61° PLAUTUS FESTIVAL 2021
S A R S I N A
Arena Plautina
Mercoledì 11 Agosto 2021
ore 21:30
TEATRO DELLA CITTA’
Centro di produzione teatrale Catania
presenta
Giuseppe Pambieri e Paolo Graziosi
in
TIESTE
di Seneca
con
Sergio Basile, Elisabetta Arosio
Roberto Baldassari, Vinicio Argirò
Adattamento e regia di Giuseppe Argirò
Il “Tieste” di Seneca è una tragedia che affronta il tema della vendetta e dell’inganno rappresentando un connubio perfetto tra il potere e il male. Il testo declina la violenza in tutte le sue forme connesse al sopruso e alla prevaricazione, non solo una violenza simbolica e rituale, ma reale, volta all’affermazione autoritaria e al disprezzo di qualsiasi norma giuridica che regoli la convivenza civile.
L’affermazione dell’autoritarismo si respira in ogni piega della drammaturgia; l’invito iniziale della Furia viene infatti accolto da Atreo: “muoiano fede, lealtà e diritto”.
Seneca indaga quella primordiale lotta tra il bene e il male e descrive il ribaltamento di valori esistente in ogni totalitarismo che persegue il proprio disegno politico, sociale ed esistenziale.
L’odio familiare divora ogni cosa e rappresenta l’impossibilità di qualsiasi pacificazione sociale. La vicenda ruota infatti attorno alla vendetta di Atreo nei confronti del fratello Tieste che, tempo prima ha cercato con l’inganno di sottrargli il regno e di sedurre la moglie. Il legittimo re riuscirà a sventare le macchinazioni del fratello e a salvaguardare il trono ma non dimenticherà il tradimento, fingendo cosi una riconciliazione, inviterà Tieste a Palazzo e dopo averne ucciso i figli offrirà al padre un empio banchetto.
A raccontare questo crescendo di ritorsioni familiari sono Giuseppe Pambieri nei panni di Atreo e Paolo Graziosi nelle vesti di Tieste, una straordinaria e inedita coppia di attori depositari di un’alta tradizione teatrale. Sergio Basile è l’ombra di Tantalo.
La banalità del male fa da sfondo alla tragedia dimostrando che la violenza non è solo originata dalle passioni incontrollabili ma spesso è frutto di un disegno razionale, spietato volto ad affermare il potere ineludibile e mostruoso del tiranno che non conosce ostacoli e rinnegando gli Dei si sostituisce ad essi affermando il culto della personalità e pretendendo l’acquiescenza del popolo. L’opera di Seneca, l’unica a non avere un modello greco corrispondente, è una tragedia senza catarsi e non offre alcuna redenzione ai personaggi che perdono ogni umanità dimostrando che la violenza e il disprezzo per la vicenda umana è un prodotto culturale determinato dal potere e dalla storia, che si ripete in modo inesorabile, non risparmiando nessuno.
Giuseppe Argirò