Paolo Poli

Posted by on November 13, 2011

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  1. CON PAOLO POLI ?IL MARE? DIVERTE E FA RIFLETTERE

    Come resistere al richiamo di Paolo Poli, un ?animale da teatro? che sfida le mode e il tempo, garantendo riflessione e divertimento? E dunque ?Il mare?, spettacolo inaugurale della stagione di prosa al Teatro Rossini di Lugo dal 10 al 13 novembre mi ha attratto irresistibilmente. Che gioia rivedere Paolo Poli, in abiti maschili o, pi? spesso, en travesti, la bella figura slanciata e aristocratica che il tempo non ha insultato e riascoltare quel linguaggio fiorito di lettere, poesia ed arte nel forbito italiano dal sapore r?tro (il linguaggio colto sembra diventato un optional, specie in televisione). Un professore prestato al teatro che parla di cose del passato che ? bello rievocare, godere e poi riporre di nuovo in soffitta. Ha superato gli ottanta anni e festeggiato cinquanta anni di palcoscenico, Paolo Poli, eppure sembra un eterno Peter Pan, la sua voce ? ferma come venti-trent?anni fa, soltanto il canto ? un po? vibratile. Il portamento, anche quando indossa scarpe femminili, non potrebbe essere pi? elegante e inappuntabile. Sul set un po? schizoide de ?Il mare? (penso al piattone di spaghetti allo scoglio o a certi costumi volutamente di pessimo gusto), appare come un bersagliere, un toreador, una signorina attempata che ricama su amori impossibili, una star del variet? in stile Wanda Osiris. Ineccepibile, ironico, molto teatrale. Con Poli ci sono Mauro Barbiero, Fabrizio Casagrande, Alberto Gamberini e Giovanni Siniscalco, quattro attori -mimi -cantanti? ballerini d?eccezione che circondano la star, ritagliandosi anche spazi da protagonisti. Poli ha sempre attinto dalla creativit? femminile per imbastire i suoi spettacoli. Dunque non sorprende sia stato ispirato da una scrittrice, ma perch? proprio dai racconti di Anna Maria Ortese, scritti fra gli anni trenta e settanta sul filo del ricordo di Napoli, citt? da lei abbandonata ma rimasta nella pelle? Probabilmente per l?ironia che contengono, per quell?humor un po? folle e quell?anticonvenzionalit? che ? la cifra stilistica di entrambi. La Ortese lasci? Napoli negli anni Cinquanta, ma la citt? continu? a insistere nei racconti pi? ancora che nei romanzi come luogo fantastico della memoria. L?infanzia povera e infelice, l?adolescenza incerta, l?amore che passa vicino senza fermarsi, le gioie e i dolori che costellano l?esistenza segnata dal destino individuale e sociale di ognuno, ogni situazione corrisponde a un racconto e a un sipario teatrale diverso. Ecco, se un appunto si pu? fare a questo spettacolo di cui Poli ha curato anche la regia, ? che appare frammentato, una serie di siparietti a cui manca un collante che non sia il mare, protagonista sempre visibile sul fondo, fra i grandi pannelli ispirati all?arte del novecento accompagnati da canzoncine anteguerra giocose e frizzanti. La scenografia ? di Emanuele Luzzati, i costumi fantasiosi sono di Santuzza Cal?, la consulenza musicale di Jaqueline Perrotin e la coreografia di Claudia Lawrence. Nel finale, riscaldato dagli applausi del Rossini stracolmo per quattro giorni consecutivi, Poli declama con quell?aria da eterno discolo alcune rime audaci di Lorenzo Stecchetti, alias Arg?a Sbolenfi e si ride fino alle lacrime. Un mestiere spesso ingrato, quello dell?attore, basato sulla completa donazione di s? a un pubblico che una volta tanto non ? stato avaro di applausi, dimostrandogli tutto l?affetto e la considerazione guadagnate in cinquanta anni di onorata carriera.
    Attilia Tartagni 16.11.2011

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