Roberto Benigni, Recita Dante, Inferno e Paradiso
L’inferno è un film diretto da Giuseppe Berardi e Arturo Busnego (1911)
L’inferno è un film diretto da Francesco Bertolini, Giuseppe de Liguoro e Adolfo Padovan (1911)
Dante’s Inferno – Abandon All Hope (2010) è un cortometraggio documentario diretto da Boris Acosta basato sulle litografie di Gustave Doré della Divina Commedia e del film muto del 1911, L’Inferno
Dante’s Inferno Animated (2010) – è un’animazione diretta da Boris Acosta basata sui dipinti originali dell’Inferno di Dino di Durante
Dante’s Inferno: An Animated Epic (2010) – diretto da 7 registi tra cui Mike Disa, Shûkô Murase, Yasuomi Umetsu, Victor Cook
Palazzo Vecchio Salone dei Cinquecento
Piazza della Signoria
Firenze
Divina Commedia Ballo 165
regia Virgilio Sieni
Ravenna 2021 Giardini Pubblici
Loggetta Lombardesca
700 anni dalla morte di Dante Alighieri
Riccardo Muti
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Orchestra e Coro Maggio Musicale Fiorentino
Maestro Coro Lorenzo Fratini
baritono Gurgen Baveyan
Giovanni Sollima violoncello
preghiera di San Bernardo alla Madonna
Laudi alla Vergine Maria
dai quattro Pezzi Sacri
Verdi
Purgatorio
Mansurian
Dante-Symphonie, da Dante Alighieri, S 109
Franz Liszt
Victor Hugo Dante Alighieri
Laura Marinoni
Piano Orazio Sciortino
Music Franz Liszt
Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
direttore, Gianandrea Noseda
Adès, Dante: Inferno / suite dal balletto – prima italiana
Liszt, Sinfonia Dante
Virgilio Sieni coreo
Percussion live Michele Rabbia
Teatro La Fenice – Sale Apollinee, lunedì 3 maggio 1965
I lunedì della Fenice, incontri culturali (registrazione audio)
Indro Montanelli presenta e discute del suo libro
“Dante e il suo secolo”, Rizzoli, Milano 1964
17 gennaio Teatro comunale di Civitella di Romagna
La Divina commediola con Giobbe Covatta
reading de l’Inferno
tratto dalla Divina Commedia
di Ciro Alighieri
Tanti illustri personaggi hanno letto e commentato la Divina Commedia del grande Dante Alighieri.
Giobbe Covatta ha recentemente reperito in una discarica il manoscritto di una versione “apocrifa” della Commedia scritta da tal Ciro Alighieri.
Purtroppo è stato reperito solo l’inferno e non in versione completa, che ha senz’altro affinità ma anche macroscopiche differenze con l’opera dantesca.
Intanto l’idioma utilizzato non è certo derivato dal volgare toscano ma è senz’altro più affine alla poesia napoletana e l’ambientazione è l’Africa di mille contraddizioni e di fascino fatale. Si ride di ippopotami scoreggioni, di nudita’ libere e invidiabili, di copricapi di sterco imbarazzanti .
I contenuti ed il commento sono spassosi e divertenti, ma come sempre accade negli spettacoli del comico napoletano, i temi sanno essere seri e spesso drammatici. Così dietro alle risate anche sulla nostra realta’ politica si riflette sulla sorte di milioni di bambini nati con la sfortuna di una collocazione geografica di partenza non favorevolissima
CURRICULUM
Giobbe Covatta, pseudonimo di Gianni Maria Covatta (Taranto, 11 giugno 1956), è un comico, attore, scrittore, umorista, commediografo, attivista e politico italiano.
È anche un ambasciatore di AMREF e testimonial di Save the Children, nonché ex portavoce nazionale della Federazione dei Verdi.
Nasce a Taranto, in Puglia, ma all’età di tre anni si è trasferito con la famiglia a Napoli, dove è poi cresciuto. Dopo gli esordi come animatore turistico, Covatta inizia la sua gavetta con il nome d’arte di «Giobbe» nel 1987 sul canale Odeon TV con il programma Una notte all’Odeon e nel 1988 debutta in Rai su Rai 2 con il programma Tiramisù. Lo stesso anno appare in televisione sempre su Rai 2 con Fate il vostro gioco e Chi c’è c’è, regia di Gian Carlo Nicotra, dodici puntate con il pugliese Gianni Ciardo, in onda da Milano. L’anno seguente lo ritroviamo su Odeon TV, mentre nel 1990 arriva la svolta e trova il suo trampolino di lancio nel Maurizio Costanzo Show, che gli assicura fama nazionale.
Nel 1991, esordisce al teatro Ciak di Milano con l’opera ParaboleIperboli. Nel 1994, con la collaborazione di Greenpeace, realizza uno spettacolo che tratta la salvaguardia delle balene con il titolo Aria Condizionata dall’irriverente sottotitolo (“e le balene mò stanno incazzate…”). Dal 1995 al 1997 è sempre in scena, prima con lo spettacolo Primate Assoluto, poi debutta a Roma al Teatro Parioli con Io e Lui, spettacolo scritto e diretto con altri due attori di teatro partenopei Vincenzo Salemme e Francesco Paolantoni, e infine Art dove è diretto da Ricky Tognazzi. Grandissimo successo a livello nazionale è il suo Dio li fa e poi li accoppa, tanto da convincerlo a concedere il bis con Dio li fa… Terzo millennio.
Nel 1993, però, ha anche esordito sul grande schermo con Pacco, doppio pacco e contropaccotto, poi in Camere da letto del 1997, e nel 1999 è protagonista in Muzungu – Uomo bianco. Nel biennio 2001 e 2002 ritorna in teatro con la commedia Double Act al teatro Parioli e riappare anche su Rai 2, con a fianco Serena Dandini e Corrado Guzzanti nel programma L’ottavo nano. La passione per la vela lo conduce a essere ospite in Velisti per caso e a diventare un simpatico maestro di navigazione in Vela spiego io, in onda sul Sailing Channel per l’emittente Sky. Dal 2003 al 2005, è stato ospite fisso per due edizioni dei programmi della Gialappa’s Band Mai Dire Domenica, replicando esperienze sporadiche avute anche in passato negli anni 90 partecipando a qualche puntata di Mai dire Gol.
Molta fortuna ha avuto anche nell’editoria dove i suoi libri hanno riscontrato sempre un buon successo di pubblico. Già con il primo libro Parola di Giobbe, rivisitazione della Bibbia, pubblicata nel 1991, sbanca le classifiche con un milione di copie vendute. Nel 1993 e nel 1996 pubblica Pancreas – Trapianto del libro Cuore e Sesso? Fai da te!. Nel 1999 ritorna con Dio li fa e poi li accoppa, da cui trae uno spettacolo teatrale, dove rivisita Creazione e Diluvio. Nel 2001 va in scena Corsi e ricorsi, ma non arrivai, spettacolo teatrale che porta lo stesso titolo di un libro pubblicato nel 2005, mentre è del 2004 Melanina e Varechina, uno spettacolo che affronta il rapporto fra Africa e mondo occidentale.
A gennaio 2007, debutta in teatro con Seven. La stagione 2007/2008 di Zelig, condotta da Claudio Bisio e Vanessa Incontrada ospita Covatta in scena con un nuovo personaggio. Nell’estate 2008 prende parte ad una serie televisiva prodotta da Mediaset, Medici Miei, nella quale impersona il Dottor Colantuono, primario nella clinica Sanabel. A gennaio 2010, debutta in teatro con Trenta, spettacolo dedicato ai 30 articoli della Dichiarazione universale dei diritti umani. A marzo 2011, in coppia con Enzo Iacchetti interpreta la commedia Niente progetti per il futuro per ben 87 repliche nei teatri di tutta Italia. Da gennaio 2012, porta in teatro 6° (sei gradi). Anche in questo caso il numero ha un forte significato simbolico: rappresenta l’aumento in gradi centigradi della temperatura del nostro pianeta.
Alle elezioni comunali di Roma del 27 e 29 maggio 2006 Giobbe Covatta si candida come consigliere comunale del partito dei Verdi e viene eletto grazie alle sue 3.586 preferenze personali.
Si candida alle elezioni regionali del 31 maggio 2015 con la lista di centrosinistra “Uniti per le Marche” per il consiglio regionale delle Marche; nelle consultazioni ottiene 655 voti nella circoscrizione di Ancona e non viene eletto.
Nel novembre 2015 viene eletto nuovo portavoce nazionale della Federazione dei Verdi. Nel 2016 si candida come capolista dei Verdi a sostegno di Roberto Giachetti alle elezioni comunali a Roma del 2016, risultando il più votato con 503 preferenze ma non riuscendo a essere eletto a causa del mancato raggiungimento dello sbarramento da parte della lista verde.
Teatro
1991 Parabole Iperboli
1994/1993 Aria Condizionata – e le balene mo’ stanno incazzate, in collaborazione con Greenpeace
1995 Primate assoluto
1996 Io e Lui, scritto e diretto da Vincenzo Salemme
1997/1996 Art, regia di Ricky Tognazzi
1999 Dio li fa e poi li accoppa
2000 Dio li fa… Terzo millennio
2002/2001 Double Act: due atti a farsi male, regia Marco Mattolini
2003 Corsi e ricorsi, ma non arrivai
2005-2004 Melanina e Varechina
2007 Seven
2009 Trenta; con lo spettacolo Giobbe ha aperto una collaborazione con Amnesty International sul fronte della difesa dei diritti umani
2011 Niente progetti per il futuro con Enzo Iacchetti
2012 Niente progetti per il futuro con Enzo Iacchetti
2013/2014 6° (sei gradi)
2016/2017 Matti da slegare con Enzo Iacchetti
2017/2018 La Divina Commediola
Filmografia
Pacco, doppio pacco e contropaccotto, di Nanni Loy (1993)
Camere da letto, di Simona Izzo (1997)
Muzungu, di Massimo Martelli (1999 – anche sceneggiatore)
Sono stato negro pure io, di Giulio Manfredonia (2002 – film documentario)
Il segreto del successo, di Massimo Martelli (2003)
Medici Miei, di Massimo Martelli (2008 – sitcom)
Una donna per la vita, di Maurizio Casagrande (2011)
Ribelle – The Brave, regia di Mark Andrews e Brenda Chapman (2012) – voce –
Il sole dentro, regia di Paolo Bianchini (2012)
Poveri ma ricchi, regia di Fausto Brizzi (2016)
Poveri ma ricchissimi, regia di Fausto Brizzi (2017)
Scritti
Parola di Giobbe, Firenze, Salani, 1991.
Pancreas – Trapianto del libro Cuore, Firenze, Salani, 1993.
Sesso? Fai da te!, Milano, Zelig Editore, 1996.
Dio li fa e poi li accoppa, Milano, Zelig Editore, 1999.
L’incontinente bianco, Milano, Zelig Editore, 2002.
Corsi e ricorsi ma non arrivai, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2005.
A nessuno piace caldo – Perché il pianeta ha la febbre, Mondadori, 2015.
PER “ARCI STRATI DELLA CULTURA” VA IN SCENA
“INFERNO. ESERCIZI PER VOCE E VIOLONCELLO SULLA DIVINA COMMEDIA DI DANTE”
DI E CON CHIARA GUIDI E FRANCESCO GUERRI
AL TEATRO COMANDINI DI CESENA SABATO 30 NOVEMBRE ALLE 21.00
In occasione della manifestazione Arci Strati della cultura in corso in città dal 28 al 30 novembre va in scena sabato 30 novembre al Teatro Comandini di Cesena alle 21.00 (con ingresso gratuito) Inferno. Esercizi per voce e violoncello sulla “Divina Commedia” di Dante –
spettacolo di e con Chiara Guidi e Francesco Guerri.
Cantiere aperto della lunga ricerca che l’artista cesenate conduce sulla voce, lo spettacolo viene presentato con nuovi Canti. I due artisti conducono il pubblico, grazie a un sottile dialogo tra la materia vocale e la partitura musicale, nella concretezza drammatica dell’Inferno di Dante, faccia a faccia con figure di eccezionale intensità emotiva della Divina Commedia, come il grottesco Ciacco nel girone dei golosi; il fiume infero Flegetonte, ribollente di sangue; e Ulisse, eroe della conoscenza errante.
Chiara Guidi – attrice, drammaturga e regista, cofondatrice della Socìetas Raffaello Sanzio, oggi Societas – concepisce la voce come una realtà che unisce immaginazione e pensiero, capace di condurre al di là del significato e mettere in atto una visione. Ma “leggere Dante – afferma – mette in crisi il nostro modo abituale di lavorare sul testo. Sui versi di Dante non si possono scrivere partiture che sospendano il portato delle parole per affidarlo al suono: si tratta piuttosto di sentire come le parole di Dante suonano, ancora prima di farsi capire”.
Uno dopo l’altro – come parte di un lungo processo artistico che li porterà a compierli tutti – l’attrice e il musicista e compositore attraversano quattro Canti dell’Inferno dantesco facendo di quella selva compositiva la propria scuola. Canto I: Proemio; Canto VI, Cerchio III: Ciacco; Canto XII, Cerchio VII: Flegetonte; Canto XXVI, Cerchio VIII: Ulisse.
“Tra la parola di Dante e la voce si crea uno spazio – aggiunge Chiara Guidi –: lì, abbiamo deciso di fare esercizio per scoprire come la voce si appoggia su quelle precise parole e cosa rivela di esse toccandole”. Fare esercizio in questo spazio originario, permette ai due artisti di rinnovare l’atto teatrale, e al pubblico di compiere un altro viaggio nei mondi della voce.
La cura del suono è di Andrea Scardovi, produzione Societas.
Ravenna Teatro/Teatro delle Albe
Marco Martinelli e Ermanna Montanari vincono
il Premio Ubu 2017 per Inferno
Alla cerimonia di consegna di sabato 16 dicembre al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano, Marco Martinelli e Ermanna Montanari e con loro il ravennate Teatro delle Albe, hanno ricevuto il riconoscimento per il “Miglior progetto curatoriale”. Inferno – commissionato e prodotto da Ravenna Festival – era candidato anche come “Spettacolo dell’anno” e “Miglior allestimento scenico” a Edoardo Sanchi con gli allievi del Biennio Specialistico di Scenografia per il teatro dell’Accademia di Belle Arti di Brera-Milano.
Dopo il Premio della Critica 2017 come miglior attrice a Ermanna Montanari, consegnato il 12 dicembre scorso a Roma dall’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro (ANCT), lo spettacolo Inferno. Chiamata pubblica per la “Divina Commedia” di Dante Alighieri – ideazione e drammaturgia di Marco Martinelli e Ermanna Montanari (regia Marco Martinelli e Ermanna Montanari; produzione Ravenna Festival; coproduzione Ravenna Teatro/Teatro delle Albe) – si aggiudica ora il Premio Ubu 2017, il più importante riconoscimento teatrale italiano, per il “Miglior progetto curatoriale”.
Con Inferno – che ha anche coinvolto oltre 1.000 cittadini tramite la Chiamata Pubblica – Marco Martinelli ed Ermanna Montanari hanno raccolto la scommessa di trasfigurare in teatro il capolavoro che ha dato origine alla lingua e alla letteratura italiana.
«Sono 40 gli anni del nostro fare teatro – dicono Marco Martinelli e Ermanna Montanari. Sono 40 gli anni del Premio Ubu. È con gioia che salutiamo questo doppio anniversario con il Premio Ubu a Inferno. Ogni notte, alla fine del viaggio infero, uscendo “a riveder le stelle”, ci si trovava attorno a una lunga scala azzurra puntata verso il cielo, e lì ringraziavamo: era un abbraccio rituale, dopo aver attraversato insieme il regno delle tenebre. Questo premio lo condividiamo con tutti i cittadini ravennati, che con le Albe e Ravenna Festival hanno realizzato Inferno. Vogliamo ringraziarli uno a uno, dalle bambine-angeli alle Arpie di tutte le età, dai soldati di vari continenti ai Diavoli esplosivi, dal coro del Flegentonte agli Avari, ai Prodighi, ai Serpenti, agli Usurai, ai Ruffiani, ai Cardinali corrotti, al coro dei cittadini che al tramonto ritmavano la processione dei primi canti, al coro degli organizzatori e tecnici e scenografi e costumisti, al coro di chi ha operato invisibilmente, al coro degli adolescenti che hanno cantato Paolo e Francesca e Beatrice, e ai musicisti che hanno ogni sera rullato senza sosta le loro percussioni, suonato le trombe e soffiato il segreto dentro le conchiglie.»
Il commento del sindaco di Ravenna, Michele de Pascale: «Congratulazioni di cuore da parte mia e della città a Marco Martinelli, Ermanna Montanari e a tutta Ravenna Teatro, per il prestigioso e meritato riconoscimento, che ci rende assolutamente orgogliosi. Inferno è la dimostrazione concreta di una comunità capace di unire le proprie energie e di lavorare all’unisono per dare vita a opere bellissime, frutto di un lavoro positivo e armonioso, come è accaduto in questo caso tra Ravenna Teatro, Ravenna Festival, le istituzioni e l’intera cittadinanza. Non credo di esagerare se dico che una piccola parte di questo premio appartiene a tutti i cittadini e le cittadine di Ravenna.»
«In un anno in cui abbiamo voluto scegliere come tema quello delle “rivoluzioni” – ha detto Franco Masotti, della direzione artistica di Ravenna Festival – le Albe di Marco ed Ermanna, rinnovando un sodalizio ventennale con il Ravenna Festival, hanno presentato un lavoro – Inferno – che riesce oggi a essere rivoluzionario nel suo riportare il teatro a quella comunità cittadina che lo esprime, lo vive e se ne nutre. Queste trentaquattro repliche sono state un’avventura e un’intrapresa esaltante che ha riportato Dante dalle vaghe sommità in cui era stato relegato qui tra noi, uguale a noi, e assieme a lui siamo già pronti a rimetterci in cammino verso la lontana luce del Paradiso, attraverso il Purgatorio prossimo venturo.»
Inferno
chiamata pubblica per la “Divina Commedia” di Dante Alighieri
Dal 25 maggio al 3 luglio, spettacolo itinerante con partenza dalla tomba di Dante alle ore 20
Inferno, diretto da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari e commissionato da Ravenna Festival, è lo spettacolo che inaugura il programma della XXVIII edizione del Festival il 25 maggio (34 repliche fino al 3 luglio, esclusi i lunedì e sabato 17 giugno). A seguito, nei mesi scorsi, di una “Chiamata pubblica” aperta a tutti, sono 700 i cittadini (ravennati e non) coinvolti con gli attori e le guide del Teatro delle Albe all’interno di un Teatro Rasi – ex convento delle clarisse – completamente trasformato nella città di Dite.
Marco Martinelli ed Ermanna Montanari hanno raccolto la scommessa di trasfigurare in teatro il capolavoro che ha dato origine alla lingua e alla letteratura italiana. La parola “teatron”, “visione”, la ritroviamo nella definizione che Dante stesso dà della sua opera, “mirabile visione”, mirabile teatro quindi, capace di accogliere nel suo campo visivo l’umanità nelle sue molteplici esperienze. La chiave con cui le Albe tradurranno il “trasumanar” dantesco è pensare l’opera nei termini della sacra rappresentazione medievale e del teatro rivoluzionario di massa di Majakovskij: tutta la città è un palcoscenico, tutti i cittadini sono chiamati a partecipare, a “farsi luogo”, a farsi comunità. Ezra Pound definisce Dante l’Everyman: infatti è l’umanità intera che fa quel viaggio, difficile ma salvifico, dallo smarrimento nella “selva oscura” fino alla visione celeste. Non si costruiscono edifici teatrali nell’epoca di Dante, il palcoscenico è ovunque, dalle chiese alle piazze: e nei “misteri” i giullari professionisti vengono affiancati da centinaia di cittadini, molti in veste di “figuranti”, altri che pensano a costruire le scene, i costumi, le luci. È una città intera che si mette in scena, e mette in scena la propria visione civile e filosofica.«Quella della Divina Commedia – spiegano Montanari e Martinelli – è una sfida che culliamo dall’adolescenza, da quando, nella stessa aula scolastica del liceo Dante Alighieri di Ravenna, ascoltavamo per la prima volta la musica di quei versi. Questo è il nostro intento: misurarci con quella poesia vertiginosa senza tradirla e senza rimanerne schiacciati. Prendere seriamente l’intento dell’autore, anacronistico e presuntuoso rispetto ai nostri tempi, quando dice che scopo del suo poema è quello di indicare al lettore la via verso la “felicità”».
I cori
I 700 cittadini (600 ravennati, 100 da fuori città) che hanno risposto alla chiamata pubblica per partecipare a Inferno sono stati divisi in vari cori, tra cui il coro dei cittadini (canti I e II), quello “dei Soldati”, “di Paolo e Francesca” (canto V), degli “Avari e scialacquatori” (canto VII), il coro “Erinni e Arpie” (canti VIII, IX e XIII), il “Flegetonte” (canto XII), gli “Usurai, i Ruffiani e i Simoniaci” (canto XVII, XVIII, XIX), il coro dei diavoli, guidati da Malacoda (canto XXI), dei “serpenti” (canti XXIV e XXV). A questi si aggiungono i cori esterni di “scene e tecnici”, “costumi, trucco e parrucco”, “musicisti” e “organizzatori”. La struttura dello spettacolo. Nell’Inferno delle Albe Dante sarà lo spettatore, che farà il viaggio fisico e spirituale attraverso i gironi infernali. E se il Dante “figura” è lo spettatore, il suo Virgilio, la sua guida, lo attenderà al sepolcro del Sommo Poeta, nel cuore del centro storico di Ravenna, dove la rappresentazione avrà inizio: qui lo spettatore sarà infatti accolto da una enigmatica coppia di “custodi” di quello spazio (gli stessi Montanari e Martinelli). Da lì i custodi-guide condurranno lo spettatore-Dante fino al teatro Rasi – già chiesa romanica di Santa Chiara, convertita in teatro alla fine dell’Ottocento – che si trasformerà per 34 giorni (34 come i canti dell’Inferno) nell’universo infero. Lo spettatore si troverà ad attraversare tutto lo spazio del teatro, completamente trasformato nelle bolge infernali. Non ci si siederà dunque davanti a un sipario chiuso attendendo l’inizio della rappresentazione, ma ci si sposterà da un luogo all’altro del teatro, per incontrare cori e masse di dannati e figure singole ed emblematiche, cui daranno voce e corpo gli attori delle Albe e altri attori ospiti: Paolo e Francesca, Farinata degli Uberti, Cavalcante Cavalcanti, le tre Erinni, Pier delle Vigne, Brunetto Latini, Malacoda e Malebranche, Vanni Fucci, Ulisse, il conte Ugolino.Info e prevendite: tel. 0544 249244 – ravennafestival.org Biglietti: 20 euro (18 ridotto) il biglietto per INFERNO, spettacolo itinerante con partenza dalla Tomba di Dante Alighieri alle ore 20.
Inferno
chiamata pubblica per la “Divina Commedia” di Dante Alighieri ideazione, direzione artistica e regia Marco Martinelli e Ermanna Montanari in scena Ermanna Montanari, Marco Martinelli, Alessandro Argnani, Luigi Dadina, Roberto Magnani, Gianni Plazzi, Massimiliano Rassu, Laura Redaelli, Alessandro Renda e i cittadini della Chiamata Pubblica musiche Luigi Ceccarelli gli allievi della scuola di Musica Elettronica e gli allievi della scuola di Percussione del Conservatorio Statale di Musica Ottorino Respighi-Latina e con la partecipazione degli allievi dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Giuseppe Verdi-Ravenna spazio scenico Edoardo Sanchi con gli allievi del Biennio Specialistico di Scenografia per il teatro dell’Accademia di Belle Arti di Brera-Milano costumi Paola Giorgi con Salvatore Averzano e gli allievi di Costume per lo spettacolo dell’Accademia di Belle Arti di Brera-Milano regia del suono Marco Olivieri disegno luci Francesco Catacchio direzione tecnica Enrico Isola e Fagio produzione Ravenna Festival in coproduzione con Ravenna Teatro/Teatro delle Albe.
Inferno costituisce la prima parte del progetto La Divina Commedia: 2017-2021 di Marco Martinelli e Ermanna Montanari
RAVENNA CELEBRA DANTE.
GIORGIO ALBERTAZZI E ARISA INCENDIANO LA SERATA FINALE DI DANTE 2021.
Sul palco nella stessa serata Giorgio Albertazzi, gigante indiscusso della recitazione in teatro, cinema e televisione e Arisa, cantante pop vincitrice a Sanremo Giovani 2009 con ?Sincerit??, motivetto orecchiante sonorit? dell?Italia pre-bellica non ancora segnata dal tragico conflitto: un abbinamento voluto da ?Dante 2021?, manifestazione organizzata ogni anno a settembre dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna con l?Accademia della Crusca. L?8 settembre, data di uno storico determinante armistizio, sul palco ravennate si ? stretto un novello armistizio fra la cultura ?alta? di Albertazzi e quella ?popolare? di Arisa azzerando l?apparente distanza. Albertazzi, aggiudicatario del Premio ?Dante Ravenna 2012?, ? metaforicamente pi? volte sceso dalla ?cattedra? evocando con garbata ironia episodi della sua vita pubblica e privata, passioni giovanili incompiute e fatali incantamenti per l?altro sesso per andare al cuore dell?assioma dantesco per cui ? ?amor che muove il sole e l?altre stelle? e fiondarsi poi sull?episodio di Paolo e Francesca rivisitandolo in chiave umoristica: il marito anziano a caccia lontano dall?antico maniero e la bella castellana a sospirare sulle intriganti poesie lette con il giovane colto di corte. Vilipendio alle donne, attentato di lesa maest? verso il sommo poeta Dante Alighieri? Tutt?altro. Albertazzi, fiorentino doc, ? stato il primo lettore di piazza della Divina Commedia tanto da intitolare il suo intervento ?Dante legge Albertazzi? e questa esperienza pluridecennale ? emersa tutta, mentre declinava a memoria lunghi canti dell?Inferno donando loro la tridimensionalit? del teatro e confermando la sua ?contemporaneit? a Dante?. La sua voce non ? pi? squillante come negli anni d?oro, ma incanta e conquista con lo spessore di una vita straordinariamente impiegata. Quanto alle donne, ?E? il momento di dare loro spazio nella societ??, ha incitato dall?alto della sua canuta saggezza. Infine l?ultra ottantenne attore (? nato nel 1923), diversamente giovane e nostalgico della perduta giovent?, ha declinato da par suo i celeberrimi versi di Lorenzo de? Medici, incipit ?Quant?? bella giovinezza, che si fugge tuttavia ??, sollevando l?entusiasmo della piazza.
Subito dopo Arisa ha portato sul palco una ventata di giovinezza e di bellezza conquistata a caro prezzo per annullare l?immagine goffa esibita a Sanremo 2009. Seducente nell?ardito taglio corto e fasciata in abito nero abbinato a tacchi altissimi, emotiva ed autoironica nel repertorio autografo tratto da ?Amami?, album recente che la mette a nudo, ha tenuto avvinto per un?ora e mezza l?uditorio accompagnata dai funambolici arrangiamenti del pianoforte-orchestra di Giuseppe Barbera: due musicisti strepitosi palesemente post-moderni. Tante le canzoni regalate al pubblico, dalle sonorit? briose rivolte al passato di ?Sincerit?? e ?Malamoren?? all?intensit? vocale dell?ultimo album scavato nell?anima, filo conduttore l?amore, frutto di un cambiamento di rotta non solo artistico, e alcune cover che, modulate da una voce limpida come acqua di sorgente ma con l?intensit? di chi vive il canto come la vita, diventano pura fascinazione, come ?L?uomo in frac?,?E la luna buss??, ?Il cobra?. Niente nasce dal niente e tantomeno la musica pop. Ma Arisa, persona e non personaggio, trasmette anche piccole-grandi lezioni di vita. Si rammarica di non essere colta (si vanta di avere fatto l?estetista e la donna delle pulizie per potersi affermare) e stimola la voglia di apprendere. E ancora:?Nel tempo limitato che ci ? concesso, siamo in scena per dare il meglio di noi stessi?, una regola che non vale soltanto per chi sta davvero su un palco. Ci riflettano quei giovani che affogano la propria vita in pratiche vuote o autolesioniste. L?amore ? il dono pi? grande, da ricevere e da dare. Rivolta al pubblico, incitandolo a cantare: ?Lasciatevi andare, non vi preoccupate di essere ?perfetti?. La ritenevo un talento naturale in un personaggio costruito, ho scoperto in Arisa un?artista a tutto tondo che fa dono di s? senza risparmiarsi e il pubblico l?ha avvolta ripetutamente nel suo abbraccio di applausi. Dante 2021 si ? chiuso con questa stimolante serata in cui si ? fatto cultura non in modo astratto ma ?con e per la gente?, facendo germogliare negli animi quella pianticella tenace che ? la voglia di conoscere e di partecipare attivamente alle cose di questo mondo perch?, come scrisse Dante settecento anni fa, ?fatti non foste per viver come bruti, ma per cercar virtute e canoscenza?.
A.Tartagni 11.09.2012
Davanti a seimila persone la lettura del XXI dell?Inferno
GRANDE RITORNO DI ROBERTO BENIGNI CON ?TUTTODANTE?
L?attore toscano entusiasma con battute e poesia
A sei anni di distanza dall?ultima data italiana, ritorna in Piazza Santa Croce a Firenze lo spettacolo TuttoDante di Roberto Benigni, quello che nel 2007 gli valse addirittura una candidatura al Premio Nobel per la Letteratura. L?attore toscano, per il grande amore che lo lega ai versi unici della Divina Commedia, si ? fatto negli ultimi anni divulgatore d?eccezione del capolavoro medievale, portandolo non solo nelle piazze italiane, ma anche in quelle estere, con un successo di pubblico e critica senza precedenti.
Lo spettacolo ideato per Firenze ? diviso in due parti: nella prima Benigni punge, con l?arma della sua satira dissacrante, uomini politici e potenti, primo fra tutti Berlusconi. Ma non risparmia frecciatine nemmeno a PD e Beppe Grillo. Esilarante poi la tirata contro i meteorologi che da trent?anni ci danno gli stessi consigli su come difendersi dalla canicola estiva: ?senza di loro si andrebbe in giro col cappotto a mezzogiorno?, dice fra le risate incontenibili dei seimila di Piazza Santa Croce. Poi, per calarsi meglio nel periodo dantesco, elenca le caratteriste del medioevo: i problemi sono sempre quelli. Primo fra tutti la corruzione nella classe politica, protagonista del XXI Canto dell?Inferno, nel quale sono puniti, appunto, i barattieri. I politici corrotti. Benigni spiega verso per verso la lingua dantesca, ci fa vedere, mimandoli, i movimenti dei personaggi, cos? che sembra di assistere a una performance teatrale tanta ? la partecipazione che si crea col pubblico. Gli spettatori, anche i meno esperti (l?intento dichiarato di Benigni ? infatti quello di rendere accessibile a tutti un testo straordinario ma complesso) vengono cos? immersi nella ?tenace pece? che invischia la quinta bolgia, vedono i diavoli e i dannati, il terrore di Dante, la sbruffoneria sardonica dei demoni. Il XXI Canto dell?Inferno ? unanimemente considerato come l?apice comico di tutta la Commedia, e il merito di Benigni sta nel mostrarci che effettivamente ? davvero cos?, ma anche che l?Inferno ? pur sempre l?Inferno, luogo di dolore. Ed ecco che i diavoli dai nomi buffi (Barbariccia, Cagnazzo, Rubicante etc. etc.) vengono dall?attore paragonati alle guardie dei campi di concentramento, che traevano divertimento dall?umiliazione altrui. ? terribile notare come creature senza umanit? appartenenti alla letteratura siano poi diventate tristemente reali. La modernit? di Dante nell?indagare le perversioni dell?animo ? sconvolgente.
La spiegazione che Benigni d? del Canto ? quindi assai sottile e approfondita: merita un applauso convinto per non essersi fermato alla superficie di un testo apparentemente inferiore, almeno nel linguaggio, ad altri che sono nel poema. In Dante nulla viene lasciato al caso, Benigni lo sa, e ogni parola viene esaminata svelando l?oscura inquietudine, ?il nero bituminoso?, celato in ogni verso. Davvero indovinata dunque la sua definizione di ?incubo comico?.
Infine, dopo la spiegazione di tutte le terzine, Benigni legge senza interruzioni l?intero Canto. ? qui che emerge il grande attore. La sua compostezza nel porgere la musica dell?endecasillabo, nel rispettare tutte le pause, nel sottilneare i suoni, le rime, gli enjambements, lo pone un gradino sopra la troppo aulica lettura de Gassmann. Insomma, non si pu? chiedere nulla di pi?: un grandissimo attore prestato ad una grandissima opera.
Michele Donati