Festival Pergolesi Spontini 2011 nel Teatro Pergolesi di Jesi
Grande magnifico Pergolesi
Servizio di Giosetta Guerra
JESI (An) – La Salustia di Giovan Battista Pergolesi, 4 settembre 2011.
Tre ore e mezza di musica divina non ti possono abbandonare nell?arco di una notte: ieri sera ho assistito
a La Salustia di Pergolesi al Teatro Pergolesi di Jesi e stamattina sono ancora immersa in quell?atmosfera a mezz?aria tra la realt? e il sogno. Bella, bella, bella la musica scritta a soli 21 anni dal compositore jesino per il libretto, che un autore sconosciuto aveva tratto dal dramma Alessandro Severo di Apostolo Zeno.
La Salustia, primo dramma serio di Pergolesi, debutt? al Teatro San Bartolomeo di Napoli nel gennaio del 1732 col tenore Francesco Tolve nel ruolo del generale Marziano, padre di Salustia, destinato al 58enne Nicol? Grimaldi detto il Nicolino, uno dei pi? celebri evirati cantori dell?epoca, che mor? durante le prove. Questo comport? altri cambiamenti nell?affidamento dei ruoli, per cui la parte del giovane Claudio, amante di Albina, inizialmente composta per un tenore, fu affidata al 17enne virtuoso castrato soprano Nicol? Conti, alias Gizziello. L?opera con il testo della prima edizione e con la revisione critica del musicologo Dale Monson ? stata gi? rappresentata a Jesi nel 2008 con due mezzosoprani en travesti nei ruoli di Marziano e di Alessandro, tre
soprani per Salustia, Giulia e Albina e un tenore per Claudio. La stessa edizione, riproposta per l?attuale
Festival 2011 con un nuovo allestimento, presenta un baritono per Marziano, un controtenore per Alessandro, due mezzosoprani per Salustia e Giulia, due soprani per Claudio en travesti e Albina.
Nel rispetto dei canoni dell?opera seria i personaggi sono animati o agitati da profonde passioni e da conflitti interpersonali e sono coinvolti in intrighi di potere, gelosie, calunnie, tradimenti, combattimenti con le fiere, fortunatamente con lieto fine grazie alla saggezza e alla generosit? di Salustia. L?opera ? un susseguirsi ben concatenato di recitativi e pezzi chiusi (lunghissime arie di bravura), il dinamismo dei recitativi confluisce
nelle arie, che si aprono con una bella introduzione orchestrale e si chiudono in modo secco. Il cast di giovani artisti ingaggiati a Jesi ha dato prova di conoscere la prassi esecutiva barocca e di saperla mettere in
atto, ma la qualit? della voce ha fatto la differenza dei risultati.
Regina assoluta della serata ? risultata Serena Malfi, una virtuosa con la voce, nel ruolo di Salustia, figlia di Marziano e sposa dell?imperatore Alessandro. Il mezzosoprano, noto a Jesi per la splendida interpretazione
en travesti di Ferdinando nel Flaminio dell?anno scorso, sfodera una bella tripletta: voce, tecnica, temperamento. La voce ? robusta, armoniosa e sonora anche nei recitativi, bella, importante e di notevole spessore in tutta la gamma (?Tu volgi altrove il ciglio ? – I atto), il suono ? ricco, denso ed esteso (aria patetica di dolore ?Sento un acerbo duolo? – I atto); ?stupendissima? per energia, duttilit?, elasticit? e ottime note gravi nel canto sbalzatissimo della grand?aria del secondo atto ?Tu m?insulti?, aria eroica agitatissima in orchestra con fitte arcate dei violini; una voce straordinaria per volume, colore, intensit?, estensione, vibrazioni emerge nel quartetto Marziano, Salustia, Alessandro, Giulia, ?Vado a morir ben mio? (fine II atto); penetranti slanci acuti di dolore, linea di canto delicata ed omogenea, formidabile tenuta del suono, padronanza della messa di voce nell?aria patetica di sublimazione dell?amor filiale ?Per queste amare lacrime? del III atto.
Segue a pochi secondi di distanza il mezzosoprano Laura Polverelli, nel ruolo dell?imperatrice Giulia, madre
padrona di Alessandro e nemica giurata di Salustia, che invece per ben due volte le salva la vita. (Una vera
?socera?). Brava attrice e brava cantante dotata di tecnica e di temperamento, esibisce un mezzo vocale
prorompente nell?aria ?Se tumida l?onda? accompagnata da musica bellissima, abilit? in tutti i registri dell?aria sbalzata ?Or che dal regio trono ? (I atto); padrona del canto di coloratura, affronta il virtuosismo delle arie di furore con voce bella, estesissima e solida (?Odio di figlia altera? coi virtuosismi del corno – II atto) e con esplosioni nella tessitura acuta (aria di furia ?Se all?ultimo suo fato? – III atto supportata dalla
velocit? degli archi).
Il baritono Vittorio Prato (Marziano, generale di Alessandro e padre di Salustia) evidenzia fin dalla prima aria
?Al real piede ? una voce piuttosto chiara e con vibrato, pi? consistente in zona acuta (?Per trucidar la perfida? – I atto, aria di furore e di vendetta contro Giulia agitata in orchestra), con qualche asperit? e agilit?
poco fluide (aria di tempesta ?Talor di fiume altero? – II atto con fluidit? in orchestra), estesa ma con vibrato (
?Parmi che in cielo? – II atto), buona tecnica e tenuta scenica (?S?, tiranna, fra dure ritorte? – III atto, aria di
furia e di sfida pi? veloce in orchestra che nel canto). Le arie di Giulia e di Marziano hanno come connotato
comune l?aggressivit?: i due si odiano, ciononostante sono gli unici che si lasciano andare ad atteggiamenti
erotici. Un maggiore spessore vocale e una maggiore naturalezza d?emissione avrebbero tolto quell?impressione di pigolio nella voce del controtenore sopranista Florin Cezar Ouatu (Alessandro) e non lo avrebbero fatto arrivare spompato alla fine; nell?aria patetica del III atto ?In mar turbato?, infatti, l?emissione ? faticosa, i gravi intubati, i suoni poco gradevoli. Insufficiente anche nell?aria patetica ?Giacch? vi piace o Dei? – II atto con gallina viva in mano, eseguita con trilletti corti e suoni vibrati. L?accento ? sempre un po? troppo marcato. La voce ? piccola e costruita, tuttavia tecnicamente il cantante ? ben preparato: percorre con agilit? la non facile tessitura del ruolo, si spinge facilmente in zona acuta ed esegue bene gli sbalzi fin dalla prima aria ?A un lampo di timore?, canta con morbidezza d?emissione e colore caldo l?aria di dolore ?Andr? ramingo? impreziosita dalle volatine dei violini. Il soprano en travesti Maria Hinojosa Montenegro (Claudio, cavaliere romano) cresce in corso d?opera. Ha voce piuttosto carente in zona grave, ma si espande con naturalezza in zona acuta, (?D?amor la saetta? – I atto e ?Il nocchier nella tempesta ? – aria patetica nel II atto), canta bene la lunga aria amorosa ?Se tiranna e se crudele? (III atto). Il soprano Giacinta Nicotra (Albina, inizialmente in abiti maschili) esibisce bei suoni fissi nell?aria eroica del I atto ?Soleva il traditore ?, che presenta vocalizzi su note lunghe, la sua esibizione ? corretta, ma un mezzo vocale pi? ricco avrebbe comunicato appieno la freschezza adolescenziale della breve aria patetica ?Se tu accendessi, amore? – II atto o i contrasti interiori dell?aria amorosa del III atto ?Voglio dal suo dolore ?.
Dall?Ouverture vigorosa e densa al Finale trionfante, passando attraverso le magnifiche introduzioni strumentali delle arie, l?Accademia Barocca de I Virtuosi Italiani, un piccolo organico di 24 elementi (5 violini
primi, 4 violini secondi, 2 viole, 2 violoncelli, 2 contrabbassi, 2 oboi, 2 corni, 2 trombe, 1 fagotto, 1 liuto), si fa
interprete della grande potenza espressiva della musica pergolesiana, destreggiandosi con maestria tra i
tempi ora vivaci, ora pacati, ora danzanti, ora agitati della scrittura musicale. Corrado Rovaris al cembalo e
alla direzione dell?ensemble effettua una lettura piacevolissima della partitura, restituendo il colore e la brillantezza della musica barocca e la magnifica arte del grande Pergolesi. Abbiamo provato un profondo
piacere d?ascolto. Molto originale e funzionale il nuovo allestimento scenico, uscito dal lavoro incrociato di
regista (Juliette Deschamps), scenografo (Benito Leonori), costumista (Vanessa Sannino) e disegnatore luci
(Alessandro Carletti).
Dato che la vicenda si svolge a Roma durante il regno dell?imperatore Alessandro Severo (nato nel 208 e
regnante dal 222 al 235), la scena presenta una parte esterna del Colosseo con tre ordini di arcate che
internamente danno su palchi praticabili per l?azione in ambienti da immaginare, il modulo architettonico ?
posto a met? palcoscenico su un pavimento irregolare e pendente di mattoni e a lato c?? un grosso lampadario caduto a terra. I costumi non sono romani ma settecenteschi con elementi moderni comprese le
capigliature (perfino qualche capellona tra i figuranti). Intelligenti ed originali trovate registiche suppliscono
il mancato cambio degli ambienti: scritte col carboncino sul muro di base pro e contro le due donne protagoniste, vapori che escono dall?alto dei palchi per le terme imperiali dove si muovono donne discinte
nella sauna, proiezioni confuse dietro gli archi per il combattimento di Marziano con la fiera nell?arena, il
muro che si tinge di rosso col veleno caduto dal calice di Giulia, candelieri accesi e anche piatti e coppe di
metallo posati su tutti i palchi per le scene nella reggia imperiale, vasellame che viene poi buttato gi? a
terra per disprezzo, la pioggia di polvere e fogli bianchi come simbolo di disfacimento e cos? via. Proprio un
bello spettacolo. Lode agli organizzatori.
gliamicidellamusica Pubblicato il 13 Settembre 2011
Recensione dello spettacolo
Con La Salustia un Pergolesi gia’ maturo
Esecuzione di pregio al Festival Pergolesi Spontini di Jesi affidata a Corrado Rovaris ed una buona compagnia di canto. Scene di Benito Leonori e regia di Juliette Deschamps
L?11.mo Festival Pergolesi Spontini di Jesi ? stato inaugurato il 2 settembre con La Salustia, ulteriore tappa verso la realizzazione dell?ambizioso progetto che prevede l?esecuzione integrale della produzione musicale di Giovanni Battista Pergolesi .
La proposta de La Salustia si ? rivelata di enorme interesse e di straordinaria valenza musicale e musicologica per una serie di motivi. Il principale ? quello di porre in risalto tutte le peculiarit? di quest?opera, prima produzione ‘seria’ per il teatro della brevissima esistenza terrena del compositore jesino che diede vita ad una partitura cosparsa di numerosi momenti di grande musica e di notevole drammaticit?.
La Salustia fu commissionata a Pergolesi dal Teatro San Bartolomeo di Napoli nel 1731, quando il compositore era appena ventunenne. Questo frangente ci dimostra quanto il compositore fosse stimato in una della piazze, se non la pi? importante, tra le pi? importanti d?Italia e nella quale, il teatro San Bartolomeo era, all?epoca un?istituzione di grande prestigio.
Il libretto dell?opera ? anonimo ed ? un adattamento dell?Alessandro Severo di Apostolo Zeno. Pergolesi ebbe a disposizione una compagnia di canto molto valida tra le quali spiccava il celebre castrato Nicol? Grimaldi, detto Nicolino, che se pur, ormai, a fine carriera era pur sempre un cantante di grande fascino sia per la sua vocalit? sia per la sua presenza scenica.
Nel comporre l?opera il giovanissimo Pergolesi si mise in luce operando una sorta di piccola rivoluzione nell?attribuzione delle parti. Infatti per l?occasione la stella della serata, il Nicolino appunto, non ebbe la parte principale, quella di Alessandro, bens?. quella di Marziano sovvertendo in un certo senso l?ordine logico della cose
La morte improvvisa di Nicolino costrinse Pergolesi a rivedere i suoi piani, operando una ridistribuzione delle parti ed affidando la parte di Marziano al tenore Francesco Tolve che lasci? la parte di Claudio per cederla al castrato-soprano Gizziello (Nicol? Conti). Furono anche operate delle modifiche nelle arie ma, la straordinaria teatralit? de La Salustia non fu compromessa
Proprio la seconda versione de La Salustia, che and? poi in scena nel 1732 sempre presso il Teatro San Bartolomeo, ? stata quella prescelta per inaugurare l?11.ma edizione del Festival Pergolesi Spontini; questo elemento arricchisce notevolmente gli aspetti artistici del Festival che nel corso dell?anno 2008 ci present? la prima versione dell?opera consentendo cos? a tutti gli addetti ai lavori ed agli appassionati di musica e teatro barocco di poter procedere ad un raffronto ?ravvicinato? di queste due versioni.
Per quanto riguarda pi? strettamente La Salustia ed il suo valore musicale e teatrale vogliamo dire che, per quanto ci riguarda, il suo ascolto ? stato una piacevole sorpresa che ci permette, sempre di pi?, di collocare Pergolesi in una dimensione pi? ampia rispetto a quella ingiustamente restrittiva che lo relegava fino a poco pi? di un trentennio fa, allo spessore di un musicista del quale si conosceva La Serva Padrona e lo Stabat Mater, sicuramente capolavori assoluti, ma che ci danno una visione distorta del suo genio musicale e delle sue qualit? espressive
Gi? la sinfonia ci fa capire la vastit? dell?orizzonte musicale del 21.enne Pergolesi. In essa sono molto ben evidenti gli echi haendeliani dal carattere eroico e trascinante. Per tutta l?opera poi, si rileva una felice caratterizzazione dei personaggi e delle situazioni drammatiche, dal patetico alle espressioni amorose, dall?eroismo alla collera con una azione sempre incalzante. Il tutto per mettere bene in risalto tutti i momenti salienti di una vicenda densa di avvenimenti ?forti? come tradimenti, complotti, sangue, innamoramenti e cos? via.
Di grande fascino e presa teatrale ? il finale del secondo atto, forse il punto focale di tutta l?opera, affidato ad un grandioso ?quartetto? di voci (Salustia, Marziano, Giulia, Alessandro) dove ogni intervento vocale ? ben calibrato per una fusione di voci, timbri e colori di rara efficacia. Tutta l?opera gode di una linea musicale che rende avvincente il susseguirsi delle situazioni e degli stati d?animo, tenendo sempre vivo l?interesse dello spettatore.
Il merito del successo della serata, oltre alla indiscussa validit? della partitura pergolesiana, va ascritto alla felice direzione di Corrado Ravaris che ha dimostrato estrema cura nella preparazione dell?esecuzione, a partire dai recitativi fino all?accompagnamento delle arie per una fusione ?ideale? tra Musica e Canto. Tutto ci? grazie anche alla professionalit? dell? Accademia Barocca de i Virtuosi Italiani e di una compagnia di canto rivelatasi felicemente omogenea in tutte le sue parti.
Ottima protagonista ? stata Serena Malfi, una Salustia molto a suo agio con la non facile parte vocale che prevede numerosi abbellimenti che la cantante ha eseguito senza difficolt? ottenendo al termine della recita un buon successo personale. Nell?altra importante parte femminile (Giulia) Laura Polverelli ha dato un?ulteriore prova delle sue non comuni qualit? vocali superando anch?essa con facilit? tutte le asperit?.
Efficace ? stato anche Vittorio Prato convincente Marziano cos? come il controtenore Florin Cezar Quatu a suo agio nella parte di Alessandro soprattutto con i numerosi abbellimenti che cospargono la linea vocale del personaggio; mai un emissione sgradevolmente forzata, sempre elegante. Concludevano il cast, Maria Hinojosa Montenegro (Claudio) e Giacinta Nicotra (Albina).
La parte visiva completava felicemente la serata. La scena creata da Benito Leonori era molto efficace; costituita da varie file di arcate collocate sullo sfondo del palcoscenico per una visione ?ambigua? a cavallo tra la citazione di rovine romane e di un teatro d?opera in decadenza. Qualsiasi delle due letture che lo spettatore abbia voluto dare all?impianto scenico sono in linea con i contenuti drammatici e storici della Sallustia, per la quale l?ambientazione ?romana? e la struttura musicale barocca sono le fondamenta. Due mondi ormai lontani da noi ma sempre presenti nella nostra cultura e nel nostro modo di vedere.
L?impianto scenico cos? descritto consentiva, al suo interno, la collocazione di ?elementi? che caratterizzavano la scena e consentivano all?occhio dello spettatore la collocazione temporale ed ambientale. Molto suggestiva la scena che apre il terzo atto dove l?azione si sposta in indefinite Terme Romane, alla cui resa ha contribuito felicemente, come per tutto il resto dello spettacolo le luci di Alessandro Carletti. Molto efficaci i movimenti dei personaggi, merito dell?accurata regia di Juliette Deschamps. I costumi, di stampo settecentesco, erano di Vanessa Sannino .
E? stata senza dubbio una esecuzione di pregio, un nuovo allestimento molto convincente in tutte le sue parti, come raramente ci accade di vedere ed ascoltare nei teatri d?opera nostrani che ci consente di poter dire che ci troviamo, nel 1731-1732, gi? di fronte ad un giovanissimo maturo e di valorizzare ed approfondire la straordinaria eredit? che Giovanni Battista Pergolesi ha lasciato a noi ascoltatori del Terzo Milennio.
Un pubblico attento ha seguito con interesse tutta la serata applaudendo, al termine, lungamente ed entusiasticamente tutti gli interpreti.
La Salustia di Pergolesi ha inaugurato l?XI edizione del noto festival iesino.
L?XI edizione del Festival Pergolesi-Spontini si ? inaugurata con un nuovo allestimento de La Salustia del compositore iesino, per la regia di Juliette Deschamps, giovane regista francese che si sta imponendo nel panorama teatrale europeo.
Semplice e fissa la scena (tutta costruita ?in casa?) con un doppio chiostro-porticato affacciato su un cortile, dove si ? svolta l?intera e non semplice trama dell?opera. Scena semplice, dicevamo, ma funzionale, quella ideata da Benito Leonori e ogni tanto opportunamente spruzzata da acqua vaporizzata per non inficiare la resa degli strumenti d?epoca.
Eccellenti poi le luci di Alessandro Carletti, come belli e filologici i costumi di Vanessa Sannino che hanno contribuito a identificare le varie personalit? in scena, formate da un cast superlativo, di squisite voci del barocco. Fra loro, in primis, quello della protagonista, la giovane Serena Malfi, che ha offerto una prestazione rimarchevole, sia dal punto di vista vocale che scenico. E con lei sugli scudi anche il Marziano di Vittorio Prato, solido e bene intonato e la stupenda Laura Polverelli che ha offerto una Giulia cantata con verve drammatica e calore passionale.
Ottimo anche il resto del cast, con la positiva Albina di Giacinta Nicotra ed il disinvolto Claudio di Maria Hinosa Montenegro. Non ci ha convinto del tutto invece il controtenore Florin Cezar Ouatu (Alessandro). E? vero che ha interpretato i recitativi con molta espressivit?, ma ci ha disturbato per una voce eccessivamente sopranile, che nel registro acuto suonava sempre forzata e strapazzata.
L?orchestra de I Virtuosi Italiani, che ha suonato su strumenti originali, sotto l?ottima direzione del maestro Corrado Rovaris (al basso continuo), ha offerto un contributo determinante. Il programma, ideato dal direttore artistico Gianni Tangucci, ha riscosso un notevole consenso fra il pubblico, nonostante che l?afosa serata non abbia certo favorito il canto, ma nemmeno l?intonazione degli archi. (Gianni Villani)
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http://www.gliamicidellamusica.net Pubblicato il 13 Settembre 2011
Festival Pergolesi Spontini 2011 nel Teatro Pergolesi di Jesi
Grande magnifico Pergolesi
Servizio di Giosetta Guerra
JESI (An) – La Salustia di Giovan Battista Pergolesi, 4 settembre 2011.
Tre ore e mezza di musica divina non ti possono abbandonare nell?arco di una notte: ieri sera ho assistito
a La Salustia di Pergolesi al Teatro Pergolesi di Jesi e stamattina sono ancora immersa in quell?atmosfera a mezz?aria tra la realt? e il sogno. Bella, bella, bella la musica scritta a soli 21 anni dal compositore jesino per il libretto, che un autore sconosciuto aveva tratto dal dramma Alessandro Severo di Apostolo Zeno.
La Salustia, primo dramma serio di Pergolesi, debutt? al Teatro San Bartolomeo di Napoli nel gennaio del 1732 col tenore Francesco Tolve nel ruolo del generale Marziano, padre di Salustia, destinato al 58enne Nicol? Grimaldi detto il Nicolino, uno dei pi? celebri evirati cantori dell?epoca, che mor? durante le prove. Questo comport? altri cambiamenti nell?affidamento dei ruoli, per cui la parte del giovane Claudio, amante di Albina, inizialmente composta per un tenore, fu affidata al 17enne virtuoso castrato soprano Nicol? Conti, alias Gizziello. L?opera con il testo della prima edizione e con la revisione critica del musicologo Dale Monson ? stata gi? rappresentata a Jesi nel 2008 con due mezzosoprani en travesti nei ruoli di Marziano e di Alessandro, tre
soprani per Salustia, Giulia e Albina e un tenore per Claudio. La stessa edizione, riproposta per l?attuale
Festival 2011 con un nuovo allestimento, presenta un baritono per Marziano, un controtenore per Alessandro, due mezzosoprani per Salustia e Giulia, due soprani per Claudio en travesti e Albina.
Nel rispetto dei canoni dell?opera seria i personaggi sono animati o agitati da profonde passioni e da conflitti interpersonali e sono coinvolti in intrighi di potere, gelosie, calunnie, tradimenti, combattimenti con le fiere, fortunatamente con lieto fine grazie alla saggezza e alla generosit? di Salustia. L?opera ? un susseguirsi ben concatenato di recitativi e pezzi chiusi (lunghissime arie di bravura), il dinamismo dei recitativi confluisce
nelle arie, che si aprono con una bella introduzione orchestrale e si chiudono in modo secco. Il cast di giovani artisti ingaggiati a Jesi ha dato prova di conoscere la prassi esecutiva barocca e di saperla mettere in
atto, ma la qualit? della voce ha fatto la differenza dei risultati.
Regina assoluta della serata ? risultata Serena Malfi, una virtuosa con la voce, nel ruolo di Salustia, figlia di Marziano e sposa dell?imperatore Alessandro. Il mezzosoprano, noto a Jesi per la splendida interpretazione
en travesti di Ferdinando nel Flaminio dell?anno scorso, sfodera una bella tripletta: voce, tecnica, temperamento. La voce ? robusta, armoniosa e sonora anche nei recitativi, bella, importante e di notevole spessore in tutta la gamma (?Tu volgi altrove il ciglio ? – I atto), il suono ? ricco, denso ed esteso (aria patetica di dolore ?Sento un acerbo duolo? – I atto); ?stupendissima? per energia, duttilit?, elasticit? e ottime note gravi nel canto sbalzatissimo della grand?aria del secondo atto ?Tu m?insulti?, aria eroica agitatissima in orchestra con fitte arcate dei violini; una voce straordinaria per volume, colore, intensit?, estensione, vibrazioni emerge nel quartetto Marziano, Salustia, Alessandro, Giulia, ?Vado a morir ben mio? (fine II atto); penetranti slanci acuti di dolore, linea di canto delicata ed omogenea, formidabile tenuta del suono, padronanza della messa di voce nell?aria patetica di sublimazione dell?amor filiale ?Per queste amare lacrime? del III atto.
Segue a pochi secondi di distanza il mezzosoprano Laura Polverelli, nel ruolo dell?imperatrice Giulia, madre
padrona di Alessandro e nemica giurata di Salustia, che invece per ben due volte le salva la vita. (Una vera
?socera?). Brava attrice e brava cantante dotata di tecnica e di temperamento, esibisce un mezzo vocale
prorompente nell?aria ?Se tumida l?onda? accompagnata da musica bellissima, abilit? in tutti i registri dell?aria sbalzata ?Or che dal regio trono ? (I atto); padrona del canto di coloratura, affronta il virtuosismo delle arie di furore con voce bella, estesissima e solida (?Odio di figlia altera? coi virtuosismi del corno – II atto) e con esplosioni nella tessitura acuta (aria di furia ?Se all?ultimo suo fato? – III atto supportata dalla
velocit? degli archi).
Il baritono Vittorio Prato (Marziano, generale di Alessandro e padre di Salustia) evidenzia fin dalla prima aria
?Al real piede ? una voce piuttosto chiara e con vibrato, pi? consistente in zona acuta (?Per trucidar la perfida? – I atto, aria di furore e di vendetta contro Giulia agitata in orchestra), con qualche asperit? e agilit?
poco fluide (aria di tempesta ?Talor di fiume altero? – II atto con fluidit? in orchestra), estesa ma con vibrato (
?Parmi che in cielo? – II atto), buona tecnica e tenuta scenica (?S?, tiranna, fra dure ritorte? – III atto, aria di
furia e di sfida pi? veloce in orchestra che nel canto). Le arie di Giulia e di Marziano hanno come connotato
comune l?aggressivit?: i due si odiano, ciononostante sono gli unici che si lasciano andare ad atteggiamenti
erotici. Un maggiore spessore vocale e una maggiore naturalezza d?emissione avrebbero tolto quell?impressione di pigolio nella voce del controtenore sopranista Florin Cezar Ouatu (Alessandro) e non lo avrebbero fatto arrivare spompato alla fine; nell?aria patetica del III atto ?In mar turbato?, infatti, l?emissione ? faticosa, i gravi intubati, i suoni poco gradevoli. Insufficiente anche nell?aria patetica ?Giacch? vi piace o Dei? – II atto con gallina viva in mano, eseguita con trilletti corti e suoni vibrati. L?accento ? sempre un po? troppo marcato. La voce ? piccola e costruita, tuttavia tecnicamente il cantante ? ben preparato: percorre con agilit? la non facile tessitura del ruolo, si spinge facilmente in zona acuta ed esegue bene gli sbalzi fin dalla prima aria ?A un lampo di timore?, canta con morbidezza d?emissione e colore caldo l?aria di dolore ?Andr? ramingo? impreziosita dalle volatine dei violini. Il soprano en travesti Maria Hinojosa Montenegro (Claudio, cavaliere romano) cresce in corso d?opera. Ha voce piuttosto carente in zona grave, ma si espande con naturalezza in zona acuta, (?D?amor la saetta? – I atto e ?Il nocchier nella tempesta ? – aria patetica nel II atto), canta bene la lunga aria amorosa ?Se tiranna e se crudele? (III atto). Il soprano Giacinta Nicotra (Albina, inizialmente in abiti maschili) esibisce bei suoni fissi nell?aria eroica del I atto ?Soleva il traditore ?, che presenta vocalizzi su note lunghe, la sua esibizione ? corretta, ma un mezzo vocale pi? ricco avrebbe comunicato appieno la freschezza adolescenziale della breve aria patetica ?Se tu accendessi, amore? – II atto o i contrasti interiori dell?aria amorosa del III atto ?Voglio dal suo dolore ?.
Dall?Ouverture vigorosa e densa al Finale trionfante, passando attraverso le magnifiche introduzioni strumentali delle arie, l?Accademia Barocca de I Virtuosi Italiani, un piccolo organico di 24 elementi (5 violini
primi, 4 violini secondi, 2 viole, 2 violoncelli, 2 contrabbassi, 2 oboi, 2 corni, 2 trombe, 1 fagotto, 1 liuto), si fa
interprete della grande potenza espressiva della musica pergolesiana, destreggiandosi con maestria tra i
tempi ora vivaci, ora pacati, ora danzanti, ora agitati della scrittura musicale. Corrado Rovaris al cembalo e
alla direzione dell?ensemble effettua una lettura piacevolissima della partitura, restituendo il colore e la brillantezza della musica barocca e la magnifica arte del grande Pergolesi. Abbiamo provato un profondo
piacere d?ascolto. Molto originale e funzionale il nuovo allestimento scenico, uscito dal lavoro incrociato di
regista (Juliette Deschamps), scenografo (Benito Leonori), costumista (Vanessa Sannino) e disegnatore luci
(Alessandro Carletti).
Dato che la vicenda si svolge a Roma durante il regno dell?imperatore Alessandro Severo (nato nel 208 e
regnante dal 222 al 235), la scena presenta una parte esterna del Colosseo con tre ordini di arcate che
internamente danno su palchi praticabili per l?azione in ambienti da immaginare, il modulo architettonico ?
posto a met? palcoscenico su un pavimento irregolare e pendente di mattoni e a lato c?? un grosso lampadario caduto a terra. I costumi non sono romani ma settecenteschi con elementi moderni comprese le
capigliature (perfino qualche capellona tra i figuranti). Intelligenti ed originali trovate registiche suppliscono
il mancato cambio degli ambienti: scritte col carboncino sul muro di base pro e contro le due donne protagoniste, vapori che escono dall?alto dei palchi per le terme imperiali dove si muovono donne discinte
nella sauna, proiezioni confuse dietro gli archi per il combattimento di Marziano con la fiera nell?arena, il
muro che si tinge di rosso col veleno caduto dal calice di Giulia, candelieri accesi e anche piatti e coppe di
metallo posati su tutti i palchi per le scene nella reggia imperiale, vasellame che viene poi buttato gi? a
terra per disprezzo, la pioggia di polvere e fogli bianchi come simbolo di disfacimento e cos? via. Proprio un
bello spettacolo. Lode agli organizzatori.
gliamicidellamusica Pubblicato il 13 Settembre 2011
Recensione dello spettacolo
Con La Salustia un Pergolesi gia’ maturo
Esecuzione di pregio al Festival Pergolesi Spontini di Jesi affidata a Corrado Rovaris ed una buona compagnia di canto. Scene di Benito Leonori e regia di Juliette Deschamps
L?11.mo Festival Pergolesi Spontini di Jesi ? stato inaugurato il 2 settembre con La Salustia, ulteriore tappa verso la realizzazione dell?ambizioso progetto che prevede l?esecuzione integrale della produzione musicale di Giovanni Battista Pergolesi .
La proposta de La Salustia si ? rivelata di enorme interesse e di straordinaria valenza musicale e musicologica per una serie di motivi. Il principale ? quello di porre in risalto tutte le peculiarit? di quest?opera, prima produzione ‘seria’ per il teatro della brevissima esistenza terrena del compositore jesino che diede vita ad una partitura cosparsa di numerosi momenti di grande musica e di notevole drammaticit?.
La Salustia fu commissionata a Pergolesi dal Teatro San Bartolomeo di Napoli nel 1731, quando il compositore era appena ventunenne. Questo frangente ci dimostra quanto il compositore fosse stimato in una della piazze, se non la pi? importante, tra le pi? importanti d?Italia e nella quale, il teatro San Bartolomeo era, all?epoca un?istituzione di grande prestigio.
Il libretto dell?opera ? anonimo ed ? un adattamento dell?Alessandro Severo di Apostolo Zeno. Pergolesi ebbe a disposizione una compagnia di canto molto valida tra le quali spiccava il celebre castrato Nicol? Grimaldi, detto Nicolino, che se pur, ormai, a fine carriera era pur sempre un cantante di grande fascino sia per la sua vocalit? sia per la sua presenza scenica.
Nel comporre l?opera il giovanissimo Pergolesi si mise in luce operando una sorta di piccola rivoluzione nell?attribuzione delle parti. Infatti per l?occasione la stella della serata, il Nicolino appunto, non ebbe la parte principale, quella di Alessandro, bens?. quella di Marziano sovvertendo in un certo senso l?ordine logico della cose
La morte improvvisa di Nicolino costrinse Pergolesi a rivedere i suoi piani, operando una ridistribuzione delle parti ed affidando la parte di Marziano al tenore Francesco Tolve che lasci? la parte di Claudio per cederla al castrato-soprano Gizziello (Nicol? Conti). Furono anche operate delle modifiche nelle arie ma, la straordinaria teatralit? de La Salustia non fu compromessa
Proprio la seconda versione de La Salustia, che and? poi in scena nel 1732 sempre presso il Teatro San Bartolomeo, ? stata quella prescelta per inaugurare l?11.ma edizione del Festival Pergolesi Spontini; questo elemento arricchisce notevolmente gli aspetti artistici del Festival che nel corso dell?anno 2008 ci present? la prima versione dell?opera consentendo cos? a tutti gli addetti ai lavori ed agli appassionati di musica e teatro barocco di poter procedere ad un raffronto ?ravvicinato? di queste due versioni.
Per quanto riguarda pi? strettamente La Salustia ed il suo valore musicale e teatrale vogliamo dire che, per quanto ci riguarda, il suo ascolto ? stato una piacevole sorpresa che ci permette, sempre di pi?, di collocare Pergolesi in una dimensione pi? ampia rispetto a quella ingiustamente restrittiva che lo relegava fino a poco pi? di un trentennio fa, allo spessore di un musicista del quale si conosceva La Serva Padrona e lo Stabat Mater, sicuramente capolavori assoluti, ma che ci danno una visione distorta del suo genio musicale e delle sue qualit? espressive
Gi? la sinfonia ci fa capire la vastit? dell?orizzonte musicale del 21.enne Pergolesi. In essa sono molto ben evidenti gli echi haendeliani dal carattere eroico e trascinante. Per tutta l?opera poi, si rileva una felice caratterizzazione dei personaggi e delle situazioni drammatiche, dal patetico alle espressioni amorose, dall?eroismo alla collera con una azione sempre incalzante. Il tutto per mettere bene in risalto tutti i momenti salienti di una vicenda densa di avvenimenti ?forti? come tradimenti, complotti, sangue, innamoramenti e cos? via.
Di grande fascino e presa teatrale ? il finale del secondo atto, forse il punto focale di tutta l?opera, affidato ad un grandioso ?quartetto? di voci (Salustia, Marziano, Giulia, Alessandro) dove ogni intervento vocale ? ben calibrato per una fusione di voci, timbri e colori di rara efficacia. Tutta l?opera gode di una linea musicale che rende avvincente il susseguirsi delle situazioni e degli stati d?animo, tenendo sempre vivo l?interesse dello spettatore.
Il merito del successo della serata, oltre alla indiscussa validit? della partitura pergolesiana, va ascritto alla felice direzione di Corrado Ravaris che ha dimostrato estrema cura nella preparazione dell?esecuzione, a partire dai recitativi fino all?accompagnamento delle arie per una fusione ?ideale? tra Musica e Canto. Tutto ci? grazie anche alla professionalit? dell? Accademia Barocca de i Virtuosi Italiani e di una compagnia di canto rivelatasi felicemente omogenea in tutte le sue parti.
Ottima protagonista ? stata Serena Malfi, una Salustia molto a suo agio con la non facile parte vocale che prevede numerosi abbellimenti che la cantante ha eseguito senza difficolt? ottenendo al termine della recita un buon successo personale. Nell?altra importante parte femminile (Giulia) Laura Polverelli ha dato un?ulteriore prova delle sue non comuni qualit? vocali superando anch?essa con facilit? tutte le asperit?.
Efficace ? stato anche Vittorio Prato convincente Marziano cos? come il controtenore Florin Cezar Quatu a suo agio nella parte di Alessandro soprattutto con i numerosi abbellimenti che cospargono la linea vocale del personaggio; mai un emissione sgradevolmente forzata, sempre elegante. Concludevano il cast, Maria Hinojosa Montenegro (Claudio) e Giacinta Nicotra (Albina).
La parte visiva completava felicemente la serata. La scena creata da Benito Leonori era molto efficace; costituita da varie file di arcate collocate sullo sfondo del palcoscenico per una visione ?ambigua? a cavallo tra la citazione di rovine romane e di un teatro d?opera in decadenza. Qualsiasi delle due letture che lo spettatore abbia voluto dare all?impianto scenico sono in linea con i contenuti drammatici e storici della Sallustia, per la quale l?ambientazione ?romana? e la struttura musicale barocca sono le fondamenta. Due mondi ormai lontani da noi ma sempre presenti nella nostra cultura e nel nostro modo di vedere.
L?impianto scenico cos? descritto consentiva, al suo interno, la collocazione di ?elementi? che caratterizzavano la scena e consentivano all?occhio dello spettatore la collocazione temporale ed ambientale. Molto suggestiva la scena che apre il terzo atto dove l?azione si sposta in indefinite Terme Romane, alla cui resa ha contribuito felicemente, come per tutto il resto dello spettacolo le luci di Alessandro Carletti. Molto efficaci i movimenti dei personaggi, merito dell?accurata regia di Juliette Deschamps. I costumi, di stampo settecentesco, erano di Vanessa Sannino .
E? stata senza dubbio una esecuzione di pregio, un nuovo allestimento molto convincente in tutte le sue parti, come raramente ci accade di vedere ed ascoltare nei teatri d?opera nostrani che ci consente di poter dire che ci troviamo, nel 1731-1732, gi? di fronte ad un giovanissimo maturo e di valorizzare ed approfondire la straordinaria eredit? che Giovanni Battista Pergolesi ha lasciato a noi ascoltatori del Terzo Milennio.
Un pubblico attento ha seguito con interesse tutta la serata applaudendo, al termine, lungamente ed entusiasticamente tutti gli interpreti.
Claudio Listanti
claudio.listanti@voceditalia.it
La Salustia di Pergolesi ha inaugurato l?XI edizione del noto festival iesino.
L?XI edizione del Festival Pergolesi-Spontini si ? inaugurata con un nuovo allestimento de La Salustia del compositore iesino, per la regia di Juliette Deschamps, giovane regista francese che si sta imponendo nel panorama teatrale europeo.
Semplice e fissa la scena (tutta costruita ?in casa?) con un doppio chiostro-porticato affacciato su un cortile, dove si ? svolta l?intera e non semplice trama dell?opera. Scena semplice, dicevamo, ma funzionale, quella ideata da Benito Leonori e ogni tanto opportunamente spruzzata da acqua vaporizzata per non inficiare la resa degli strumenti d?epoca.
Eccellenti poi le luci di Alessandro Carletti, come belli e filologici i costumi di Vanessa Sannino che hanno contribuito a identificare le varie personalit? in scena, formate da un cast superlativo, di squisite voci del barocco. Fra loro, in primis, quello della protagonista, la giovane Serena Malfi, che ha offerto una prestazione rimarchevole, sia dal punto di vista vocale che scenico. E con lei sugli scudi anche il Marziano di Vittorio Prato, solido e bene intonato e la stupenda Laura Polverelli che ha offerto una Giulia cantata con verve drammatica e calore passionale.
Ottimo anche il resto del cast, con la positiva Albina di Giacinta Nicotra ed il disinvolto Claudio di Maria Hinosa Montenegro. Non ci ha convinto del tutto invece il controtenore Florin Cezar Ouatu (Alessandro). E? vero che ha interpretato i recitativi con molta espressivit?, ma ci ha disturbato per una voce eccessivamente sopranile, che nel registro acuto suonava sempre forzata e strapazzata.
L?orchestra de I Virtuosi Italiani, che ha suonato su strumenti originali, sotto l?ottima direzione del maestro Corrado Rovaris (al basso continuo), ha offerto un contributo determinante. Il programma, ideato dal direttore artistico Gianni Tangucci, ha riscosso un notevole consenso fra il pubblico, nonostante che l?afosa serata non abbia certo favorito il canto, ma nemmeno l?intonazione degli archi. (Gianni Villani)