CHIUDE LA RASSEGNA DI DANZA DEL RAVENNA FESTIVAL CON IL WIENER STATSBALLET GUIDATO DA MANUEL LEGRI, EREDE DI NUREYEV.
Il Gala della danza del Wiener Staatsballett guidato da Manuel Legris, fuoriclasse del balletto mondiale che ne ? diventato direttore nel 2010 dopo essere stato a capo del Ballet National de l?Op?ra de Paris, ha chiuso il 3 luglio al Pala De Andr? la rassegna della danza del Ravenna Festival. Discepolo di Rudolf Nureyev che lo considerava suo erede, ha fatto proprio l?imperativo giornaliero del maestro ?Il pubblico deve sentire che danzate con il fuoco dentro di voi?. Cos? Il sacro fuoco dell?arte coreutica contenuto nelle coreografie ed espresso da ogni danzatore ha imperversato sul palco per pi? di due ore conquistando il pubblico numeroso e attento della danza. Il programma estremamente ricco e variato abbracciava un secolo di danza evidenziando il discorso ininterrotto che lega balletto classico e contemporaneo. Quattordici giovani talenti di varia provenienza, Russia, Slovacchia, Ucraina, Moldavia, Giappone, una sola viennese e un ventenne italiano di Biella, Davide Dato, si sono cimentati in coreografiche classiche, da Petipa a Balanchine a Forsythe, da MacMillan a Eifman a Nureyev, dando loro nuova linfa nella loro giovanile sensibilit? plasmata da talento e preparazione. L?italiano ? uscito per primo nel classico pas de deux di Gaetano Donizetti su coreografia di Legris e si ? ripresentato nel secondo tempo in un balletto a cinque di stampo moderno su musiche di Schubert nella coreografia di Forsythe. Cajkovskij, non poteva essere altrimenti, ha avuto un posto di primo piano. Da ?Il lago dei cigni? il pas de deux nella coreografia di Nureyev e il pas de trois danzato stupendamente da Liudmila Konovalova e Alexandru Tcacenco fasciati in splenditi costumi e da Mihail Sosnovschi, mago Rothbart dal fascino inquietante nello scenografico mantello nella coreografia di Petipa, le hanno riconsegnate entrambe alla storia della danza. Fra i duetti d?amore (o ?pas de deux?) ha rapito la passione estrema ancora senza nubi fra Manon e De Grieux nell?arredo essenziale in stile impero, su musica di Massenet coreografata da MacMillan e gli intrighi amorosi di ?Anna Karenina? di Cajkovskij e del Pipistrello di Strauss figlio, proposti dalla formidabile coppia Olga Esina e Kiril Kourlaev nella coreografia rispettivamente di Boris Eifman e Roland Petit. I due danzatori, entrambi biondi, slanciati e glaciali, esprimono una sensualit? lancinante e drammatica che li accomuna e li rende inseparabili. Nell?area contemporanea meno convincente ? parsa la coreografia del praghese Ji?? Buben??ek in ?Canon in d major trio?, anche per effetti luce non riusciti, in confronto alla danza moderna del giapponese Masayu Kimoto in ?Mopey solo?, coreografia del tedesco Marco Goecke, su un brano per archi di C.P.E. Bach e alla performance insuperabile per stile ed essenzialit?, di Manuel Legris in ?The picture of?., coreografia Patrick De Bana su musiche di Henry Purcell. Quando si eseguono coreografie di eccelsa qualit?, quali quelle avvicendatesi sul palco ravennate, la grandezza dell?artista sta nell?interpretare la coreografia valorizzando sia la danza che la propria personalit?. Legris lo ha fatto, imprimendo la sua inconfondibile impronta al lavoro di De Bana. Il pubblico ha seguito ogni quadro nel piacere di vedere agitarsi sul palco corpi giovani e perfetti attraversati dalla musica, che si esprimono con versatilit?, intelligenza interpretativa e passione. Danzatori come Maria Yakovleva nella Tarantella di Gottschalk e Masayu Kimoto nella danza ?Mopey solo? che sembrava ampliare a dismisura la mobilit? espressiva delle braccia sono stati applauditi a scena aperta senza attendere la fine della performance. Niente come la danza ? in grado di accendere la magia del palcoscenico, anche nello spurio fondale del Pala De Andr?, quando si intrecciano armoniosamente musica, costumi, luci (di Herbert Wieser) e il talento dei danzatori. Oltre ai gi? citati, al direttore Manuel Legris, Nina Pol?kov?, Kiyoka Hashimoto, Fanziska Wallner-Hollinek, Roman Lazik, Kirill Kourlaev, Denys Cherevychko hanno ricevuto applausi da trionfatori nella serata iniziata all?insegna del lutto, nel ricordo della morte avvenuta il giorno prima fra le onde dell?Adriatico del quindicenne artista keniota George Munuha Gathuru e del volontario ventottenne milanese Marco Colombaioni che dopo avere salvato due ragazzi in difficolt?, ha ceduto a sua volta alla forza del mare, una tragedia che ha gettato un?ombra nera su entrambi i temi di questo Festival, la favola e l?Africa. Un minuto di silenzio insieme allo staff di Ravenna Festival e poi lo spettacolo, com?? giusto, ? cominciato.
Attilia Tartagni 4 luglio 2011
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CHIUDE LA RASSEGNA DI DANZA DEL RAVENNA FESTIVAL CON IL WIENER STATSBALLET GUIDATO DA MANUEL LEGRI, EREDE DI NUREYEV.
Il Gala della danza del Wiener Staatsballett guidato da Manuel Legris, fuoriclasse del balletto mondiale che ne ? diventato direttore nel 2010 dopo essere stato a capo del Ballet National de l?Op?ra de Paris, ha chiuso il 3 luglio al Pala De Andr? la rassegna della danza del Ravenna Festival. Discepolo di Rudolf Nureyev che lo considerava suo erede, ha fatto proprio l?imperativo giornaliero del maestro ?Il pubblico deve sentire che danzate con il fuoco dentro di voi?. Cos? Il sacro fuoco dell?arte coreutica contenuto nelle coreografie ed espresso da ogni danzatore ha imperversato sul palco per pi? di due ore conquistando il pubblico numeroso e attento della danza. Il programma estremamente ricco e variato abbracciava un secolo di danza evidenziando il discorso ininterrotto che lega balletto classico e contemporaneo. Quattordici giovani talenti di varia provenienza, Russia, Slovacchia, Ucraina, Moldavia, Giappone, una sola viennese e un ventenne italiano di Biella, Davide Dato, si sono cimentati in coreografiche classiche, da Petipa a Balanchine a Forsythe, da MacMillan a Eifman a Nureyev, dando loro nuova linfa nella loro giovanile sensibilit? plasmata da talento e preparazione. L?italiano ? uscito per primo nel classico pas de deux di Gaetano Donizetti su coreografia di Legris e si ? ripresentato nel secondo tempo in un balletto a cinque di stampo moderno su musiche di Schubert nella coreografia di Forsythe. Cajkovskij, non poteva essere altrimenti, ha avuto un posto di primo piano. Da ?Il lago dei cigni? il pas de deux nella coreografia di Nureyev e il pas de trois danzato stupendamente da Liudmila Konovalova e Alexandru Tcacenco fasciati in splenditi costumi e da Mihail Sosnovschi, mago Rothbart dal fascino inquietante nello scenografico mantello nella coreografia di Petipa, le hanno riconsegnate entrambe alla storia della danza. Fra i duetti d?amore (o ?pas de deux?) ha rapito la passione estrema ancora senza nubi fra Manon e De Grieux nell?arredo essenziale in stile impero, su musica di Massenet coreografata da MacMillan e gli intrighi amorosi di ?Anna Karenina? di Cajkovskij e del Pipistrello di Strauss figlio, proposti dalla formidabile coppia Olga Esina e Kiril Kourlaev nella coreografia rispettivamente di Boris Eifman e Roland Petit. I due danzatori, entrambi biondi, slanciati e glaciali, esprimono una sensualit? lancinante e drammatica che li accomuna e li rende inseparabili. Nell?area contemporanea meno convincente ? parsa la coreografia del praghese Ji?? Buben??ek in ?Canon in d major trio?, anche per effetti luce non riusciti, in confronto alla danza moderna del giapponese Masayu Kimoto in ?Mopey solo?, coreografia del tedesco Marco Goecke, su un brano per archi di C.P.E. Bach e alla performance insuperabile per stile ed essenzialit?, di Manuel Legris in ?The picture of?., coreografia Patrick De Bana su musiche di Henry Purcell. Quando si eseguono coreografie di eccelsa qualit?, quali quelle avvicendatesi sul palco ravennate, la grandezza dell?artista sta nell?interpretare la coreografia valorizzando sia la danza che la propria personalit?. Legris lo ha fatto, imprimendo la sua inconfondibile impronta al lavoro di De Bana. Il pubblico ha seguito ogni quadro nel piacere di vedere agitarsi sul palco corpi giovani e perfetti attraversati dalla musica, che si esprimono con versatilit?, intelligenza interpretativa e passione. Danzatori come Maria Yakovleva nella Tarantella di Gottschalk e Masayu Kimoto nella danza ?Mopey solo? che sembrava ampliare a dismisura la mobilit? espressiva delle braccia sono stati applauditi a scena aperta senza attendere la fine della performance. Niente come la danza ? in grado di accendere la magia del palcoscenico, anche nello spurio fondale del Pala De Andr?, quando si intrecciano armoniosamente musica, costumi, luci (di Herbert Wieser) e il talento dei danzatori. Oltre ai gi? citati, al direttore Manuel Legris, Nina Pol?kov?, Kiyoka Hashimoto, Fanziska Wallner-Hollinek, Roman Lazik, Kirill Kourlaev, Denys Cherevychko hanno ricevuto applausi da trionfatori nella serata iniziata all?insegna del lutto, nel ricordo della morte avvenuta il giorno prima fra le onde dell?Adriatico del quindicenne artista keniota George Munuha Gathuru e del volontario ventottenne milanese Marco Colombaioni che dopo avere salvato due ragazzi in difficolt?, ha ceduto a sua volta alla forza del mare, una tragedia che ha gettato un?ombra nera su entrambi i temi di questo Festival, la favola e l?Africa. Un minuto di silenzio insieme allo staff di Ravenna Festival e poi lo spettacolo, com?? giusto, ? cominciato.
Attilia Tartagni 4 luglio 2011