GIOVANNI ALLEVI, UN ?ALIENO? PER UN PUBBLICO DI ALIENI AL PALA DE ANDRE? DI RAVENNA
Giovanni Allevi, il compositore-pianista che punta a emozionare le folle riempiendo contenitori come Palalottomatica di Roma ha fatto il pieno anche al Pala de Andr? (2500 persone) dove ? approdato il 12 marzo con ?Alien Word Tour?, per la prima volta a Ravenna dopo una fugace apparizione nel 2007 al Teatro Socjale di Piangipane. Un ?Alieno? calato fortuitamente su un palcoscenico votato alla pop, alla danza o alla classica? Un fenomeno creato a tavolino, uno dei business ?usa e getta? a cui ci ha abituato la societ? mediatica? Niente di tutto questo. La figura esile sormontata da una cespuglio di capelli neri che pare disegnata da un fumettista, mormorata qualche parola di presentazione per ogni brano, si ? amalgamato con il pianoforte creando onde sonore che hanno zittito e coinvolto emotivamente il pubblico. Dalle dita agili che fin dall?infanzia scavano sulla tastiera sono usciti alcuni dei suoi brani pi? famosi in gran parte tratti dall?ultimo CD ?Alien?. ?Tokio Station? ? ispirato a uno svincolo ferroviario trafficato, impersonale, dinamico che echeggia ritmi pop e jazz, un visionario viaggio nella contemporaneit?, ?Secret Love? sprigiona tenerezza, ?Come sei veramente? propone un amore universale che trascende il rapporto fra i sessi, ?Sogno di Bach? coniuga musica classica e musica da discoteca, le romantiche ?Memory? e ?Abbracciami? sono un riconoscimento dell?unicit? della persona e un tributo alla vita che sempre ci sorprende, ?Giochi d?acqua? sembra accalappiare gli afflati della natura per farne semplicemente musica. Allevi, quarantuno anni in aprile, diplomato in composizione oltre che al Conservatorio e laureato in filosofia, ha scelto di contenere le sue arie nella forma della suite classica, ma i suoi sensi e il suo cuore sono aperti al mondo contemporaneo, in un linguaggio colto ed emozionale che rifiuta, pur avendola studiata, l?esperienza dodecafonica e minimalista del primo novecento in nome di una ritmica melodica affine al moderno sentire. Come racconta lui stesso, le note sgorgano all?improvviso nella sua testa nei momenti pi? impensati, portate da quella ?Strega Capricciosa? che ? la musica e lui si limita a trascriverle nel pentagramma, come qualcosa di preesistente alla sua volont?, tanto che a volte ha pi? difficolt? a eseguirle che se componesse sul pianoforte. E? lo stesso principio per cui Michelangelo scartava dal blocco di marmo le parti che trattenevano una forma preesistente gi? configurata nella sua mente. I suoi brani non sono comparabili a Chopin o a Bach? Il tempo dir? quanto genio c?? nelle composizioni che Allevi esegue come suonerebbe un brano classico. Sul palcoscenico tecnica ed emozione si coniugano, mentre le note del pianoforte avvolgono in un benefico abbraccio il pubblico. Dietro allo strumento c?? un talento reale e uno studio ?matto e disperatissimo? e non ? poco, in un?epoca mediatica che ci ha proposto improvvise celebrit? di fenomeni creati a tavolino. Il pubblico, utilizzatore finale della comunicazione musicale (ma non solo, ha scritto anche libri) risponde con calore. A Ravenna l?affetto ? stato tangibile. Finito il concerto l?artista si ? sottoposto a un bagno di folla. Anch?io mi sono messa in fila, insieme a giovani e a giovanissimi, alcuni studenti di Conservatorio e quindi attenti alla tecnica, altri semplicemente grati delle emozioni ricevute, per un autografo e una fotografia. Allevi dialoga con tutti, non evita il contatto diretto anzi sembra ricercarlo per dire grazie al suo pubblico. Il violinista Uto Ughi, in buona compagnia, gli rimprovera di avere tradito le origini quando si esibiva in sale di concerto per un numero sparuto di ascoltatori. A me pare che Allevi abbia indicato una strada ad altri giovani di talento che hanno passato anni e anni sulle partiture del passato e che proprio da ci? traggono l?impulso per creare nuove forme di espressione musicale.
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GIOVANNI ALLEVI, UN ?ALIENO? PER UN PUBBLICO DI ALIENI AL PALA DE ANDRE? DI RAVENNA
Giovanni Allevi, il compositore-pianista che punta a emozionare le folle riempiendo contenitori come Palalottomatica di Roma ha fatto il pieno anche al Pala de Andr? (2500 persone) dove ? approdato il 12 marzo con ?Alien Word Tour?, per la prima volta a Ravenna dopo una fugace apparizione nel 2007 al Teatro Socjale di Piangipane. Un ?Alieno? calato fortuitamente su un palcoscenico votato alla pop, alla danza o alla classica? Un fenomeno creato a tavolino, uno dei business ?usa e getta? a cui ci ha abituato la societ? mediatica? Niente di tutto questo. La figura esile sormontata da una cespuglio di capelli neri che pare disegnata da un fumettista, mormorata qualche parola di presentazione per ogni brano, si ? amalgamato con il pianoforte creando onde sonore che hanno zittito e coinvolto emotivamente il pubblico. Dalle dita agili che fin dall?infanzia scavano sulla tastiera sono usciti alcuni dei suoi brani pi? famosi in gran parte tratti dall?ultimo CD ?Alien?. ?Tokio Station? ? ispirato a uno svincolo ferroviario trafficato, impersonale, dinamico che echeggia ritmi pop e jazz, un visionario viaggio nella contemporaneit?, ?Secret Love? sprigiona tenerezza, ?Come sei veramente? propone un amore universale che trascende il rapporto fra i sessi, ?Sogno di Bach? coniuga musica classica e musica da discoteca, le romantiche ?Memory? e ?Abbracciami? sono un riconoscimento dell?unicit? della persona e un tributo alla vita che sempre ci sorprende, ?Giochi d?acqua? sembra accalappiare gli afflati della natura per farne semplicemente musica. Allevi, quarantuno anni in aprile, diplomato in composizione oltre che al Conservatorio e laureato in filosofia, ha scelto di contenere le sue arie nella forma della suite classica, ma i suoi sensi e il suo cuore sono aperti al mondo contemporaneo, in un linguaggio colto ed emozionale che rifiuta, pur avendola studiata, l?esperienza dodecafonica e minimalista del primo novecento in nome di una ritmica melodica affine al moderno sentire. Come racconta lui stesso, le note sgorgano all?improvviso nella sua testa nei momenti pi? impensati, portate da quella ?Strega Capricciosa? che ? la musica e lui si limita a trascriverle nel pentagramma, come qualcosa di preesistente alla sua volont?, tanto che a volte ha pi? difficolt? a eseguirle che se componesse sul pianoforte. E? lo stesso principio per cui Michelangelo scartava dal blocco di marmo le parti che trattenevano una forma preesistente gi? configurata nella sua mente. I suoi brani non sono comparabili a Chopin o a Bach? Il tempo dir? quanto genio c?? nelle composizioni che Allevi esegue come suonerebbe un brano classico. Sul palcoscenico tecnica ed emozione si coniugano, mentre le note del pianoforte avvolgono in un benefico abbraccio il pubblico. Dietro allo strumento c?? un talento reale e uno studio ?matto e disperatissimo? e non ? poco, in un?epoca mediatica che ci ha proposto improvvise celebrit? di fenomeni creati a tavolino. Il pubblico, utilizzatore finale della comunicazione musicale (ma non solo, ha scritto anche libri) risponde con calore. A Ravenna l?affetto ? stato tangibile. Finito il concerto l?artista si ? sottoposto a un bagno di folla. Anch?io mi sono messa in fila, insieme a giovani e a giovanissimi, alcuni studenti di Conservatorio e quindi attenti alla tecnica, altri semplicemente grati delle emozioni ricevute, per un autografo e una fotografia. Allevi dialoga con tutti, non evita il contatto diretto anzi sembra ricercarlo per dire grazie al suo pubblico. Il violinista Uto Ughi, in buona compagnia, gli rimprovera di avere tradito le origini quando si esibiva in sale di concerto per un numero sparuto di ascoltatori. A me pare che Allevi abbia indicato una strada ad altri giovani di talento che hanno passato anni e anni sulle partiture del passato e che proprio da ci? traggono l?impulso per creare nuove forme di espressione musicale.