Anagoor

Posted by on October 9, 2022

OTTOBRE martedì 11 ore 21 e mercoledì 12 ore 19, Teatro Astra Festival delle Colline Torinesi TPE – Teatro Piemonte Europa EL CONDE DE TORREFIEL – UNA IMAGEN INTERIOR Prima Presentato con Fondazione Piemonte dal Vivo Il gruppo spagnolo torna al festival con una nuova creazione che coniuga teatro e arte dalle pitture rupestri all’action

OTTOBRE
martedì 11 ore 21 e mercoledì 12 ore 19, Teatro Astra
Festival delle Colline Torinesi
TPE – Teatro Piemonte Europa

EL CONDE DE TORREFIEL – UNA IMAGEN INTERIOR
Prima

Presentato con Fondazione Piemonte dal Vivo

Il gruppo spagnolo torna al festival con una nuova creazione che coniuga teatro e arte dalle pitture rupestri all’action painting di Pollock. Un viaggio al centro della nostra immaginazione, un modo per contrastare la pura egemonia della parola.

giovedì 13 ore 21, venerdì 14 ore 19 e sabato 15 ore 17
OFF TOPIC
Festival delle Colline Torinesi
TPE – Teatro Piemonte Europa
IRENE DIONISIO
FRANCESCA PUOPOLO – QUEER PICTURE SHOW
Prima

Il New Queer Cinema raccontato con i linguaggi del digitale da un attore che si muove in un labirinto di immagini. Da Gus Van Sant a Todd Haynes, da Derek Jarman a Bruce LaBruce.

venerdì 14 ore 21 e sabato 15 ore 19, Teatro Astra
SOTTERRANEO – L’ANGELO DELLA STORIA

Una mappa del paradosso che ripensa il nostro tempo con uno sguardo storico, alla ricerca di quella suggestione che Walter Benjamin definiva «costellazione svelata». Una catena di eventi e una sola catastrofe.

sabato 15 ore 21 e domenica 16 ore 17, Teatro Bellarte
Festival delle Colline Torinesi
TPE – Teatro Piemonte Europa
GLI SCARTI
BENEDETTA PARISI E ALICE SINIGAGLIA
FUNERALE ALL’ITALIANA
Prima

«Rimarremo morti per molto più tempo di quanto siamo stati vivi…»: non senza slancio comico una giovane autrice e interprete esplora la cerimonia sociale più chiacchierata. Da Eduardo alle memorie famigliari, dall’antropologia alla
religione.

domenica 16 ore 21, Teatro Astra
Fondazione TPE
ANAGOOR – ECLOGA XI

La Tempesta di Giorgione senza le tre figure umane. Una riflessione sui confini estremi del nostro tempo. Da Zanzotto a Günther Anders, che scrisse al pilota che sganciò la bomba su Hiroshima. Sullo sfondo la terra minacciata dalla devastazione climatica.

martedì 18 ore 21, Teatro Astra
TEATRO DELLA TOSSE
GIOVANNI ORTOLEVA – I RIFIUTI, LA CITTÀ E LA
MORTE

Nel copione più censurato di Fassbinder una moderna Passione ma anche tutte le ferite aperte della guerra e del dopoguerra: il nazismo e l’antisemitismo, la corruzione capitalistica e la violenza metropolitana. Scritto nel 1975, rappresentato per la prima volta nel 2009.

mercoledì 19 ore 19, giovedì 20 ore 21 e venerdì 21 ore 19
Lavanderia a Vapore
Festival delle Colline Torinesi
TPE – Teatro Piemonte Europa
ASTERLIZZE
ALBA PORTO – RADICI / UNA COSA CHE SO DI CERTO
Prima

Presentato con Fondazione Piemonte dal Vivo

Il diario del Coordinamento Femminista di Enna a metà degli anni Settanta.
Speranze, ideali, utopie di una madre protofemminista rivisitati ai nostri giorni dalla figlia. Un pezzo di storia italiana tra vita quotidiana e impegno politico. Poi la storia di altre donne…

mercoledì 19 ore 21, Teatro Astra
CSS
MATTIA CASON – LE ETIOPICHE
Vincitore Premio Scenario 2021

Storia e mito, plurilinguismo e migrazioni. Le Etiopiche rilegge l’epica di Alessandro Magno alla luce della contemporaneità, riflettendo sull’Europa di oggi e sull’accoglienza come opportunità piuttosto che come problema.

giovedì 20 ore 19 e venerdì 21 ore 17, Fondazione Merz
VIRGILIO SIENI – DANZA CIECA
Presentato con Fondazione Merz

Virgilio Sieni torna nello spazio d’arte torinese per presentare una sua nuova creazione condivisa e proposta con un danzatore non vedente. Una performance tra opere esposte e sguardi complici.

venerdì 21 ore 21 e sabato 22 ore 17, OFF TOPIC
Festival delle Colline Torinesi
TPE – Teatro Piemonte Europa
GLI SCARTI | FRANCESCO ALBERICI – DIARIO DI UN DOLORE

Tratto dall’omonimo libro di Lewis e dall’autoritratto di Franz Elke, fondatore della rivista Frigidaire, un nuovo lavoro che ragiona sulle rappresentazioni possibili del dolore rispetto alle intimità di ciascuno.

domenica 23 ore 17, Fondazione Merz
STABILEMOBILE | GIUSEPPE STELLATO – TRILOGIA DELLE MACCHINE
(OBLÒ/MIND THE GAP/AUTOMATED TELLER MACHINE)
Presentato con Fondazione Merz

Installazioni ambientali – un bancomat, una lavatrice, un distributore di panini e bibite – favoriscono l’insorgere di potenti metafore. Una persona e vari oggetti a confronto. Raccontano qualcosa di imprevedibile.

martedì 25 ore 21 e mercoledì 26 ore 19, Teatro Astra
Festival delle Colline Torinesi
TPE – Teatro Piemonte Europa
Versione originale tradotta
SHE SHE POP- HEXPLOITATION
Prima
Presentato con Fondazione Piemonte dal Vivo

Le componenti della compagnia compiono cinquant’anni. Se ne devono spaventare? O no, semplicemente prenderne atto, esercitare rinnovata autoironia. Il gruppo tedesco trasforma la scena in un set cinematografico kitsch, fatto di corpi, memore delle avanguardie storiche.

venerdì 28 ore 19 e sabato 29 ore 17, Fondazione Merz
MADALENA REVERSA – MANFRED
Prima
Presentato con Fondazione Merz

Ispirato al poema drammatico di Lord Byron musicato da Schumann, un live-set del giovane gruppo padovano che vuole coniugare teatro e visual-art, installazione e performance con sullo sfondo un’apocalisse incombente.

venerdì 28 ore 21 e sabato 29 ore 19, Teatro Astra
METTE INGVARTSEN – THE DANCING PUBLIC

L’estasi del movimento in uno straordinario incontro sociale, con il pubblico protagonista, all’indomani della pandemia. Una festa, una frenesia fisica governata dalla danzatrice danese.

sabato 29 ore 21 e domenica 30 ore 15.30, Fonderie Limone
SOCIETAS ROMEO CASTELLUCCI – BROS
Presentato con Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

Una grande allegoria scenica sulla legge, sulla violenza del potere, sulle degenerazioni dell’autoritarismo. La fuga dalla corrotta Babilonia nelle mani di un poeta della visione contemporanea.

domenica 30 e lunedì 31 ore 21, Teatro Astra
MONOGRAFIA MOTUS
MOTUS – MDLSX
Presentato con Fondazione Merz

Inno alla libertà di divenire, al gender b(l)ending, all’essere altro dai confini del corpo, sospeso tra brandelli autobiografici ed evocazioni letterarie, uno spettacolo cult nell’ambito di una monografia-Motus. Ed è verso la fuoriuscita dalle categorie – tutte, anche artistiche – che lo spettacolo tende.

NOVEMBRE

martedì 1 e mercoledì 2 ore 21, Fondazione Merz
MONOGRAFIA MOTUS
MOTUS – YOU WERE NOTHING BUT WIND
Presentato con Fondazione Merz

Dopo «Tutto Brucia», attraversando anche la tragedia di Euripide, il focus si sposta sulla furia e disperazione di Ecuba, nello scenario post umano di un “mondo a venire”, dove echeggiano i latrati di questa donna agguerrita.

venerdì 4, sabato 5, e domenica 6 ore 21, Fondazione Merz
Festival delle Colline Torinesi | TPE – Teatro Piemonte Europa
MONOGRAFIA MOTUS
MOTUS – OF THE NIGHTINGALE I ENVY THE FATE | Prima
Presentato con Fondazione Merz

Residenza creativa presso Lavanderia a Vapore di Collegno (settembre 2022) Una performance creata per il festival che a partire sempre da «Tutto Brucia» indaga invece la figura di Cassandra, presente nella cultura occidentale da Omero a Christa Wolf. La profetessa di sciagure che invidia la sorte lieta dell’usignolo.

La stagione dei teatri
Anagoor
Magnificat
di Alda Merini
sabato 6 aprile 2019
inizio ore 21
Teatro Rasi – Ravenna
Spettacolo in abbonamento – Titolo a scelta

Una donna incendiata dalla poesia come Alda Merini scrive un componimento su Maria, la madre di Gesù, aprendo un nuovo varco nell’immagine di colei che “ha portato i coltelli della sapienza in grembo”. La vede fanciulla, adolescente, madre; creatura di luce e carne, fragile, impaurita e resa donna dall’amore di Dio. Questa Maria con voce delicata viene presa per mano dal teatro e vi cammina come sul confine labile tra umano e divino, tra sacro e profano, senza biografismi, né agiografia, in un dialogo narrativo modulato dalla grazia.
Alda Merini ci lascia il 1 novembre 2009. Anagoor le rende omaggio, riconoscendola come una delle esponenti più incisive della poesia italiana e più significative per il proprio percorso.
Già materia di studio o di vera e propria messinscena (L’inutile Ronda, Ciclogenesi) intersecata con altre scritture contemporanee, i versi della poetessa occupano in Magnificat una dimensione di esclusiva concentrazione. Con la versatilità tonale che la distingue, Paola Dallan presta la voce a un lungo poemetto e alla sua protagonista: Magnificat, uno dei più recenti componimenti della Merini che ne testimonia la fase mistica. In esso, senza biografismi, né agiografia, l’autrice restituisce la complessità di Maria: una creatura di luce e carne, fragile, smarrita, spaventata… e perdutamente innamorata di Dio.
Alla prima lettura, il Magnificat ricorda infatti una conversazione notturna tra amanti, isolata al telefono: «Ho saputo tutto di te / come ogni donna terrena / sa tutto dell’uomo che ama». La distanza fisica tra i due e il filtro della cornetta rendono l’intimità più vibrante di sensualità: «Nessuna carezza / è mai stata così silenziosa / e presente / come la mano di Dio».
Su questa labilità del confine tra umano e divino, tra sacro e profano, la scrittura imprevedibile della poetessa gioca a scardinare l’immagine consolidata nella tradizione europea e a rintracciarne una non univoca ma vibrante di contrasti: fanciulla, adolescente, donna, madre, e di colpo invecchiata dalla morte del figlio. La dolente maternità di Maria è un filo essenziale del suo amore, come pure della sua ambiguità, della sua sospensione tra terra e cielo.
Parallelamente alla ricerca sull’icona e sulle immagini, la Compagnia torna a dedicarsi alla parola poetica e si concentra esclusivamente sull’elaborazione musicale e vocale. L’impatto dell’interpretazione, affidata alla sensibilità di Paola Dallan e alla riproduzione acustica del medium telefonico, colma il vuoto scenico: l’ascolto assorbe ogni attenzione e conduce in un viaggio denso di suggestioni. Con la scelta tematica, Anagoor conferma la propria predisposizione spirituale e intellettuale all’indagine metafisica: un interesse per il sacro che nasce e cresce in un contesto storico e geografico segnato dalle lacerazioni culturali e sociali inferte dalle radicali trasformazioni economiche.
Come nasce una poesia? Di solito Alda Merini telefonava ad Arnoldo Mondadori e quando diceva “Scrivi” lui doveva trovare una penna, un foglio e scrivere. Lei non si fermava, la sua poesia nasce e finisce di getto. Ricordiamo Alda Merini una delle voci più alte, più forti e personali della poesia del nostro tempo. Al centro, il mistero della complessa figura di Maria. Una Vergine diversa da come siamo abituati a pensarla. Non ne rappresenta la storia e la vita, ma evoca con inaudita forza visionaria la sua interiorità. La sua tenera fanciulla è una creatura di luce, di carne, fragile, ribelle, smarrita, spaventata, e perdutamente innamorata di Dio.

ANAGOOR

La compagnia, che prende il nome dal racconto di Dino Buzzati Le mura di Anagoor, nasce nel 2000 a Castelfranco Veneto, su iniziativa di Simone Derai e Paola Dallan, ai quali si aggiungono successivamente Marco Menegoni, Moreno Callegari, Mauro Martinuz, Giulio Favotto, Silvia Bragagnolo e molti altri, facendo dell’esperienza un progetto di collettività. Dal 2008 Anagoor ha la sua sede nella campagna trevigiana, presso La Conigliera, allevamento cunicolo convertito dalla compagnia in proprio atelier: con questa scelta, la volontà di preservarne l’architettura del luogo e il desiderio di conservare un nome che ne rivelasse la storia, Anagoor sperimenta la possibilità di fermare brani di una civiltà che si trasforma per innestarli in una nuova visione.
Il teatro di Anagoor risponde a un’estetica iconica che precipita in diversi formati finali dove le performing art e la scena ipermediale entrano in dialogo; penetra nei territori di altre discipline artistiche e pretende, tuttavia, con forza, in virtù della natura di quest’arte, di rimanere teatro.
Nel 2018 Anagoor ha vinto il Leone d’Argento per il Teatro alla Biennale di Venezia.

Magnificat
regia Simone Derai
in scena Paola Dallan
disegno del suono Mauro Martinuz
disegno vocale Paola Dallan, Simone Derai, Marco Menegoni
produzione Anagoor 2010 co-produzione Operaestate Festival Veneto, Centrale Fies. Anagoor fa parte del progetto Fies Factory

TEATRO ASTRA, 26-31 MARZO 2019
ORARI ANTICIPATI DI UN’ORA

ORESTEA: a torino la trilogia TRAGICA di eschilo
NELLA (PREMIATA) RILETTURA DI anagoor

Leone d’Argento a Venezia 2018, il testo originale è arricchito dalle riflessioni di Quinzio, Arendt, Leopardi e altri, da inserti video e da suggestivi costumi-maschere che ne fanno una rappresentazione profonda e ricca di richiami simbolici

Da martedì 26 a domenica 31 marzo 2019 arriva al Teatro Astra di Torino uno degli spettacoli più attesi della stagione TPE 2018-19: l’Orestea. Agamennone, Schiavi, Conversio nella versione del collettivo Anagoor con la regia di Simone Derai, e di cui TPE è co-produttore. La trilogia tragica di Eschilo viene condensata in uno spettacolo di 3 ore e 35 minuti (con intervallo): l’orario d’inizio degli spettacoli viene per questo anticipato di un’ora rispetto a quello abituale.
Rappresentata per la prima volta al Teatro di Dioniso ad Atene nel 458 avanti Cristo, l’Orestea di Eschilo è fra le grandi creazioni intellettuali dell’umanità. Si compone di tre tragedie: Agamennone, Le Coefore, Le Eumenidi. La storia si svolge al ritorno dalla Guerra di Troia: l’assassinio di Agamennone re di Argo da parte della moglie Clitennestra, la vendetta del loro figlio Oreste che uccide la madre, la persecuzione del matricida da parte delle Erinni e la sua assoluzione finale ad opera del tribunale dell’Areopago. Per la prima volta nella storia, la creatività e la riflessione artistica analizzano e portano sulla scena con forza archetipi fondamentali del nostro essere umani: la vendetta privata, la funzione mitigatrice della civiltà, delle leggi e dei tribunali, il rapporto mai risolto tra fato e libero arbitrio, fra dèi e uomini.
«I Greci – spiega la compagnia Anagoor – hanno inventato l’idea che l’essere finisca nel niente, sprofondando per sempre l’Occidente nel dolore. La filosofia nasce per portare rimedio a questo dolore che sta alla base dell’Occidente: per noi ogni cosa che muta transita per una fine assoluta, un annientamento totale che ci toglie il fiato e ci rende folli. La conseguenza tremenda di questa follia è che ogni esistenza percepisce la minaccia dell’annientamento ed è pronta a osare tutto. Eschilo, con il suo teatro che inizialmente è pratica filosofica, è il primo nella storia a dire no per mezzo del pensiero, un no assoluto a questo dolore. Oggi a noi mancano categorie in grado di farci percepire la scossa del sacro con cui il cittadino ateniese assisteva alle rappresentazioni tragiche. Anagoor affronta l’Orestea di Eschilo a partire da questa distanza incommensurabile».
È un’opera dall’attualità senza tempo che il collettivo veneto Anagoor – per mano di Simone Derai e Patrizia Vercesi – ha ritradotto per l’occasione dal testo greco originale e ne ha riscritto la drammaturgia attraverso un lavoro di scavo e di connessione con autori successivi che hanno ampliato la riflessione sui temi affrontati da Eschilo: Publio Virgilio Marone, il teologo Sergio Quinzio, i filosofi Emanuele Severino, Sergio Givone e Hannah Arendt, i poeti e scrittori Winfried Georg Sebald, Giacomo Leopardi, Annie Ernaux ed Hermann Broch. Nella riscrittura di Anagoor il rapporto fra parola e idee, gesto e movimento, forme, corpi, oggetti scenici, inserti video e le arcaiche e sontuose maschere-costume in materia tessile intrecciano un connettivo di richiami simbolici che ne fanno un’esperienza teatrale ed emotiva arricchente e imperdibile.
Orestea di Anagoor ha meritato il Leone d’Argento alla Biennale Teatro di Venezia 2018: «Il lavoro di Anagoor – si legge nella motivazione – mai privo di una potente estetica, riesce ad avere una funzione divulgativa rispetto a grandi tematiche; Anagoor non è mai popolare nella scelta dei testi, eppure lo è, nobilmente, nella restituzione artistica. Ciò che rende il loro lavoro a tratti concettuale ma anche profondamente artigianale è il fatto che non demandano a nessuno la scelta artistica, riuscendo come collettivo a realizzare tutto da soli, dalla scrittura del testo alla costruzione di scene e costumi sempre di grande impatto, a tal punto che i loro spettacoli sono programmati in molti teatri italiani e stranieri».
La compagnia Anagoor (che trae il nome da un racconto di Dino Buzzati) è fondata da Simone Derai e Paola Dallan a Castelfranco Veneto nel 2000, configurandosi fin da subito come un esperimento di collettività. Oggi alla direzione di Simone Derai e Marco Menegoni si affiancano le presenze costanti di Patrizia Vercesi, Mauro Martinuz e Giulio Favotto, mentre continuano a unirsi artisti e professionisti che ne arricchiscono il percorso e ne rimarcano la natura di collettivo. Laboratorio continuo, aperto a professionisti e neofiti, Anagoor è l’alveo di una creazione aperta alla città e alle sue diverse generazioni, dove, in un tentativo strenuo di generare un’arte teatrale della polis, non trovano soluzione di continuità l’azione pedagogica nelle scuole, l’intervento sul territorio, il richiamo alla comunità, le produzioni della compagnia. Il teatro di Anagoor risponde a un’estetica iconica che precipita in diversi formati finali dove performing art, filosofia, letteratura e scena ipermediale entrano in dialogo, pretendendo tuttavia, con forza e in virtù della natura di quest’arte, di rimanere teatro.
Fra gli spettacoli: *jeug- (2008); Tempesta (2009), segnalazione speciale al Premio Scenario; Fortuny (2011); L.I. Lingua Imperii (2012), tra gli spettacoli vincitori del Music Theatre Now 2015; Virgilio Brucia (2014); Socrate il sopravvissuto / come le foglie (2016) candidato ai Premi Ubu come spettacolo dell’anno. Nel 2012 la compagnia approccia il teatro musicale con il film-concerto su Artemisia Gentileschi Et manchi pietà (rappresentato anche a MiTo Settembre Musica) cui fanno seguito due regie d’opera: nel 2013 Il Palazzo di Atlante di Luigi Rossi (1642), presentato alla Sagra Musicale Malatestiana di Rimini, e nel 2017 Faust di Charles Gounod, produzione del Teatro Comunale di Modena, Teatro Valli di Reggio Emilia e Teatro Municipale di Piacenza. Fra i premi ricevuti: il premio Jurislav Korenić a Simone Derai come miglior giovane regista al 53° Festival Mess (2012), il Premio Hystrio – Castel dei Mondi (2013), il Premio Anct per l’innovativa ricerca teatrale, il premio Hystrio alla regia (2016) e il Premio ReteCritica. Dal 2008 Anagoor ha la sua sede nella campagna trevigiana, presso La Conigliera, allevamento cunicolo convertito in atelier, e dal 2010 fa parte del progetto Fies Factory di Centrale Fies – Art Work Space.

Attorno allo spettacolo

Archive Alive! L’Orestea di Luca Ronconi dalle teche Rai

Lunedì 25 marzo, ore 17.30, Mediateca Rai (via Verdi 31, Torino). Per il ciclo Archive Alive! in occasione dello spettacolo Anagoor. Orestea la Mediateca Rai propone dall’Archivio Rai la ripresa televisiva a cura di Marco Parodi dello spettacolo teatrale Orestea diretto da Luca Ronconi nel 1974, con Mariangela Melato e Glauco Mauri (durata 1h31’). Introduce: Franco Prono (Università degli Studi di Torino/Dams). Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria: 011 8104858 – mediateca.torino@rai.it.

Lo spettacolo

Da martedì 26 a domenica 31 marzo 2019
Teatro Astra, via Rosolino Pilo 6 – Torino
Attenzione! Gli orari di inizio degli spettacoli sono anticipati di un’ora rispetto a quelli abituali:
mer h 18; gio-ven-sab h 20; dom h 16

Anagoor

Orestea. Agamennone, Schiavi, Conversio

Sull’Orestea di Eschilo

Drammaturgia e traduzione dal greco: Simone Derai, Patrizia Vercesi
Orizzonte di pensiero e parola: S. Quinzio, E. Severino, S. Givone, W.G. Sebald, G. Leopardi, A. Ernaux, H. Broch, P. Virgilio Marone, H. Arendt, G. Mazzoni
Con: Marco Ciccullo, Sebastiano Filocamo, Leda Kreider, Marco Menegoni, Gayané Movsisyan, Giorgia Ohanesian Nardin, Eliza G. Oanca, Benedetto Patruno, Piero Ramella, Massimo Simonetto, Valerio Sirnå, Monica Tonietto, Annapaola Trevenzuoli
Danza: Giorgia Ohanesian Nardin
Musica e sound design: Mauro Martinuz
Scene e costumi: Simone Derai
Realizzazione costumi e accessori: Serena Bussolaro, Christian Minotto, Massimo Simonetto, Silvia Bragagnolo
Scultura mobile: Istvan Zimmermann e Giovanna Amoroso – Plastikart Studio
Video: Simone Derai, Giulio Favotto
Light design: Fabio Sajiz
Assistenza tecnica: Mattia Dal Bianco
Assistente al progetto: Marco Menegoni
Assistente alla regia: Massimo Simonetto
Regia: Simone Derai
Produzione: Anagoor 2018 con il sostegno di Fondation d’entreprise Hermès nell’ambito del programma New Settings
Coproduzione: Centrale Fies, Teatro Metastasio di Prato, TPE – Teatro Piemonte Europa, Teatro Stabile del Veneto
Con la partecipazione alla coproduzione di Theater an der Ruhr supportato dal Ministero della Cultura e dello Sport della Renania Settentrionale – Vestfalia
Con il sostegno di Compagnia di San Paolo
Sponsor tecnici: Lanificio Paoletti, Printmateria, 3DZ

1 thought on “Anagoor

  1. Immaginario collettivo e tecnologia sociale, giustizia, condanna e destino nell’Orestea di Anagoor

    Cosa rimane delle immagini negli occhi dei nostri nonni, dove i nostri genitori erano bambini? Cosa rimane delle immagini e del significato della vita che scaturivano dalla realtà percepita dagli ante-nati, vicini e lontani? Immagini inconoscibili, realtà inimmaginabile.
    Da questo scarto, da questa perdita ineluttabile, Anagoor intraprende una riflessione che procede per avvicinamento lento, approssimandosi nei gesti degli attori che proprio con Eschilo si sono trovati a costituirsi come compagnia teatrale. Un gruppo sociale che si tramuta e si estende, attraversando il tempo e i luoghi in modo inesorabile. Il tragico destino della società umana è determinato dalla percezione della realtà, e dunque delle azioni che vanno fatte di conseguenza, dalla più truce alla più assurda. La trappola e l’autocondanna si ripetono, ma è, in fondo, una scelta di esseri umani che decidono di non uscire da un sistema codificato e dal proprio punto di vista.
    Profonda è la suggestione dell’Orestea di Anagoor, una ricerca di senso che prende forza dalla potenza immaginifica della messa in scena, di maschere e veli e corpi, con un sapiente utilizzo della musica e dell’audiovisivo, linguaggi che aggiungono inquietudine con incursioni nella contemporaneità.

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