli Opera Awards 2016 di Londra – che, dopo il felice battesimo di Martina Franca, ha inanellato una serie di bellissimi successi internazionali. Con lo scenografo Massimo Checchetto e il costumista Giuseppe Palella, uno dei più fantasiosi creativi del costume teatrale italiano e il disegno luci di Giuseppe Calabrò, Ceresa ha confezionato il progetto di uno spettacolo di vivida suggestione, che mira a fondere l’eleganza del decorativismo proprio dell’estetica teatrale italiana con una vivacità di affondo drammaturgico del tutto personale. Il cast, accanto alla prestigiosa presenza di Sonia Prina nel ruolo eponimo e a quella di Lucia Cirillo e Riccardo Novaro, tutti esperti interpreti del repertorio settecentesco, presenta un gruppo di giovani cantanti, alcuni al debutto italiano, che avranno modo di farsi apprezzare nelle diverse pagine di virtuosismo e di ricchezza espressiva che Vivaldi riserva ai diversi personaggi. Da segnalare il debutto nel ruolo di Angelica di Michela Antenucci, uno dei frutti più interessanti
dell’Accademia “Celletti” degli ultimi anni.