La stagione dei teatri
venerdì 22 marzo 2019
ore 21
Prima nazionale
Masque Teatro
Kiva
di Lorenzo Bazzocchi
Teatro Rasi – Ravenna
Spettacoli Oltre l’abbonamento
Teatro Rasi – Ravenna
Spettacoli Oltre l’abbonamento
La stagione dei teatri propone in un’unica serata il lavoro di due fondamentali compagnie emiliano-romagnole quali i forlivesi Masque Teatro.
Kiva, al debutto – azione scenica dei Masque a carattere fisico, performativo e meccanico –, chiama invece lo sguardo su un corpo in violenta torsione, mai visibile nella sua interezza e in continua trasformazione. Una danza voluttuosa e incantatrice, a sua volta chiamata e sedotta da un sibilo lontano. Kiva è il nome che gli indiani Moki del Nuovo Messico danno al luogo delle iniziazioni, un luogo segreto, sotterraneo, nel quale si assiste alla “redenzione” del serpente.
Dopo gli spettacoli le compagnie incontrano il pubblico in dialogo con Lorenzo Donati, studioso e critico teatrale, Giovanni Boccia Artieri, professore ordinario di Sociologia dei media digitali, e Laura Gemini, professore associato in Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università di Urbino Carlo Bo.
Kiva Masque Teatro (Prima nazionale)
«L’urgenza di Masque – spiegano Lorenzo Bazzocchi ed Eleonora Sedioli – è quella di mettere in scena concetti. Ogni qualvolta ci si pone difronte a un concetto nel tentativo di rappresentarlo, l’unico modo per noi possibile è quello di tradurlo in una sensazione fondamentale trasmissibile».
Kiva è il nome con cui gli indiani Pueblos designavano, ancora agli inizi del XX secolo, la stanza segreta delle iniziazioni. Luogo sotterraneo, inaccessibile se non ai capi clan dell’antilope e del serpente, la kiva accoglieva e custodiva i serpenti a sonagli catturati vivi nel deserto e qui chiamati a partecipare a quello che Aby Warburg chiamò «Il rituale del serpente». Sottoposto ad abluzioni e lavacri con acque intrise di sostanze medicamentose, il serpente veniva dapprima immerso con la testa nella giara e quindi scagliato violentemente sul pavimento della Kiva che accoglieva un bassorilievo realizzato in sabbia, sorta di mandala, raffigurante cumulonembi e fulmini serpentiformi.
Kiva è Warburg. Un viaggio nel mondo degli indiani Hopi del New Mexico si trasforma nell’attraversamento della storia della civilizzazione umana. Nella creazione consapevole della distanza, nella distanziazione tra sé e il mondo, Aby Warburg intravvede l’atto fondamentale della condizione stessa dell’essere umani. Sul concetto di distanziazione dell’io dal mondo Masque ha lavorato per costruire Kiva. Subire una trasformazione, accogliere coscientemente una trasformazione di sé, è la chiave per accedere a uno stato di veggenza che ci pone prossimi alla realtà e al contempo sufficientemente lontani da essa per potervisi rapportare: una distanza di prossimità.
Warburg ci dice della volontà da parte degli Hopi «di far proprio un fenomeno naturale nella sua forma vivente, analogica. Il fulmine viene attratto grazie a una appropriazione mimica». Kiva, da camera segreta delle iniziazioni, diviene così luogo mentale. In essa si addensano gli spettri di un’umanità che sembra ritornata alla vita dopo anni di dimenticanza. È la terra da sempre agognata, destinazione ultima per il redivivo, precursore oscuro che attingendo a forze ignote agisce come “sismografo” a percepire i sussulti della storia. «Da quando vi sono entrato, ogniqualvolta mi chino, vedo scendere giù per la scala un paio di gambe scure. Per abitarla vi si deve entrare sospesi, inseguire i propri arti nello spazio, creare segni di un idioma antico».
Kiva
con Eleonora Sedioli
ideazione e luci Lorenzo Bazzocchi
tecnica Angelo Generali
costumi Mood Indigo_BO
produzione Masque teatro
Posticipato al 22 e 23 giugno il debutto di Tesla Reloaded. Colorado Springs notes di Masque Teatro
Per cause di forza maggiore slitta la prima nazionale dello spettacolo, in programma
all’interno della Stagione di Contemporaneo del Teatro Diego Fabbri.
Inizialmente previsto per il 18 e 19 maggio, è posticipato a venerdì 22 e sabato 23 giugno (sempre alle ore 21 al Teatro Félix Guattari di Forlì) il debutto di Tesla Reloaded.
Colorado Springs notes, episodio conclusivo della ventennale ricerca performativa di Lorenzo Bazzocchi, fondatore e regista di Masque Teatro, sull’avventura umana e scientifica del grande inventore serbo Nikola Tesla.
«Dopo aver presentato sotto diverse forme lo straordinario universo legato a quello che è stato definito come l’inventore del XX secolo, Masque si concentra su uno specifico capitolo dell’avventura umana e scientifica del grande inventore serbo Nikola Tesla, indagando in profondità le ragioni del suo azzardo e le motivazioni che lo portarono alla convinzione finale di poter trasmettere grandi quantità di energia attraverso l’etere» suggerisce Lorenzo Bazzocchi «Nella tarda primavera del 1899 Tesla costruirà il suo nuovo laboratorio alle pendici delle Pike’s Peak mountain in prossimità della ridente località di Colorado Springs» continua Bazzocchi in merito alla performance da lui interpretata insieme a Eleonora Sedioli «Dopo aver trascorso molti mesi e speso grandi energie nella replica di quella che sarebbe stata la sua più straordinaria impresa, quello che Tesla stesso chiamò “Magnifying trasmitter”, Masque qui indaga la natura del fulmine nelle forme che affascinarono lo stesso Tesla per tutta la sua vita: atmosferica, mitica, artificiale».
Tesla Reloaded. Colorado Springs notes, uno degli appuntamenti di punta della Stagione di Contemporaneo 2018 del Teatro Diego Fabbri di Forlì, rappresenta la conclusione della lunghissima ricerca performativa di Masque Teatro -unica nel proprio genere in Italia e in Europa per complessità e articolazione- sull’avventura umana e scientifica del grande inventore serbo Nikola Tesla: «Abbiamo inseguito l’avventura di questo ricercatore nella notte mentre lotta per carpirne il segreto alla tempesta, abbiamo con lui ascoltato i battiti e i tremori del fulmine nascente, le sue intime manifestazioni, la sua terrificante virulenza, la sua fragilità. Ne abbiamo registrato gli andamenti, nel tempo e nello spazio, avvicinando l’uomo di Colorado Springs nelle sue paure e nelle sue più spaventose intuizioni; ci siamo allontanati ed abbiamo colto nei cumulonembi e nei fulmini serpentiformi degli indiani Moki indagati agli inizi del ventesimo secolo dal gigante Aby Warburg, la vivificante analogia. Abbiamo così visto una fine alla nostra ricerca: comprendere il disperato ardore che avvolgeva Tesla nella sua
perpetua interrogazione a proposito della natura dell’uomo e del mondo che lo circonda».
STAGIONE TEATRALE DIEGO FABBRI 2016/17 – CONTEMPORANEO
c/o TEATRO FELIX GUATTARI
MASQUE TEATRO
Nikola Tesla. Lectures
di e con Lorenzo Bazzocchi
assistente alle macchine Eleonora Sedioli
elettronica Matteo Gatti
Tesla Coil Lorenzo Bazzocchi
co-produzione Mood Indigo Bologna
Venerdì 12 e sabato 13 maggio 2017 ore 21
Quando avvicinammo per la prima volta l’incredibile storia di Nikola Tesla frequentemente ci tormentò l’idea di avere a che fare con una sorta di leggenda metropolitana: come poteva essere possibile che l’uomo che aveva realizzato la prima centrale elettrica al mondo imbrigliando le cascate del Niagara, potesse essere un perfetto sconosciuto ed anzi lasciato nell’angolo oscuro della storia scientifica ed umana del secolo appena passato di cui chiaramente era stato il protagonista? Il fatto che fosse l’inventore del sistema trifase di distribuzione della corrente elettrica che tuttora alimenta le nostre industrie e le nostre case, che detenesse i brevetti del primo motore a corrente alternata e dei primi apparecchi di trasmissione radio (fino al clamoroso riconoscimento, nel 1943, da parte della suprema corte degli Stati Uniti, della paternità dell’invenzione della radio appunto, a scapito del nostro Marconi) non sembrava aver influito minimamente sulla notorietà dello scienziato serbo. Eppure alla domanda di chi sia il più grande hacker di tutti i tempi sebbene qualcuno indichi Adrian Lamo, altri Kevin Mitnick, altri ancora Steve Wozniak della Apple o Richard Stallman del Massachusetts Institute of Technology, possiamo affermare senza ombra di dubbio sia stato senz’altro Nikola Tesla.
Quando si staccò il primo fulmine (115 cm di lunghezza, certo ben poca cosa rispetto a quelli prodotti da Tesa nel suo laboratorio di Colorado Springs dove raggiunse il record del fulmine più lungo mai prodotto dall’uomo 260 piedi, circa 80 metri) dalla prima Tesla coil costruita e messa in funzione da Masque fu chiaro che molte delle “leggende” relative allo scienziato serbo erano “verità” sacrosante e che il motivo di quel violento e feroce misconoscimento altro non era dovuto al fatto che l’eccezionalità delle invenzioni e soprattutto delle intuizioni di Nikola Tesla erano troppo in anticipo sui tempi ma soprattutto erano in aperta contrapposizione alla nascente industria elettrica americana che lo stesso Tesla aveva così fortemente contribuito a far decollare. Al ritorno da Colorado Springs, dove aveva brevettato le sue scoperte sulla trasmissione elettrica senza fili (wireless transmission of energy), in un colloquio col noto banchiere J.P.Morgan, al quale l’inventore si era rivolto per chiedere sostegno finanziario alla costruzione del suo sistema mondiale di trasmissione senza fili, Tesla delineò un’immagine di quello che “il sistema globale” avrebbe offerto all’umanità, evidenziando i vantaggi della possibilità di trasmettere potenza elettrica senza fili in ogni parte del Globo. Tesla accettò i 150.000 dollari offerti da J.P. Morgan in cambio del 51% sui brevetti sulla trasmissione elettrica di corrente elettrica senza fili. Ma J.P.Morgan era anche il maggior finanziatore della General Electric e della Westinghouse (le due grandi multinazionali detenevano il 90% del mercato della distribuzione di energia elettrica “via cavo”). Prima che Tesla avesse la possibilità di completare il suo impianto di Wardenclyffe, a Shoreham, nell’isola di Long lsland -stato di New York- una torre alta 80 metri progettata dal noto architetto White, le sorti del grande inventore erano segnate. La trappola nella quale J.P.Morgan aveva stretto Tesla aveva perfettamente funzionato. All’età di 48 anni (la borsa di Newyork all’annuncio che J.P. Morgan non avrebbe rifinanziato il progetto di Trasmissione mondiale di Tesla ne dichiarò il fallimento) Tesla era un uomo finito. Morirà all’età di 86, solo in un albergo di New York, non prima comunque di aver brevettato quel “Death ray” quel raggio della morte, che fu utilizzato pochi anni or sono per la realizzazione dello scudo spaziale americano. Il giorno seguente la morte di Nikola Tesla L’FBI appose alle sue venti casse contenti progetti ed apparecchiature il siglillo “TOP SECRET”… Ma ritorniamo a quella che è la sua scoperta a noi più nota, quella Tesla coil in grado di generare correnti elettrostatiche disruptive di milioni di volt. Lasciatemi spiegare meglio come funziona. Molti ritengono che la terra non sia un buon conduttore. In realtà, la terra è in grado di assorbire grandi quantità di elettricità, ed è per questo che tutte le apparecchiature elettriche vengono scaricate a terra: il terzo terminale (quello centrale) delle prese di corrente alternata ha un cablaggio che lo porta direttamente a disperdersi nel terreno. A Colorado Springs, Tesla riuscì in un’impresa mai tentata prima: aveva utilizzato il pianeta intero come conduttore, facendolo attraversare da una scarica elettrica. Il altre parole Tesla generò una potente carica di corrente elettrica e la scaricò a terra. Essendo un buon conduttore, la corrente non si fermò, continuando anzi a propagarsi come un’onda radio alla velocità della luce: 300.000 Km al secondo. L’onda continuò ad andare avanti: era potente, e non si indeboliva nemmeno a miglia di distanza… passava senza problemi anche il cuore di ferro della terra…dopo tutto, il ferro fuso è un ottimo conduttore di elettricità! Quando l’onda raggiunse l’altra faccia del pianeta, tornò indietro come una qualsiasi onda che incontra un ostacolo. Ogni volta che partiva, tornava indietro, e a volte raggiungeva il punto di partenza. Anche se l’idea potrebbe sembrare bizzarra, non è fantascienza. Il nostro pianeta ha un diametro di soli 4000 Km: farlo attraversare da un’onda elettromagnetica è un gioco da ragazzi!
Quando l’onda ritorna indietro (circa 1|30 di millesimo di secondo dopo che è stata inviata), la sua potenza è considerevolmente indebolita; perché, pensò Tesla, allora non inviarne una seconda che vada a rafforzare la prima? Le due si uniscono, reagiscono e tornano indietro e l’onda diventa sempre più potente. E’ un po’ come spingere un’altalena ogni volta che torna indietro: la potenza aumenta grandemente con una serie di piccole spinte. Tornando alla nostra ultima macchina realizzata, è così che la tensione dei trasformatori principali (15.000 volt nel caso della nostra Tesla Coil) viene aumentata, nel cosiddetto trasformatore risonante d’ingrandimento, a tensioni di circa un milione di volt! Si pensi che sono necessari almeno 3000 volt per passare un millimetro di aria. Vorrei ora mettervi a conoscenza di aver realizzato uno dei primi esperimenti di convalida dell’esperienza di trasmissione di corrente elettrica senza fili…
Naturalmente per far comprendere la portata dell’esperimento occorre agire con estrema chiarezza e precisione: sono quindi state portate in “scena” dapprima la bobina ricevente (costituita da un avvolgimento di circa 1000 spire di cavo e sormontata da una sfera di materiale conduttivo) e successivamente, posta a distanza di circa 3 metri, quella trasmittente (di identica fattura). Ad uno dei due capi di un portalampade sul quale era avvitata una lampada ad incandescenza da 50 watt, è stato collegato direttamente il cavo di terra collegato a sua volta al fittone piantato nel terreno. All’altro capo del portalampade è stato fatto giungere il terminale dell’avvolgimento della bobina ricevente. Da sottolineare che il sistema portalampade e bobina ricevente costituisce un sistema completamente isolato dal generatore posto per l’appunto ad una distanza di circa tre metri. Le due bobine sono sintonizzate sulla medesima frequenza di risonanza (circa 236.000 Hz). Utilizzando un generatore che la possibilità di variare la frequenza da 150.000 Hz A 280.000 Hz, quando si raggiunge la frequenza di risonanza delle bobine (appunto 236.000 Hz) si ha una trasmissione via “etere” di potenza elettrica: le due lampadine a incandescenza si accendono fulgidamente.