Un trittico di classici in versioni deja-vue chiude la stagione di danza 2010-2011 al Teatro Alighieri
?La morte del cigno? di Camille Saint Sa?ns nella versione di Thierry Malandain, direttore del Malandain Ballet Biarritz, ?L’apr?s-midi d’un faune? di Claude Debussy, creazione di Eugenio Scigliano e ?i quattro temperamenti? di Paul Hindemith nella coreografia di Paolo Mohovich costituiscono il trittico che ha chiuso il 9 e il 10 aprile la stagione di danza 2010-2011 del Teatro Alighieri di Ravenna presentato dal Balletto dell’Esperia, compagnia torinese attiva da oltre dieci anni attualmente composta da sette danzatori solisti di eccellente livello. ?La morte del cigno?, composto nel 1904 da Fokine per Anna Pavlova, ha portato sulla scena vuota trafitta solo da coni di luce tre corpi di donna oggetto di una trasmutazione che danzano mimando l’elegante bellezza dei cigni con una gestualit? aggraziata destinata a spegnersi nella morte. ?L’apr?s-midi d’un faune?, generata dai versi di Mallarm?, appoggia sulla celeberrima sensuale partitura di Debussy che sembra ammantare di mistero la natura con note suadenti quanto il suono di un incantatore di serpenti. Un giovane che dorme accanto a una povera capanna viene svegliato da un giovane fauno e insieme, avvinti da una irresistibile attrazione primordiale, scoprono la sessualit?. Questa danza ? in genere riservata a una coppia eterogenea, eppure non perde nulla nell’esecuzione dei due danzatori e i due corpi maschili muscolosamente scolpiti esprimono allacciati semplicemente arte e bellezza. Una danza serrata e ricca di figurazioni, dove alla bellezza della danza fa da contraltare la povert? del contesto, un ambiente che evoca la naturalit? primordiale e l’erotismo della coreografia originale di Nijinsky. L’ultimo brano, composto da Paul Hindemith nel 1940 e subito adottato da Ballanchine, mette in scena i temperamenti come venivano interpretati nell’antichit?, nell’esasperazione prodotta dalla danza che si propone come un mix fra classico e moderno. I danzatori sono tutti in scena in questo ultimo quadro davvero emblematico di quanto di contemporaneo incarna la compagnia del Balletto dell’Esperia, un corpo di ballo di stampo moderno che ha radici profondissime nel passato e ambizioni proiettate nel futuro. Lo stile dei danzatori ? eccellente e la scelta di tre classici del balletto come quelli proposti non pu? deludere. E’ mancato tuttavia nello spettacolo quel ?quid? che ravviva il colore come uno smalto finale e lo spettacolo non ? riuscito a sorprendere, come sarebbe stato logico aspettarsi vista l’alta qualit? della danza e l’eccellenza dei singoli danzatori immersi nei i giochi di luce di Jean Claude Asqui? e di Carlo Cerri.
Attilia Tartagni 15.04.2011
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Un trittico di classici in versioni deja-vue chiude la stagione di danza 2010-2011 al Teatro Alighieri
?La morte del cigno? di Camille Saint Sa?ns nella versione di Thierry Malandain, direttore del Malandain Ballet Biarritz, ?L’apr?s-midi d’un faune? di Claude Debussy, creazione di Eugenio Scigliano e ?i quattro temperamenti? di Paul Hindemith nella coreografia di Paolo Mohovich costituiscono il trittico che ha chiuso il 9 e il 10 aprile la stagione di danza 2010-2011 del Teatro Alighieri di Ravenna presentato dal Balletto dell’Esperia, compagnia torinese attiva da oltre dieci anni attualmente composta da sette danzatori solisti di eccellente livello. ?La morte del cigno?, composto nel 1904 da Fokine per Anna Pavlova, ha portato sulla scena vuota trafitta solo da coni di luce tre corpi di donna oggetto di una trasmutazione che danzano mimando l’elegante bellezza dei cigni con una gestualit? aggraziata destinata a spegnersi nella morte. ?L’apr?s-midi d’un faune?, generata dai versi di Mallarm?, appoggia sulla celeberrima sensuale partitura di Debussy che sembra ammantare di mistero la natura con note suadenti quanto il suono di un incantatore di serpenti. Un giovane che dorme accanto a una povera capanna viene svegliato da un giovane fauno e insieme, avvinti da una irresistibile attrazione primordiale, scoprono la sessualit?. Questa danza ? in genere riservata a una coppia eterogenea, eppure non perde nulla nell’esecuzione dei due danzatori e i due corpi maschili muscolosamente scolpiti esprimono allacciati semplicemente arte e bellezza. Una danza serrata e ricca di figurazioni, dove alla bellezza della danza fa da contraltare la povert? del contesto, un ambiente che evoca la naturalit? primordiale e l’erotismo della coreografia originale di Nijinsky. L’ultimo brano, composto da Paul Hindemith nel 1940 e subito adottato da Ballanchine, mette in scena i temperamenti come venivano interpretati nell’antichit?, nell’esasperazione prodotta dalla danza che si propone come un mix fra classico e moderno. I danzatori sono tutti in scena in questo ultimo quadro davvero emblematico di quanto di contemporaneo incarna la compagnia del Balletto dell’Esperia, un corpo di ballo di stampo moderno che ha radici profondissime nel passato e ambizioni proiettate nel futuro. Lo stile dei danzatori ? eccellente e la scelta di tre classici del balletto come quelli proposti non pu? deludere. E’ mancato tuttavia nello spettacolo quel ?quid? che ravviva il colore come uno smalto finale e lo spettacolo non ? riuscito a sorprendere, come sarebbe stato logico aspettarsi vista l’alta qualit? della danza e l’eccellenza dei singoli danzatori immersi nei i giochi di luce di Jean Claude Asqui? e di Carlo Cerri.
Attilia Tartagni 15.04.2011